Dollaro-euro

I cambi sono come le tasse indirette - gz  

  By: GZ on Mercoledì 19 Gennaio 2005 20:17

I cambi sono come le tasse indirette, se salgono ( o scendono) non se ne accorge nessuno in particolare, pagano un poco tutti, milioni di persone e aziende che nemmeno sanno bene come e in che modo e non possono nemmeno difendersi molto quindi occorre che arrivino a livelli intollerabili prima che ci sia una reazione eclatante, nel frattempo continuano a muoversi piano piano implacabili e sono quindi più facili da seguire

 

  By: polipolio on Mercoledì 19 Gennaio 2005 10:38

In effetti i segnali dalla PPP sono decisamente sfavorevoli all'€. Nei prossimi mesi si dovrebbero vedere gli effetti sul trade deficit, che NON sono mai immediati

 

  By: panarea on Mercoledì 19 Gennaio 2005 10:24

neanche un post sulla decisione di abbandonare il vecchio 3% di maastricht? e che la buba è contraria, ma da oggi in europa si torna a stampare.... così l'euro si calma e i governi possono fare ponti, strade ect d'altronde tutti stampano debiti, il mercato non è mai stato così ricettivo e allore sia debito ieri per gli austriaci e chi crede ancora un po' al valore di tesaurizzazione della moneta è stato un giorno molto triste, hanno ratificato il diritto alla stampa

Euro troppo caro: i tedeschi reimportano auto dagli USA - gz  

  By: GZ on Mercoledì 19 Gennaio 2005 01:57

Per chi non lo avesse notato nel 2005 I pessimisti sul Dollaro stanno prendendole di santa ragione, l'euro invece di volare verso 1.40 e poi chissa' ancora quanto piu' alto e' finito da 1.36 a 1.30 in dieci giorni esatti (contando i giorni di mercato perdeva quasi 1 punto pieno al giorno) Attenzione, che come ho fatto notare ci sono ora delle differenze di prezzo dei beni in dollari in USA e in Europa semplicemente ridicole, aggiungo tra i tanti esempi alcune recenti esperienze: mangiare benissimo italiano a NY da "Lupa" o "Esca" (ottimi posti del famoso Mario Battali a Manhattan) costa ora meno di mangiare mediocremente a Bologna o Modena lo stesso Monitor LCD da "19 all'Ipermercato qui a 550 euro costa a NY 420 Dollari (320 euro) e ne leggo ora altri, ad esempio I TEDESCHI SI SONO MESSI A IMPORTARE LE AUTO DAGLI USA... ------------------------------------------------- Bild am Sonntag (German largest Sunday paper: readership 10m -- in relative terms equivalent to the top 10 US papers put together) had two pages on Sunday with a 5-step method on how to re-import cars from the US and save big money (including telephone numbers of companies that would do it for you). Examples: Mercedes C230: 25,1% cheaper (incl. taxes, transport, etc...) when reimported from the USA Porsche Cayenne: 19,6% cheaper Toyota Celica: 26.5% cheaper All together: 30 cars were analyzed and the average saving was around 20% (including all costs: transport, 16% sales tax, etc.). 2. I bought all my Christmas presents in the US this year. Example: Bose QuietComfort headphone. US price $299 (including free CD-Player). European price: $538 (!!!) -- iPods 20Gb are: $299 US price/$430 German price. Last time I did this was 10 years ago when the synthetic Euro (DEM) was at 1.40 -- it crashed over the next five years. 3. The Economist's Burgernomics index is showing 25% overvaluation of the Euro (for the last 15 years it has been a fairly good indicator for the performance of currencies-- at least better that the trade balance/budget deficit combo).

 

  By: Gilberto on Venerdì 12 Novembre 2004 18:52

come il meeting del Plaza del 1985, dopo il quale il cambio con il dollaro del marco sprofondo' del 20% ------------------------------------------------------------- Zibordi , nell'85 il dollaro era a bel altri livelli contro il marco , rispetto ad oggi . Se l'euro resterà fisso sopra 1.30 , il PIL tedesco del 4Q sarà negativo .

ultimi TRENTA ANNI DEL DOLLARO - gz  

  By: GZ on Domenica 07 Novembre 2004 15:32

Questo è un grafico degli ultimi TRENTA ANNI DEL DOLLARO come indice pesato su tutte le valute (non sull'euro) Nel 1991 è stato un poco più basso e nel 1978 eravamo a questi livelli, solo sotto Reagan ha avuto una fiammata in su e poi successivamente negli anni della bolla speculativa 1996-2000. Una cosa sembra evidente, non ha influenza su come va la borsa Però come grafico di lungo (molto lungo periodo) è brutto (= Bearish Cup with Handle)

