GRECIA (Bond e Default)

 

  By: cisha on Giovedì 22 Dicembre 2005 11:10

No! avrebbe dovuto per innalzare il ruolo della politica finalmente....invece di continuare a detenerlo e calpestarlo ripetutamente. Che cosa è la politica se non mediazione, dialogo fra gli opposti, raggiungimento del benessere e della integrazione sociale?? Cosi dovrebbe avvenire in politica internazionale fra le nazioni specialmente fra nazioni consanguignee. Cmq la colpa a nostra (parlo dei risparmiatori) che ancora una volta si sono fatti fregare.

 

  By: Moderator on Giovedì 22 Dicembre 2005 10:54

Avrebbe dovuto almeno per motivi di politica interna elettorale ;come del resto è stupido ed irritante mostrare il fianco all'opposizione riducendo a metà le pene detentive per falso in bilancio.

 

  By: cisha on Giovedì 22 Dicembre 2005 10:46

Per riagganciare anche questo discorso a proposito della professionalità (scarsa) dei private già postato in altro topic....fu proprio il private della popolare di lodi che ci rifilò i bidoni dei bond Argentina per i quali questa banca verrà prossimamente da noi citata in tribunale. Ma a proposito di argentina (da scrivere in lettere minuscole per sempre così come la banca suddetta) vi siete mai chiesti come mai è nato il GICAB????? Io credo che sia per una pura e semplice azione di copertura ad effetto illusorio per i poveri risparmiatori e per una elusione delle responsabilita nette ed incorntrovertibili di quasi tutte le banche. Io credo che una nazione seria e che crede di stare fra le potenze industrializzate mondiali avrebbe dovuto muoversi a livello politico.

Che cosa è che preoccupa anche i tori ? - gz  

  By: GZ on Giovedì 22 Dicembre 2005 00:57

Che cosa è che preoccupa anche i tori ? Ad esempio il fatto che anche quest'anno, come nei quattro anni precedenti, le obbligazioni dei paesi emergenti hanno reso un 10% nonostante il boom economico. Nel 2005 che sta chiudendo i bonds emergenti hanno reso il +9.5% e negli ultimi 3 anni un +16% medio ANNNUO !!! Questo significa ovviamente che i tassi di interessi pagati da paesi emergenti sono calati drasticamente (perchè il reddito fisso renda un 16% occorre che i prezzi dei bonds salgano no ? Il che avviene quando i tassi scendono) Quello che succede è che i tassi di interesse pagati da paesi emergenti sono quattro anni che calano nonostante un boom economico storico. Dalla Turchia al Brasile al Messico alla Cina all'India, tutti sono crescutu dal 5 al 10% medio annuo come PIL e allo stesso tempo il loro reddito fisso ha reso il 16% annuo medio. Incredibile... mai successo prima. Di norma quando il PIL sale dal 5 al 10% medio annuo i tassi di interesse SALGONO e le obbligazioni non rendono certo il 10% anzi perdono perchè il boom economico significa anche più inflazione. Quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre o quattro anni per i paesi emergenti è stato un vero paese di Bengodi in cui si guadagnava su tutto (Tra parentesi: se avete in portafoglio un fondo obbligazionario quanto vi ha reso ?....)

 

  By: GZ on Venerdì 09 Dicembre 2005 17:27

non so tutto o anche solo metà sui bonds dei vari paesi emergenti, brasile, turchia, messico, sudafrica.... ma seguo un poco le valute principali e come dicevo due giorni fa mi sembra che si possano vendere al ribasso il Peso Messicano, simbolo MXP, di cui parlavo (male) comincia a scendere

la storia dei bond argentini "Patacones" - gz  

  By: GZ on Martedì 28 Ottobre 2003 15:46

L'anno scorso ho raccontato la storia dei bond argentini "patacones" creati apposta per pagare gli stipendi degli impiegati pubblici di alcune provincie Secondo me è andata così: dato che molti sono di origine italiana in argentina quando hanno deciso di emettere questi bonds regionali hanno voluto usare un nome che nel caso poi di bancarotta gli consentisse di andare in tribunale e dire : ".. ma noi vi avevamo avvertito prima ! no... magari non avevamo scritto nel prospetto che avevano un rischio di default altissimo, ma li abbiamo chiamati apposta "patacones" per fare capire che erano una bufala, più di così cosa dovevamo fare ? "Patacones".. se poi voi li comprate lo stesso cosa ci possiamo fare ?...".

