By: gerry10 on Lunedì 10 Febbraio 2014 20:54
Per avere un’idea concreta di quanto sia arduo sperare che le politiche dei governi siano in grado di incidere sulle scelte di politica economica e monetaria, basti per tutte il contenuto dell’art. 7 dello statuto della BCE che qui riporto:
Art. 7 – Indipendenza
Conformemente all'articolo 130 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dal presente statuto, né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell'Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'Unione nonché i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti.
Il tono veemente con cui si afferma che nessuno può permettersi di intralciare le decisioni degli organi direttivi della BCE (Draghi i governatori delle BCN e una ristrettissima elite di superburocrati), siano essi i governi nazionali o, persino, gli organismi comunitari, la dice lunga su chi comanda nell’eurozona e, forse, nel mondo.
Difficile credere che i parlamenti siano in grado di contrastare, o meglio sovvertire, siffatta aristocrazia finanziaria.
Ci vorrebbe un despota, con seguito di miliziani pronti a tutto e una buona scorta di carri armati, le uniche risorse di cui il nemico è sprovvisto.