Ritorniamo alla lira?

 

  By: gianlini on Mercoledì 08 Gennaio 2014 16:58

Fultra, mica vero che fra privati non ci si può prestare soldi ad esempio http://smartika.it/Web/ http://www.diritto.it/docs/35497-la-disciplina-giuridica-del-social-lending-o-prestito-tra-privati-tramite-internet-o-p2p "... è legalmente corretto e lecito ottenere dei prestiti tra parenti ed amici e/o conoscenti. La possibilità e liceità era implicita al sistema, ma anche dalla giurisprudenza di legittimità è arrivata una conferma formale ed autorevole: la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2404 del 2010, ha affermato che non costituiscono reato i finanziamenti mutui e prestiti fatti ad un amico e/o parente che sia una persona fisica a condizione che la erogazione sia occasionale e non diretta al pubblico indistinto. In sostanza i prestiti tra persone fisiche che siano tra loro parenti o amici sono leciti solo quando non siano fatti in modo sistematico e professionale perchè se così fosse violerebbero il D.Lgs. n. 385 del 1993 il quale prevede l'ipotesi del reato di esercizio abusivo del credito."

 

  By: fultra on Mercoledì 08 Gennaio 2014 16:55

E il mercato bellezza, e quando ne vuoi schivare le regole di soppiatto sconfini inevitabilmente nella cialtroneria. _______________________________ Il mercato 'na sega. Oggi in banca danno un interesse se va bene dello 0,25% , e se ti fanno un fido paghi un 8,50% sulla carta, che se poi calcoli spese e contabilizzazioni trimestrali e altro sali ancora. Allora se è il mercato, come dici forse mio cugino mi farebbe un 2% che è contentissimo, sarebbe 8 volte quanto piglia dalla banca. Ma lui non può prestare soldi, perché loro -gli interessati ad affittare cartamoneta altrui se non quella dei numerini sul video che è ancora peggio- hanno posto delle leggi per cui sono gli unici a poterlo fare, è il "mercato che ci hanno imposto", non "il mercato".

 

  By: gianlini on Mercoledì 08 Gennaio 2014 16:25

il dato più recente che ho trovato è questo: Riepilogando, i Titoli di Stato Italiani sono detenuti come segue: - il 30% Detentori esteri - il 10,6% da Banca d’Italia e BCE - il 42,2% da Banche, Fondi Comuni ed Assicurazioni Italiane - il 10% dalle Famiglie Italiane - il 7,2% da altri gestori Italiani solo un 30 % va all'estero (da cui scorporare i soggetti italiani etero-vestiti).... il dato per me incredibile è che Banca d'Italia e BCE posseggano tanti Titoli quanto le famiglie italiane, cioè che gente che inventa i soldi con la stampante ne possegga tanti quanti ne possiedono tutte insieme le famiglie italiane che sgobbano e lavorano duro! alla fine ha ragione Zibordi...tanto varrebbe stamparli tutti e chissenefrega

 

  By: antitrader on Mercoledì 08 Gennaio 2014 16:19

"paga qualcuno pure estraneo per tenergli a bada i soldi." Fultra, fammi capire, se tu presti soldi a tuo cugino che ne ha bisogno lo fai perche' quello (tuo cugino) ti tiene a bada i soldi? Questa faccenda che gli interessi vanno bene se a percepirli sono gli italiani e non vanno piu' bene se li prendono gli stranieri e' uno degli infiniti esempi dell'italica cialtroneria. Se era cosi' lucroso comprarsi i bot perche' allora siamo arrivati al punto che ogni famiglia italiana possiede almeno 4 bilocali? (che valgono un cazzzz!), si potevano benissimo comprare i bot no? E cosi' gli interessi restavano in tasche locali. E il mercato bellezza, e quando ne vuoi schivare le regole di soppiatto sconfini inevitabilmente nella cialtrneria.

 

  By: fultra on Mercoledì 08 Gennaio 2014 16:01

Fultra, da dove trai la convinzione che ora la composizione dei possessori di titoli di stato sia diversa da quella degli anni '90? ________________ GIanlini, non so chi detenga i titoli di stato, ma sappiamo che molti sono ancora in mano di finanzieri internazionali anche di grosso calibro,diverso dai bot della nonnina. Io trovo disgustoso che un paese vada in rovina ANCHE perché paga qualcuno pure estraneo per tenergli a bada i soldi. Uno stato non è un ente di beneficenza che per favorire la grande o piccola finanza, affama il suo popolo,fino ad arrivare alla bancarotta -che non avverrà- ma un impoverimento drastico della sua gente e della sua economia -con quello che ne consegue nel sociale- è cosa certa, al fine di favorire chi ??? Il mondo avrà un futuro dal momento che le rendite finanziarie pure saranno ridotte alla pura sopravvivenza, o meglio annullate , non dedicate allo sfruttamento ed impoverimento di intere nazioni, giocandoci contro attraverso l'arma dello spred, visto che uno Stato non può e non deve essere manovrabile e ricattabile da una banca d'affari . Diverso da chi specula sul dax o ibex con soldi propri, che se sbaglia ci rimette di suo, anzi questi farabutti CREANO le situazioni per lucrare , non che ne approfittano perché per un caso si sono create, quindi c'è una volontà di distruzione altrui alla base.

