Quando gira il mercato ?

 

  By: Gano* on Lunedì 08 Ottobre 2007 11:38

Mi sembra che Navellier abbia ragione. La Fed -secondo me- ora puo' permettersi di tagliari i tassi, per due ragioni: la prima, piu' importante, e' lo scoppio della bolla immobiliare, la seconda, ancora da verificare, e' il dollaro e il petrolio *forse* vicini all' inversione, con tutte le relative conseguenze che cio' avrebbe sul fronte dell' inflazione. PS Navellier spiega perche' vede altri due tagli dei tassi da parte della FED entro dicembre o semplicemente lo "postula"?

 

  By: gianlini on Lunedì 08 Ottobre 2007 10:45

al di là delle considerazioni giuste che fanno, mi sembra che l'unica cosa che conta è la risposta alla seguente domanda: la FED ha deciso di assecondare in tutto e per tutto i mercati finanziari (quindi taglierà magari anche 10 volte da qui in poi) o dopo aver fatto finta di assecondarli, adesso assesterà un colpettino per sottolineare che comunque non partecipa al gioco ed è indipendente da essi? il resto sono chiacchiere inutili chi è short qui (zibordi, il sottoscritto, altri non so) lo è perchè ha pensato che a settembre la FED non avrebbe fatto da chioccia per l'ennesima volta agli straviziati banchieri e hedgefund managers, e si è clamorosamente sbagliato ora vediamo se correggono il tiro

Il mercato è tornato simile al 1999 - gz  

  By: GZ on Lunedì 08 Ottobre 2007 04:26

Stock: Nasdaq 100

Louis Navellier questo gestore azionario fondamentale, secondo me geniale e che comunque come numeri ^ha stracciato quasi tutti negli ultimi 25 anni#http://www.cobraf.com/forumf/cool_r_show.asp?topic_id=3717&reply_id=85223^, è positivo perchè vede altri due tagli dei tassi entro dicembre della FED e soprattutto dice che da agosto è successa una cosa grossa in america, per la prima volta dal 2001 si nota uno spostamento dallo stile "value/small cap" e "arbitraggio" verso quello "growth/multinazionale" e "fondamentale". Per 5 anni gli indici a medio-piccola capitalizzazione hanno fatto molto meglio degli indici come Nasdaq e S&P e soprattutto i titoli a basso P/E (energia, utilities, finanziari, costruzioni, miniere, materials..)sono andati meglio di quelli ad alto P/E questo aveva fatto sì che ^dominassero i fondi "matematici" che fanno arbitraggio#http://www.navellier.com/commentary/weekly_marketmail.aspx^ costruendo indici ad hoc in cui prevalevano sempre alla fine i titoli a basso P/E e small cap scelti in modo computerizzato da agosto il mercato è tornato su spinto soprattutto dal Nasdaq come non si vedeva da anni e dai titoli a grande capitalizzazione multinazionali tipo McDonald, P&G diciamo che è tornato di colpo molto simile al mercato 1998-1999 I finanziari ad esempio hanno mostrato questa settimana perdite sensazionali per 25-30 miliardi tra Merril, Citi, Bear e simili sui mutui, ma il mercato ha reagito comprando furiosamente Oracle, Apple, Google, ^Rimm#^, Intel e i titoli cinesi, tutta roba che costava già in media 40 volte gli utili. Il Nasdaq fa nuovi massimi di continuo mentre la massa dei titoli non ha ad esempio fatto ancora un nuovo massimo (vedi il Value Line o il Russell 2000). Al momento a NY il mercato è alla ricerca di tutto quello che è multinazionale e promette crescita del fatturato, è diventato un mercato selettivo che spinge su senza paura titoli che costano 40-50 volte gli utili purchè siano esposti all'Asia e con prospettive di crescita Sul lato opposto intanto Peter Thiel, il gestore con stile "macro" genialoide (fondatore di Paypal, ex campione USA di scacchi, tuttora a +250% negli ultimi 4 anni con Clarium) ha avuto un disastroso -9% in settembre che per un mega hedge fund è moltissimo perchè si buttato short gli indici in modo pesante e inusuale molto raro che un hedge fund da 2 miliardi e rotti si esponga al 70% short, Thiel dice che la FED non può tagliare i tassi perchè rischia l'inflazione Ovviamente uno dei due ha torto, ma noto che da stili diversi (opposto, uno sceglie i titoli ad uno ad uno e l'altro usa temi "macro") tutti e due dicono che agosto è uno spartiacque

