Testa e spalle, ma funziona? - polipolio
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By: polipolio on Mercoledì 21 Aprile 2004 12:08
Questi han fatto un test e i risultati son catastrofici.
Da Borsa e Finanza, forse il migliuor settimanale italiano di borsa. Copio e incollo. La strategia del cassettista è "buy and hold", questo trading system credo sia vendi/compra la rottura della neckline (a seconda che sia un H&s normale o invertito)
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UNA FIGURA NON ATTENDIBILE IL CELEBRATO TESTA E SPALLE
La settimana scorsa abbiamo definito la configurazione del testa e spalle (H&S), ora ci occuperemo di vedere quali sono le aspettative di prezzo che la figura porta con sé. L’obiettivo dei corsi, dopo la fase di rottura (breakout) della figura, viene calcolato con la seguente metodologia: la distanza verticale che vi è tra la linea del collo e il massimo (o minimo, se si tratta di H&S sui minimi) della testa deve venire sottratta (sommata se sui minimi), in verticale, dal punto in cui vi è stata l’intersezione, durante la fase del breakout, tra i prezzi e il prolungamento della linea del collo. La letteratura è abbastanza ricca di particolari che identificano i testa e spalle e ne descrivono ogni dettaglio. Ma quanti casi sono stati studiati prima di formulare la teoria sul funzionamento del pattern? E tale teoria è mai stata sottoposta a una revisione critica? Prima di tutto è necessario definire in modo univoco come identificare un testa e spalle: si tratta di una configurazione in cui i prezzi fanno una sequenza di cinque inversioni consecutive e in cui la terza inversione è anche il massimo raggiunto, nel caso di movimenti rialzisti (il minimo raggiunto nei movimenti ribassisti). Inoltre la distanza tra la seconda inversione e la terza deve essere inferiore, o al massimo uguale, al movimento che precede la prima. Infine i prezzi, dopo la quinta inversione, devono almeno toccare il livello raggiunto dalla quarta inversione. I micromovimenti erratici che disturbano l’andamento dei prezzi devono essere ignorati; pertanto per catalogare le cinque inversioni che compongono il pattern si devono tralasciare tutte quelle inversioni che sono minori di un valore percentuale prefissato, che potrebbe essere pari al valore della deviazione standard dei prezzi durante il movimento che precede la prima inversione. Bisogna ora fissare un parametro per stabilire se la figura funziona oppure no. Si stabilisce che il pattern funziona se si raggiunge un differenziale di prezzo, dalla rottura della linea del collo, almeno uguale a quello registrato tra quest’ultima e la terza inversione di tendenza; negli altri casi la figura non funziona. Inoltre, è necessario che il prezzo che stabilisce il funzionamento della figura venga raggiunto in un tempo almeno doppio rispetto al tempo che è servito a creare la figura stessa, ciò a meno che non nasca una nuova configurazione prima che sia trascorso tale lasso temporale. Detto questo andiamo alla ricerca di testa e spalle sui titoli del mercato italiano e cataloghiamo i risultati. Premetto che per l’eliminazione dei movimenti erratici si è fatto uno studio su un panel di 17 titoli ed è emerso che un filtro del 2% sui movimenti era accettabile. Il periodo esaminato parte dal 1984 e si estende sino ai primi sei mesi del 1999. I 17 titoli considerati sono stati: Alleanza, Cir, Edison, Fiat, Gemina, Generali, Ifil, Ifi priv., Italcementi, Italgas, Italmobiliare, Mediobanca, Montedison, Olivetti, Pirelli, Ras e Sai. Il riepilogo dei risultati ottenuti è riportato nella tabella in basso. Solo il 43,36% delle formazioni ha funzionato: questo significa che, nella migliore delle ipotesi e al 95% di probabilità, solo il 48% circa dei testa e spalle potrebbe avere la possibilità di funzionare su campioni statistici superiori a quelli qui usati (per il calcolo delle percentuali di probabilità si veda l’articolo pubblicato sul numero 429 del 27 luglio 2002 di Borsa & Finanza). La cosa significa che non si può ritenere di qualche interesse una previsione fatta sulla base della figura nota come testa e spalle, visto che sono più elevate le probabilità di avere una predizione errata di quelle di averne una giusta. Se poi si guardano le percentuali di guadagno fatte e le si confrontano con quelle vinte dal cassettista (per cassettista si intende quell’investitore che compra il titolo all’inizio del test e lo rivende alla fine, mettendo in pratica la strategia del buy and hold, cioè del «compra e tieni») la situazione diventa ancora più pesante, in quanto l’utile conseguito è pari a un decimo rispetto a quanto si poteva fare semplicemente acquistando i titoli e lasciandoli in portafoglio. Ma le sorprese non sono finite qui: la settimana prossima ve ne proporremo altre.
SERGIO PAOLINO Socio Siat - nostus@tin.it