By: VincenzoS on Giovedì 07 Marzo 2013 11:09
x Hobi50
Il saldo della bilancia commerciale ed il saldo della bilancia dei pagamenti sono grandezze MACRO.
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Intanto le grandezze MACRO sono fatte dalla somme di tante grandezze MICRO; non esiste la grandezza MACRO in assoluto se non esistono una miriade di grandezze MICRO.
Quello che volevo dimostrare è che la grandezza MACRO può essere totalmente fuorviante se non si analizzano le varie grandezze MICRO per come si formano.
Le porto un'altro caso, reale, che riguarda cifre dell'ordine di qualche miliardo all'anno.
Nell'azienda multinazionale americana in cui lavoro uno dei più importanti stabilimenti produttivi si trova proprio in Italia e fa capo a una S.p.A. di diritto italiano. Produce praticamente solo per l'export.
A seconda di dove risulta conveniente pagare le tasse, in un giro che coinvolge USA, Italia e paese di destinazione finale del bene prodotto, si vengono a verificare differenti situazioni
1) La S.p.A. fattura direttamente al cliente finale; risulta un export di 100
2) La S.p.A., mi sembra per il tramite di una Srl, cede il bene al valore inter-company, diciamo 70, ad una società del gruppo localizzata negli USA o in altro paese, che poi cede il bene ad un prezzo 100 al cliente finale. E' ovvio che in questo caso l'export italiano risulta di 70.
Alla fine della giostra, comunque, lo stabilimento italiano ha lavorato per lo stesso numero di ore e sono stati pagati gli stessi stipendi utilizzando soldi forniti dal cliente finale. Ciò che cambia, a seconda dei vari giri, è la quantità di tasse pagate ai vari governi (USA, Italia, paese terzo) e quale di questi governi percepisce le tasse, ovvero nei fatti cambia la bilancia dei pagamenti tra questi tre paesi. Della bilancia commerciale uno se ne può allegramente fregare.
E' altresì da notare che succede non infrequentemente che, nel paese di destinazione finale, l'azienda abbia anche dei fornitori, magari la stessa azienda cliente. A quel punto i soldi incassati dalla vendita, dopo avere fatto un giro di tesoreria interna, vengono utilizzati per acquistare ciò che serve, che poi viene spedito dove viene utilizzato con un prezzo di transito alla frontiera che nuovamente dipende dalla convenienza fiscale a farlo entrare a 100 o a 70. Nuovamente una questione di bilancia dei pagamenti e non commerciale.
Quello che mi interessava fare osservare nell'intervento precedente è che, a mio avviso, il problema della bilancia commerciale/pagamenti italiana non è dovuto, o meglio non è solo dovuto, al fatto che l'euro ci ha fatto perdere competitività perché è "troppo forte" per noi.
Il vero problema è che le nano-aziende italiane non hanno strutture di vendita diretta all'estero e quindi, non vendendo direttamente al cliente finale al prezzo che il cliente finale è disposto a pagare per un certo bene in base alle condizioni del mercato locale, finiscono per vendere a prezzo "italiano" ad un intermediario terzo.
Insomma, il produttore di vino italiano se mettesse un suo venditore in Germania, fatturerebbe direttamente 10 € a bottiglia perché quello è il prezzo che il cliente finale è disponibile a pagare in Germania. Non avendo un suo venditore in Germania finisce per vendere a un importatore tedesco che si è piazzato in Italia e a quello vende a 5 € perché questo è il prezzo in Italia.
Alla stessa maniera non abbiamo "acquisitori" all'estero che vadano a comprare ai prezzi locali.
Fare analisi solo a livello MACRO, che is tratti di bilancia commerciale o di investimenti, porta a conclusioni totalmente sballate come lo sono quelle di Bagnai, di Zibordi o anche di zingales e Boldrin dall'altra parte. Non a caso è noto che gli economisti non ci azzeccano quasi mai se non per puro caso.
Cambio, sovranità monetaria, spesa pubblica, sono sicuramente elementi importanti nel determinare il benessere di una nazione. Ma la loro importanza non è intrinseca bensì relativa a come ci si comporta in relazione a un dato insieme di condizioni, ovvero se si adattano i propri comportamenti conseguentemente.