 

  By: fultra on Mercoledì 08 Gennaio 2014 15:45

E allora è RAPINA anche la tassazione IRPEF progressiva. _________________________ Ti potrei dire che RAPINA è far pagare l'IMU su uno stabile uso industriale sfitto che rende ZERO, ma che solo di manutenzione costa xyz , quindi è in partenza un DEBITO, ovvero pagare tasse su un debito è ancor più da RAPINA che pagare tasse su un reddito per quanto alte possano essere perché per assurdo fino al 99% è un affare verso il caso precedente, ma non lo dico. Io sto mettendo il dito su una delle più grosse piaghe infette che stanno facendo incancrenire questo PAESE , ma come STATO che ha dei poteri di autodifesa che il privato non ha. Direi che è la piaga maggiore e quella che ritorna a mordere finché ti annienta, quindi è un cancro che va tagliato, rimosso per sempre. Se poi ci vogliamo metterci una pezza anche una moltitudine di situazioni sballate che si trovano, giù fino alle sbucciature che ognuno si ritrova sulle mani, va bene, ma come al pronto soccorso, prima salvo il cuore del paziente per tenerlo in vita, poi ad uno ad uno risano gli organi lesi , dal più importante per la vita per finire all'unghia del mignolo, ma non confondo le priorità , per non trovarmi un paziente curato ma finito morto. Altrimenti se iniziamo ognuno a lottare per il proprio mini interesse, seppure con giusta causa , siamo perdenti ancor prima di iniziare. In fondo mica abbiamo il potere dei politici che portano avanti pure il rimborso della carta igienica con successo, è una situazione strana, il popolo, la gente, la massa, che ha più potere in assoluto se unita, è la più inerme quando agisce divisa, e loro , "loro" , lo sanno molto bene.

 

  By: gianlini on Mercoledì 08 Gennaio 2014 15:36

Fultra, da dove trai la convinzione che ora la composizione dei possessori di titoli di stato sia diversa da quella degli anni '90? dal fatto che molti hanno comprato immobili o che sono stati convinti a diversificare su fondi di investimento esteri?

 

  By: VincenzoS on Mercoledì 08 Gennaio 2014 15:16

x Fultra trattasi di RAPINA di pochi verso i molti. ----- E allora è RAPINA anche la tassazione IRPEF progressiva. Per quale accidente di ragione uno con un reddito alto e senza figli (non è il mio caso) deve finanziare la scuola dei figli degli altri? A me, degli altri, non me ne frega niente di più di quanto me ne freghi di un congolese o di un tibetano. E voglio che gli altri se ne freghino di me alla stessa maniera.

 

  By: fultra on Mercoledì 08 Gennaio 2014 14:17

io ricordo negli anni 80-90 impiegati che con le cedole dei BOT regalavano la pelliccia alla moglie, la gran parte dei pensionati usa le cedole dei titoli di stato che rinnovano con svizzera regolarità per quadrare il bilancio famigliare e aiutare figli e nipoti, ... _______________________________________ Sui titoli di stato, lo vogliamo capire che sono stati una rendita gratuita per tutti negli anni 80-90, GRATUITA, ed ora lo sono SOLO per i grandi detentori di capitali, come già più volte enunciato da mister Zibo, i TITOLI di STATO , NON_NON_NON......... devono dare interessi reali positivi , per il semplice motivo che POI i COSTI si riversano sull'intero sistema ECONOMICO, creando danni irreversibili. Debito pubblico monstre che erode anno per anno competitività e diventa come una valanga, inarrestabile, inutile perderci tempo ,cosa risaputa, ma i politici fanno finta che così deve andare. Costoro vanno castigati per crimini contro il popolo, la gente, i cittadini, usate il termine che vi pare non leda il vostro senso di appartenenza politica insita nel dna, roba difficile da cambiare, ma il succo è uno solo , trattasi di RAPINA di pochi verso i molti. Quando la massa degli italiani avrà compreso che QUESTO è il PRIMO cambiamento da apportare per incamminarsi verso la possibile strada che porti fuori dall'avvitamento economico, saremo a buon punto. Ma la vedo ancora lontana, visto che anche i nuovi (sigh) politici all'orizzonte, stanno remando contro favorendo come sempre le elites finanziarie. Solo un Uomo Forte potrebbe invertire questa rotta, ed io spero sia già nato e che abbia anche l'età per iniziare il suo che poi sarebbe il NOSTRO lavoro, ovvero il lavoro che favorisca la gente normale che non vive di politica o di tutte quelle faccende economiche e finanziarie che usano il POPOLO come schiavo. Cioè fare diventare chi lavora,chi si impegna nel CREARE posti di lavoro per altri, chi ci mette del suo rischiando, ovvero quella gente che oggi non viene più rispettata e manco considerata per il ruolo che ha svolto e svolge per creare quel PIL formato da lavoro e non da movimenti finanziari , ecco quando costoro avranno il posto che meritano nelle decisioni dello Stato, sarà un giorno di FESTA per tutto il Paese.

 

  By: gianlini on Mercoledì 08 Gennaio 2014 13:53

questo omicidio avvenuto a Torino sembra proprio una fotografia della realtà cui accennavo più sotto e a cui tante volte anche Anti si è richiamato: "ha colpito più volte con un tagliacarte (che aveva preso prima di entrare nella casa) prima Claudio Allione, 66 anni, ex impiegato Sagat; poi sua moglie, Maria Angela Greggio, professoressa in pensione di 65 anni arrivata in soccorso del marito. Infine l’ultimo delitto: Emilia Campo Dall’Orto, madre 93enne della donna incontrata al piano inferiore" "Maurizio era un bravo ragazzo. .. E poi aveva tutto quello che voleva. Non lavorava, ma aveva la casa. Gliela avevano regalata, a Torino. Sopra la villetta gliene stavano costruendo un’altra. Quando chiedeva soldi, glieli davano». «Perché di soldi ne avevano...tanti...». famiglia di impiegati, professoressa, nonna....nipote nullafacente e con già casa di proprietà....

