By: GZ on Martedì 26 Giugno 2007 14:33
I titoli immobiliari italiani da pirelli real a beni stabili a aeder a risanamento sono diventati il settore peggiore della borsa e non sembra salvarsi nessuno
il motivo è che ai prezzi attuali le locazioni in media al netto di spese e tassi rendono un 2%, mentre i tassi sono saliti sopra il 4%
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E ora la casa si fa sorpassare dai Btp
Prezzi alti, canoni fermi. Così in sei anni i rendimenti sono scesi dal 5,9% al 3,8%. Ma puntando sulla zona giusta...
Alla fine è accaduto: il Btp rende più della casa. Con il primo si supera il 4% lordo, con il mattone non più. Ed è per questo, forse, che la domanda di acquisto di immobili residenziali finalizzata all’ottenimento di un reddito da locazione è diventata ormai marginale sul mercato immobiliare. I numeri sono chiari: un recente studio di Tecnocasa — che ha messo a confronto l’andamento dei prezzi medi e dei canoni di bilocali (la tipologia più interessante per la locazione) dal 2001 a oggi — dimostra che che il rendimento lordo (ovvero il rapporto tra canone annuo ricavabile dalla locazione e prezzo di mercato dell'immobile) è sceso nel periodo di oltre due punti, passando dal 5,9% al 3,8%.
Il dato è una media delle performance di 10 grandi città italiane: si passa dal 4,3% di Palermo e Roma al 3,4% di Firenze. Milano è allineata alla media con il 3,7%.
E il quadro peggiora se si considera che oneri di gestione e imposte pesano almeno per il 40% sul canone, portando così la performance reale — per chi opera alla luce del sole — poco sopra il 2%, mentre negli ultimi due anni i tassi di interesse sono risaliti, rendendo più appetibili gli impieghi in titoli di Stato (l'alternativa naturale all'immobile per l'investitore privato).
E le prospettive di ricavare un significativo capital gain alla rivendita di un’abitazione comperata ai livelli di prezzo attuali non appaiono molto probabili sul medio periodo.
Il trend ha però origini precise e in primo luogo deriva dal diverso punto di vista finanziario di chi acquista rispetto a quello di chi sceglie la locazione: chi compra lo fa impegnando il patrimonio, chi va in affitto destina al canone quote di reddito. In questi ultimi anni molte famiglie hanno registrato una crescita del patrimonio (in buona parte dei casi gli acquisti avvengono tramite permute: se salgono i prezzi del mattone aumenta anche il valore dell’immobile che si vuole sostituire), mentre i redditi sono rimasti pressoché fermi in termini reali e non possono fare fronte a incrementi a due cifre dei canoni.
«Sono significativi i dati relativi all'andamento delle locazioni nell’ultimo semestre 2006 — spiegano all'ufficio studi Tecnocasa —. Nelle dieci grandi città italiane la crescita è stata sui bilocali dell'1,1% e sui trilocali dello 0,7%». La variazione più sensibile a Napoli con un incremento del 2,9% dei bilocali, mentre i trilocali mettono a segno l'aumento maggiore a Palermo (+2.4%). Segni meno a Bologna (-0,7% per i bilocali e -1,4% per i trilocali) e a Firenze, con -1,6% per i trilocali». Le diminuzioni si sono avute soprattutto dove c'è surplus di immobili messi sul mercato da chi ha acquistato per investimento negli anni scorsi.
«Inoltre — spiegano all’ufficio studi di Tecnocasa — spesso i proprietari che concedono in affitto il proprio immobile puntano sulla continuità del rapporto di locazione: dove i canoni richiesti sono elevati cresce il rischio di perdere anzitempo l'inquilino. Per questo si preferisce ridurre le richieste per non dover essere costretti a riaffittare l'abitazione con conseguenti oneri gestionali».
In alcune città, Milano in testa, l'eccesso di offerta si è creato perché una buona parte della domanda si è indirizzato verso l'acquisto, favorita dalla rivoluzione copernicana che ha interessato l'offerta dei mutui: tassi bassi (soprattutto negli anni scorsi), durate lunghe, possibilità di finanziare anche tutta la somma necessaria all'acquisto.
Posta di fronte all'alternativa se spendere la stessa cifra ogni mese per un affitto o per una rata di mutuo, la stragrande maggioranza delle famiglie ha scelto il mutuo. Si può calcolare che nei soli ultimi cinque anni quattro milioni di famiglie abbiano cambiato casa: almeno un quarto ha mutato status abitativo, da inquilini a proprietari.
Un'emorragia cui può dare solo un limitato sollievo la presenza crescente di immigrati: innanzitutto perché sono pochi i proprietari disposti ad affittare a stranieri dal reddito incerto, e poi perché gli immigrati che le entrate invece le hanno certe hanno imparato a fare come gli italiani: piuttosto si spostano dalle grandi città agli hinterland ma comprano con il mutuo.
Tecnocasa conferma anche la vecchia legge per cui sono gli immobili di minor valore quelli che rendono di più, al punto che in tutte e quatto le maggiori città del Paese le ubicazioni semicentrali e periferiche rendono più di quelle centrali.
All'Ufficio studi CorrierEconomia ha chiesto di indicare i quartieri più redditizi di Milano e Roma, ipotizzando l'affitto di un bilocale e di un trilocale.
Nella Capitale si può ricavare in teoria oltre l'8% lordo da un bilocale nella Borgata di Finocchio, questo perché i prezzi di vendita sono ancora nell'ordine di poco più di 1.000 euro al metro, a fronte di un canone che comunque tocca i 550 euro al mese. Al secondo posto, con il 6,5%, la borgata Selva Nera, e al terzo l'unica zona residenziale di un certo pregio presente nella top ten, il quartiere Trieste Africano, dove i 1.050 euro mensili di affitto garantiscono un rendimento di oltre il 6%. Finocchio Est guida anche la graduatoria dei trilocali, con il 6,9%.
A Milano la classifica dei bilocali è guidata dalla Bovisa, dove un canone da 800 euro, ottenibile grazie anche ai nuovi insediamenti universitari, al mese garantisce un rendimento teorico del 5,8%; segue con il 5,7% Missaglia Gratosoglio, dove il canone si pone sui 900 euro.
Prime due posizioni invertite nella classifica dei trilocali, con Missaglia al 5,7% e Bovisa al 5,5%. La zona di maggior pregio presente nella classifica dei bilocali è corso San Gottardo (nona con il 5%); nei trilocali invece è corso Indipendenza, settimo con il 4,9%.