La quarantena è stata un errore tragico. E i dati lo confermano, nonostante la propaganda di cui il Paese è stato ed è vittima. Niente dell'efficacia e dell'efficienza che veniva sbandierata era reale. Anzi, è avvenuto esattamente il contrario: i paesi che hanno adottato una quarantena stretta ne sono usciti malissimo. Un libro pieno di dati e statistiche ci spiega il perché : "Coronavirus. No! non è andato tutto bene", di Roberto Volpi e Eugenio Serravalle
Il più importante e noto statistico italiano che ha diretto uffici pubblici di statistica prima di dedicarsi all'attività privata nella progettazione e realizzazione di sistemi informativi socio-sanitari ed epidemiologici, è tornato in libreria con "Coronavirus. No! non è andato tutto bene", scritto a quattro mani con Eugenio Serravalle, medico chirurgo specialista in pediatria
Volpi ne ricava che i paesi che hanno adottato una quarantena stretta ne sono usciti malissimo dal punto di vista della letalità del virus.
E in Italia? Durante la quarantena coatta i numeri sono cresciuti soltanto. I contagiati sono arrivati fino a 6000 al giorno. Come i morti, fino a 800 al giorno. Alla fine della quarantena l’Italia aveva oltre 30.000 morti. E cioè il numero più alto, direttamente proporzionato alla popolazione (perché è così che si fa statistica!), al mondo. Le cose hanno iniziato a migliorare, ma post quarantena, durante certamente no. La quarantena ha aumentato la letalità del virus fortemente. E per Roberto Volpi sono i numeri ad essere esplicativi, nient'altro.
Anche perché non è vero che tutti gli stati hanno adottato il lockdown alla cinese (cit. Volpi). Il "tutto fermo" lo hanno adottato pochi paesi. Soprattutto europei. E cioè il Belgio, l’Italia, la Francia, la Spagna, in un secondo tempo il Regno Unito. E sono tutti i paesi che hanno registrato una mortalità altissima.