 

  By: Trucco on Martedì 07 Gennaio 2014 15:07

GZ: "Ora Gallino si sta scatenando contro le banche e la BCE che è più radicale di Grillo, vedi il suo ultimo ("Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa, Einaudi" di cui leggi qui un estratto), ma poi dice che bisogna rimanere nell'euro e scrive cose che denunciano un poco di Alzheimer" GZ ma tu quoque dici che bisogna restare nell'euro!

 

  By: gianlini on Martedì 07 Gennaio 2014 11:27

Zibordi, anche se come enunciazione di principi il suo pezzo è splendido, non tiene però conto della realtà italiana la maggior parte dei BTP, CCT (esistono ancora?) e BOT in Italia li hanno da sempre comprati tutti, piccoli, medi e (forse meno) grandi investitori io ricordo negli anni 80-90 impiegati che con le cedole dei BOT regalavano la pelliccia alla moglie, la gran parte dei pensionati usa le cedole dei titoli di stato che rinnovano con svizzera regolarità per quadrare il bilancio famigliare e aiutare figli e nipoti, ...

 

  By: shabib on Martedì 07 Gennaio 2014 11:06

AH , L'EURO , CHE SODDISFAZIONE !!! QUANTO LO GESTISCONO BENE , 'CCI LORO !!!!!!! SOPRAVVIVERE IN GRECIA Postato il Lunedì, 06 gennaio @ 21:33:32 GMT di davide FONTE: RAINEWS.IT Case vendute a prezzi stracciati. Appartamenti riscaldati con la legna perchè non si hanno i soldi per il gasolio. Trecentomila famiglie senza energia elettrica che cenano a lume di candela. Ecco come si vive in Grecia nel 2014 proprio quando il paese sta per prendere il timone dell'Unione Europea Un appartamento di 100 metri quadri in pieno centro ad Atene in vendita a 18mila euro ma nessuno lo vuole. Non ruderi da ristrutturare, ma case pronte per essere abitate. È il panorama del mercato immobiliare della Grecia ai tempi della crisi. I prezzi delle case sono crollati del 50-70%. Nei quartieri centrali, quelli più prestigiosi, tantissimi gli appartamenti vuoti o abbandonati al degrado. Dal 2007 ad oggi le compravendite sono scese dell’80% e chi ha la fortuna di avere una casa di proprietà spesso non ha però i soldi per riscaldarla. Sopravvivere in Grecia Case vendute a prezzi stracciati. Appartamenti riscaldati con la legna perchè non si hanno i soldi per il gasolio. Trecentomila famiglie senza energia elettrica che cenano a lume di candela. Ecco come si vive in Grecia nel 2014 proprio quando il paese sta per prendere il timone dell'Unione Europea Un appartamento di 100 metri quadri in pieno centro ad Atene in vendita a 18mila euro ma nessuno lo vuole. Non ruderi da ristrutturare, ma case pronte per essere abitate. È il panorama del mercato immobiliare della Grecia ai tempi della crisi. I prezzi delle case sono crollati del 50-70%. Nei quartieri centrali, quelli più prestigiosi, tantissimi gli appartamenti vuoti o abbandonati al degrado. Dal 2007 ad oggi le compravendite sono scese dell’80% e chi ha la fortuna di avere una casa di proprietà spesso non ha però i soldi per riscaldarla. MONDO Gli effetti choc della crisi Sopravvivere in Grecia Case vendute a prezzi stracciati. Appartamenti riscaldati con la legna perchè non si hanno i soldi per il gasolio. Trecentomila famiglie senza energia elettrica che cenano a lume di candela. Ecco come si vive in Grecia nel 2014 proprio quando il paese sta per prendere il timone dell'Unione Europea Distribuzione di frutta e verdura gratis in Grecia •Crisi in Grecia, feste natalizie al buio. Di Elisabetta Casalotti 04 gennaio 2014Un appartamento di 100 metri quadri in pieno centro ad Atene in vendita a 18mila euro ma nessuno lo vuole. Non ruderi da ristrutturare, ma case pronte per essere abitate. È il panorama del mercato immobiliare della Grecia ai tempi della crisi. I prezzi delle case sono crollati del 50-70%. Nei quartieri centrali, quelli più prestigiosi, tantissimi gli appartamenti vuoti o abbandonati al degrado. Dal 2007 ad oggi le compravendite sono scese dell’80% e chi ha la fortuna di avere una casa di proprietà spesso non ha però i soldi per riscaldarla. Come nel dopoguerra ci si riscalda con la legna Nella capitale otto condomini su dieci non comprano più il gasolio. In compenso i cittadini per riscaldarsi ricorrono all’uso smodato di camini e stufe a legna, metodi di riscaldamento del dopoguerra che comportano anche molti incidenti: morti da ossido di carbonio o incendi di case e una vera e propria emergenza sanitaria dovuta all'inquinamento atmosferico. Negli ultimi giorni, infatti, a causa dei gas emanati dalla combustione della legna, lo smog nell'atmosfera di alcune città greche come Salonicco e Larissa ha superato i livelli di guardia. Cena a lume di candela Rimane il riscaldamento con l'elettricità che per molti è impossibile a causa degli alti consumi che in genere hanno le stufette. Ma c’è anche chi non ha più l'energia elettrica. Grazie al provvedimento del governo, chi non ha pagato la tassa sulla casa, il famoso "Charatsi", è stato privato della fornitura elettrica. In totale sono almeno 300mila le famiglie senza luce e ad Atene, come in altre città, non è strano vedere i commensali che cenano a lume di candela. Migliaia di bambini senza vaccini Con un esercito di disoccupati, la crisi economica si è trasformata ormai in una pesantissima crisi sociale ed esplodono le disuguaglianze. Migliaia di genitori, dopo aver perduto con il posto di lavoro l'assistenza sanitaria, sono stati costretti a non sottoporre più i loro bambini alle vaccinazioni di base. Secondo Nikitas Kanakis, rappresentante greco dell'associazione internazionale Doctors in The World “I bambini privi di assicurazione sanitaria e non vaccinati stanno correndo un grave pericolo oltre al fatto che non possono più andare a scuola perché la frequenza è subordinata alla esibizione dei certificati di vaccinazione”. Restituite migliaia di targhe auto per non pagare la tasse Ma non basta. Poco prima di Capodanno migliaia di automobilisti si sono messi in fila davanti agli sportelli della motorizzazione o del fisco per riconsegnare le targhe dei loro veicoli ed evitare così di pagare la costosa tassa di circolazione per l'anno prossimo, imposta che