Potere previsionale prezzo/utile e prezzo/fatturato

 

  By: panarea on Mercoledì 24 Settembre 2003 11:23

Buongiorno Dedicato ad Angelo ma tutti sempre ben voluti Su Buzzi. "in giro" sostengono che se la borsa "smolla" anche il titolo va giù per pura e semplice correlazione. Ma a me i fondamentali sembrano tuttora buoni (con l'incognita dell'integrazione operativa con la controllata tedesca). Mi farebbe piacere sapere la tua opinione. Grazie ciao

 

  By: CORTO on Lunedì 15 Settembre 2003 17:03

La ringrazio molto. Sono solito lavorare sia sugli articoli di Nosari (che d'altra parte spesso si riferisce apertamente a proiezioni aziendali) che sui report di BorsaItalia (e qui si aprirebbe il discorso analisti).- Trovo buono il lavoro di Eptasim ricerche, che credo lei già conoscerà. Condivido il suo approccio. Due o tre cose mi vengono da dire al volo. L'approccio al mercato è personale. Ma credo che sentirsi 'comfortable' in una posizione sia un bel vantaggio per chiunque. Studiare fa bene alla salute. Un approccio 'business focused' può portare (esemplifico molto) a ritenere positivo in un certo momento e per una certa azienda un alto indebitamento o una contrazione del fatturato o altro che in termini generici e generali potrebbe essere considerato negativo. Vorrei aggiungere che un'analisi strettamente finanziaria, per quanto precisa, può essere limitata e fuorviante. Ad esempio ritengo non solo il management, ma anche la passione, l'appartenenza e l'identità aziendali elementi importanti ai fini della valutazione. Il bello di questo lavoro,credo, è l'apertura totale ai molteplici approcci che consente e,direi, richiede. Se poi si vuole destinare parte più o meno ampia del portafoglio a robaccia per un certo periodo di tempo, perchè no, l'importante è essere consapevoli. Infine abbiamo una messe di informazioni (e di noise) e abbiamo una molteplicità di tools (automatici e no): il mercato poi è IL TOOL. In mezzo ci siamo noi: come non essere discrezionali? CORTO

Le fonti di informazione sulle azioni italiane - angelo  

  By: angelo on Lunedì 15 Settembre 2003 13:50

Buongiorno Corto, per rispondere alla sua domanda, no io non mi presento all'azienda come investitore individuale. Ma so per esperienza indiretta che ormai moltissime aziende rispondono anche a chi si presenta come azionista di minoranza e chiede dell'investor's relator. Nelle società quotate "più evolute" ormai si è compreso che quando vanno in Borsa è nel loro interesse fare in modo che i fondamentali siano conosciuti nel modo più ampio possibile, perchè il compito di un manager non è solo di creare valore per gli azionisti ma di fare in modo che questo valore sia incorporato nei prezzi di Borsa. Inoltre, da quando c'è internet il contenuto informativo a disposizione è aumentato di 1000 volte. Quando ho dovuto analizzare Swiss Life (partecipata da Fondiaria) non ho telefonato in Svizzera, poichè sul loro sito ho trovato tutta la documentazione che mi serviva, comprese le slides delle ultime presentazioni alla comunità finanziaria. Da quando partecipo al forum ho sempre cercato di evitare sia di dare consigli "operativi" (del resto che senso avrebbe, lo fa già il nostro ospite), sia di parlare della mia esperienza personale. Tuttavia ho ritenuto di contravvenire a questa regola per cercare di "far arrivare" un concetto (per me) fondamentale: contrariamente a quanto afferma l'amico Panarea, l'analisi fondamentale e lo stock picking si possono fare e sono fonte importante di valore aggiunto. Lo sono tutt'oggi che - le posso assicurare - faccio tanto trading intraday sull'azionario, come non mi era mai successo negli anni precedenti. Il valore aggiunto non è creato dal sapere che un titolo andrà immancabilmente al suo fair value (come dice un pò pomposamente De Lorenzo nel brano che ho citato), ma dal fatto di essere riuscito ad evitare (complice la fortuna, come no, ma la fortuna aiuta chi si da da fare) tutte le rogne più grosse degli ultimi tempi: per rimanere a casi di cui ho già parlato, se si leggevano i bilanci con un pò di attenzione non si sarebbero mai comprate obbligazioni Cirio o Impregilo o Finpart o Giacomelli. Per un investitore individuale è più difficile, ma le fonti comunque ci sono. Ad esempio, sapeva che 9 volte su 10 l'articolo del Nosari sul Sole del sabato riporta i budget e i piani aziendali, come gli sono stati esposti? Un'altra fonte importante sono i report degli analisti sul sito di BorsaItalia, perchè io so come vengono fatti: molto spesso riportano acriticamente quanto è stato detto dall'azienda. Certo per leggerli e trarre le informazioni "giuste" occorre esperienza, ma in quale campo dell'agire umano si possono fare le cose senza esperienza? Saluti a tutti, Angelo.

