By: EMBI6 on Sabato 06 Settembre 2014 10:14
L’opera d’arte scelta per tornare a trovarVi (ovviamente solo per quei uno o due che non la conoscessero) è un olio su tavola dipinto nel 1434 da Jan van Eyck, intitolato “Il ritratto dei coniugi Arnolfini”.
Perché questa? Perché come la vicenda che ci appassiona può essere spiegata almeno in due modi opposti, anche questa può essere osservata con superficialità e sufficienza o con attenzione e prudenza, rivelando alla fine particolari insospettabili:
“In questo quadro del 1434 (olio su tavola, attualmente alla National Gallery di Londra) è probabilmente rappresentato il matrimonio di Giovanni Arnolfini, un mercante italiano recatosi nei Paesi Bassi per affari, e Giovanna Cenami, a sua volta figlia di un mercante italiano. Secondo alcuni interpreti il ritratto avrebbe avuto il valore di una testimonianza legale dell'impegno assunto dall'uomo, come oggi potrebbe averlo una fotografia: ciò spiegherebbe l'evidente firma apposta in latino al centro del dipinto: 'Johannes de Eyck fuit hic' (Jan van Eyck è stato qui). Come vedremo l'opera si presta a una duplice lettura, ma a prima vista si resta impressionati dal realismo della rappresentazione: gli sposi hanno volti giovanili ma compresi della solennità del momento, i loro abiti sono sfarzosi, la mano destra della donna è abbandonata in quella del marito; ma ancor più colpiscono i minuti particolari della stanza: il tappeto, il cane da compagnia, i calzari lasciati sul pavimento, la frutta sul davanzale e sulla mensola sottostante, l'unica candela sul portalampade e, sulla parete, il rosario e uno specchio.
Proprio lo specchio, posto al centro del quadro, sembra proporre un'idea della pittura come duplicazione della realtà: nonostante la deformazione dell'immagine prodotta dalla sua superficie convessa, infatti, arricchisce il quadro di un nuovo punto di vista, consentendoci di vedere la stanza con i due sposi anche da dietro e di scoprire le figure di chi li sta osservando: presumibilmente il pittore (sicché questo sarebbe un minuscolo autoritratto!) e il vero e proprio testimone delle nozze.
D'altra parte però molti dei particolari osservati si prestano anche a una lettura simbolica : il cane, posto in basso ma al centro, richiama la fedeltà e l'amore reciproci dei coniugi; l'unica candela è stata interpretata da alcuni come simbolo di Dio che tutto vede e giudica; la frutta è simbolo di fertilità (e, anche se non è visibile nella nostra riproduzione, sullo schienale della sedia si intravede una santa Margherita, patrona delle partorienti); gli stessi calzari smessi sono un simbolo di santificazione.
A questo punto si è tentati di osservare con maggiore attenzione quello specchio: sarà un caso che l'artista abbia scelto di decorarne la cornice con scene della vita di Cristo?”