 

  By: Gano* on Domenica 07 Ottobre 2007 22:43

Ho letto l' articolo. Interessante. L' autore del blog gia' nel 2005 si aspettava un ridimensionamento del petrolio tale da avere il prezzo a 30$ il barile, non prima pero' del 2010. 40 - 50 $ il barile (30$ mi sembrano un po' pochi) nel 2010 e' una possibilita' non peregrina. Scavando nello stesso blog trovo pero' anche affermazioni di questo genere (sempre del 2005) "We expect a recession in the 2006-07 time frame"... (!?) Non so come ragioni l' autore del blog, forse pensando che vi potesse essere una recessione nel 2006 - 2007 questa avrebbe fatto contrarre la domanda di petrolio e quindi il suo prezzo. Questo tipo speculazioni sono piuttosto difficili da fare perche' richiedono la necessita' che si avveri un' ipotesi Y perche' si possa avverare a sua volta l' ipotesi X. Ma Y non postula necessariamente X. Il ragionamento che mi veniva in mente e' invece molto piu' semplice: abbiamo avuto un Toro di tutti i tipi di assets: oro, petrolio, immobiliare ed azioni. Ora secondo me dobbiamo cominciare a distinguere quali di questi assetts siano in bolla speculativa e quali no. L' immobiliare direi di si', il petrolio direi di si', l' oro? probabilmente anche lui. Le azioni? Le azioni secondo me no. I p/e ci dicono infatti che non sono in bolla speculativa, ma che il loro prezzo e' appropriato.

 

  By: temistocle2 on Domenica 07 Ottobre 2007 22:26

X Gano che diceva: "...se ben ricordo un ridimensionamento del prezzo del petrolio (che e' ora indubbiamente in bolla speculativa)..." Un regalo domenicale: http://bigpicture.typepad.com/comments/2005/08/is_oil_a_bubble.html c'ho messo un pò a ritrovarlo ciao

 

  By: Fortunato on Sabato 06 Ottobre 2007 20:30

Ciao andreax66, poli e gano; se vogliamo fare questo mestiere non possiamo non essere sempre pronti al pezzo. Vediamo nella prossima settimana cosa accadrà allo S&P 500 e al DAX sia al derivato sia al sottostante; come affermato più volte non è possibile una correzione seria quando le due facce della stessa medaglia sono in decoupling. Fortunato

 

  By: polipolio on Sabato 06 Ottobre 2007 18:25

Grazie Lucky, non l'avevo letto. Io sono molto d'accordo. Zibo, invece, per quanto ho capito non crede assolutamente nella decorrelazione tassi reali / inflazione e quindi è orso. x Gano: per me il $/€ scende per una causa super classica: differenziale nei tassi in riduzione/inversione

 

  By: andreax66 on Sabato 06 Ottobre 2007 15:54

Bentornato Fortunato. Vedo che sei già più in forma che mai...subito al pezzo!

 

  By: Gano* on Sabato 06 Ottobre 2007 15:53

Interessante. Certo, la Fed compensa lo scoppio della bolla immobiliare con una nuova espansione dei prezzi dei mercati azionari. Non mi e' ben chiaro pero' perche' Fugnoli continui a vedere un calo del dollaro (verso euro, suppongo). A me pare una situazione paragonabile a quella della seconda meta' degli anni '90 che vide invece una cavalcata del dollaro vs euro (o comunque verso lo SME), e se ben ricordo un ridimensionamento del prezzo del petrolio (che e' ora indubbiamente in bolla speculativa). Magari me lo potete spiegare voi in termini convincenti.

