Programma Economico (Tremonti, Giannino, Grillo...)

 

  By: hobi50 on Mercoledì 05 Febbraio 2014 00:59

Gianlini,ogni tanto "scarlighi" pericolosamente ... Il "signoraggio " è l'ESSENZA di ogni Istituto di emissione. Il problema è ,come sempre ,un altro. A chi vanno i frutti del signoraggio ? Quelli che credono ai "rettiliani" sostengono che vanno alle banche perché ,ad esempio in Italia,alcune banche possiedono oltre il 95% del Capitale Sociale della banca centrale. Ma se vai a vedere,ad esempio, la ripartizione dell'utile 2012 della Banca d'Italia ti rendi conto che le banche su 2500 miliardi di E. di utile ne hanno ricevuti solo 42 milioni. E già questo è una anomalia perché la FED ,che quel bugiardo di Giannini di Repubblica a Ballarò ,ha detto essere nella stessa situazione della nostra Banca d'Italia ,ha distribuito ,sempre nel 2012 ,89 miliardi di $ ( avete capito bene ...miliardi di $ ...) al Tesoro degli Stati Uniti contro poche decine di migliaia di $ dati agli azionisti( le FED regionali a loro volta controllate da banche private) . Poi c'è il "presunto " signoraggio delle banche. Qui la cosa è concettualmente più complessa. E' vero che nella produzione di moneta endogena le banche esercitano una certa forma di signoraggio. Ma ,mentre quello della Banca Centrale è a costo zero e senza limiti,quello del sistema bancario,causa il clearing serale,trova i limiti nell'interbancario (e nei finanziamenti eventuali della B.C. )oltre che essere costoso . Non è chiaro ...vabbè fatevene una ragione ... Hobi

 

  By: lutrom on Martedì 04 Febbraio 2014 19:05

Certo che esiste, il signoraggio, ma attento a non dirlo su questo forum altrimenti ti accusano di credere ai rettiliani...

 

  By: gianlini on Martedì 04 Febbraio 2014 18:22

ma allora il signoraggio esiste!!!!

 

  By: gerry10 on Martedì 04 Febbraio 2014 17:47

Sul piano strettamente formale può anche darsi che, per il solo fatto che si è provveduto con legge, il trasferimento dalle riserve pubbliche al capitale dei soci risulti legittimo, come sostiene Hobi. Tuttavia suggerirei di dare un’occhiata più attenta al documento di Bankitalia che promuove l’operazione poi condotta in porto dal Governo. Ebbene dopo che l’estensore ha ricordato, e pure con tratti di involontaria comicità su cui sorvolo, che occorre tutelare la banca centrale dalle insidie di partecipazioni troppo rilevanti e dalle pressioni politiche, ecco un passaggio stupefacente che riporto integrale: "…… è necessario modificare le norme che disciplinano la struttura proprietaria per chiarire che I PARTECIPANTI NON HANNO DIRITTI ECONOMICI SULLA PARTE DELLE RISERVE DELLA BANCA riveniente dal signoraggio, poiché quest’ultimo deriva esclusivamente dall’esercizio di una funzione pubblica (l’emissione di banconote) attribuita per legge alla banca centrale....". Dunque questi signori SANNO che i partecipanti non possono vantare diritti sulle riserve e tanto basterebbe a chiudere la questione. Invece accade che in poche righe, attraverso acrobazie dialettiche e sofismi vari, si giunga alla più plateale contraddizione del postulato originario. Davvero incredibile.

 

  By: antitrader on Martedì 04 Febbraio 2014 17:44

E mo' se ce la vogliamo ricomprare quando si torna alla lira dobbiamo pure spendere 15.000 miliardi di lire. E ci tocca pure sopportar le lagne della boldrini e somari perbenisti al grido di "che maleducati quei grillini li'!" Ma rob de matt!