Il 21 ottobre hanno deciso per l'euro forte - gz  

  By: GZ on Venerdì 05 Novembre 2004 02:16

Il 21 ottobre ^secondo Bill Fleckenstein i capi europei hanno in pratica avvallato una nuova politica di Euro Forte#http://moneycentral.msn.com/content/p93619.asp^ In effetti dopo quel meeting l'euro e' salito da 1.22 a 1.29, ma secondo Fleckenstein e' solo l'inizio e si e' trattato di un evento storico, come il meeting del Plaza del 1985, dopo il quale il cambio con il dollaro del marco sprofondo' del 20% ---------------- le dichiarazioni del 21 ottobre ---------------------------------------------- ....French Finance Minister Nicolas Sarkozy: "A strong currency is better when commodity prices are high." European Commission President Romano Prodi: "Certainly the euro is very high at this moment, but it's not true that European trade is bad. . . . (The euro's increase) has been some sort of protection (against oil costs)." Spanish Economy Minister Pedro Solbes: "(The euro's rise) could help to offset the oil price rises in terms of inflation." .....

 

  By: marco on Mercoledì 20 Ottobre 2004 16:10

Per essere precisi: shanghai a da 1316 fino 1560 (+18.54%) e ritorno a 1377 (-11.73%) shanghai b da 82 a 96 (+17%)e ritorno a 86 (-10.41%) ovvio che la seconda percentuale è inferiore, quello che conta è che si sia ritornati sui minimi: un movimento in sostanza "sospetto" fatto proprio in concomitanza con la partenza dei DJ china. Notavo il fatto curioso. Magari però è solo una coincidenza.

 

  By: GZ on Mercoledì 20 Ottobre 2004 14:35

sì in Cina c'è stato un poco di sconquasso ieri, ma dove è questo -20% ?

 

  By: Bardamu on Mercoledì 20 Ottobre 2004 14:31

che bello rivedere i propri post di quasi un anno fa quando provavo (a modo mio) a fare interventi seri!....sigh!

 

  By: marco on Mercoledì 20 Ottobre 2004 11:34

Incredibile!!!! Shanghai basket A e B sulla partenza di DJ China hanno rimbalzato di circa il 20% ora hanno riperso tutto!!!! Ragazzi gli americani saranno in declino però nella finanza sono veramente numeri 1!!!!!

fiducia nell'euro - gz  

  By: GZ on Sabato 25 Settembre 2004 23:45

"....la Grecia avrebbe truccato le cifre dei propri conti pubblici non solo negli ultimi quattro anni ma anche nel 1998 e 1999, anni decisivi ai fini dell'ingresso di Atene nella zona dell'Euro. ...Ue a Bruxelles dovrebbe chiedere ad Atene la restituzione di una parte degli aiuti in miliardi ricevuti negli ultimi anni.....''Con questi comportamenti - ha aggiunto - si mina la fiducia nell'Euro'' Intanto l'Economist avverte un report speciale questa settimana che l'^Unione Europea può incrinarsi sui problemi della nuova costituzione#http://www.drudgereport.com/flash8.htm^ perchè è attaccata sia dagli inglesi che dalla sinistra francese e ora diversi paesi si sentono obbligati a farne un referendum che possono avere esiti imprevedibili -------------------------------------------------- STOIBER PER DURA PUNIZIONE ALLA GRECIA PER I DATI DI BILANCIO TRUCCATI FORNITI PER ANNI A BRUXELLES (ANSA) - BERLINO, 25 SET - Una punizione esemplare per la Grecia, rea di aver truccato per anni le cifre trasmesse a Bruxelles sul proprio debito pubblico, e' stata sollecitata in Germania da Edmund Stoiber, il premier conservatore della Baviera e leader della Csu. In dichiarazioni riportate oggi con evidenza in prima pagina dal quotidiano Sueddeutsche Zeitung, Stoiber afferma che la Ue a Bruxelles dovrebbe chiedere ad Atene la restituzione di una parte degli aiuti in miliardi ricevuti negli ultimi anni. L'esponente conservatore tedesco - che nelle elezioni politiche di due anni fa fu sconfitto di strettissima misura da Gerhard Schroeder nella corsa alla cancelleria - ha definito la vicenda dei conti truccati da parte della Grecia ''uno scandalo di prim'ordine che danneggia fortemente l'Euro''. ''Tutti coloro che hanno messo in opera tali falsificazioni e imbrogli, ma anche coloro che non li hanno rilevati o che perfino li hanno coperti, hanno una enorme responsabilita''', ha detto Stoiber al giornale di Monaco di Baviera. ''Con questi comportamenti - ha aggiunto - si mina la fiducia nell'Euro''. Il commissario europeo agli affari monetari Joaquin Almunia si e' detto da parte sua contro eventuali sanzioni o punizioni nei confronti di Atene. Sempre secondo la Sueddeutsche Zeitung, Eurostat avrebbe il sospetto che la Grecia avrebbe truccato le cifre dei propri conti pubblici non solo negli ultimi quattro anni ma anche nel 1998 e 1999, anni decisivi ai fini dell'ingresso di Atene nella zona dell'Euro.

