Mercati ed Azioni Americane

 

  By: lutrom on Venerdì 06 Aprile 2007 12:56

a proposito di lavoro....quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha sfilato per lo stipendio?? ricordo sfilate per IRAq, afghanistan, i DICo, la famiglia, i CPT, ma l'ultimo sciopero veramente "rosso" per qualche euro in più si perde nella memoria dei tempi certo con l'ultima fiammata dell'euro i TV piatti LCD da 42 pollici costeranno ancora meno, quindi chissenefrega...ma a me fa davvero specie dover pagare dei professionisti laureati 1200 euro al mese la repubblica è fondata sul lavoro, ma quest'ultimo ormai non viene più remunerato --------------------- Questi professionisti laureati che lavorano per 1200 euro al mese dovrebbero abbandonare il loro lavoro per dedicarsi al trading: in questo modo potrebbero facilmente arrivare a guadagnare 3000 - 4000 euro al mese (questo è il guadagno a cui naturalmente vanno sottratte perdite e stop loss che sono pari almeno al doppio del guadagno: in questo modo i suddetti professionisti è vero che perderebbero una cifra cvirca tripla rispetto al loro attuale stipendio, però farebbero un lavoro più stimolante, meno ripetitivo e noioso, e non dovrebbero più obbedire a qualche capitalista sfruttatore, divenendo così padroni delle loro vite e del loro tempo e potendo liberamente decidere quando lavorare - per perdere - e quando riposare). Che ne dite?? Bisogna ammettere che il mio brillante ragionamento non fa una piega!!! (attualmente io non sono in questa felice situazione, perché con le mie tecniche riesco a fare trading o in pari o con un guadagno al netto delle spese pari all' 1% - 1,5% annuo netto: conto però di introdurre nuove tecniche nel mio trading per tornare ai rendimenti - cioè alle perdite - che vedo probabili per i suddetti professionisti). Comunque, scherzi a parte (ma ogni scherzo ha un fondo di verità!!), credo che gianlini abbia sostanzialmente ragione, ed anzi incollo qui un articolo a questo proposito. ...... Addio ai dipendenti più produttivi, ma che guadagnano di più. Usa: sei bravo? Ora ti licenzio. La ricetta pericolosa del capitalismo americano: il caso dei licenziamenti nella catena di negozi Circuit City Fonte: www.corriere.it Le ristrutturazioni imposte dalla crisi dell'auto Usa stanno facendo scomparire 70 mila posti di lavoro nell'area di Detroit. L'era della fotografia digitale costringe la Kodak a tagliare 30 mila addetti. Altri 10 mila posti svaniscono alla Pfizer (farmaci), mente Citibank annuncia 15 mila esuberi. Eppure da diversi giorni a catturare l'attenzione dei giornali americani è un'altra vicenda, apparentemente minore: quella di Circuit City — una catena di negozi di elettronica — che ha deciso di liberarsi di 3400 dipendenti, l'8% della sua forza lavoro. O meglio: la società ha deciso di licenziare i dipendenti più esperti e meglio pagati per riassumerne altri, magari meno preparati, che riceveranno un salario molto più basso. È proprio questo che fa discutere: per la prima volta una società dice chiaramente che non licenzia perché deve ridimensionare gli organici o perché non è soddisfatta dei suoi dipendenti. Anzi, licenzia proprio quelli che rendono di più ma che, avendo ricevuto aumenti retributivi per merito o anzianità, sono diventati troppo costosi. Se ci si limita a guardare ai numeri del mercato, l'operazione una sua logica ce l'ha. Nell'economia moderna il potere si sposta sempre più dai produttori ai consumatori: il rapido calo dei prezzi delle tv a schermo piatto è benvenuto dalle famiglie americane, ma sta drasticamente riducendo i margini dei distributori per i quali la flat tv era il prodotto più redditizio. Best Buy, la catena concorrente di Circuit City, ha reagito meglio all'erosione dei profitti. Circuit City si è invece ritrovata coi conti in rosso: tagliando gli stipendi più elevati, conta di recuperare 100 milioni di dollari e di tornare in utile. Wall Street è d'accordo e ha premiato il titolo della società dopo l'annuncio dei licenziamenti. E vari economisti sottolineano come proprio questa estrema libertà di licenziare spinga poi le imprese americane anche ad assumere con grande facilità. Tanto che, anche in un periodo di profonde ristrutturazioni, la disoccupazione Usa rimane a livelli bassissimi: il 4,5%. In parte è vero, ma il meccanismo messo in moto da Circuit City rappresenta oggi soprattutto una minaccia per la stabilità del capitalismo americano nel quale in genere è il datore di lavoro a fornire al dipendente pensione e assistenza sanitaria. E che già soffre del «tarlo» della polarizzazione dei redditi, con lo schiacciamento dei ceti che un tempo vivevano in un'agiatezza da classe media. Fenomeni che erodono il consenso sociale e che in genere vengono considerati un effetto della globalizzazione: aziende, soprattutto manifatturiere, obbligate a tagliare occupati e stipendi per poter competere con i Paesi emergenti. Invece Circuit City non è un'azienda manifatturiera ma di servizi e il suo concorrente non sta in Asia, ma dall'altra parte della strada: ed è americano come lei. Da quando i democratici hanno ripreso il controllo del Congresso, la politica Usa sta rivedendo le sue posizioni su globalizzazione e libero scambio. Tanto più che l'economista Alan Blinder, un liberista convinto che negli anni '90 spinse Bill Clinton sulla strada del free trade, ha presentato uno studio dal quale emerge che nei prossimi anni 40 milioni di posti di lavoro americani rischiano di «emigrare» all'estero. Il caso di Circuit City dimostra che le minacce alla stabilità vengono anche dall'interno. Oltre che dai lavoratori, la decisione di licenziare chi guadagna 51 centesimi di dollaro all'ora più della paga giudicata ottimale dalla direzione aziendale, è stata aspramente criticata anche da consulenti aziendali e da analisti come quelli di Merrill Lynch per i quali l'eliminazione del personale più esperto peggiorerà il servizio offerto ai clienti e finirà per demotivare il personale. Massimo Gaggi 06 aprile 2007

