Mediaset

è il progresso che porta internet - gz  

  By: GZ on Martedì 16 Dicembre 2003 13:03

Queste transazioni su Mediaset sarebbero di venerdì 12 e la notizia è apparsa in giro da ieri lunedì 15, quindi forse prima che Mediaset perdesse un -4% oggi sulla notizia In ogni caso sono opzioni con strike e scadenze molto lontane, di quelle che uno tiene per settimane o mesi, per cui si può ora andare short assieme a Confalonieri amministratore delegato di Mediaset Questo è il progresso che porta internet Anche se a dire la verità non la vedo sul ^sito della borsa italiana sotto "internal dealing"# www.borsaitalia.it/servlet/AltriController?target=SocQuotateDeal&nome=m^

 

  By: Bardamu on Martedì 16 Dicembre 2003 12:31

perchè ti stupirebbe che qualche banca italiana, semmai tra quelle che si sentono stringere le cosiddette gli abbia fatto un prezzo su un otc?

 

  By: Luigi Luccarini on Martedì 16 Dicembre 2003 12:31

Gian mi sembra che esageri, se la notizia è vera è una notizia. Punto. Non vedo perchè bisogna fare sempr commenti acidi sulle questioni mediaset.

 

  By: gianlini on Martedì 16 Dicembre 2003 12:27

come? chi gli faceva?? un portaborse di previti è andato da Morgan Stanley e con fare piuttosto brusco ha imposto un prezzo di 28 euro per la call 13 ..... d'altronde siamo in un regime! Agli amici del Berlusca gli quotano tutto quello che vogliono!

 

  By: Luigi Luccarini on Martedì 16 Dicembre 2003 11:56

La notizia era su yahoo, non so altro.

 

  By: GZ on Martedì 16 Dicembre 2003 11:43

ma chi gli faceva il mercato su call scadenza 2006 a 13 euro ?

Confalonieri compra 900mila opzioni put a 8 euro su Mediaset - Luigi Luccarini  

  By: Luigi Luccarini on Martedì 16 Dicembre 2003 10:51

^da traderlife.it#http://www.traderlife.it/forum/viewtopic.php?topic=18384&0&startindex=0&tenpage=0^ Il 12 dicembre Confalonieri ha acquistato opzioni put Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset (Milano: MS.MI - notizie - bacheca) , lo scorso 12 dicembre ha acquistato 900mila opzioni put con scadenza 12 dicembre 2004 a 8 euro ciascuna, per un totale di 7,2 milioni. Lo stesso giorno Confalonieri ha ceduto 900mila opzioni call con scadenza 12 dicembre 2006 a 13 euro ciascuna, per un totale di 11,7 milioni. Lo si evince dalle comunicazioni sull'internal deal

 

  By: Bardamu on Martedì 16 Dicembre 2003 10:45

ma visto che la Gasparri era (è) una legge equa che favorisce la crescita dell'intero sistema editoriale come mai Mediaset in PARTICOLARE perde in questo istante il 4.32%??? Chi vuole indicazioni di trading su mediaset si vada a controllare l'agenda parlamentare.

 