supera i 1.000 euro per le macchine di lusso. Solo nel 2013 sono state riconsegnate le targhe di ben 70mila veicoli. Del resto i redditi dei lavoratori greci, come confermano studi condotti dai maggiori sindacati ellenici, sono diminuiti di circa il 40% dal 2009 mentre, secondo i rivenditori di auto, dallo stesso anno sono state riconsegnate le targhe di almeno un milione di autoveicoli. La Grecia al timone dell'Ue Con l’arrivo del 2014 si apre anche il turno di presidenza greca dell’Unione Europea. Un semestre durante il quale si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (previste a maggio), sulle quali incombe il fantasma dell'avanzata dei populisti e nazionalisti contrari all'euro ed all'Europa. In recessione profonda dal 2009, con il miraggio finalmente di una lieve ripresa nel 2014, sotto assistenza finanziaria dal 2010, la Grecia spera che l'anno che si apre sia quello della svolta. Il premier Antonis Samaras, in un discorso alla nazione, si è detto sicuro che nel 2014 Atene potrà uscire dal programma di aiuti Ue-Fmi. Programma grazie al quale la Grecia ha ottenuto aiuti per 240 miliardi di euro, a prezzo di tagli, sacrifici, ricette lacrime e sangue che hanno esasperato la popolazione. Disoccupazione al top e un buco di bilancio da 1,4 mld "Non ci sarà bisogno di nuovi prestiti e nuovi accordi di salvataggio" ha garantito il primo ministro, che vorrebbe emulare il successo irlandese, uscita nei giorni scorsi dal programma di assistenza avviato a dicembre del 2010. Ma la Grecia non è l'Irlanda e domina a Bruxelles come in altre capitali europee lo scetticismo sulla reale capacità di Atene di farcela nei prossimi mesi. Come dimenticare gli altri numeri che pesano sulla ripresa della Grecia: un debito pubblico che si avvicina al 170% del Pil ed una disoccupazione che ad agosto era del 27,3% (del 58% quella dei giovani sotto i 25 anni). Resta poi il problema del 'buco' da 1,4 miliardi di euro nel bilancio del 2014 riscontrato dalla troika Ue-Bce-Fmi che dovrebbe tornare in Grecia a metà del mese prossimo, il 13, per poter dare il via libera ad una nuova tranche di aiuti a fine gennaio. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/sopravvivere-Grecia--b51e7c7b-2739-4d45-be8a-8ee9e485aa86.html#sthash.vVm0YcXB.dpufMONDO Gli effetti choc della crisi Sopravvivere in Grecia Case vendute a prezzi stracciati. Appartamenti riscaldati con la legna perchè non si hanno i soldi per il gasolio. Trecentomila famiglie senza energia elettrica che cenano a lume di candela. Ecco come si vive in Grecia nel 2014 proprio quando il paese sta per prendere il timone dell'Unione Europea Distribuzione di frutta e verdura gratis in Grecia •Crisi in Grecia, feste natalizie al buio. Di Elisabetta Casalotti 04 gennaio 2014Un appartamento di 100 metri quadri in pieno centro ad Atene in vendita a 18mila euro ma nessuno lo vuole. Non ruderi da ristrutturare, ma case pronte per essere abitate. È il panorama del mercato immobiliare della Grecia ai tempi della crisi. I prezzi delle case sono crollati del 50-70%. Nei quartieri centrali, quelli più prestigiosi, tantissimi gli appartamenti vuoti o abbandonati al degrado. Dal 2007 ad oggi le compravendite sono scese dell’80% e chi ha la fortuna di avere una casa di proprietà spesso non ha però i soldi per riscaldarla. Come nel dopoguerra ci si riscalda con la legna Nella capitale otto condomini su dieci non comprano più il gasolio. In compenso i cittadini per riscaldarsi ricorrono all’uso smodato di camini e stufe a legna, metodi di riscaldamento del dopoguerra che comportano anche molti incidenti: morti da ossido di carbonio o incendi di case e una vera e propria emergenza sanitaria dovuta all'inquinamento atmosferico. Negli ultimi giorni, infatti, a causa dei gas emanati dalla combustione della legna, lo smog nell'atmosfera di alcune città greche come Salonicco e Larissa ha superato i livelli di guardia. Cena a lume di candela Rimane il riscaldamento con l'elettricità che per molti è impossibile a causa degli alti consumi che in genere hanno le stufette. Ma c’è anche chi non ha più l'energia elettrica. Grazie al provvedimento del governo, chi non ha pagato la tassa sulla casa, il famoso "Charatsi", è stato privato della fornitura elettrica. In totale sono almeno 300mila le famiglie senza luce e ad Atene, come in altre città, non è strano vedere i commensali che cenano a lume di candela. Migliaia di bambini senza vaccini Con un esercito di disoccupati, la crisi economica si è trasformata ormai in una pesantissima crisi sociale ed esplodono le disuguaglianze. Migliaia di genitori, dopo aver perduto con il posto di lavoro l'assistenza sanitaria, sono stati costretti a non sottoporre più i loro bambini alle vaccinazioni di base. Secondo Nikitas Kanakis, rappresentante greco dell'associazione internazionale Doctors in The World “I bambini privi di assicurazione sanitaria e non vaccinati stanno correndo un grave pericolo oltre al fatto che non possono più andare a scuola perché la frequenza è subordinata alla esibizione dei certificati di vaccinazione”. Restituite migliaia di targhe auto per non pagare la tasse Ma non basta. Poco prima di Capodanno migliaia di automobilisti si sono messi in fila davanti agli sportelli della motorizzazione o del fisco per riconsegnare le targhe dei loro veicoli ed evitare così di pagare la costosa tassa di circolazione per l'anno prossimo, imposta che supera i 1.000 euro per le macchine di lusso. Solo nel 2013 sono state riconsegnate le targhe di ben 70mila veicoli. Del resto i redditi dei lavoratori greci, come confermano studi condotti dai maggiori sindacati ellenici, sono diminuiti di circa il 40% dal 2009 mentre, secondo i rivenditori di auto, dallo stesso anno sono state riconsegnate le targhe di almeno un milione di autoveicoli. La Grecia al timone dell'Ue Con l’arrivo del 2014 si apre anche il turno di presidenza greca dell’Unione Europea. Un semestre durante il quale si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (previste a maggio), sulle quali incombe il fantasma dell'avanzata dei