By: Moderatore on Venerdì 21 Febbraio 2014 01:47
Post informativo di Paolo Cardenà. Come si è sentito, Fabrizio Barca che è direttore generale credo al Tesoro, ha detto credendo di essere al telefono con Vendola che pensa ad una patrimoniale da 400 miliardi come soluzione. Oggi la Bundesbank viene fuori con un analisi in cui raccomanda la patrimoniale per paesi come l'Italia.... ma la lista di chi ne parla è molto lunga
giovedì 20 febbraio 2014
^VE LO STANNO DICENDO IN TUTTI I MODI#http://www.vincitorievinti.com/2014/02/ve-lo-stanno-dicendo-in-tutti-i-modi.html^
Vi premetto che questo post non ha alcun merito, se non quello di elencare tutti gli annunci favorevoli all'introduzione ulteriori imposte patrimoniali che si sono susseguiti in questo periodo, o di qualche altra forma di aggressione dei risparmi.
Qualche settimana fa, Jens Weidmann, capo della Bundesbank, ha dichiarato che: "una tassa sui capitali corrisponderebbe al principio della responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà internazionale". Fonte
Come ci riporta l'ottimo sito VOCI DALL'ESTERO, la stessa Bundesbak, nel mese di gennaio, nel suo consueto Montly Report offrì un quadro molto dettagliato (e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di ricchezza privata. Nel report non mancano i suggerimenti su come far passare al meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di ricchezza interna, e sulla rapidità necessaria per il successo dell'operazione. QUI, grazie all'impagabile lavoro di VOCI DALL'ESTERO, potete trovare la traduzione di un estratto del Montly Report della Bundesnak
Personalmente, trovo che l'idea di Weidmann abbia del paradossale. Soprattutto se si considera che questo appello è rivolto ad un paese sovrano (si fa per dire), l'Italia, che, nonostante la crisi, si è dissanguato per finanziare i salvataggi degli altri paesi (banche comprese) assumendo garanzie e concedendo aiuti finanziari per oltre 55 miliardi di euro. Si, avete capito bene: 55 miliardi di euro. Mentre voi fate la colletta per comprare la carta igienica per la scuola dei vostri figli. Qualsiasi governo, degno di chiamarsi tale, si sarebbe risentito fortemente per le parole espresse da Weidmann. Ma si sa, a proposito dei nostri governanti, non è che ci sia granché da aggiungere. Andiamo oltre.
Qualche tempo prima era stata la volta del Fondo Monetario Internazionale che, nel consueto Fiscal Monitor rilanciò l'ipotesi di un prelievo straordinario del 10% sul patrimonio delle famiglie. Insomma, non un'istituzione qualunque.
Scrive il Fmi, a pagina 49 del FM, "il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum- sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito". Ovviamente, dopo qualche giorno, il FMI, resosi conto della cazzata scritta, aggiustò il tiro. Ma il senso angosciante di quanto proposto rimane comunque scolpito sulla pietra. Fonte
Ritornando ai tedeschi (qui la lista è lunga assai), nell'aprile dello scorso anno, all'indomani del prelievo forzoso sui conti correnti Ciprioti, Schaeubble commentava così la pratica utilizzata a Cipro: "Cipro dovrebbe essere ''un modello'' per futuri salvataggi nell'eurozona e sarebbe necessario che i correntisti contribuiscano quando c'e' da salvare una banca". Fonte
E anche in questo caso, sappiamo come è andata a finire la questione: il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie che sta prendendo corpo nell'eurozona, seppur con differenti peculiarità e distinzioni, in buona sostanza, replica i principi posti in essere a Cipro.
Rimanendo nel contesto dell'eurozona, la scorsa settimana, sul rito della Reuters è apparsa la notizia secondo la quale l'Unione Europea starebbe studiando i criteri e i veicoli giuridici idonei a "mobilitare" i risparmi di 500 milioni di cittadini europei per finanziare investimenti a lungo termine e rilanciare l'economia dal vuoto lasciato dal sistema bancario dopo la crisi finanziaria. Fonte
Se si tratterà di un prestito forzoso e di qualche altra forma di finanziamento su base volontaria, al momento, non è dato saperlo. Ma fidarsi della nomenclatura politica europea appare impresa assai ardua, visto lo sfascio che hanno prodotto in mezzo continente.