  By: Moderatore on Sabato 06 Dicembre 2003 17:35

E l’imprenditore spiegò il suo punto sulla Gasparri ------------- P. Ostellino www.corriere.it --------------------- Giulio Malgara, imprenditore e presidente dell'Upa (Utenti pubblicità associati), ha cercato, a Porta a porta , di spiegare la legge Gasparri in termini di politica industriale ed economica. Ma i presenti non hanno neppure fatto finta di ascoltarlo. Sandro Curzi rideva e scherzava col vicino; il senatore Gavino Angius aveva lo sguardo spento di chi cerca disperatamente di ricordarsi che cosa ha mangiato a colazione; il ministro Gasparri sembrava uno studente che ripassa mentalmente la lezione imparata a memoria; Vespa guardava Malgara, collegato da Milano, con l'impazienza di chi aspetta che le pecore dell'Intervallo siano passate. Nel complesso, però, la scena è stata più utile di una lezione universitaria quanto meno a spiegare perché, quando i politici si occupano di questioni che hanno ricadute economiche, facciano dei disastri: non solo di economia sanno poco, ma non vogliono neppure saperne. Eppure, quello che diceva Malgara era interessante, quale che sia il giudizio sulla costituzionalità o meno della legge che dovrebbe disciplinare il sistema radio-televisivo, sulla sua compatibilità con le normative dell'Unione Europea, con il pluralismo dell'informazione. L’Upa, dice Malgara, è favorevole alla legge Gasparri per una serie di ragioni. Prima, perché l'introduzione del digitale consente maggiori possibilità di accesso al sistema radio-televisivo da parte di chi ci voglia investire dei quattrini e una più ampia scelta di canali per il telespettatore. Seconda, perché, senza la legge, Rete4, dal 1° gennaio 2004, sarebbe finita sul satellite - dove l'avrebbero vista solo i pochi possessori di decoder - e Rai3 avrebbe dovuto rinunciare agli introiti pubblicitari con due effetti perversi: a) una dispersione complessiva di 800 miliardi di euro di pubblicità, che non sarebbero finiti necessariamente e automaticamente altrove; b) un danno ai conti economici sia di Mediaset sia della Rai, che, per essere redditizie, non possono scendere sotto i tre canali ciascuna. Terza, perché consente ai grandi gruppi editoriali della carta stampata di entrare nel sistema radio-televisivo ed essere competitivi con i loro concorrenti europei e internazionali che non hanno avuto gli stessi vincoli. Quarta, perché, con l'ampliamento del Sic (il Sistema integrato delle comunicazioni), anche l'industria della comunicazione, potendo attingere a un bacino più grande (32 miliardi di euro, ma non oltre il 20 per cento), uscirà dalla condizione di «nanismo» che affligge gran parte dell'industria italiana. Mediaset e la Rai, secondo Malgara, sono avvantaggiate non tanto dalla Gasparri, quanto dalla situazione pregressa: il successo della prima sul mercato; la condizione di ente pubblico della seconda. Ma, almeno per quanto riguarda il settore privato, aggiunge il presidente dell'Upa, nessuno avrebbe impedito ad altri imprenditori di investire in campo radio-televisivo, di tessere alleanze con una parte del mondo politico, come ha sempre fatto tutta l'industria privata italiana e succede in tutti i sistemi capitalistici del mondo. E di cercare, infine, di avere successo. In altre parole, se non lo hanno fatto, o l'hanno fatto e sono falliti, non è colpa di Berlusconi, ma è a ragione della logica propria di ogni regime capitalistico. A fare le fortune di Mediaset, conclude Malgara, sono stati la capacità imprenditoriale del suo proprietario e il mercato, non è stata la politica, come dimostra il fallimento del referendum, voluto dalla sinistra, che ne chiedeva la chiusura. In conclusione. Può darsi che i ragionamenti del presidente dell'Upa riflettano il duro realismo dell'imprenditore. Che commisura il grado di legittimità di un'impresa soprattutto dal suo successo. Ma - come direbbe Humphrey Bogart - «questo è il capitalismo, bellezza».

 