 

  By: pomponazzi on Martedì 28 Ottobre 2003 15:19

I patacones sono buoni creati dall'amministrazione regionale per il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, soprattutto poliziotti e professori. La creatività letteraria della classe insegnante è di un livello particolarmente modesto in Argentina...

 

  By: pana on Lunedì 27 Ottobre 2003 23:44

e i patacones che sarebbero? se sono bond scrivo subito a Panariello..e la battuta del secolo..." ma dico io uno che investe in patacones... poi si arrabbia pure se non gli danno i soldi indietro" ?? ahahahahah

U.S. Navy Ridiculed Over Picture Of Commander With Rifle; 'We're Going To Lose A War' | Viral - YouTube

I bond di provincia sono i migliori (a Buenos Aries) - giuseppe cuneo  

  By: giuseppe cuneo on Lunedì 27 Ottobre 2003 19:52

Può essere una buona idea o forse una bufala . Ai posteri l'ardua sentenza: Io ho venduto tutti i bond Argentina, metà prima del famoso annuncio di Dubai e il retso 10 giorni dopo. ....e li ho swichati con le provincia di Buenos Aries. Ora vedo che le "Argentina " finalmente scendo dai 30 cent che irrealisticamente continuavano a quotare e si trascinano anche le Provincia. Potrebbe essere un'occasione d'acquisto. Come ho scritto in un precedente post ad Agosto la provincia ha nominato Citicorp come advisor per la rinegoziazione e dovrebbe attuarla a cavallo della fine anno . i numeri sono di 7,9 miliardi di dollari di obbligazioni compresi i patacones su 50 del pil 2003 (quindi situazione molto meno drammatica della repubblica argentina) 4 sono con l'estero e 2 in euro. L'ultimo proclama del governatore (rieletto) parlava di allungo delle scadenze (sono tutti 2004-2006) e taglio del 30% delle cedole (intorno ora al 10%). I bond ora quotano intorno ai 33-35. E' chiaro che c'è il rischio che possano provare un colpo tipo Rep Argentina, ma se Stock e company resistono la provincia, che ha bisogno di credito e non ha prestiti del FMI, dovrebbe scendere a più miti consigli. saluti GCuneo