 

  By: gianlini on Lunedì 15 Settembre 2003 12:19

poi arriva la guerra all'IRAQ e tutti vendono per paura della guerra mondiale con tanti saluti ai bilanci e alle telefonate ai manager

 

  By: panarea on Lunedì 15 Settembre 2003 12:11

aggiungo una cosa su Warren Buffet (l'avevo già scritto e ZB me la mise come megli del forum) L'approccio di Warren Buffet andava benissimo 40 anni fa, quando gli operatori "istruiti" erano pochi, quando avere informazioni costava tempo, fatica e soldi in modo imparagonabile ad oggi (non solo non era facile avere i bilanci, ma anche vedere il prodotto/servizio venduto dalla società, oppure anche telefonare e parlare con loro era difficile). Sapere poi cosa pensavano gli altri operatori era poi impossibile, se specialmente uno non viveva nell'ambiente. Oggi un titolo come gilette, caro allo gnomo americano, è studiato da decine di migliaia di persone in tutto il mondo (solo in cina i laureati nuovi in finanza sono centinaia di migliaia ogni anno), come fai a pretendere di batterle tutte? Basta andare su internet e hai ogni possibile informazione su Gilette, non solo sulla società ma anche sulle valutazioni degli altri. Come fai a battare il mondo in modo sistematico se tutti sanno o possano sapere tutto quasi gratis? Questa è una rivoluzione clamorosa, il mercato americano si sta molto avvicinando alla definizione "teorica" di mercato efficiente. E oggi Warren Buffet avrebbe difficoltà a fare gli stessi soldi....

 

  By: CORTO on Lunedì 15 Settembre 2003 12:09

- 3° contatto l’azienda, spiego chi sono e cosa faccio e chiedo la loro disponibilità a collaborare ---- Buon giorno a tutti. Per Angelo Trovo molto interessante il suo scambio con Panarea. In riferimento al suo metodo operativo e la citazione riportata sopra, mi scusi ma lei si presenta all'azienda (italiana)come investitore individuale o altro? La ringrazio molto CORTO

 