  By: Moderatore on Giovedì 04 Dicembre 2003 11:31

Csfb conferma neutral su Mediaset, target alzato a €10,57 (12/3/2003 12:40:38 PM) Proseguono i giudizi positivi su Mediaset dopo l'approvazione della legge Gasparri. Adesso è la volta del Credit Suisse First Boston, che ha confermato il giudizio neutral sul titolo del Biscione alzando però il target price a 10,75 euro dal precedente 9. ---------------------------------------------------------------------- Mediaset, Rasbank alza rating (neutral) e tp (€9,81) (12/3/2003 12:31:19 PM) Rasbank ha rivisto al rialzo sia il rating di Mediaset, che passa da “underperform” a “neutral”, sia il target price, che sale da 9,25 euro a 9,81 euro. “Per la seconda volta nel giro di un mese l’a.d. Adreani ha rialzato le previsioni di crescita della raccolta pubblicitaria di Publitalia nel ’03 portandola dal 3,8% anno su anno, prospettata durante la conference call dell’11 novembre, al 6,5% anno su anno; ricordiamo che la precedente guideliness era del 2% anno su anno”, mettono in luce gli analisti di Rasbank. “La stima dei ricavi ’03 del mercato domestico si incrementa, dunque, di 57 milioni portandosi ad 2.432 milioni di euro (+5% YoY vs EUR2m316m del ’02); a livello consolidato si raggiungerebbero i 3.058 milioni (+5,3% anno su anno sul pro-forma che consolida Telecinco). Il progresso della raccolta pubblicitaria di novembre e dicembre è stato ben oltre le attese ed ha trovato come spinta il contributo delle multinazionali, a cui in Italia si è aggiunto l’investimento nuovo per 200 milioni del settore bancario ed assicurativo, con le campagne di RAS, Unicredit e San Paolo, ed il risveglio delle telecom sotto Natale. All’inizio del ’04 è in calendario l’avvio di quella di Capitalia ed Intesa ed i progressi rimarranno sostenuti, ma la seconda parte dell’anno dovrebbe essere di sostanziale stabilità. Pier Silvio Berlusconi ha parlato della possibilità di portare la partecipazione di Fininvest dal 48,6% attuale al 50% per poter usufruire del regime del consolidato fiscale. Ieri è stata approvata definitivamente la legge Gasparri, togliendo dubbi sul quadro regolamentare. Il nuovo target price su Mediaset si porta a 9,81 euro; il news flow dei prossimi mesi sembra destinato a mantenersi molto positivo grazie al risveglio del mercato pubblicitario, che si confronta con il periodo negativo dell’anno scorso. Pur in assenza di upside tale attesa dovrebbe sostenere le attuali quotazioni, in vista anche di possibili ulteriori sorprese positive”, ritengono infine gli analisti di Rasbank. ---------------------------------------------------------------------- Mediaset, Morgan Stanley alza il target a 10,2 euro (12/3/2003 10:26:35 AM) Morgan Stanley mantiene il giudizio "overweight" sul titolo Mediaset, ma alza il target price a 10,20 euro. Gli analisti della banca d'affari statunitense fanno sapere di avere rivisto al rialzo le stime di crescita del fatturato, dopo che ieri il management del gruppo del Biscione ha dichiarato di attendersi una crescita del 6,5% nell'anno in corso da parte di Mediaset nel business del mercato pubblicitario. Morgan Stanley alza così l'eps 2003 previsto per Mediaset a 0,39 euro dal precedente 0,36 euro, il che porta a calcolare un fair value con il metodo del DCF pari a 10,20 euro rispetto al precedente 9,50 euro. "Il nostro nuovo target price è quindi 10,20 euro", affermano gli analisti della casa statunitense, che ribadiscono il fatto che Mediaset è la loro preferita tra le società di broadcasting europee. ---------------------------------------------------------------------- Adreani (Mediaset): ricavi pubblicitari in crescita del 6,5% (12/2/2003 3:10:58 PM) Buone notizie per gli azionisti Mediaset. Il numero uno della società, Giuliano Adreani, ha dichiarato di prevedere una crescita dei ricavi pubblicitari nel 2003 di circa il 6,5%. ---------------------------------------------------------------------- Mediaset-Class: al via accordo per Class News (12/1/2003 2:13:46 PM) Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il direttore ed editore di Class Editori Paolo Panerai hanno siglato un accordo che prevede l’ingresso di Class News nel gruppo di canali (multiplex) che Mediaset diffonderà a partire da oggi con il sistema di trasmissione digitale terrestre. Class News è un nuovo canale televisivo all news che nasce dall’esperienza di Class Editori con Cfn/Cnbc, il primo canale finanziario italiano trasmesso da Sky, e del quale oltre a Mediaset sono soci di minoranza Cnbc, leader mondiale dell’informazione finanziaria televisiva posseduta da General Electric e Dow Jones, e 12 tra le principali banche italiane e internazionali. Class Editori e Mediaset hanno firmato anche un accordo che prevede il pieno sfruttamento dell’interattività possibile con il digitale terrestre. L’accordo fa seguito al protocollo di intesa che le due società avevano concluso il 16 maggio 2001, per sfruttare la tecnologia già sviluppata da Class Editori nell’interattività nel settore bancario e dei pagamenti, con il primo sistema di