populisti e nazionalisti contrari all'euro ed all'Europa. In recessione profonda dal 2009, con il miraggio finalmente di una lieve ripresa nel 2014, sotto assistenza finanziaria dal 2010, la Grecia spera che l'anno che si apre sia quello della svolta. Il premier Antonis Samaras, in un discorso alla nazione, si è detto sicuro che nel 2014 Atene potrà uscire dal programma di aiuti Ue-Fmi. Programma grazie al quale la Grecia ha ottenuto aiuti per 240 miliardi di euro, a prezzo di tagli, sacrifici, ricette lacrime e sangue che hanno esasperato la popolazione. Disoccupazione al top e un buco di bilancio da 1,4 mld "Non ci sarà bisogno di nuovi prestiti e nuovi accordi di salvataggio" ha garantito il primo ministro, che vorrebbe emulare il successo irlandese, uscita nei giorni scorsi dal programma di assistenza avviato a dicembre del 2010. Ma la Grecia non è l'Irlanda e domina a Bruxelles come in altre capitali europee lo scetticismo sulla reale capacità di Atene di farcela nei prossimi mesi. Come dimenticare gli altri numeri che pesano sulla ripresa della Grecia: un debito pubblico che si avvicina al 170% del Pil ed una disoccupazione che ad agosto era del 27,3% (del 58% quella dei giovani sotto i 25 anni). Resta poi il problema del 'buco' da 1,4 miliardi di euro nel bilancio del 2014 riscontrato dalla troika Ue-Bce-Fmi che dovrebbe tornare in Grecia a metà del mese prossimo, il 13, per poter dare il via libera ad una nuova tranche di aiuti a fine gennaio. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/sopravvivere-Grecia--b51e7c7b-2739-4d45-be8a-8ee9e485aa86.html#sthash.vVm0YcXB.dpuf Come nel dopoguerra ci si riscalda con la legna Nella capitale otto condomini su dieci non comprano più il gasolio. In compenso i cittadini per riscaldarsi ricorrono all’uso smodato di camini e stufe a legna, metodi di riscaldamento del dopoguerra che comportano anche molti incidenti: morti da ossido di carbonio o incendi di case e una vera e propria emergenza sanitaria dovuta all'inquinamento atmosferico. Negli ultimi giorni, infatti, a causa dei gas emanati dalla combustione della legna, lo smog nell'atmosfera di alcune città greche come Salonicco e Larissa ha superato i livelli di guardia. Cena a lume di candela Rimane il riscaldamento con l'elettricità che per molti è impossibile a causa degli alti consumi che in genere hanno le stufette. Ma c’è anche chi non ha più l'energia elettrica. Grazie al provvedimento del governo, chi non ha pagato la tassa sulla casa, il famoso "Charatsi", è stato privato della fornitura elettrica. In totale sono almeno 300mila le famiglie senza luce e ad Atene, come in altre città, non è strano vedere i commensali che cenano a lume di candela. Migliaia di bambini senza vaccini Con un esercito di disoccupati, la crisi economica si è trasformata ormai in una pesantissima crisi sociale ed esplodono le disuguaglianze. Migliaia di genitori, dopo aver perduto con il posto di lavoro l'assistenza sanitaria, sono stati costretti a non sottoporre più i loro bambini alle vaccinazioni di base. Secondo Nikitas Kanakis, rappresentante greco dell'associazione internazionale Doctors in The World “I bambini privi di assicurazione sanitaria e non vaccinati stanno correndo un grave pericolo oltre al fatto che non possono più andare a scuola perché la frequenza è subordinata alla esibizione dei certificati di vaccinazione”. Restituite migliaia di targhe auto per non pagare la tasse Ma non basta. Poco prima di Capodanno migliaia di automobilisti si sono messi in fila davanti agli sportelli della motorizzazione o del fisco per riconsegnare le targhe dei loro veicoli ed evitare così di pagare la costosa tassa di circolazione per l'anno prossimo, imposta che supera i 1.000 euro per le macchine di lusso. Solo nel 2013 sono state riconsegnate le targhe di ben 70mila veicoli. Del resto i redditi dei lavoratori greci, come confermano studi condotti dai maggiori sindacati ellenici, sono diminuiti di circa il 40% dal 2009 mentre, secondo i rivenditori di auto, dallo stesso anno sono state riconsegnate le targhe di almeno un milione di autoveicoli. La Grecia al timone dell'Ue Con l’arrivo del 2014 si apre anche il turno di presidenza greca dell’Unione Europea. Un semestre durante il quale si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (previste a maggio), sulle quali incombe il fantasma dell'avanzata dei populisti e nazionalisti contrari all'euro ed all'Europa. In recessione profonda dal 2009, con il miraggio finalmente di una lieve ripresa nel 2014, sotto assistenza finanziaria dal 2010, la Grecia spera che l'anno che si apre sia quello della svolta. Il premier Antonis Samaras, in un discorso alla nazione, si è detto sicuro che nel 2014 Atene potrà uscire dal programma di aiuti Ue-Fmi. Programma grazie al quale la Grecia ha ottenuto aiuti per 240 miliardi di euro, a prezzo di tagli, sacrifici, ricette lacrime e sangue che hanno esasperato la popolazione. Disoccupazione al top e un buco di bilancio da 1,4 mld "Non ci sarà bisogno di nuovi prestiti e nuovi accordi di salvataggio" ha garantito il primo ministro, che vorrebbe emulare il successo irlandese, uscita nei giorni scorsi dal programma di assistenza avviato a dicembre del 2010. Ma la Grecia non è l'Irlanda e domina a Bruxelles come in altre capitali europee lo scetticismo sulla reale capacità di Atene di farcela nei prossimi mesi. Come dimenticare gli altri numeri che pesano sulla ripresa della Grecia: un debito pubblico che si avvicina al 170% del Pil ed una disoccupazione che ad agosto era del 27,3% (del 58% quella dei giovani sotto i 25 anni). Resta poi il problema del 'buco' da 1,4 miliardi di euro nel bilancio del 2014 riscontrato dalla troika Ue-Bce-Fmi che dovrebbe tornare in Grecia a metà del mese prossimo, il 13, per poter dare il via libera ad una nuova tranche di aiuti a fine gennaio. Fonte: http://www.rainews.it Link: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/sopravvivere-Grecia--b51e7c7b-2739-4d45-be8a-8ee9e485aa86.html 4.01.2014 http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12763