  By: panarea on Lunedì 15 Settembre 2003 11:58

ciao angelo 1 - il beta calcolato sull'intraday. concordo con te, non serve a niente, era solo curiosità "scientifica" fine a sè stessa 2 - il beta come capacità previsionale. concordo, nessuna capacità previsionale, serve solo x guardare con lo specchietto retrovisore x quali buche hai evitato o preso 3 - il beta cambia. ovvio, essendo uan regressione del prezzo di x giornate di borsa, ogni nuovo giorno "espelle" quello + vecchio. come le medie mobili 4 - i commercialisti unti dal signore? no però influenzano molto il clima economico (di fatto ogni tanto scrivono le leggi del parlamento) e bisogna tenerne conto. Esempio, con il nuovo diritto societario è stato potenziato nella spa e srl il diritto al recesso e la sua liquidazione a prezzi correnti. Mi aspetto caos dal 01.01.04 per capire il "prezzo corrente" di una srl. I i commercialisti danno il parere obbligatorio su concambi in operazioni straodinarie e sui conferimenti diversi dai soldi, certificando quanto già deciso dalle parti. Però qualcosa devono scrivere. Guarda come hanno gabbato i soci di minoranza nella fusione olivetti/telecom. 5 - la valutazione Premesso che gli analisti non sono maghi e, come Warren Buffett dice, studiano solo ciò che capiscono e riescano a valutare, rimane il problema che ti espongo concretamente: prendiamo Buzzi. sia io che Lei concordiamo che il titolo sembra sia stato sottovalutato nelle ultime settimane ed ora ha un prezzo + giusto anche se forse con ulteriori margini di apprezzamento. Buzzi, fonte yahoo finance, è seguito professionalmente da 15 operatori che danno un giudizio medio di 2.13 (dove 1 è compra 5 vendi). Si presuppone che altri investitori istituzionali siano sul titolo, diciamo in tutto 100 persone, che studiano il titolo perchè pagati. La loro "potenza di fuoco" intesa come capacità di comprare è tanta. A questi ci aggiungi tutti gli investitori privati con le palle che studiano e seguono il titolo + promotori finanziari e simili che lo studiano a dovere. In tutto 500 persone (mia stima). Il titolo ha scambi medi per 305'987 (fonte sempre yahoo finance), non poco x la borsa italiana. Insomma il titolo piace agli istituzionali (qualcuno di loro è già sopra il 2%, fonte consob.it), lo studiano in tanti, è in tanti portafogli. non è Poligrafica S.Faustino. Tutto ciò premesso, si presume che tutti questi 500 persone professioniste facciano la loro valutazione correttamente, disponendo tutti dei medesimi dati (se telefoni e parli con il management penso che le risposte siano uguali x tutti), arrivando, + o -,tutti alla medesima valutazione. Ora : a- se è così, come faccio io a prendere di essere + bravo di 500 persone e a batterle? Lo so, io faccio il mio dovere, valuto e poi rischio. se non rischio, non guadagnerò mai. Però resta il dubbio. b- se la valutazione finanziaria professionale fosse una scienza esatta, UNICA, avremmo tutti i professional con la medesima raccomandazione. Ora anche ipotizzando che i 15 analisti sentiti da yahoo siano in malafede (pensano fair value 12 e invece dicono 4 tanto x fregare il popolino), resta però il fatto che 5 di loro consigliano ancora di comprare, mentre 3 di vendere. Ammettendo anche che le loro valutazioni siano state fatte in date diverse (qualcuno può essere + vecchia e - aggiornata), resta il dubbio che la valutazione non sia proprio un esercizio intellettuale oggettivo. c- affinchè ci siano scambi (e su Buzzi ce ne sono abbastanza) occorre che gli operatori abbiano idee diverse e opposte. Ovvio. La borsa è irrazionale e ci opera anche la casalinga che ha comprato l'adsl da poco oppure il tizio che ha litigato con la moglie e vende tutto perchè è arrabbiato, però se un titolo scambia tanto, ci devono essere necessiariamente dei professional dietro. Questo significa che su Buzzi i professional hanno non solo idee diverse come dichiarano a yahoo finance (facile parlare), ma anche comportamenti reali diversi (insomma i soldi loro o dei loro clienti ce li giocano). Ossia le loro valutazioni divergono. Ossia la valutazione è sempre un processo arbitrario. Per quanto uno possa fare il suo mestiere correttamente (non so se la Sua attività è svolta x conto proprio o per istituzionali, ma il metodo che ha illustrato è super condivisibile e molto serio), rimane sempre una dose di soggettività che fa la differenza e consente gli scambi.

 

  By: panarea on Domenica 14 Settembre 2003 03:08

ciao angelo e grazie della risposta. scusa ma sono 1 po cotto e no ho tempo di rispondere x bene. Apprezzo molto comunque la conversazione e la tua competenza, sia teorica (da guatri in sù) che pratica (il saldo del conto). Mi prometto di riscriverti + in qua.

 