Bond Argentina - gz  

  By: GZ on Martedì 21 Ottobre 2003 16:48

La cosa impressionante è che nonostante le condizioni siano ora favorevoli come non mai per ottenere credito sui mercati internazionali come tutte le settimane cerco di documentare qui e nonostante l'Argentina sia in realtà un paese "ricco" (come risorse sicuramente più dell'Italia) il suo governo insiste demagogicamente a non pagare 60 miliardi di euro di debiti sugli 87 che deve ai risparmiatori esteri. Non è mai successo che si offrisse di pagare solo il 25% del valore del debito sottoscritto, solo in caso di guerra civile o guerra di qualche genere si è condonato quasi tutto oppure per paesi come il Burkina Faso. Persino l'Iraq al momento deve tutto il suo debito. E specialmente ora che i tassi di interesse sono i più bassi nel mondo degli ultimi 40 anni per cui non si può proprio dire che l'argentina sia "vittima" di qualche fenomeno internazionale (se non della propria corruzione e caos). Il bello è che nessuno dice niente a livello istituzionale in paesi come l'Italia dove ci sono 400 mila persone che stanno perdendo un totale di circa 10 miliardi di euro. Il governo italiano zitto, banca d'italia e istituzioni varie e i partiti sono indifferenti (si sono solo preoccupati di dare il voto agli italiani che da 30 anni abitano in argentina). Se si parla di debito si menziona solo il fatto che anche l'italia deve condonare i debiti verso questo o quel paese emergente. ------Dopo l’offerta al Fondo monetario per appena il 25% del valore del debito sottoscritto ------- (msideri@corriere.it ) «Bond argentini, il capitale va rimborsato tutto» Richiesta dell’Associazione bancaria italiana a Nielsen, negoziatore di Buenos Aires che domani sarà in Italia MILANO - In tasca al segretario alle Finanze argentine Guillermo Nielsen atterrato in Europa per il suo road-show con tappa oggi a Francoforte e domani a Roma c’è una lettera chiara: non ci interessa una visita consultiva perché la proposta di ristrutturazione del debito lanciata a Dubai è inaccettabile. Ci aspettiamo un negoziato e la nostra condizione minima è la difesa del 100% del capitale nominale e una scadenze inferiore ai 20 anni. Nicola Stock, presidente della Task force argentina voluta dall’Abi, ha preparato in questa maniera il campo per l’incontro di domani. Ripetendo che le tre proposte di rimborso, che finanziariamente corrispondono tutte a salvare il 25% del capitale, non stanno né in cielo, né in terra. Anzi. «Abbiamo fatto due conti - ha detto ieri Stock - e la proposta lanciata dal ministro dell’Economia Roberto Lavagna, considerando anche i 12 miliardi di interessi pregressi non pagati, corrisponde effettivamente al 15% del capitale». Il viaggio di Nielsen, che nel duo formato con Lavagna fa la parte della "colomba", ha avuto una larga eco in Argentina. Durerà una settimana e porterà il segretario anche a Zurigo (venerdì) e a Londra (sabato). Domani a Roma ci potrebbe anche essere un incontro con il presidente Consob Lamberto Cardia. L’ambasciata argentina ha contattato l’organismo di sorveglianza e sta tentando in queste ore di organizzare il colloquio. Dopo Londra, Nielsen salirà su un altro aereo per la cattedrale della finanza, Wall Street. Ma è l’Italia il paese che concentra il maggior numero di risparmiatori privati: il 15,6% degli 87 miliardi di dollari di debito in default, il più grande nella storia di un Paese sovrano. E Stock, vede la sua posizione contrattuale rafforzarsi sempre più. Nell’ultimo mese all’Abi sono arrivate altre 50 mila deleghe di risparmiatori, facendo salire a 450 mila gli obbligazionisti rappresentati, per un totale di 13,5 miliardi. Inoltre Stock, dopo l’entrata della Germania nel suo club internazionale per la ristrutturazione, sta trattando con la Svizzera (8-9 miliardi di euro) e con il Giappone (2,9 miliardi). In pratica, il club dei risparmiatori privati si siederebbe al tavolo delle trattative con un monte crediti più alto di quello che ha il Fondo monetario, la Banca mondiale e la banca Interamericana (21 miliardi in tutto). Il Clarin , il principale quotidiano argentino, nella sua versione online riconosce che per Nielsen il viaggio non sarà facile: dovrà convincere tutto il mondo che, se l’Argentina avrà un po’ di respiro, potrà crescere nel 2003 al 7%. Ma Nielsen sa anche che in gioco c’è la credibilità internazionale di Buenos Aires: la Russia, dopo il crac del ’98 e l’insolvenza sui propri debiti, ad oggi non ha ancora emesso nuovi titoli sul mercato dei bond.

L'alluvione dei soldi che affligge i Paesi Emergenti - gz  

  By: GZ on Venerdì 17 Ottobre 2003 12:08

L'alluvione della liquidità internazionale sta raggiungendo qusto ottobre livelli mai visti da metà degli anni '90 (leggere sotto il pezzo di Dow Jones che ho copiato). Tutti i paesi emergenti senza eccezioni sono inondati di capitali e pagano per indebitarsi ora meno di quello che pagava l'Italia nel 1994 o 1995. Il mese di ottobre era famoso per le crisi finanziarie e per questo le borse perdevano tradizionalmente in ottobre, basta ricordare la crisi dell'Asia in settembre-ottobre del 1997 o quella dell Russia e del fondo LTCM in settembre-ottobre del 1998. Quest'anno è il contrario: per il debito dei paesi emergenti è una festa continua e c'è la gara a pagarlo sempre di più (e quindi a fare scendere i rendimenti ai livelli più bassi degli ultimi 5 o 10 anni). Il problema è l'opposto, arrivano tanti soldi nei paesi emergenti che i loro tassi di cambio rischiano di apprezzarsi troppo per cui i loro governi sono preoccupati che il flusso di denaro sia eccessivo e surriscaldi le loro economie e soprattutto il cambio La Thailandia due giorni fa ha messo dei controlli ai capitali PER IMPEDIRE LORO DI ENTRARE NEL PAESE (non per impedire di uscire!!!).