 

  By: Fortunato on Sabato 06 Ottobre 2007 15:09

Ben trovati, sono tornato dalle ferie dopo due settimane; dando una rapidissima scorsa ad alcuni post ho notato che non è cambiato nulla. Di seguito posto il Rosso e Il Nero di Alessandro Fugnoli che mi sembra tornato agli antichi splendori intellettuali degli esordi. "A.Fugnoli: Il Rosso e il Nero - Vendere case e comprare azioni Si dice che sia colto chi ha dimenticato molto. Sui mercati vale ogni tanto la regola per cui fa meglio chi riesce a dimenticare alcuni capitoli dei libri di testo di economia studiati in gioventù. Da anni non vale (quasi) più che chi svaluta imbarca inflazione. Non vale più (molto) che il pieno impiego porta inflazione. Non vale (assolutamente) più che i paesi in rapido sviluppo hanno un disavanzo delle partite correnti da finanziare importando capitali (è esattamente il contrario). Non vale (quasi) più che il petrolio che triplica di prezzo provoca recessione e inflazione. Non vale più (per ora) che la crescita dell’offerta di moneta fa salire l’inflazione. Non vale più (a tutt’oggi) che l’asset inflation tracima inevitabilmente in inflazione al consumo. Non vale (praticamente) più che una curva dei rendimenti invertita preannuncia recessione. Non vale più (rituale apotropaico) che una recessione degli Stati Uniti diventa automaticamente recessione globale. Non vale più (stesso rituale) che una feroce recessione dell’edilizia anticipa invariabilmente una recessione tout court. Il “non vale più” più interessante in questo momento è però quello per cui, nel mondo ideale dei libri di testo, i prezzi delle case e quelli delle azioni si muovono nella stessa direzione. Le azioni scontano il flusso degli utili futuri al tasso atteso. Le case scontano il flusso degli affitti futuri al tasso atteso. Tra case e azioni non c’è una differenza ontologica. Succede però che da qualche anno questa regola, per periodi lunghissimi, si è completamente capovolta. La nostra tesi è che stiamo entrando di nuovo in un periodo di questo tipo. Dal marzo del 2000 al marzo del 2003 l’SP 500 è passato da 1527 a 797. E’ sceso cioè del 48 per cento. Nello stesso identico periodo l’indice SP/Case-Shiller, che calcola i prezzi delle case nelle 20 principali aree metropolitane degli Stati Uniti, è cresciuto del 40 per cento. Le ragioni di questa spettacolare correlazione inversa sono tante, ma una emerge su tutte. Per mitigare il crollo della borsa e i suoi effetti recessivi la Fed ha abbassato i tassi dal 6.50 all’uno per cento, alimentando consapevolmente l’inflazione immobiliare (e le costruzioni). Per attutire lo scoppio di una bolla ne ha creata un’altra. Oggi immobiliare e borsa si trovano in una situazione inversa rispetto al marzo 2000. Allora la borsa era straordinariamente cara. L’immobiliare, per contro, pur essendo in ripresa da qualche tempo risentiva ancora della crisi delle Savings and Loans dell’inizio degli anni Novanta e aveva valutazioni ragionevoli. Oggi è invece l’immobiliare ad essere in bolla, mentre le borse hanno valutazioni ancora ragionevoli. Che l’immobiliare sia in bolla lo dice il fatto che il suo valore è di 1.7 volte il Pil (è un rapporto che vale grosso modo tanto per gli Stati Uniti quanto per il mondo nel suo insieme). Fino al 2000, storicamente, il valore dell’immobiliare non aveva mai superato 1.2 volte il Pil, più o meno come l’azionario (che si trova oggi a questo livello). Non viene in mente nessuna ragione convincente che giustifichi la forbice che si è creata in questi anni. Se è così, è ragionevole supporre che l’1.7 dell’immobiliare e l’1.2 dell’azionario si incontrino, di qui a qualche anno, a metà strada, dando vita a un’altra lunga fase di correlazione invertita, ma di segno opposto rispetto ai primi anni Duemila. Non solo (e qui viene la parte più interessante). Più veloce sarà la caduta delle quotazioni immobiliari negli Stati Uniti, più la borsa sarà chiamata a compensarla muovendosi nella direzione opposta o, quanto meno, rimanendo storicamente impassibile di fronte al bear market delle case. La crisi di agosto ha preoccupato la Fed per due ragioni. La prima, il congelamento del mercato dei crediti, è in via