Reazioni scomposte
Il Corriere ce l’ha con gli elettori e Rep augura loro l’Alzheimer
Di Lorenzo Giarelli
Le teorie psichiatriche di Elisabeth Kübler-Ross, madrina dell’analisi del lutto, si applicano alla perfezione anche all’elaborazione del voto americano sui giornali italiani. Dopo la negazione (“Trump non può vincere”, disponibile anche nella versione postuma “Trump non può aver vinto”) adesso c’è la rabbia, cioè l’insulto a qualunque cosa si muova, siano essi eletti o elettori.
Passa quasi un complimento il parallelo di Aldo Cazzullo (Corriere) tra Donald Trump e il Conte di Montecristo, visto che il futuro presidente Usa è tornato mostrandosi “più rozzo, volgare e aggressivo”. Il quotidiano della borghesia milanese gioca d’astuzia. Butta lì trappole linguistiche che passano inosservate a chi non è iniziato alla malizia. Basta prendere un titolo qualunque sui flussi elettorali: “La fuga di giovani e minoranze. L’America che ha tradito i dem”. Sottotesto: la colpa è degli elettori che hanno tradito, mica dei democratici che invece tanto si sono spesi per loro.
È Repubblica a mostrare un’acredine irrisolta. Gianni Riotta sfoggia la propria expertise sul vicepresidente J.D. Vance, liquidato nel titolo come un “cafone”. Trattasi di laureato in Legge alla Yale University, autore del best-seller Elegia americana in cui per 200 pagine tenta proprio di spiegare come nella provincia americana ci siano milioni di ragazzini dimenticati (o trattati come cafoni appena escono dal paese) che crescono senza soldi, con famiglie disastrate e con le pistole della nonna come migliori amiche. Visto che su Trump e i suoi elettori è lecito infierire senza tante remore, Repubblica si spinge oltre. La critica politica è trapassata remota, l’insulto personale inizia a essere vintage e così si sblocca il livello successivo: gli auguri della malattia. Scrive Natalia Aspesi, 95 anni, che Trump ha “78 anni, quella pettinatura tinta e ritinta male” (fin qui…, ndr) e dunque “l’età fa sperare nell’Alzheimer”. D’altronde Biden, fatto passare per un fuoriclasse pronto a ricandidarsi fino a due mesi fa, era un ragazzino.