  By: angelo on Sabato 13 Settembre 2003 17:11

Ciao Panarea, perdonami ma trovo qualche incongruenza nella tua ultima risposta. 1) Mi confermi (come dice la famosa pubblicità “Twu is mei che uan”) che anche tu non conosci nessuno che in pratica usa il beta per costruire portafogli (in realtà ogni tanto qualcuno prova a lanciare fondi che operano in base alla finanza quantitativa, ma chissà come mai spariscono in fretta…………..). Mi distruggi tutti i metodi di valutazione che potrebbero averlo come input (e su questo aggiungo qualcosa dopo). E poi mi dici che vorresti calcolarlo su durate più lunghe e magari intraday (auguri, l’adattamento di quelle formule è tutt’altro che elementare….. se ce la fai porti innovazione, purtroppo solo nelle torri d’avorio dei professori). Scusa la secchezza della domanda: “Ma …………… per fare che?” Una volta che hai fatto tutti questi calcoli, a che ti servono – in concreto – per investire? 2) Ricordi che “talvolta i modelli servono proprio a questo, a cercare di rendere oggettivo valutazioni altrimenti soggettive.”. Qui ho il sospetto di non essermi spiegato bene. E chiedo aiuto da “Come guadagnare in Borsa” di R. Di Lorenzo (un testo peraltro pieno di banalità, ma in cui ci son tre capitoli che valgono da soli il prezzo di copertina). Pagina 155, capitolo 17, intitolato Validazione del modello: “Abbiamo costruito un modello di valutazione del valore dell’azienda……………. Ora, come detto, non esistono modelli veri e modelli falsi; esistono solo modelli che rendono conto della realtà e modelli che non ne rendono conto. Nel settore di indagine che ci interessa, il rendere conto della realtà significa che il mercato scoprirà immancabilmente (dandogliene il tempo, si intende) i valori nascosti che il modello ha indicato per tempo, facendone lievitare il prezzo”. Il punto non è a che servono i modelli, il punto – che ci piaccia o no – è che il Beta non è un modello che rende conto della realtà. Sai sicuramente anche tu che il rischio di SADI o IT Holding – o di qualunque titolo azionario, per la verità - non può essere pari a 1/10 di quello del mercato (e qui non è colpa della volatilità intraday), ma su questo non commenti e “passi oltre”. Sai sicuramente anche tu che il modello non solo non rende conto della realtà passata (B. Fideuram non è rischiosa come STM, neanche se si esaminano due serie storiche coi soli prezzi di chiusura, eliminando così la volatilità intraday) ma SOPRATTUTTO non ha capacità previsionale. Come scrive il tuo amico Caparrelli a p. 218-228, i beta dei singoli titoli non sono stabili nel tempo (quelli dei portafogli son più stabili, ma probabilmente solo per effetto di errori di stima di segno opposto che si compensano in modo del tutto casuale). 3) “in un mercato efficiente, il valore di un'azienda è solo e soltanto il prezzo a cui è stato battuto l'ultimo scambio, il resto sono chiacchere”. Già, ma il mercato è efficiente? Se lo fosse, io avrei dovuto cambiare mestiere da tempo……… E – permettimi - no, non tutto il resto sono chiacchiere. C’è una cosa che si dimostra essere “l’acid test” di tutte le teorie sulla borsa e sulla finanza. E’ quella cifra che ti scrivono sull’ultima riga del conto corrente e che si chiama saldo. E’ un giudice severo ma imparziale della fondatezza di un metodo di investimento. E’ la validazione del modello di cui parlava De Lorenzo portata un passo più avanti, trades reali soldi reali, non solo contabilità redatta ex post da un computer. Tutte le “storie di successo” riguardanti investitori istituzionali sul mercato azionario italiano che io conosco adottano come metodo primario l’analisi fondamentale e lo stock picking. I Capecce della situazione potranno pure fare sfracelli partendo da 25.000 Euro, ma quando c’è da muovere cifre con altri zero le loro tecniche sono semplicemente inapplicabili. 