 

  By: GZ on Mercoledì 01 Gennaio 2014 20:32

Pro­fes­sor Gal­lino è un anziano (84 anni) prof di sociologia, il più noto in Italia, scrive su Repubblica da abbu e scrive un libro all'anno. Ora Gallino si sta scatenando contro le banche e la BCE che è più radicale di Grillo, vedi il suo ultimo (^"Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa, Einaudi" di cui leggi qui un estratto#http://www.inchiestaonline.it/economia/luciano-gallino-il-colpo-di-stato-di-banche-e-governi/^), ma poi dice che bisogna rimanere nell'euro e scrive cose che denunciano un poco di Alzheimer ("...Avere una moneta meno rigida aiu­te­rebbe molto, ma uscire dall’euro è un’idea insen­sata. Il Marco sarebbe riva­lu­tato del 40%, milioni di con­tratti tra enti pri­vati e pub­blici dovreb­bero essere ridi­scussi. Ci vor­reb­bero 20 anni per farlo, entre­remmo in una spi­rale dram­ma­tica. Credo che oggi ci siano altre urgenze in Ita­lia e in Europa....") Pro­fes­sor Gal­lino, la crisi è finita? Per nulla. La Cina è un caso a parte, men­tre la situa­zione degli Stati Uniti non è affatto quella che si dipinge. L’attuale pre­si­dente della Fed, Ben Ber­nanke, ha detto che ormai il tasso di disoc­cu­pa­zione è un para­me­tro poco rap­pre­sen­ta­tivo. Infatti la disoc­cu­pa­zione effet­tiva, che com­prende sia gli «sco­rag­giati» o i part-time che vor­reb­bero lavo­rare a tempo pieno, è molto più ele­vata di quanto sem­bri. Gli Stati Uniti hanno potuto per­met­tersi di pom­pare migliaia di miliardi di dol­lari nell’economia, ma i risul­tati sono stati abba­stanza mode­sti. Il piano di ridu­zione degli sti­moli mone­tari (tape­ring, ndr.) è risul­tato meno effi­cace sull’occupazione di quanto si creda. A set­tem­bre c’è stato un calo dal 7,3% al 7,2%, ma c’è stato anche un calo dei posti di lavoro rispetto a quelli pre­vi­sti (148 mila con­tro 188 mila). Sul mer­cato del lavoro sono entrate quindi meno per­sone di quelle sti­mate. Que­sto signi­fica che il tasso di disoc­cu­pa­zione è più alto. Oltre 100 milioni di per­sone vivono in con­di­zioni di povertà, per pro­teg­gerle non basta nem­meno il sala­rio minimo che Obama intende aumen­tare a 10 dol­lari all’ora. Il sala­rio è fermo ai livelli del 1978, il che vuol dire meno red­dito per le fami­glie che hanno dovuto met­tere al lavoro tutti, nonni e figli compresi. L’ex segre­ta­rio Usa al Tesoro Law­rence Sum­mers parla di «sta­gna­zione seco­lare». Tutto fa pen­sare che riguardi anche l’Eurozona. Per un vec­chio neo­li­be­rale come Sum­mers è strano sen­tirlo rispol­ve­rare un con­cetto che ha più di 70 anni. Lui dice che senza sti­moli forti dall’esterno, una fru­strata, il sistema capi­ta­li­stico è ten­den­zial­mente pro­penso alla sta­gna­zione alla quale oggi con­tri­bui­scono molti fat­tori, dalla glo­ba­liz­za­zione alla crea­zione di nuove tec­no­lo­gie e alle delo­ca­liz­za­zioni. Ciò ha por­tato al para­dosso per cui gli Usa con­tri­bui­scono alla cre­scita della Cina ma non alla pro­pria. La sta­gna­zione carat­te­rizza anche l’Europa e allarga le dise­gua­glianze in tutti i suoi paesi. Non si dice mai che in Ger­ma­nia esi­ste una parte della popo­la­zione che ha inflitto costi umani e sociali ele­vati alla mag­gio­ranza e ne prende grandi van­taggi. In que­sto mec­ca­ni­smo ha influito nega­ti­va­mente sui bilanci degli altri paesi il suo eccesso di espor­ta­zioni. Siamo nel pieno di una sta­gna­zione che durerà molti anni per­chè non si vede bene cosa fare per uscirne. Ritiene che l’uscita dalla crisi possa avve­nire con il rilan­cio della pro­du­zione e dei con­sumi di massa iden­tici a quelli del «tren­ten­nio glo­rioso», tra il 1945 e 1973? Lo pen­sano i gover­nanti e alcuni eco­no­mi­sti che hanno sem­pre in mente il modello che ha pro­vo­cato la crisi: pro­durre di più tagliando il costo del lavoro, i salari, aumen­tando la pre­ca­rietà. Non credo a que­sta pro­spet­tiva. E se mai que­sto avve­nisse sarebbe un vero disa­stro, per­chè la crisi non è solo finan­zia­ria o pro­dut­tiva, è anche evi­den­te­mente una crisi eco­lo­gica che pro­duce la deser­ti­fi­ca­zione del pia­neta, distrugge risorse che hanno impie­gato