 

  By: gianlini on Venerdì 06 Aprile 2007 11:27

a proposito di lavoro....quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha sfilato per lo stipendio?? ricordo sfilate per IRAq, afghanistan, i DICo, la famiglia, i CPT, ma l'ultimo sciopero veramente "rosso" per qualche euro in più si perde nella memoria dei tempi certo con l'ultima fiammata dell'euro i TV piatti LCD da 42 pollici costeranno ancora meno, quindi chissenefrega...ma a me fa davvero specie dover pagare dei professionisti laureati 1200 euro al mese la repubblica è fondata sul lavoro, ma quest'ultimo ormai non viene più remunerato

 

  By: Fortunato on Venerdì 06 Aprile 2007 02:43

Sono d'accordo, quello del FMI è un lacchè messo lì per sparare idiozie. Dopo quest'altro scemo del villaggio ad istinto sento che il mio amico Alan potrebbe ritornare a parlare nel modo giusto. Fortunato

 

  By: corcas on Venerdì 06 Aprile 2007 02:21

Lucky, torno solo ora e leggo solo ora. I mercati americani? Li seguo da lontano, mi aspettavo questo siluro dei giorni scorsi e proprio ieri indicavo i due livelli per me critici del future nasdaq da cui potrei provare a shortare. Il primo è molto vicino e se mi sconfinfera quasi quasi lo overizzo, chissà che durante il ponte Pasquale non ci improvvisino un bel casotto internazionale. Sto seguendo l'euro invece con più assiduità in questi giorni. Hai notato come due notizie fatte uscire nei momenti giusti abbiano cambiato i corsi dell'€/$? Prima, al recupero di 1,32xx da parte del biglietto verde, improvvisa compare la notizia dei dazi sulle merci cinesi, oggi quello stupidotto del FMI spara una vera e propria ovvietà e boom.... uhm, molto sospetto, molto, non credi?