Abbandonando il fronte estero, concentrandosi su quello domestico, la lista dei personaggi del mondo politico ed economico è davvero sterminata. Così come lo sono anche le proposte, più o meno fattibili, avanzate dagli illustri propositori. Ci limitiamo a segnalare le più significative e degne di nota.
Qualche giorno indietro è emerso che l'ex Ministro Corrado Passera, ancor prima che diventasse ministro, nel retrobottega della banca di cui era numero uno, elaborò un piano di rilancio per l'Italia. Il piano, tra le altre cose, prevedeva un'imposta patrimoniale del 2% sulla ricchezza finanziaria e immobiliare degli italiani (escluse le prime case). Gettito stimato: 85 miliardi di euro, da pagare in 3 anni. Fonte
Da segnalare che, la patrimoniale evocata da Passera, si proponeva -di concerto con altre misure- l'abbattimento del debito pubblico, confinandolo sotto al 100% del Pil. Peccato che, nel frattempo (dal 2011), il debito sia aumentato di qualcosa come 200 miliardi di euro. Per dirla prosaicamente, una misura del genere, sarebbe equivalsa a buttare i soldi nel cesso.
Rimanendo nel mondo bancario, non deve affatto sorprendere se il numero uno di Unicredit, Ghizzoni, già un anno fa, all'indomani della "soluzione" cipriota, si era espresso favorevolmente alla confisca dei risparmi per salvare le banche. Fonte.
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
Lo scorso dicembre, Nomisma (istituto di ricerca molto vicino a Romano Prodi, essendone stato il fondatore), ipotizzò l'introduzione di una imposta patrimoniale del 10% sulla ricchezza finanziaria del 10% delle famiglie più ricche che, secondo l'istituto, deterrebbero una ricchezza finanziaria di circa 1130 miliardi di euro. Gettito stimato: 113 miliardi di euro, da corrispondere allo stato in quattro rate, dal 2014 al 2017. Fonte. Peccato che i numeri proposti dall'Istituto si scontrino con l'amara realtà, non fatalmente assai diversa da quella che si crede. E qui lo spettro è che un eventuale imposta patrimoniale sarebbe pagata anche dai piccoli risparmiatori.
La patrimoniale la vorrebbe anche l'ex Ministro Barca, che, nella telefonata con un finto Vendola di qualche giorno fa che sta facendo il giro della rete, ha affermato che la vorrebbe da 400 miliardi di euro. Noccioline, insomma. Fonte
Della stessa cifra l'avrebbe voluta anche Alessandro Profumo nel 2011 che, in un intervista rilasciata a quell'epoca al Corriere della Sera, ipotizzò una soluzione di questo genere. Fonte
Poi arriviamo a un vero e proprio esercito di personaggi che, a vario titolo, nelle forme e nei modi più fantasiosi, si dicono favorevoli all'introduzione di una simile imposta e sono (cliccando sopra i rispettivi nomi potete trovare la relativa fonte):
la Camusso, Bersani, Fassina, Vendola, Renzi, Cuperlo, Modiano, Monorchio, Bonanni, Angeletti, Civati, D'Alema, Saccomanni, Bindi, Scaroni, Guerra e Serra. Chiaramente, oltre a questi, c'è una lista assai nutrita di altri personaggi minori: politici, economisti (o sedicenti tali) e altre personalità. Ma credo che, per non dormire sonni tranquilli, sia già sufficientemente ampio il materiale proposto.
Da osservare che gli illustri personaggi sopra elencati (o buona parte di essi) con i rispettivi staff, segreterie e portaborse, sono tutti fortemente (e naturalmente) orientati ad esercitare influenze sul prossimo Governo Renzi. Che possano esercitare qualche pressione in proposito? Non lo sappiamo. Ma se è vero che pensare male si commette peccato tante volte ci si azzecca.
Quindi, concludendo, la faranno una patrimoniale? Non lo sappiamo e, cautelativamente, non possiamo di certo escluderlo. Credo che gli elementi ci siano tutti, o quasi. Anche in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, assai meno sostenibili di quanto lo fossero nel 2011.
Se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto nel prossimo futuro (minor crescita economica, fallimento di qualche banca medio grande ecc. ecc.) la possibilità che si giunga ad una soluzione di questo genere appare inevitabile, con tutto ciò che ne conseguirebbe.