La causa prima del danneggiamento di alcune categorie e' stato il virus ovviamente,
la causa seconda invece son stati gli scimuniti negazionisti, no-vax, non ce n'e' covv'ddi',
e' solo un'influenza etc...etc... etc... che hanno impedito di usare il metodo cinese.
sostanzialmente i danneggiati son solo gestori e dipendenti delle attivita' ludiche quali
ristoranti, bar, palestre, barbieri etc... etc...e queste attivita' possono riprendere a pieno
ritmo solo se si fa piazza pulita del virus. Un bar o ristorante che lavora a mezzo servizio
fallisce comunque, i cinema e teatri adesso riaperti son comunque deserti. I dipendenti
delle aziende di altri settori privati, per non parlare di quelli pubblici, non han subito alcun
danno, e, incredibile a dirsi, i bilanci usciti non sono male, a volte addirittura ottimi.
Una volta tanto non e' una specificita' della cialtrneria italiana, ma riguarda tutto
l'occidente.
Cosa succede adesso? Succede quel che deve succedere, una boccata d'ossigeno
estiva e poi di nuovo il baratro, se il contagio riprende (e in autunno riprende) torni
al punto di partenza, con le suddette categorie ancora piu' logorate e 200 miliardi
di "ristori" gia' buttati nel ces.
Protestare ? E contro chi ? A conti fatti siamo di fronte a una crisi di settore cosi' come
ce ne sono sempre state anche se con modalita' piu' graduali.
Morale della favola: se siamo agli inizi di un lungo periodo in cui la gente non va piu'
al ristorante allora devi chiudere, e lo stato deve sostenere le persone non le loro
attivita' che magari sono anche oberate di debiti.
P.S. Draghi ha proposto ai colleghi europei il sussidio europeo di disoccupazione,
sostanzialmente il salario di cittadinanza. Rutte (ma non solo) si e' subito messo di
traverso, vedremo come andra' a finire.
P.P.S quattro scimuniti si son radunati a Roma per chiedere le "cure domiciliari", questo
solo per dare l'idea del numero di rimbeciliti da web che ci sono in giro. Se vuoi le cure
domiciliari non devi mica fare richiesta eh? Basta andare dal medico curante invece
che in ospedale.