4) “tutti i metodi dal DFC a quello che vuoi sono arbitrari e quindi, pur se fallace, il mercato è più vero e oggettivo. Ti faccio degli esempi concreti e applicativi: nel DCF cosa mette al numeratore? Per Sadi cosa ci metti? Come fai a sapere quale sarà il cash disponibile tra 5 anni? E il premio sul rischio rispetto ad un'attività senza rischio? Altro metodo: reddituale puro al numeratore il reddito normalizzato al denominatore la solita attualizzazione con il tasso. Ma cosa è il reddito normalizzato di Sadi? E di Fiat? La media degli ultimi 3 anni escludendo le poste straordinarie? Boh! Il consiglio nazionale italiano dei dottori commericialisti……………..” Ah, qua risponderti sarebbe semplice. Potrei citare W. Buffet e dirti: Se non hai dati previsionali ragionevoli, passi ad un’altra azienda. Nessuno ti costringe a dare un valore a tutto. Di professione fai l’investitore, non l’indovino”. Ma non lo faccio. Il mio procedimento operativo è questo: - in primo luogo devo avere un motivo per valutare un’azienda. Essere quotati non è motivo sufficiente. La mia attenzione può essere attirata da un rapido esame dei multipli o da un articolo di giornale; - 2° leggo gli ultimi due bilanci consuntivi; lo scopo qui è inquadrare l’azienda: più attenzione sui numeri di bilancio, settore, clienti, fornitori, concorrenti. Se son fortunato conosco qualcuno tra questi ultimi tre e lo chiamo; una chiacchierata informale è spesso impagabile come mezzo di raccolta informazioni; - 3° contatto l’azienda, spiego chi sono e cosa faccio e chiedo la loro disponibilità a collaborare. Ogni azienda ha un suo grado di disclosure. Alcuni anni fa dalla ex Banca Popolare di Novara mi son sentito dire che tutto quello che volevano comunicare al mercato era scritto nei bilanci e nei comunicati stampa. Per fortuna, è un atteggiamento sempre più infrequente; - 4° dopo il contatto con l’azienda devo avere un’idea dei loro piani/previsioni/aspettative. Sono in genere in grado di dare un giudizio di affidabilità sugli stessi e discuterne in maniera critica in un secondo colloquio. Se non raccolgo abbastanza informazioni devo fare una scelta: o lascio perdere (raro: parlando con loro anche se non ti danno informazioni, riesci quasi sempre ad avere il feeling del business) oppure riesco a proseguire anche senza il loro aiuto: in questo caso, però, divento molto più prudente sulla parte revisionale; - 5° è la valutazione vera e propria. Su questo, ovviamente, ho già trovato le risposte a tutte le domande che poni e anche ad altre, altrettanto importanti. Chiaro, questo non è un hobby che puoi fare un’ora al giorno prima di cena. E nessuno dice che sia facile. Soprattutto non è da confondere con cercare IBM su Yahoo e guardare 4 numeri. E chi vuol sapere come si fa, smette di leggere libri, soprattutto se scritti da gente che fa una valutazione ogni tanto per meri motivi giuridico-formali e va dove si fa valutazione finanziaria tutti i giorni con lo scopo di metterci (o meno) i propri soldi. Massimo rispetto per i commercialisti, 10 anni fa ero anche iscritto all’albo della mia città, ma diciamolo chiaro: non sono loro la fonte primaria di know how nella valutazione d’azienda. 5) “Il DCF non è nemmeno raccomandato perchè inapplicabile ed eccessivamente arbitrario!!” A volte è importante avere una prospettiva storica delle cose. La materia della “teoria della valutazione d’azienda” in Italia ha un padre riconosciuto: Luigi Guatri. Nel suo primi scritti (io conservo tutto ingiallito l’edizione 1984 de “la valutazione delle aziende”, Giuffrè editore), il Guatri aveva una forte avversione per i metodi finanziari – descritti appunto come troppo soggettivi – e arrivava a teorizzare la presenza di due scuole europee di valutazione: una di matrice anglosassone (basata sul DCF) e una di tipo continentale (soprattutto Germania e Italia) che preferiva metodi più oggettivi (patrimoniale semplice e patrimoniale misto con correzione reddituale). In Italia, nessuno ha mai osato contraddire Guatri: era equivalente ad essere considerati eretici, col solo risultato di non vedersi più assegnate dai tribunali nessuna di quelle famose perizie che servono a poco o niente, ma fruttano succose parcelle. Col tempo Guatri ha molto ammorbidito questa posizione (il famoso metodo EVA da lui pubblicizzato non è altro che un DCF, anche se nessuno lo dice), ma molti suoi seguaci – più realisti del re – continuano a portare avanti la vecchia tesi e ad ignorare che il loro metodo preferito, misto patrimoniale-reddituale IN PRATICA NON E' MAI USATO da chi ci mette i soldi. Beh, facciano (fate) pure. Siamo in un paese libero. PS Per quale motivo dovrebbe essere più importante ciò che dice una associazione di diritto pubblico? Sono stati forse “unti dal Signore”?