 

  By: hobi50 on Martedì 04 Febbraio 2014 15:50

Purtroppo ,Gerry 10,quello che hanno fatto i LADRONI è perfettamente legale. La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico che,molto semplicemente,significa che è REGOLATO DALLA LEGGE. E la legge è proprio il Decreto del Governo convertito l'altro giorno dal Parlamento.. L'assemblea dei soci non ha i normali poteri che hanno le assemblee nel diritto privato ma ratifica solo quanto stabilito dalle Legge. Hobi

 

  By: gerry10 on Martedì 04 Febbraio 2014 15:26

E’ vero. La legge del 2005 mirava a sanare definitivamente l’equivoco circa la natura dei beni e dei profitti di Bankitalia. Il passaggio delle quote allo Stato, fattibile persino al valore delle quote sociali (forse proprio per questo avversato), avrebbe quindi scongiurato qualsivoglia velleità predatrice dei soci privati. Si tratta tuttavia di passaggi formali e non sostanziali perchè anche se i decreti attuativi di quella legge sono rimasti lettera morta, non per questo può realizzarsi una qualsivoglia appropriazione, da parte dei soci, delle riserve della Banca d’Italia. Ciò è talmente vero e accettato che fino a ieri gli utili di Bankitalia - 2,5 miliardi di euro nel 2012 - sono sempre stati ripartiti secondo le regole del 1936 e cioè il 60% allo Stato e il 40% alle riserve, al netto del modesto appannaggio riconosciuto ai soci che nel 2012 è valso la somma di 70 milioni. Poi è accaduto quello che sappiamo e che esula dalla sfera della legalità

 

  By: gianlini on Martedì 04 Febbraio 2014 13:27

il mio paragone era solo nel senso di definirne il carattere come persona, non di appartenenza politica ho già scritto altrove che io ero convinto che Bankitalia fosse di proprietà pubblica, mi sembrava così ovvio e naturale da non essermene mai realmente interessato, per cui sono d'accordo con la Meloni; il problema è che dal punto di vista della legge sembra il contrario (se io figuro come azionista della tal società, sono azionista!) e la norma che avrebbe dovuto rimediare alla situazione creatasi, mai applicata!

 

  By: gerry10 on Martedì 04 Febbraio 2014 13:01

Gianlini Al momento non mi interessa sapere delle “provenienze” della Meloni che pure potrebbero risalire al KU Klux Klan. La Meloni ha posto il problema cruciale del carattere pubblico delle riserve di Bankitalia nel mezzo di una platea vastissima di soggetti che questo principio disconosce. Mi pare una nota di merito. Tra l’altro il carattere pubblico della Banca centrale di emeisisone fu sancito proprio dal governo fascista nella legge del 1936 per cui evocare a suo discredito il “formato Mussolini” non mi pare molto pertinente.

 

  By: gianlini on Martedì 04 Febbraio 2014 12:35

Gerry la Meloni è una Mussolini in formato ridotto, ma anche lei non ha saputo spiegare perchè nessuno ha dato seguito alla legge del 2005 con la quale la proprietà di Bankitalia sarebbe dovuta ritornare in mani pubbliche, la vicenda ricorda molto il divorzio Tesoro-Bankitalia....nessuno se ne è accorto fino all'anno scorso ma la Meloni, la DeMicheli , ecc.ecc. fanno il loro interesse, guadagnare 10 mila euro al mese in tutta tranquillità sulle spalle degli italiani sono gli italiani ad essere tanto fessi di votarli e tanto deboli di carattere da non prenderli a uova in faccia

 