 

  By: panarea on Martedì 10 Febbraio 2004 10:11

La risposta al post precedente, sempre sul medesimo corriere Ottimista Wolf: «Il deficit federale non pesa sull’economia» Si tratta solo di un trasferimento di fondi. Il discorso cambia per gli stranieri che acquistano buoni del Tesoro Charles Wolf jr è un economista della Hoover Institution, il centro di ricerche politico-economiche dell’Università di Stanford, e consulente per l’economia internazionale della Rand, l’organizzazione di analisi geopolitica che ha fra i suoi principali clienti il Pentagono. I «deficit gemelli», quello dei conti pubblici e quello della bilancia dei pagamenti, stanno crescendo a vista d'occhio e c’è chi sostiene che potrebbero mettere in crisi l’economia americana. Lei è preoccupato? «Non più di tanto. Vediamo, tanto per cominciare, il deficit del bilancio federale. Nel prossimo esercizio fiscale è previsto in circa 400 miliardi di dollari. In realtà, però, questo deficit, nella misura in cui viene finanziato dai risparmiatori e dagli istituti finanziari che comprano buoni del Tesoro Usa, non impoverisce l’economia americana. Perché rappresenta un trasferimento di fondi dal settore privato allo Stato, ma sono soldi che vanno comunque ad alimentare l’economia nazionale. L’unica differenza è che, invece di essere spesi per acquistare quello che avrebbero acquistato i privati, questi soldi vengono spesi dallo Stato per altri scopi. Il bilancio di previsione, infatti, contiene aumenti delle spese militari del 7%, di quelle per la sicurezza interna del 10%. In termini di prodotto interno lordo e quindi dal punto di vista dei cittadini americani, però, non cambia nulla». Circa la metà dei buoni del Tesoro emessi dagli Usa, però, viene acquistata da stranieri, in particolare cinesi e giapponesi, che in questo modo finanziano il deficit pubblico americano. «E’ vero, gli acquisti di buoni del Tesoro Usa da parte di stranieri rappresentano un effettivo trasferimento di risorse americane all’estero, in quanto Washington dovrà pagare interessi e rimborsi utilizzando le tasse pagate dagli americani. Quindi una perdita netta in termini di Pil e una riduzione delle risorse disponibili per gli Usa». E anche un rischio potenziale, in quanto privati e banche centrali di paesi come il Giappone e la Cina potrebbero decidere di non comprare più buoni del Tesoro e titoli azionari americani, mettendo in crisi i mercati finanziari Usa. «Certo, potrebbero addirittura decidere di disfarsi dei loro titoli in dollari. Questo avrebbe l’effetto di provocare un forte rialzo dei tassi d’interesse Usa, con serie conseguenze per l’economia. Ma dubito che lo farebbero. Perché ci rimetterebbero. Supponiamo che i cinesi, che hanno riserve valutarie equivalenti a 400 miliardi di dollari di cui la metà in dollari, e i giapponesi, le cui riserve di 500 miliardi sono costituite per oltre la metà da buoni del Tesoro Usa, decidessero di liquidare dollari per comprare euro o altre valute considerate più solide. La conseguenza immediata sarebbe il crollo del valore della moneta americana e dei titoli americani che detengono. Finirebbero, insomma, per bruciare una quota consistente delle loro riserve valutarie». Il timore di dissanguare le proprie riserve valutarie, però, non è il solo fattore che scoraggerebbe le vendite di dollari. Giappone, Cina e gli altri Paesi creditori degli Usa commetterebbero, in sostanza, un atto ostile nei confronti della potenza egemone globale. «Non credo che gli Stati Uniti esercitino pressioni politiche su questi paesi per indurli a non vendere dollari e a continuare ad accettarli. Non è una questione di rapporti con la superpotenza, quello che conta, per questi Paesi, è il proprio interesse. Il segretario al Tesoro John Snow dovrebbe spiegare che liquidare le loro riserve di dollari avrebbe, per i Paesi creditori degli Stati Uniti, effetti finanziari disastrosi. E va anche ricordato che gli acquisti di titoli del Tesoro, di azioni di aziende e altri investimenti negli Usa non sono motivati dall’esigenza di investire i dollari generati dai surplus commerciali fra questi Paesi e gli Stati Uniti. C’è, infatti, chi investe in Usa perché ha fiducia nelle prospettive dell’economia di questo paese».