 

  By: panarea on Venerdì 12 Settembre 2003 12:44

Ciao Angelo grazie x la risposta 1 - concordo con te che 30 mesi non sono tanti per fare una buona reggressione statistica, ma questo ho. se qualcuno trova dati con intervalli più lunghi sono curioso. 2 -mi scrivi "un modello non riesce a rappresentare/spiegare la realtà, io penso che sia sbagliato il modello". Premesso che la ns. percezione di maggior volatilità è sicuramente data dall'intra-day di cui non abbiamo il beta (quindi è difficile giudicare il modello senza i suoi risultati), mi fa piacere ricordare che talvolta i modelli servono proprio a questo, a cercare di rendere oggettivo valutazioni altrimenti soggettive. Comunque se qualcuno ha i risultati con l'intraday, sono ancora più curioso di come va. 3- il beta. Qui la cosa si fa interessante. concordo con te: io non conosco nessuno che costruisce portafogli sul beta, al massimo lo usano come "misuratore" della reattività. Ci sono gestori in italia che quando vedono/pensano/sperano in un rally comprano, con i soldi dei clienti, titoli "+ reattivi" come Stm, finmeccanica ect, contraddistinti guarda caso da alto beta. Ma l'utilizzo si ferma qua. La funzione vera del beta dovrebbe essere, come dici te, nel calcolare il tasso a cui attualizzare qualcosa (i flussi di cassa con il metodo DCF, l'utile normalizzato con il metodo reddituale puro, l'extra-reddito nei metodi misto patrimoniale/reddituali di origine contabile) per stimare il valore di un'azienda. Ma allora ci spostiamo nel campo della valutazione di un'azienda, campo super minato e un po' filosofico (divago ma mi piace, scusami); a- in un mercato efficiente, il valore di un'azienda è solo e soltanto il prezzo a cui è stato battuto l'ultimo scambio, il resto sono chiacchere. Il valore di una cosa è il prezzo a cui la cosa è venduta. Se Worldcom oggi costa X e due mesi fa costava un quarto significa che oggi vale quattro volte di più. La speculazione non esiste, è teoricamente un concetto economicamente sbagliato, il prezzo quindi il valore è dato dagli operatori che scambiano, non da altro. E quindi calcolare il valore di un'azienda quotata in un altro modo diverso dal prezzo x numero azioni è sbagliato e snob. Unico limite a questo concetto è che in borsa si scambia una sola azione e non l'intero pacchetto. b- tutti i metodi dal DFC a quello che vuoi sono arbitrari e quindi, pur se fallace, il mercato è più vero e oggettivo. Ti faccio degli esempi concreti e applicativi: nel DCF cosa mette al numeratore? Per Sadi cosa ci metti? Come fai a sapere quale sarà il cash disponibile tra 5 anni? E il premio sul rischio rispetto ad un'attività senza rischio? Altro metodo: reddituale puro al numeratore il reddito normalizzato al denominatore la solita attualizzazione con il tasso. Ma cosa è il reddito normalizzato di Sadi? E di Fiat? La media degli ultimi 3 anni escludendo le poste straordinarie? Boh! Il consiglio nazionale italiano dei dottori commericialisti, pur con tutti i limiti di questa categoria, dovendo dare dei suggerimenti su come stimare il valore di un'azienda non quotata (o Sadi visti gli scambi quasi nulli), evento molto ricorrente nella pratica professionale, suggerisce, come pilato, di variare il metodo al variare del tipo di società studiata. Devi calcolare il valore di un'immobialiare? Metodo patrimoniale puro (attivita a valori correnti-passività). Devi calcolare il valore di una farmacia (attività con ricavi e utili molto stabili)? Metodo reddituale, il reddito degli ultimi anni, corretto da poste straordinarie e poi via, attualizzato per un tasso un po' più alto dei btp. Una falegnameria? Usi il metodo patrimoniale (facendoti stimare gli immobili da un'agenzia immob.) poi ci aggiungi (utile normalizzato- patrimonio * tasso rischioso) il tutto in una rendita posticipata al tasso risk free (il tasso rischioso è quello del denominatore del DCF). Insomma massima discrezionalità. Poi, se lo trovo l'allego, giustamente i commercialisti suggeriscono che il vero metodo è il prezzo, e che la loro stima deve solo giustificare quello che le parti hanno fatto. Il DCF non è nemmeno raccomandato perchè inapplicabile ed eccessivamente arbitrario!! Ti ricordo che queste cose sono scritte da un'associazione di diritto pubblico!!!