migliaia di anni per accu­mu­larsi. Rischiamo inol­tre di essere sep­pel­liti dai rifiuti, uno dei pro­blemi pro­vo­cati dall’esplosione nel 2007 del modello pro­dut­tivo, come dimo­stra la Cam­pa­nia, che è un caso esem­plare di quanto sta accadendo. L’Ocse avverte che la cre­scita tor­nerà, ma non pro­durrà nuova occu­pa­zione sta­bile. Senza con­si­de­rare che i milioni di posti fissi bru­ciati nella crisi sono irre­cu­pe­ra­bili. Visto che la crea­zione di occu­pa­zione è la pre­messa per ogni tipo di cre­scita, come la si può finan­ziare oggi in Ita­lia e in Europa? Biso­gna ridi­scu­tere i trat­tati euro­pei e modi­fi­care lo sta­tuto della Banca Cen­trale Euro­pea, innan­zi­tutto. Non si tiene conto abba­stanza di quanto la legi­sla­zione dei nostri paesi sia for­te­mente con­di­zio­nata da que­sti trat­tati. In Ita­lia esi­stono 300 mila leggi e il cal­colo è dif­fi­cile. In Fran­cia o in Ger­ma­nia, dove ce ne sono 9 o 10 mila, si pensa che l’80 per cento di quelle in vigore siano ispi­rate dai trat­tati o dalle diret­tive. Se non si passa di lì, penso che sia molto dif­fi­cile fare poli­ti­che eco­no­mi­che che non siano quelle scon­si­de­rate fatte negli ultimi tre anni. I governi con­ti­nue­ranno a bat­tere i tac­chi e a fir­mare qual­siasi cosa che Bru­xel­les, la Bce o l’Fmi gli propongono. Nono­stante tutto il pre­si­dente della Bce Mario Dra­ghi sol­le­cita i governi a con­ti­nuare le «riforme» anche nel 2014… Così facendo non si farà molta strada per affron­tare seria­mente la crisi. Trovo scan­da­loso che il Trat­tato isti­tu­tivo dell’Unione Euro­pea e lo sta­tuto della Bce igno­rino quasi del tutto il pro­blema della nostra epoca: la crea­zione di occu­pa­zione. L’articolo 123 del Trat­tato Ue vieta alla Bce di con­ce­dere sco­perti di conto o qual­siasi forma di faci­li­ta­zione cre­di­ti­zia alle ammi­ni­stra­zioni sta­tali. È un divieto unico tra le ban­che cen­trali esi­stenti sul pia­neta, un’altra assur­dità del Trat­tato. È dif­fi­cile modi­fi­carlo a causa della con­tra­rietà dei tede­schi che attac­cano Dra­ghi. È curioso però notare che que­sto stesso arti­colo non vieta alla Bce l’acquisto dei titoli sul mer­cato secon­da­rio. Cosa che la Bce ha fatto tra il 2010 e il 2011 quando acqui­stò 218 miliardi di titoli di stato, di cui 103 ita­liani. Se lo si volesse usare, la Bce potrebbe pre­stare miliardi di euro in cam­bio dell’impegno di un piano indu­striale che pre­veda l’assunzione netta di nuova manodopera. Che cosa ha fatto Dra­ghi per la crescita? Ha pre­stato mille miliardi alle ban­che senza porre con­di­zioni. Si è reso ridi­colo quando ha ammesso di non avere la minima idea di cosa ne abbiano fatto le ban­che. In realtà que­sti soldi sono stati usati per scambi ban­cari o per acqui­stare titoli. Meno di un terzo sono andati alle imprese, ma anche in que­sto caso senza porre con­di­zioni. Senza risorse, le poli­ti­che con­tro la disoc­cu­pa­zione fatta dal nostro governo, come da tutti quelli euro­pei, sono pan­ni­celli caldi rispetto ai 26 milioni di disoc­cu­pati e ai 100 milioni a rischio di povertà in Europa. Molti eco­no­mi­sti, come la Banca Mon­diale, riten­gono che il Pil non sia più l’unico indi­ca­tore per misu­rare la cre­scita. E pro­pon­gono altri indi­ca­tori per misu­rare il tasso di svi­luppo umano. Come ren­derli vincolanti? Cam­biare para­digma pro­dut­tivo non implica solo cam­biare indi­ca­tori, com­porta una tra­sfor­ma­zione poli­tica. In que­sta fase man­cano le pre­messe poli­ti­che per rea­liz­zarla. I discorsi che i governi euro­pei fanno sull’economia, in Ita­lia come in Ger­ma­nia, sono di un’ottusità incom­pa­ra­bile. Vanno tutti in dire­zione con­tra­ria a quello che biso­gna fare, e di certo non ser­vono per rifor­mare la finanza, mutare il modello pro­dut­tivo e ope­rare una tran­si­zione di milioni di lavo­ra­tori verso nuovi set­tori ad alta inten­sità di lavoro. La crisi deve essere affron­tata in tutti gli aspetti e non solo su quello finan­zia­rio e pro­dut­tivo. Pur­troppo la discus­sione pub­blica è a zero. La «green eco­nomy», o «cre­scita verde» come la defi­ni­sce l’Ocse, rap­pre­sen­tano