 

  By: GZ on Venerdì 17 Ottobre 2003 03:16

=DJ Emerging Market Debt Issuance Moves Into Overdrive By Mike Esterl DOW JONES NEWSWIRES The floodgates for emerging market debt officially have opened. Venezuela issued $470 million in international bonds Thursday, the same day that the Philippines put the finishing touches on a $1.05 billion overseas deal in what is shaping up as a very busy fourth quarter. Just Wednesday, Brazil sold $1.5 billion in foreign debt to investors, following in the wake of Mexico's $1 billion placement last week. China, meanwhile, has launched a roadshow to market an estimated $1.5 billion in overseas bonds, its first such placement in more than two years. "Everyone is targeting the market," said Jeremy Brewin, a portfolio manager who oversees about $220 million in emerging market debt investments at Morley Fund Management in London. Governments from Manila to Mexico City are moving quickly to take advantage of cheap financing that's being fueled in large part by loose monetary policy and rock-bottom interest rates in developed economies. Emerging market bonds are trading at a premium of less than 450 basis points over U.S. Treasurys, the narrowest spread in more than five years. Even before Thursday's placements, sovereign issuers had placed $46.14 billion in emerging market debt so far this year, up from $26.18 billion in the like 2002 period, according to Dealogic, a data provider. Market participants say Bulgaria, Colombia, Panama, Peru and Turkey are among the long list of countries that could bring new deals to international capital markets before the end of December. Brazil, shut out from capital markets for most of 2002, could still issue some debt in yen or euros before the end of the year, they add. Some portfolio managers already are growing more selective because of falling yields in the famously volatile asset class - and also starting to wonder whether the rising supply could eat into near-term profits. Mohamed El-Erian, who oversees $12 billion in emerging market debt investments at Pimco, said his fund passed on the latest offerings from Venezuela and the Philippines. "It would not surprise me if this amount of issuance that is taking place puts a temporary halt on the very strong rally that we've seen," added El-Erian, who's based in Newport Beach, California. Investors who benchmark their holdings against J.P. Morgan's Emerging Markets Bond Index Global, which spans 31 countries, have booked a 21% return so far this year. Still, El-Erian and other market participants remain bullish over the longer term. For one thing, much of the money that is being raised now by emerging market countries is being set aside to cover next year's obligations with long-term securities. That reduces medium-term insolvency risk - and means they won't have to issue as much debt in 2004. Credit rating agencies, meanwhile, have been tripping over themselves in recent days to upgrade several major countries. Earlier Thursday, Standard & Poor's raised Turkey's junk-bond rating to B+ from B and Moody's upped China's investment-grade rating to A2 from A3. Last week, Moody's hiked Russia two notches to an investment-grade Baa3 rating, just five years after the country defaulted on its debts. More than half of the EMBI Global is now investment grade, compared with about 10% in 1998, and investors reckon more upgrades are in store as currencies across emerging markets stabilize, inflation pressures subside and current account balances swing positive. Several countries also have been able to loosen monetary policy in recent weeks amid the improving conditions, creating the conditions for robust growth that has been lacking until now. South Africa and Turkey eased policy this week, and Brazil's central bank is expected to slash its benchmark lending rate again next week. Perhaps most important, new money continues to flow into the asset class. According to Boston-based Emerging.Portfolio, the $15 billion in dedicated emerging market bond funds it tracks registered net inflows of $124 million in each of the last two weeks. Flows have been positive in nine of the past 10 weeks, and many predict that more is on the way in November and December. "So far it doesn't feel like the market supply is trying to outstrip demand," said Christian Stracke, a debt analyst with CreditSights, a fixed-income consultancy based in New York. Despite the rapid-fire issuance, investors have booked a respectable 0.8% return on the EMBI Global so far this month. Brazil raised the size of its seven-year offering by $500 million on Wednesday, backed by strong demand, andthe bond has traded higher the last two sessions even as the U.S. Treasury market swooned. According to Dealogic, emerging market corporates have issued $82.04 billion in debt so far this year - up from $63.72 billion in the like 2002 period andthe biggest tally in the past five years. Much of the issuance has come from -and is expected to continue coming from - Brazilian and Russian companies that until recently had been frozen out of international capital markets. "That is going to be a big wild card over the rest of the year: how muchBrazilian and Russian corporations are going to push the market," said CreditSights' Stracke.