teoria finanziaria III - angelo  

  By: angelo on Giovedì 11 Settembre 2003 17:48

Ciao Panarea, le tue osservazioni sono molto interessanti. Ti dico cosa penso sui tuoi 3 punti: 1) sicuramente una delle cause (anzi, una delle più importanti) è quella che dici tu. Il beta non sa nulla della volatilità intraday ma calcola solo quella inter-day. Un'altra causa di metodo è il periodo di calcolo: come per una media mobile, il periodo "giusto" non esiste, ma 30 settimane mi sembra un periodo molto più breve di quelli che ho visto (in genere si arriva anche fino a 5 anni). Però niente di tutto questo è suficiente a spiegare la dicotomia che percepiamo; prendiamo pure le chiusure daily dei due titoli e scordiamoci l'intraday: STM è passata da 5 (ott 98) a 75 (mar 2000), poi è piombata a 11 a ottobre 2002. due mesi dopo era a 28 Euro. B. Fideuram ha avuto la sua bella volatilità, nell'ottobre 98 era a 4, ed è andata a 20 sui massimi del 2000, ma niente di paragonabile a moltiplicarsi per 15 e poi "dividersi" per 7. Allora? Beh la mia risposta principale è di tipo filosofico: quando un modello non riesce a rappresentare/spiegare la realtà, io penso che sia sbagliato il modello. Anche se deriva da una rappresentazione numerico-statistica, che ci da una rassicurante, ma scorretta, sensazione di oggettività. Il beta è un modello elegante ma largamente imperfetto in termini di misura del rischio, nel senso che a volte ci riesce (Eni, Enel), a volte no (STM, Premuda, Sadi). Guardiamo per esempio SADI. Come saprai, fa controsoffitti, cioè è equiparabile (non è corretto al 100% ma passami l'approssimazione) ad una impresa edilizia. Se il modello mi dice che il Beta è 0,12, io mi guardo bene dall'usarlo come input per calcolare il costo del capitale, perchè so che il rischio di una impresa edilizia NON è il 12% di quello medio di mercato. No way! Qualcuno sta sbagliando, e non mi interessa neanche chi. L'importante è che non usi questo beta per calcolare il valore dell'azienda tramite un DCF. 2) hai ragione quando scrivi "il beta non è la rischiosità di una società, ma soltanto come questa viene percepita rispetto al mercato dei capitali dal mercato stesso.". Il problema è che - a mio modesto parere - di questo non ce ne facciamo un granchè in termini operativi. Non so tu, ma io per investire non costruisco portafogli media-varianza che hanno lo scopo di minimizzare il beta del portafoglio. Io uso il beta solo ed esclusivamente nel modo che ho detto: per stimare il costo del capitale di un'azienda. E allora devo pensare da cosa deriva, cioè (in estrema sintesi): - dalla struttura finanziaria (debiti/Equity); - dalla ciclicità degli utili; - dalla leva operativa (costi fissi/costi operativi totali). Per chi fosse interessato, una spiegazione in italiano di questo si può trovare in Brealey & Myers, Principi di Finanza aziendale. Sarò completamente atipico, ma - per i miei fini - io ho bisogno di un Beta come potrebbe stimarlo un mercato borsistico completamente efficiente. Credo che neanche tu ritieni che IT Holding, gruppo tessile carico di debiti fino al cielo, possa avere un beta (levered, presumo poichè quelli pubblicati dai giornali sono in genere "Beta levered") di 0.12! 3) GIGO è un'espressione che circolava nella mia Università (primi anni '80), nei corsi di statistica e di teoria delle decizioni aziendali. Sta per "Garbage in, Garbage out", in italiano "spazzatura dentro, spazzatura fuori". Significa che se fornisci dei dati di input scorretti ad un modello, otterrai delle conclusioni scorrette. Un modello di regressione non ragiona, ti può trovare corrispondenze perfette laddove non esiste nessuna relazione di causa/effetto. Per esempio, sai che in base ai crudi dati esistono pochissime probabilità che la correlazione statistica tra il vincitore del SuperBowl e l'andamento del mercato azionario sia dovuta al caso. Ed invece è proprio così. GIGO mi ricorda che possiamo sempre essere fuorviati dalla conclusione del modello statistico e ciò didende dal fatto che gli abbiamo fornito un input- spazzatura, cioè che non c'entra nulla con l'output. A risentirti, Angelo. PS Sembran mica male i dati di Buzzi.