home banking mai realizzato in Italia. Attraverso il nuovo canale digitale Class Editori fornirà servizi interattivi finanziari (home banking – trading finanziario attraverso la televisione e in generale servizi di T-banking). Mediaset inoltre offrirà sui propri canali l’accesso ai servizi interattivi finanziari utilizzando la tecnologia di Class Editori. ----------------------da BORSA E FINANZA 22/11------------------------ La riforma fiscale voluta dal ministro Giulio Tremonti rischia di costare cara alla Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi cui fa capo il 47,68% di Mediaset (cui si aggiunge lo 0,67% attraverso la Isim). Sì, perché a partire dal gennaio 2004 Fininvest non potrà più beneficiare dei crediti d’imposta relativi al generoso dividendo che ogni anno Mediaset distribuisce. Un bel taglio per la holding di Arcore, soprattutto se si considera che quest’anno ha incassato dalla controllata del Biscione ben 120 milioni di dividendi lordi. Ipotizzando che la remunerazione futura rimarrà stabile, vale a dire in linea con quella assegnata nel 2003, a partire dal prossimo esercizio Mediaset perderà circa 65 milioni di benefici fiscali. Tuttavia, per compensare il venir meno del credito d’imposta Fininvest potrebbe utilizzare i benefici che derivano dall’introduzione della riforma Tremonti. Infatti, per consolidare fiscalmente l’emittente televisiva la holding dovrebbe denunciare la titolarità del 50,1% del capitale di Mediaset, ovvero la maggioranza assoluta. Sicchè, entro il 31 dicembre Fininvest potrebbe decidere di arrotondare la propria partecipazione acquistando sul mercato un altro 1,74% di Mediaset. Certo, l’operazione si presenta onerosa, soprattutto se la società dovesse acquistare i titoli in Borsa proprio ora che l’azione è ai massimi rispetto all’inizio dell’anno. Onerosa quanto? Fatti quattro calcoli l’esborso per Fininvest ammonterebbe a circa 20 milioni di euro, una cifra comunque pari a un terzo del beneficio fiscale che invece perderà per effetto del venir meno del credito d’imposta. Ma al posto di rastrellare titoli sul mercato, la finanziaria della famiglia Berlusconi potrebbe decidere di rilevare un «blocco» di azioni già costituito. E a questo proposito potrebbe rivolgeresi direttamente alla Lehman Brothers, che è azionista della società televisiva con il 2,33% del capitale. Lo scorso aprile la banca d’affari americana aveva infatti rilevato la partecipazione posseduta dal principe arabo Al Waleed. Lehman Brothers da anni aveva in custodia il pacchetto di Kingdom 5, così quando la finanziaria di Al Waleed ha deciso di uscire dal capitale di Mediaset, ha acquistato direttamente i titoli arrotondando la partecipazione dal 2,31 al 2,33%. Il valore di carico delle azioni possedute da Lehman dovrebbe essere di circa 7,6 euro per azione (media dei prezzi ai tempi in cui avvenne il passaggio del pacchetto di Al Waleed) per cui la banca Usa, cedendo la sua partecipazione a Fininvest, ne ricaverebbe una plusvalenza di circa il 20 per cento. ------------------------DA BORSA E FINANZA 25/10---------------------- Meglio Mediaset o la concorrente Tf1? Il mercato si spacca in due, perché dal punto di vista delle valutazioni l’emittente francese tratta a sconto rispetto a quella italiana, ma al contempo alla società presieduta da Fedele Confalonieri viene riconosciuto il merito di saper continuare a crescere anche in un contesto difficile. Per Csfb, Tf1 dovrebbe sovraperformare Mediaset: il broker premia la società francese con un overweight e un obiettivo a 33,50 euro, mentre attribuisce alla società italiana un giudizio di neutral con target a 9 euro. Lehman Brothers, al contrario, attribuisce a Mediaset un giudizio di overweight, con un obiettivo di prezzo di 9,30 euro per azione, mentre riserva un neutral a Tf1, con un obiettivo di prezzo di 28 euro. Per Csfb, Mediaset vale in Borsa 21,6 volte l’ev/ebitda atteso per il 2004 (valore d’impresa diviso per il mol), mentre in base agli stessi parametri, Tf1 vale il 12% in meno e quindi è più interessante. Lehman ritiene invece che Mediaset meriti un premio rispetto all’intero comparto, in quanto continua a crescere più velocemente del mercato di riferimento, mentre Tf1 ha deluso le aspettative e ha registrato un andamento incostante della raccolta pubblicitaria. Lehman sottolinea infatti come, mentre nel primo semestre la raccolta delle Tv italiane è scesa dell’1,9%, Mediaset ha registrato ricavi in aumento dello 0,7% (nello stesso periodo la Rai ha raccolto l’8,1% in meno del 2002). «Mediaset si merita un premio perché ha dimostrato di riuscire a crescere - sottolinea Ulisse Severino di Gestnord - quando il mercato andava male puntando sul taglio dei costi, e ora che ha sorpassato per audience la Rai, può dominare il mercato». Dello stesso avviso anche altri esperti. «Quando verranno sciolti i dubbi sulla legge Gasparri - fa notare Mario Spreafico - cesserà la volatilità del titolo, che ha ancora un upside interessante». ----------------------------------------------------------------------

