By: Luigi Luccarini on Giovedì 30 Ottobre 2003 16:02
Due chicche fresche fresche (e poi chiudo).
La prima.
Opengate Group S.p.A. comunica che il Consiglio di Amministrazione conclusosi in tarda serata nella giornata di ieri, 28 ottobre 2003, stante la situazione di grave dissesto della Società e constatata l’assenza di realistiche prospettive di interventi di salvataggio del Gruppo Opengate, ha deliberato di presentare istanza di fallimento in proprio della Società.
A questo proposito si ricorda che non è stato possibile dare attuazione all’aumento di capitale deliberato dall’assemblea straordinaria di Opengate Group S.p.A., il cui termine di esecuzione scade il giorno 31 ottobre 2003, in quanto le manifestazioni di interesse a garantirne il buon esito a suo tempo ricevute non si sono concretizzate nei tempi necessari. Si ricorda inoltre che l’assemblea straordinaria della Società, che era stata convocata per il 29 e 30 settembre e 2 ottobre 2003, rispettivamente in prima, seconda e terza convocazione, al fine di deliberare i provvedimenti necessari ai sensi dell’art. 2447 cc. non si è costituita per mancanza del relativo quorum e il Consiglio di Amministrazione ha ritenuto che una riconvocazione dell’assemblea con il medesimo ordine del giorno non fosse compatibile con la suddetta grave situazione di dissesto in cui versa la Società.
Conseguentemente il Consiglio di Amministrazione ha, nel corso del mese di ottobre, esperito ogni ulteriore tentativo di individuare soggetti disponibili ad un intervento che consentisse il salvataggio del Gruppo Opengate, avviando prudenzialmente nel contempo, in relazione alle principali controllate operative, le procedure volte a preservare, ove possibile, la continuità delle attività e dell’occupazione.
La seconda.
Colpo di scena a Piazza Affari: nella notte il ministero del Tesoro colloca 400 milioni titoli, circa il 6,6% del capitale, di Enel. La seconda tranche, smentita fino a ieri pomeriggio, si materializza nella forma di un collocamento privato tramite asta competitiva (bought deal) gestita con l’aiuto di Lazard, che vede trionfare la banca d’affari Morgan Stanley (che batte le offerte avanzate anche da Mediobanca, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Citigroup e Jp Morgan). Dopo la vendita la quota detenuta dal ministero in Enel sarà pari poco meno del 61% del capitale sociale; ora il Tesoro, nel tentativo di mitigare il possibile effetto negativo dell’annuncio, si impegna a non procedere ad ulteriori cessioni nei prossimi 6 mesi. Ora tutti gli occhi sono puntati sull’apertura del titolo a Piazza Affari.