di rapida risoluzione. La seconda, quella di cui Greenspan ci parla tutti i giorni nelle presentazioni del suo libro (interessante, ben scritto e per niente noioso), è che la crisi dei mutui può accelerare il bear market immobiliare, che a sua volta può portare a una contrazione dei consumi e a una recessione. Studiando la funzione di reazione della Fed alla crisi di agosto (giù i tassi e giù il dollaro) si può concludere che tanto più veloce sarà la discesa delle case tanto più veloce sarà la discesa dei tassi e del dollaro. Tanto più scenderanno i tassi e il dollaro, tanto più salirà (o resisterà stoicamente) l’azionario. Naturalmente vale anche il contrario. Se, come tutti ci si augura, il bear market immobiliare sarà lento e morbido, allora i tassi e il dollaro scenderanno poco e l’azionario salirà meno. Questo programma, attenuare lo scoppio di una bolla creandone un’altra, è ovviamente complesso e fa nascere nuovi problemi, che adesso andremo a vedere, ma, a grandi linee, sembra non solo verosimile, ma già avviato con pieno impulso. Il primo vincolo è naturalmente l’inflazione. Non sarà più così vero che svalutare fa imbarcare inflazione e sarà anche vero che si può reflazionare (tagliando i tassi) senza spingere troppo i prezzi, ma bisogna stare attenti. In questa fase matura dell’espansione l’inflazione è facilmente infiammabile e, come dice Greenspan, si rischia molto più di qualche anno fa di non riuscire più a riacciuffarla. Per fortuna, sull’inflazione, c’è una finestra di opportunità di due-tre trimestri per la quale dobbiamo ringraziare la politica restrittiva dell’ultimo anno e mezzo. A un certo punto del 2008, tuttavia, la Fed e la Bce dovranno però riprendere a parlare d’inflazione, pena una perdita di credibilità. Quando lo faranno i mercati azionari e l’euro (soprattutto se nel frattempo saranno saliti) si spaventeranno e correggeranno velocemente. La volatilità è assicurata. Il secondo vincolo è la ripartizione del peso della svalutazione del dollaro tra Europa e Asia. Con il ritorno della voglia di rischiare il carry trade è ripreso alla grande sulle valute emergenti (e passi) e sullo yen (e qui c’è da ridire). Dal canto suo il renminbi fa il pesce in barile, sta fermo contro dollaro e quindi svaluta (ripetiamo, svaluta) contro euro. E’ una situazione di cui l’Europa non puà essere entusiasta, e infatti non lo è. Per il momento sono i politici a rumoreggiare, mentre la Bce sopporta in nome della lotta all’inflazione. Fra qualche mese, però, l’economia europea potrebbe trovarsi a rallentare troppo, nel qual caso sentiremo rumoreggiare anche la Bce. In sintesi, anche sui cambi esiste una finestra di opportunità per reflazionare via svalutazione del dollaro, ma anche questa finestra non resterà aperta in eterno senza effetti collaterali spiacevoli. In generale, questa ingegneria delle bolle, per quanto ben studiata non è priva di aspetti inquietanti, almeno nel medio termine. Il graduale deterioramento strutturale del quadro complessivo non è un’invenzione di Greenspan. Questa è indubbiamente una fase storica di splendida espansione globale, ma qua e là si comincia a sentire un certo affanno. Per continuare a funzionare bene è necessaria una quantità crescente di sostanze psicotrope, a volte eccitanti e a volte calmanti, Si rischia l’assuefazione e, se si sbagliano le dosi, si rischia il collasso. Nel breve, in ogni caso, una dose di reflazione è senza alcun dubbio il male minore. Operativamente sembra giusto prendere parte al processo di ricostituzione delle posizioni di rischio, ma senza strafare. Il Fomc del 30 ottobre non è a esito garantito e in questo momento i mercati sembrano invece sbilanciati nel senso dell’ottimismo. Le aree di rischio più interessanti rimangono l’interbancario a tre mesi nel monetario (la paranoia dei tesorieri è ancora forte), i prestiti per Lbo nell’obbligazionario e l’azionario (non nell’immediato, ma per fine anno e oltre). Meno interessanti la curva dei governativi e i crediti. da Il Rosso e Il Nero, settimanale di strategia. Alessandro Fugnoli è strategist di Abaxbank , Banca d'Investimento del Gruppo Credem (www.abaxbank.com). Buon week end Fortunato

