By: defilstrok on Mercoledì 21 Gennaio 2015 16:29
Per le valutazioni bisognerà aspettare almeno lunedì. C'è troppa carne al fuoco, e sono sinceramente molto confuso.
1. C'è la questione UEM. Non funziona. Le differenze (e le rivalità) tra i paesi membri, anzi, sono vieppiù aumentate. E col passare del tempo aumenta lo stuolo di chi lo dice fuori dai denti (un anno fa, a Davos come tra i politici, si sentivano dichiarazioni assai più prudenti), mentre l'atteggiamento della Germania si è fatto di recente molto ambiguo. Può darsi che si sia giunti al punto in cui la pazienza di molti stia venendo meno.
2. La questione di cui sopra è aggravata dalle relazioni con/della Russia. Sono rapidamente cambiate, è cambiato il ruolo e la posizione di numerosi stati (vedi Turchia, Cina e India) e, in assenza di una governance estera comune, l'UE sta facendo il vaso di coccio con compiacenze filoamericane (come l'abbandono di Southstream o l'accettazione supina degli embarghi "suggeriti" dagli USA) che al momento hanno prodotto solamente un calo "monstre" delle esportazioni in Russia e futuri problemi di approvvigionamento di gas.
3. Alla luce di quelle due sole considerazioni potremmo dire che, ceteris paribus, è inevitabile aspettarsi una maggiore attrattività dell'azionario - per quanto anch'esso sia artificiosamente pompato - visto un mercato obbligazionario a rendimenti pressocché nulli e a rischio di storni che possono comportare gravi perdite in conto capitale.
4. Tuttavia la deflazione c'è. E qualsiasi cosa si inventino domani, non la piegheranno. Dopo anni trascorsi a trasferire risorse dai redditi al capitale, ora la deflazione sta restituendo un po' di potere d'acquisto ai consumatori, ma lo fa rubando margini alle imprese. E, comunque, il tasso di occupazione (e quindi di consumo) rimane sproporzionatamente basso rispetto all'offerta.
5. La confusione aumenta, poi, cambiando punto di osservazione. Negli USA come in Germania è vero che la crescita è stata prodotta a scapito dei salari, ma è comunque vero che, almeno finora, c'è stata. E questo fa una differenza non da poco. Da quando vivo all'estero, ad esempio, la mia view sui mercati è diventata un po' meno ribassista. In Spagna, ad esempio, sto vivendo/vedendo cose incredibili. Il Paese si stima che possa crescere quest'anno del 2% (per tirare fuori un dato del genere in Italia bisogna tornare indietro di quanto tempo?). Hanno risolto la crisi bancaria con efficacia; c'è una spesa pubblica (non quella della burocrazia, ma quella delle infrastrutture) quotidianamente tangibile; in Italia leggo di partite IVA triplicate in regimi minimi ("ma Renzi ammette l'errore e si impegna a riparare"); in Spagna il 2 gennaio hanno abbassato le aliquote di due punti; in Italia il 1° gennaio hanno aumentato - come al solito - le tariffe autostradali; in Spagna il 2 gennaio (e senza titoloni in prima pagina) hanno ridotto le tariffe dei trasporti del 10%. Questi esempi solo per dire che, a non essere così pessimisti come è inevitabile che si sia vivendo in Italia, dall'azionario si può ancora "ricavare del buono", mentre l'obbligazionario è appeso a un filo. Ma è pur vero che il contesto deflazionistico gli offre protezione (agli esempi che ho fatto per la Spagna ne aggiungo un altro: la Punto da noi non la paghi meno di 10.000 euro, mentre le TV spagnole la pubblicizzano a 7.000).
6. Concludendo: credo che ci sia bisogno di una gran purga, dentro e fuori dai mercati. Così potremo pure continuare per un po', ma sarà comunque un blade running.
Altre osservazioni, a 'sto punto, ce le scambieremo dopo BCE e Grecia