 

  By: GZ on Martedì 10 Febbraio 2004 10:09

era un bluff si torna a vedere 1.28

 

  By: panarea on Martedì 10 Febbraio 2004 10:08

dal corriere della sera di ieri, inserto economia Baker: «Siamo ostaggio di Cina e Giappone» L’Europa dovrebbe ripensare al patto di stabilità. E la Bce dovrebbe ridurre i tassi d’interesse Dean Baker, condirettore del Center for Economic and Policy Research di Washington, è autore di numerosi saggi sulla globalizzazione e sui conti pubblici degli Stati Uniti. Il Fondo monetario internazionale ammonisce gli Stati Uniti, accusandoli di irresponsabilità per gli eccessivi deficit. Ha ragione? «Ha ragione. Per un’economia come quella americana deficit pubblici dell’ordine di 200 o 300 miliardi di dollari l’anno sono tollerabili, specialmente se servono a dare impulso all’economia. Ma ora prevediamo disavanzi di oltre 500 miliardi di dollari non solo per il prossimo esercizio fiscale, ma per altri cinque o sei anni. E’ evidente che creeranno difficoltà per gli Usa, che ripagare il crescente debito del governo federale non sarà facile, che alla fine i tassi d’interesse dovranno aumentare in misura considerevole». Ma c’è anche il deficit della bilancia dei pagamenti. «Il risultato è che prendiamo a prestito 550 miliardi di dollari l’anno da altri Paesi e una quota consistente di questi prestiti viene dalle banche centrali, principalmente quelle dell’Estremo Oriente. Un bel regalo da parte di Cina, Giappone, Thailandia e i loro vicini, ma non so per quanto ancora vorranno continuare a finanziare gli acquisti dei loro prodotti tessili, elettronici, automobili e quant’altro da parte dei consumatori americani. A un certo punto questa situazione dovrà cambiare. E se questo avverrà mentre ancora il bilancio federale americano sarà in forte deficit, le conseguenze potranno essere severe. C’è una bolla del dollaro, come c’era stata una bolla della Borsa. Quando scoppierà, saranno guai». La ripresa economica e il benessere degli americani, insomma, dipendono dalla buona volontà dei creditori stranieri. «Certamente. Le banche centrali dei Paesi che detengono cospicue riserve di dollari, e in particolare Cina e Giappone, continuano a finanziare il deficit della bilancia dei pagamenti americani per due motivi: perché devono difendere le loro esportazioni, e quindi evitare eccessivi apprezzamenti delle proprie monete, e perché, in nome della stabilità globale, vogliono aiutare Bush a essere rieletto. Ma è difficile credere che la Cina intenda continuare ad accumulare dollari al ritmo di 100 miliardi l’anno, che un Paese tutto sommato povero sia disposto a sovvenzionare all’infinito una nazione ricca come gli Stati Uniti. Magari non liquideranno le loro riserve di dollari, ma prima o poi smetteranno di accettarne di nuovi. E quando questo accadrà la bolla del dollaro si sgonfierà. Ora bisogna vedere se sarà un crollo improvviso e devastante, o se le banche centrali saranno capaci di coordinarsi per organizzare un atterraggio morbido. Di questo si è sicuramente parlato alla riunione del Gruppo dei Sette della scorsa settimana a Miami». Quali sarebbero le conseguenze, per l’economia mondiale, di un collasso del dollaro? «L’area mondiale maggiormente interessata sarebbe, ovviamente, l’Estremo Oriente, ossia i Paesi le cui strategie di crescita economica sono basate principalmente sulle esportazioni. La Cina, in particolare, ma anche, sia pure in misura minore, i suoi vicini, come Thailandia e Corea. Spero che i governanti di queste nazioni siano consapevoli dei rischi che corrono, e che, quindi, abbiano messo a punto strategie per far fronte a una possibile crisi. Queste strategie dovrebbero puntare sulla rapida crescita della domanda interna, su programmi di spesa pubblica e di incentivazione dei consumi privati, per compensare l’inevitabile contrazione della domanda Usa che seguirebbe il crollo del dollaro. Ci vorrà tempo».