  By: gerry10 on Martedì 04 Febbraio 2014 12:24

Da segnalare la performance della Meloni ieri sera a “Piazzapulita” che con estrema cura e lucidità ha spiegato la truffa del decreto IMU-Banklitalia e ciò al cospetto di una platea (la deputata DeMicheli e il giornalista Battista) ottusamente orientata a proteggere la bontà del decreto. Una prestazione sorprendente per un politico che tuttavia è stata vanificata dalla consueta inerzia del conduttore, al solito più interessato a salvaguardare la pluralità degli interventi, che non la fondatezza delle tesi esposte. Serviva infatti chiarire la natura reale delle riserve di Bankitalia e cioè se devono essere intese come “private”, per cui risulterebbe del tutto legittima la ricapitalizzazione a beneficio dei soci, oppure “pubbliche”, per cui SOLO LO STATO può, eventualmente, appropriarsene. Gli sforzi della Meloni di incidere su questo aspetto chiave, sono stati neutralizzati dal solito cianciare a vuoto dei convenuti al dibattito, al culmine del quale è giunto il delirio finale della DeMicheli, fiera di aver “fatto meglio della Germania”. Pure fuorviante è stato il dibattito sulla “querelle Boldrini”. Per quanto sia giusta l’indignazione per gli attacchi incivili di internauti idioti, non è la Presidente della Camera con la sua “ghigliottina” ad aver fatto passare il decreto. La responsabilità è tutta nelle centinaia di deputati e senatori della maggioranza che si sono prodigati, per lo più inconsapevoli, a proteggere gli interessi delle lobby bancarie. Hanno deciso loro, non la Boldrini.

 

  By: shabib on Lunedì 03 Febbraio 2014 15:25

ITALIA SVENDESI AL MIGLIORE OFFERENTE .... DECRETO IMU BANKITALIA E L’ORO D’ITALIA. Scritto il 3 febbraio 2014 alle 09:54 da icebergfinanza http://icebergfinanza.finanza.com/2014/02/03/decreto-imu-bankitalia-e-loro-ditalia/

 

  By: gianlini on Lunedì 03 Febbraio 2014 15:17

l'Italia è una delle poche nazioni europee (forse l'unica?) in cui le fabbriche automobilistiche sono solo del gruppo automibilisco nazionale (FIAT) e non di gruppi esteri immagino che non sia mai stato possibile per VW, Renault, Nissan, Toyota o GM aprire fabbriche da noi (quanti senatori hanno avuto gli Agnelli nella storia della Repubblica?)...