gli italiani sono al terzo posto - gz  

  By: GZ on Martedì 07 Ottobre 2003 20:26

La media dei figli in america è di circa due per coppia e mi sembra impossibile che gli italoamericani siano molto sotto la media (quelli che conosco sono sopra), ma tutto il resto riportato qui sotto è vero e lo misuri tutti i giorni stando in america, ci sono milioni di italiani e stanno benone anzi meglio della media. Se vogliamo metterla in termini di gruppi etnici e di confronti economici i primi sono in America gli ebrei che sono 6 milioni e hanno un reddito pro-capite del 60% più alto della media (!!), i secondi cinesi-coreani-giapponesi e terzi siamo noi gli italiani. Gli americani di origine nord-europea (anglosassoni, tedeschi e scandinavi) sono leggermente sotto gli asiatici e gli italiani in termini di reddito pro-capite. Questa è la dimostrazione vivente del fatto che se avessimo governi meno assistenziali saremmo il popolo più ricco d'europa (sì lo so che è l'effetto serra e il conflitto di interessi sono la cosa essenziale al mondo, ma in un sito di borsa è lecito pensare alla ricchezza) In città come New York o Chicago o Boston un italiano si sente a casa tra le altre cose perchè un quarto della gente con cui hai a che fare (a meno di non vivere nei quartieri portoricani e neri) hanno nomi italiani. A new york è impressionante specialmente tra i tecnici, meccanici, elettricisti oltre che ristoratori ovviamente e poi al NYSE dove i broker sono ebrei e italiani, seguono a distanza irlandesi e anglosassoni. Sorprendentemente parecchi italoamericani hanno lontani parenti in italia e ne parlano o cercano di ricordare qualche cosa della città di provenienza anche se sono lì da inizio secolo. Anche nel linguaggio definiscono se stessi italo-americani dicendo : " .. I am Italian....". Ad esempio i tedeschi, olandesi o scandinavi anche se sono emigrati in america a inizio secolo come gli italiani non definiscono se stessi come "I am German...". Solo gli italiani, gli irlandesi e in parte gli ebrei (che però lo fanno solo se ti conoscono) si definiscono "irish" o "italian" o "jew" invece che semplicemente americano. (I messicani e i neri ovviamente avendo un aspetto riconoscibile di gruppo hanno una problematica diversa) La cosa che meraviglia però sempre è che nonostante l'america sia una seconda patria per gli italiani, con 15 o 20 milioni di persone di origine italiana e dove chi vi è emigrato ha veramente fatto fortuna, l'intellighenzia e i media italiani dedichino metà del loro tempo a sputtanare la società americana inventando balle che nessuno che vi abbia vissuto ha mai sentito. L'esempio classico è la storia che se sei povero non hai assistenza sanitaria, questo in un paese che dove tutti gli ospedali nel raggio di 300 km dalla frontiera sono presi d'assalto dai messicani che arrivano con le donne in gravidanza per farle partorire gratis negli ospedali americani e ottenere la cittadinanza

 

  By: gianlini on Martedì 07 Ottobre 2003 11:45

Gli italiani d'America divorziano poco, sono più colti della media degli statunitensi e, siccome fanno in buona parte lavori d'ufficio, guadagnano anche qualcosina in più dell'americano medio.... Sono esattamente 15 milioni e 723 mila quelli che si riconoscono come italoamericani, il 6 per cento dei 281 milioni e 422 mila abitanti sparpagliati nei 50 Stati americani. .... Gli italoamericani rappresentano il quarto gruppo etnico europeo più numeroso dopo tedeschi, irlandesi e inglesi. Ma mentre questi vanno diminuendo, gli italiani sono gli unici in notevole aumento. .Vivono quasi tutti nei centri urbani, raggruppati in 3 milioni e 948 mila famiglie, di solito hanno un unico figlio e solo nell'8 per cento dei casi divorziano, meno rispetto alla media delle famiglie americane, di cui l'11 per cento va in frantumi. Il 14 per cento, e cioè 2 milioni e 240 mila, ha un'età inferiore ai 17 anni. Il gruppo più consistente (692.739) vive a New York. Ma gli americani di sangue italico sono sparsi in tutti i 50 Stati. Perfino in Alaska, dove si sono insediati in 17.944. ... In media guadagnano 61.300 dollari all'anno, rispetto a un introito medio nazionale di 50 mila dollari annui. Riescono a ottenere lavori più remunerativi (il 66 per cento sono white collars workers , impiegati e dirigenti) grazie al fatto che dispongono di un'istruzione superiore alla media. Il 29 per cento ha conseguito un diploma. Un buon numero (7 per cento) vanta una laurea e un altro 2 per cento sta al top della società americana, insegna nelle università o svolge professioni di prestigio.