 

  By: Fortunato on Giovedì 05 Aprile 2007 21:52

Sono più propenso a entrambe le concause insieme, Hobi. Fortunato

 

  By: hobi on Giovedì 05 Aprile 2007 21:31

Riporto uno stralcio di in intervento di Roach che pone sul tappeto il tema principale ( insieme al deficit commerciale USA) dal quale discendono tutte le considerazioni atte a comprendere gli imbalances dell'economia mondiale. For the “G-7-plus” – the US, Japan, Canada, the UK, and the Euro-zone – the share of national income going to capital currently stands at a record high of 16% whereas the share going to labor stands at a record low of 54%. Solo una crisi da domanda calante o richieste da parte del lavoro di una quota maggiore di reddito possono mutare una situazione favorevolissima al capitale. Hobi

 

  By: Fortunato on Giovedì 05 Aprile 2007 20:34

Un mercato che per autoalimentarsi ha bisogno di notizie sceme come quella di oggi sulla correzione di metà ciclo dell'econimia USA non è un mercato sano. E' come dare un'aspirina ad un ippopotamo. Siamo seri! Ulteriore dimostrazione che certe cariche all'interno del FMI vengono date a persone che non ne sono degni da un punto di vista professionale e personale. Fortunato

 

  By: Fortunato on Giovedì 05 Aprile 2007 20:03

Corcas, stai seguendo i mercati americani? Fortunato

 

  By: gianlini on Giovedì 05 Aprile 2007 16:35

non mi si venga a dire che anche questa volta dinanzi alla possibilità di un momento di panico sui mercati non sono ricorsi alla tanta ben amata cura dell'iniezione massiccia di liquidità salva-borse e noi l'iniezione ce la stiamo prendendo (e quanto dolorosa!!!) altrove

 

  By: defilstrok on Mercoledì 04 Aprile 2007 19:17

Be' è altrettanto curioso che l'ipotesi di doppio massimo sul Dax coincida con quella su euro/chf, o no?

 

  By: giveme5 on Mercoledì 04 Aprile 2007 19:13

Curioso che sia EUR/YEN che EUR/CHF abbiano oggi valori prossimi ai rispettivi dei massimi del '98. Solo curioso ?

 

  By: giveme5 on Mercoledì 04 Aprile 2007 19:10

Si Defil, tu e Zibordi siete quelli che mi hanno aperto gl'occhi sulla questione. Qui sotto lo storico EUR/CHF: praticam. una fotocopia del EUR/YEN (in scala ridotta, movimenti meno ampi)

 

  By: defilstrok on Mercoledì 04 Aprile 2007 19:01

Ne hai la riprova anche sugli indici: in questo momento quelli USA traccheggiano mentre quelli europei non sanno se confermare i nuovi massimi già da stasera o fra qualche giorno...

 

  By: defilstrok on Mercoledì 04 Aprile 2007 18:55

Con motivazioni diverse, è quel che continuo a dire

 

  By: giveme5 on Mercoledì 04 Aprile 2007 18:40

1) Guardo lo storico EUR/YEN (grafico sotto), vedo il + recente max dell'EUR su YEN ad Agosto-Settembre '98 (virtuale, EUR non c'era) a 163; poi brusca rivalutazione YEN fino a 95 dopo appena 2 anni (+42% !). Le borse non iniziarono a scendere con l'inversione di trend dello YEN dell'estate '98, anzi, ma solo 2 anni dopo. Ma nel 1998-2000 non c'era il carry-trade. Non so quando il carry-trade con lo YEN sia iniziato sul serio, ma nel grafico dal 2002 il sincronismo crescita-borse / svalutazione-YEN è impressionante, difficile che sia casuale. 2) Nel 2° grafico, storico USD/YEN, invece il sincronismo lo vedo molto meno. Anche qui il + recente max. USD su YEN fu nell'estate '98 (144), poi 2 anni di rivalutaz. fino a 103 (+28%, meno che su EUR). Poi YEN si ri-Svaluta fino a 134 del 01/2002, ed in in questo periodo le borse scendono, OK. Ma dal 01/2002 al 01/2005 lo YEN si rivaluta ancora (+22%), mentre dal 2003 le borse cominciano il volo. Come si spiegano questi 2 anni (inizio 2003-inizio 2005) in cui le borse vanno mentre lo YEN si rivaluta su USD ? Qui borse e USD/YEN non sarebbero sincroni. Forse, pur se il tasso Boj è a 0% dal 2000, il carry trade con lo YEN è iniziato solo ad inizio 2005 (quando lo YEN torna a svalutarsi) ? Comunque una breve sincronia: da Agosto 2005 ad oggi, pur con oscillazioni, lo YEN su USD vale sempre attorno 117-118, mentre le borse boom... Quindi: è molto + indicatore di inversione nelle borse il EUR/YEN che il USD/YEN. Giusto ?