se n'è appena andata la Fiat. La più grande azienda italiana. - Moderatore  

  By: Moderatore on Lunedì 03 Febbraio 2014 05:10

se n'è appena andata la Fiat. La più grande azienda italiana. E i dementi parlano della Boldrini offesa nella sua dignità... ^"Il governo vuole espellere l'industria". Denuncia choc dell'economista#http://www.affaritaliani.it/economia/electrolux-fiat-squinzi31012014_pg_1.html^ L'economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè, intervistato da Affaritaliani, spiega cosa sta accadendo nel caso Electrolux e nel tessuto produttivo italiano. Parla della Fiat, delle tasse Il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi ha preso carta e penna e ha scritto al premier Enrico Letta per citare il caso Electrolux come esempio emblematico dei deficit strutturali che penalizzano la competitività dell'industria italiana e denunciando "il rischio desertificazione industriale". E' d'accordo? "Più che rischiarla, direi che la desertificazione industriale è in corso. In questi cinque anni di crisi, il Paese ha perso il 23% di capacità produttiva. Il governo sta assistendo in maniera statica a una progressiva moria di Pmi e a una migrazione di grandi imprese. Ricordo che questa settimana la Fiat, che è la più grande azienda del Paese, ha appena deciso che l'Italia non sarà più casa sua, perché 'non ci sono le condizioni legali e fiscali', ha detto Marchionne, per continuare a produrre qui. Una notizia di quelle che rimangono sui libri di storia. L'ultimo rapporto Prometeia-Bocconi dice se un'azienda produce in Italia, a parità di business, con l'Imu sui capannoni industriali di fatto ha un total tax rate dell'80%. La stessa azienda, se produce fuori dai confini nazionali, ha un tax rate del 30%. Con un delta fiscale di quest'entità, nessun imprenditore è in grado di giustificarlo ai propri azionisti". E quindi? "Le imprese hanno un dovere diverso, che è quello in primis di rimanere sul mercato e poi remunerare il capitale e il lavoro. Se non sono in queste due condizioni, emigrano. Le aziende votano con i piedi". Perché? "Perché si interviene sul muscolo fondamentale di un'organizzazione che sono le risorse umane ed è la cosa peggiore che si può fare. Ma se non si ha altre alternative come si può fronteggiare il calo della redditività? Fare selezione fra gli stabilimenti e il personale è, ovviamente, un dramma, ma se la nave affonda, andiamo a picco tutti. Putroppo, i numeri del sistema Paese sono questi". Quali? "Un cuneo fiscale che è solo una parte del problema. Io parlo di total tax rate di cui fa parte anche l'Imu sui beni strumentali, tassa introdotta dallo Stato perché deve pagare chissà cosa. Azione che si basa poi su un concetto sbagliato". Quale? "Il concetto che non esiste che venga tassato presuntivamente un reddito di un capannone che non dà reddito, perché vuol dire tassare ancora prima che il bene possa creare valore aggiunto. E' un controsenso industriale. A questo punto non ci sono dubbi". Su cosa? "Il governo vuole espellere l'industria e otterrà ciò che vuole. Le decisioni parlano da sè. Le aziende se ne andranno. L'esecutivo avrà il deserto industriale". E il fenomeno della reindustrializzazione? "E' una simpatica storia di marketing. E' vero che qualche azienda sta tornando indietro, ma stiamo parlando di una quota minima del manifatturiero. Anche in America, stiamo assistendo a un ritorno dell'industrie, ma si tratta di numeri molto piccoli. Industrie, oltretutto, iper automatizzate e con tecnologie diverse ed è chiaro che di fronte al fatto che il lavoro è super tassato come lo è lo spazio fisico per fare impresa, l'imprenditore o adotta linee automatizzate che impiegano poco spazio oppure va all'estero. Sceglie Stati come la Repubblica Ceca o la più vicina Carinzia che fa ponti d'oro alle aziende italiane oppure, ancora, la Polonia dove il capitale umano è di buon livello e costa un terzo di meno rispetto al nostro. Mi spiace, ma le imprese sono apolidi: non hanno e non devono avere cioè passaporto, perché se ce l'anno finiscono per fare scelte irrazionali". Tre misure di politica industriale per arginare un fenomeno che è già esploso. Quali suggerisce? "Emigrare, emigrare ed emigrare. E' impossibile arginarlo. La classe politica non è nè intenzionata a farlo nè è capace di farlo. E' inutile suggerirlo. Vuole che citi solamente la banda larga analizzata in lungo e in largo nel rapporto Caio?". Prego... "Tutte le ricerche spiegano che il calo di produttività del sistema Paese è largamente dovuto al fatto che non si è investito in processi e in modelli organizzativi che utilizzano le tecnologie. L'Italia si è ritirata in settori produttivi a basso valore aggiunto e a bassa tecnologia. Quindi, ci siamo paradossalmente spostati più vicino alla Cina e al Terzo Mondo: lavoriamo come i cinesi, veniamo pagati come i polacchi e paghiamo le tasse come italiani. Un sistema che fa molta fatica a stare in piedi". Un processo irreversibile, dunque... "Non è irreversibile, ma in questo momento non vedo nè una volontà politica nè gli stumenti per fare alcunchè Il governo sta parlando di cuneo fiscale, ma è soltanto marketing: abbiamo un gap da recuperare rispetto ai concorrenti tedeschi che è elevatissimo. Tagliare il cuneo di un punto percentuale sembra una presa in giro". Oltre all'Inox Valley e riferendosi ai marchi e ai distretti italiani, quali altri sono a rischio implosione nel nostro Paese? "Questa settimana se n'è appena andata la Fiat. La più grande azienda italiana. E' devastante. Un accadimento che la classe politica non ha nemmeno compreso. L'amministratore delegato Sergio Marchionne l'ha detto con estrema lucidità: non ci sono le condizioni legali, non c'è cioè lo Stato di diritto, le condizioni fiscali e giuslavoristiche per mantenere il quartier generale nel nostro Paese".

 

  By: GZ on Lunedì 03 Febbraio 2014 05:08

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