 

  By: Moderatore on Sabato 27 Settembre 2003 18:28

Primo esposto-denuncia contro le banche sul collocamento di bond argentini. A giorni alla procura di Roma. di Stefania Peveraro "MF" del 27-09-2003 Tango-causa È in arrivo il primo esposto-denuncia contro le banche per il collocamento di bond argentini. Sarà presentato da un dirigente dell’Enel in pensione esposto per 52 mila euro su bond 9,25% scadenza 2004 e per 42 mila euro su bond 9% 2005 acquistati nel novembre 2000 tramite Banca Intesa. Lo depositerà alla procura di Roma l’avvocato Angelo Castelli di Formia, esperto di difesa dei risparmiatori, visto che ha al suo attivo già circa 200 cause a favore di obbligazionisti Cirio e circa un migliaio di cause contro banche collocatrici di bond e contro lo stesso stato argentino. La proposta di Buenos Aires per la ristrutturazione del debito presentata a Dubai il 22 settembre ha lasciato con l’amaro in bocca gli obbligazionisti impigliati nel default del paese sudamericano, ai quali è stato offerto il rimborso di solo il 25% del valore nominale dei bond. Per questo, chi vuole recuperare per intero il proprio capitale si deve muovere da solo. «Le soluzioni sono due», spiega a Milano Finanza l’avvocato Castelli. «La via più immediata è quella dell’azione contro la banca che ha proposto l’investimento, se l’istituto ha omesso di seguire una serie di regole, come è il caso di Banca Intesa nell’esposto che depositerò a breve», dice Castelli, che precisa: «Se la banca era in conflitto di interesse e cioè ha venduto al cliente bond che aveva lei stessa in portafoglio, il cliente doveva firmare per accettazione l’apposito modulo, cosa che per il mio cliente non è accaduta. Il profilo di rischio deve poi essere compatibile con quello dello strumento che si acquista e nel 2000 l’Argentina non era un emittente adatto a un pensionato come il mio assistito». Nell’ottobre 1999 Moody’s abbassava infatti il rating dell’Argentina da Ba3 a B1, nel novembre 2000 lo metteva in outlook negativo e nel 2001 procedeva a una serie di downgrade fino al default a fine anno. «Per firmare un ordine di acquisto di un bond argentino bisognava dunque essere classificati dalla propria banca come clienti con profilo di rischio alto. Se così non è stato, come per il mio assistito, ci sono gli estremi per intentare una causa penale alla banca e chiedere non solo il recupero del capitale investito e degli interessi, ma anche il risarcimento del danno», precisa l’avvocato. «Se la banca si è comportata secondo le regole, si può tentare la causa al governo argentino», spiega ancora Castelli, unico avvocato in Italia ad aver ottenuto un sequestro su beni della Repubblica argentina, sequestro che però non si è ancora trasformato in pignoramento, perché la causa di merito è ancora aperta. «Altre richieste di sequestro sono state respinte, perché gli avvocati dell’Argentina avevano sollevato l’eccezione che Buenos Aires aveva tutte le intenzioni di ripagare i propri debiti», spiega Castelli, che aggiunge: «Ora, però, c’è un documento ufficiale che dice che l’Argentina ripagherà solo il 25% e quindi ci sono gli estremi per vincere le cause contro il governo del paese sudamericano e avere titolo a pignorare il flusso cedolare destinato al servizio dei bond ristrutturati».