By: Nevanlinna on Venerdì 06 Dicembre 2013 11:21
..."Qui ci vuole un chimico che abbia voglia di prendere in considerazione l’ipotesi di essersi sbagliato e possa fare delle supposizioni".
Questo lo sapevamo già da qualche mese - non c'era bisogno di montare un caso "mediatico" ed era stato ben previsto. Se l'effetto fosse banale non ci sarebbero i brevetti, con il loro abbondante ricorso allo "skilled in the art".
Chi non è "skilled" faceva meglio a lasciar perdere da subito e prudentemente tacere, soprattutto in presenza di dispositivi funzionanti e disponibili sul mercato. In questo modo, e in un caso esemplare, si è prestato alle manovre politiche di personaggi non chiari [o chiarissimi, a seconda dei punti di vista], e ha perso credibilità.
Qui abbiamo ingegneri che credono [e sperano] troppo e rimangono di sale quando constatano l'esistenza di disonesti e, viceversa, ingegneri così compresi di sé e increduli da pensare di poter fare di tutto - e proprio quando, ogni giorno, hanno esperienza diretta della trappole nascoste nelle verifiche contrattuali di loro pertinenza.
Che dai Politecnici escano tecnici preparati, non ho dubbi - che questi stessi tecnici siano dotati di capacità sintetiche e di spirito [auto]critico, ci credo meno.
Poi, ovviamente, ci sono quelli che li usano sfruttando il miscuglio di supponenza e ingenuità, così come altri hanno usato altri per il trappolone fusionista milanese. Stesso schema, stessa pasta di furbi, stessa classe di tecnici - che siano fisici o ingegneri non importa, basta siano aprioristicamente convinti che una cosa ci sia di sicuro o non ci sia di sicuro. Gente in buona fede, ma manovrabile e manovrata.