 

  By: Moderatore on Venerdì 02 Maggio 2003 21:05

MILANO, 2 MAG - Due pacchetti di azioni Mediaset, da 6 milioni di pezzi ciascuno pari complessivamente all'1,01% del capitale, sono transitati sul mercato dei blocchi di Piazza Affari. L'operazione, che potrebbe interessare anche un unico blocco passato di mano due volte, ha visto il prezzo unitario di 7,45 euro per un controvalore di 89,4 milioni di euro. Il titolo ha chiuso oggi le negoziazioni a Piazza Affari in calo dello 0,09% per un prezzo di riferimento di 7,658 euro.

Mediaset - Moderatore  

  By: Moderatore on Giovedì 01 Maggio 2003 17:09

Stock: Mediaset

Mediaset e le ragioni della Borsa di ALESSANDRO PENATI L a recessione americana, che ha toccato il minimo a metà 2001; l'11 settembre; una ripresa economica che non si materializza; tre anni di crolli in Borsa; infine la guerra all'Iraq e la Sars: abbastanza per mettere a dura prova la fiducia dei consumatori. E se la gente non spende, le aziende non investono in pubblicità. Per l'industria dei media sono anni da dimenticare. Così, dall'inizio del 2001 a oggi, l'indice europeo del settore ha perso il 35% rispetto all'indice generale DJ Stoxx. Nello stesso periodo, invece, il titolo Mediaset è andato controcorrente, superando del 70% la performance del proprio settore. In un anno di crisi come il 2002, Mediaset è riuscita a mantenere sia gli introiti pubblicitari sia margini da record. Mentre i ricavi pubblicitari netti di Mediaset si assestavano a 2,2 miliardi, quelli degli altri media europei calavano in media del 4%. Anche Telecinco e Mondadori , del gruppo Mediaset, hanno perso: rispettivamente il 2% e il 6%. In Italia, poi, i ricavi pubblicitari delle società editoriali sono calati complessivamente quasi dell'8%. Quanto a margini, gli utili di Mediaset, prima di imposte e tasse, si sono attestati al 24% dei ricavi, il doppio della media europea di settore; quasi il triplo delle altre televisioni commerciali quotate in Europa. Chiaramente il risultato di una posizione dominante sul mercato italiano, agevolata dai vincoli posti all'unico concorrente (gli spazi pubblicitari Rai sono contingentati), dalla debolezza economica della televisione via satellite ( Stream e Tele» finora hanno solo prodotto perdite) e dall'assenza della tv via cavo. La Borsa premia il titolo Mediaset valutandolo 26 volte gli utili attesi per quest'anno, rispetto a una media di settore in Europa di 16 volte. Un premio ingiustificato rispetto alle prospettive di crescita. Il rapporto prezzo/utili di Mediaset è 6 volte la crescita media annua degli utili attesi per il triennio 2001-2004 (4,3%), contro una media (semplice) di 2 volte per i titoli europei del comparto. La posizione dominante di Mediaset in Italia è anche il suo limite: difficilmente può trovare occasioni per espandersi rapidamente, mantenendo i margini attuali. L'anno scorso gli ammortamenti sono stati sufficienti a coprire gli investimenti; la gestione ha prodotto, dopo le imposte, 340 milioni di liquidità, per il 73% distribuiti come dividendi. Mediaset assomiglia dunque a un'azienda che fornisce servizi di pubblica utilità (alti margini, cash flow