 

  By: Mr.Fog on Venerdì 05 Ottobre 2007 21:54

E' andata come doveva, nel peggiore dei modi per me... Cmq siamo li e non tutto e' da buttare. Se questo e' un flat 335, beh qui mancano 5 onde a scendere. Ma tanto non e' un flat...che cavolo dico..e' la prima onda di un toro che proseguira' fino al 3010...il ROC manco si e' mosso ;-)

 

  By: gianlini on Venerdì 05 Ottobre 2007 16:59

giuseppe, sto parlando anche del rinculo di breve quello sui 5 minuti dax pre dato 8040 post dato 8080 2 minuti dopo inizia a scendere va a 8020 e dopo 10 minuti di nuovo a 8080, il forte aveva comprato a 8000, vende a 8080, ricompra a 8040 il debole compra a 8080 si stoppa a 8030, va short a 8020, si ristoppa a 8060

 

  By: giuseppe cuneo on Venerdì 05 Ottobre 2007 16:56

non c'è nemmeno più il rinculo, quel fenomeno per cui dopo il dato coloro che hanno acquistato antipicandone la positività vendono portando a casa i soldi, ---------------------------------------------------------------------- E' vero Gianlini. Ma è la caratteristica di questo mercato almeno dal settembre 2006. A parte i tre violenti storni (marzo , luglio e agosto) è scomparsa la "presa di beneficio" che faceva seguire un -0,8 / 1,0 % ad uno strappo di un + 2%. Qui , al massimo , si va flat un paio di sedute , per poi ripartire.

 

  By: Moderator on Venerdì 05 Ottobre 2007 16:55

Ogni tanto , anzi ogni poco, mi chiedo : ma se devono dare in continuazione dei dati che in continuazione rivedono dopo pochi giorni , perchè non si decidono a darli qualche giorno dopo e non se ne parla più?

 

  By: giuseppe cuneo on Venerdì 05 Ottobre 2007 16:52

Revisione al rialzo del dato new payrolls di agosto da -4.000 a +89.000. ---------------------------------------------------------------------- Beh più che dati taroccati mi sembrano molto imprecisi. Quanti mld di dollari di capitalizzazione è sfumata un mese fa per questo dato ? Cosa sarebbe successo se fosse uscito subito +89.000 o una cifra simile? Non paga nessuno ? Che polemiche avremmo avuto se fosse successo in Italia. E il fatto che nessuno dice e dirà niente di questa sottostima è segno di una società economica più consapevole o forse c'è più "democrazia" in Italia saluti GCuneo