un’alternativa a quello che lei defi­ni­sce il «tota­li­ta­ri­smo neoliberale»? Il cam­bia­mento di para­digma pro­dut­tivo si misura anche a par­tire dalla neces­sità di rom­pere la subor­di­na­zione al cal­colo eco­no­mico di qual­siasi azione, quella che Michel Fou­cault defi­niva la «ratio» del neo­li­be­ra­li­smo. In que­sta chiave, que­ste idee potreb­bero aprire nuovi set­tori di inter­vento carat­te­riz­zati da un’alta inten­sità di lavoro. Que­sto non signi­fica creare pian­ta­gioni di cotone dove la mac­china fa il lavoro di cento brac­cianti. Biso­gna pen­sare a set­tori dove il lavoro umano è molto attrez­zato. La ricerca bio­a­li­men­tare, al di là dei fami­ge­rati Ogm, è sicu­ra­mente una di que­sti. C’è la ricerca medica, i beni cul­tu­rali. Invece di pro­durre beni di sosti­tu­zione di tipo tra­di­zio­nale, o gad­get come i cel­lu­lari, biso­gna pen­sare all’ambiente, alla scuola, ai ser­vizi pub­blici nel senso ampio del ter­mine, alla riqua­li­fi­ca­zione idro­geo­lo­gica dei nostri territori. Il caso dell’Ilva dimo­stra la dif­fi­coltà di con­ci­liare l’esigenza dell’occupazione con un modello pro­dut­tivo com­pa­ti­bile con l’ambiente e la salute. Come gover­nare quella che si defi­ni­sce una transizione? Il caso dell’Ilva è indi­ca­tivo di quello che non biso­gna fare. Ho stu­diato a lungo que­sti sta­bi­li­menti a Taranto. Quando furono costruiti rap­pre­sen­ta­rono un grande suc­cesso indu­striale, ma dove­vano essere ricon­ver­titi almeno vent’anni fa, quando la pro­du­zione side­rur­gica è radi­cal­mente cam­biata. Biso­gnava con­cor­dare con la pro­prietà una tran­si­zione, abbat­tere l’inquinamento, met­tere in grado la pro­du­zione di far fronte esi­genze indu­striali sem­pre più com­plesse. Lo hanno fatto in Ger­ma­nia, in Giap­pone e negli Stati Uniti, tranne che a Taranto. L’acciaio in sé non vuol dire nulla, ha mille carat­te­ri­sti­che diverse a seconda della desti­na­zione dei suoi pro­dotti. E ci vogliono sta­bi­li­menti più pic­coli. In que­sto modo è anche pos­si­bile aumen­tare l’occupazione. Uscire dall’euro è una rispo­sta ade­guata per con­tra­stare le poli­ti­che di austerità? Que­ste poli­ti­che sono un sui­ci­dio pro­gram­mato, ben venga qua­lun­que inter­vento per allie­viarne le con­se­guenze. L’euro è un pro­blema, ma non biso­gna farla troppo facile. È nato con gravi difetti e resta una moneta stra­niera. È una cosa da pazzi, non suc­cede in nes­sun posto al mondo. Avere una moneta meno rigida aiu­te­rebbe molto, ma uscire dall’euro è un’idea insen­sata. Il Marco sarebbe riva­lu­tato del 40%, milioni di con­tratti tra enti pri­vati e pub­blici dovreb­bero essere ridi­scussi. Ci vor­reb­bero 20 anni per farlo, entre­remmo in una spi­rale dram­ma­tica. Credo che oggi ci siano altre urgenze in Ita­lia e in Europa. ---- Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Roma-Bari, 2000. Il costo umano della flessibilità, Laterza, Roma-Bari, 2001. L’impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti, Comunità, Torino, 2001. ISBN 9788824506243 La scomparsa dell'Italia industriale, Einaudi, Torino, 2003. Dizionario di Sociologia, UTET, Torino, 2005. L’impresa irresponsabile, Einaudi, Torino, 2005. ISBN 9788806175375 (ISBN 9788806198701, edizione 2009) Italia in frantumi, Laterza, Roma-Bari, 2006. Tecnologia e democrazia. Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici, Einaudi, Torino, 2007. ISBN 9788806186784 Il lavoro non è una merce. Contro la flessibilità, Laterza, Roma-Bari, 2007. ISBN 9788842088752 Con i soldi degli altri. Il capitalismo per procura contro l'economia, Einaudi, Torino, 2009. ISBN 9788806201784 Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011. ISBN 9788806207014 La lotta di classe dopo la lotta di classe. Intervista a cura di Paola Borgna, Laterza, Roma-Bari, 2012. ISBN 9788842096726 (presentazione di) Ai Lavoratori, Edizioni di Comunità, Roma, 2012. ISBN 9788898220007 Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa, Einaudi, Torino, 2013. ISBN 9788806213404 ------

 

  By: pana on Giovedì 26 Dicembre 2013 09:11

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