stabili), più che a una società in rapida espansione, e che per questo viene valutata a un multiplo elevato degli utili correnti. A meno che la Borsa sia convinta che la legge Gasparri spalanchi al gruppo nuove e redditizie opportunità di espansione. --------------------------------- Dow Jones Newswires 01-04-03 Dresdner Kleinwort Wasserstein sees Mediaset(I.MED) continuing to consolidate its controlling position in Telecinco. Says the company's EUR276M price for a further 12% stake in the Spanish broadcaster, from Grupo Correo, was at the high end of its expectations. Despite this, says move is strategically sound and keeps at hold with target price of EUR6.50. Shares +0.1% at EUR6.96. ----------------------------- : Dividend At EUR0.21 A Share MILAN (Dow Jones)--Italian media company Mediaset SpA (I.MEI) expects to pay its shareholders the same dividend and total payout of profits on this year's earnings as it will on its 2002 earnings, Chief Financial Officer Marco Giordani said Wednesday. The company plans to pay shareholders EUR0.21 a share on its 2002 earnings, representing a payout of 67% of its net profit, Giordani sai ---------------------------------------- MEDIASET: CSFB TAGLIA STIME 2003 DOPO RISULTATI ESERCIZIO 2002 (ASCA) - Roma, 26 mar - Credit Suisse First Boston rivede al ribasso le previsioni Mediaset per il 2003. La stima di crescita dei ricavi pubblicitari scende all'1% dall'1,8% (mentre il consensus e' ancora nel range tra 1,5-3,5%). Il profitto operativo atteso nel 2003 e' ridotto del 3%, in linea con la guidance della compagnia del 24,1% di margine operativo; l'eps cala del 4% a 0,28 euro, ovvero 10% sotto il consensus (0,31 euro). I risultati 2002 sono in linea con le previsioni Csfb a livello operativo, ma con un tax rate piu' basso (27% contro la media storica del 43%) che gli esperti ritengono un fatto eccezionale. Il debito netto (170 mln di euro) e' leggermente peggiore delle stime (Csfb prevedeva 164 mln). --------------------------------------------- MEDIASET: NEL 2002 UTILE NETTO GRUPPO +45%, SCENDONO I COSTI Roma, 25 mar - Il Gruppo Mediaset archivia il 2002 con un utile netto a 362 mln di euro, in crescita del 45,7% rispetto al 2001. A livello di capogruppo, l'utile netto risulta di 258,6 mln di euro. Verra' proposto un dividendo di 0,21 euro per azione, invariato rispetto al 2001. A livello di Gruppo: Ricavi consolidati a 2.316 mln di euro rispetto ai 2.321 mln del 2001. La raccolta pubblicitaria sulle reti Mediaset ha raggiunto il livello record di 2.431 mln, in salita di 8,5 mln di euro, in controtendenza rispetto al trend del mercato. Mol a 1.353 mln di euro rispetto ai 1.320 mln del 2001. Ebit a 558,5 mln di euro contro i 587 mln del 2001. Utile pretasse 497,1 mln di euro rispetto ai 418 mln del 2001, in salita del 19%. Da sottolineare che nel 2001 e 2002 la societa' ha spesato la svalutazione della partecipazione in Kirch. Deciso contenimento dei costi operativi scesi da 1.036 mln di euro a 962,5 mln. Outolook: Per la raccolta pubblicitaria 2003, stante la difficile situazione economica e le tensioni geopolitiche, il mercato dovrebbe attestarsi in linea con il 2002.