teoria finanziaria II - panarea  

  By: panarea on Giovedì 11 Settembre 2003 11:21

ciao angelo e grazie x la risposta 1 - che il beta di fideuram fosse così alto e = a quello di super volatili ha stupito anche me, però questo dicono i numeri, questo dice la statistica. siccome "a pelle" il beta di tiscali, stm e altri è troppo basso, penso che il fenomeno sia attribuibile ad un fattore: il sole nel calcolarlo penso prenda come riferimento la chiusura giornaliera degli ultimi 30 mesi. e può darsi che, confrontando le chiusure, stm e fideuram siano "volatili" lo stesso, ma se il riferimento diventa l'intraday caro ai trader, allora stm vola. insomma a livello di chiusure stessa volatilità, all'interno del giorno + volatile stm & C. può essere una spiegazione? 2 - premuda e nav. montari. premesso che concordo pienamente sulla tua analisi, cioè la prima è gestita + aggressivamente della seconda, ti ricordo che il beta non è la "rischiosità" di una società, ma soltanto come questa viene percepita rispetto al mercato dei capitali dal mercato stesso. e il mercato italiano non vede differenze tra i 2:se lo SP fa il +5% o il meno 5% per il mercato italiano l'incidenza sui mercati dei noli e quindi sui conti dei 2 non è molta. può essere sbagliata ma questo è quello che il mercato pensa. 3 - cosa è gigo? grazie

teoria finanziaria I - angelo  

  By: angelo on Mercoledì 10 Settembre 2003 16:40

Ciao panarea, senza polemica, ma nei dati che riporti si ravvisa - a mio parere - una ulteriore dimostrazione che in Borsa bisogna sempre unire la pratica alla grammatica. Intendo dire che tra noi che proviamo anche a fare trading stretto, nessuno penserebbe che STM è "volatile" o "rischiosa" quanto Banca Fideuram. Il comportamento dei due books è completamente diverso, Banca Fideuram rispetto ad STM è un titolo per "vedove e orfani" del trading. Così, immagino che non molti scalpers possano essere d'accordo che in genere (prescindendo da singole sedute news sensitive) Bulgari sia più volatile di Tiscali. Invece, mi sembrano più centrate con le mie sensazioni i Beta di ENI ed ENEL, ma - sarà un mio limite - non riesco ad incorporare il Beta nelle mie decisioni di trading o investimento; se scelgo oggi di tradare ENI è perchè mi sembra si muova "meglio" del suo solito, o perchè sento che il petrolio ha di nuovo approcciato i 30 dollari. Se la considero un investimento di medio è in base ai fondamentali; in quel caso - veramente - dovrei usare il Beta per stimare il costo medio ponderato del capitale (WACC), o per essere più precisi il costo dell'equity da inserire in un Discounted Cash Flow, secondo quanto ci insegna il CAPM. Ma, a costo di passare per eretico, devo confessare che non uso il Beta neanche in questo caso: uno dei (pochi) vantaggi di passare ore tutti i giorni a guardare il mercato da un video è che si sviluppa istintivamente una misura della rischiosità relativa di un titolo, e spesso si è più precisi del Beta. Per esempio, dovessi fare un DCF di Premuda non mi sognerei mai di usare un Beta di 0,47, perchè so che il management della società genovese ha un atteggiamento molto speculativo rispetto al mercato dei noli: cerca di prevedere il suo andamento proprio come farebbe uno speculatore finanziario rispetto alla Borsa e opera di conseguenza nella gestione del suo business. Nel "mio mondo" il Beta di Premuda è superiore ad 1x. Al contrario, Navigazione Montanari, stesso settore e stessa attività, ha un atteggiamento simile all'hedger: non cerca di "predire" il mercato dei noli, e stipula in larga misura contratti a lungo termine. Ci perde quando i noli si impennano, ma in compenso non ha quella estrema variabilità degli utili tipica di Premuda. Il mercato in qualche misura lo percepisce, tanto è vero che - a parità di altre condizioni - il P/E di Premuda è molto più basso di quello di Navigazione Montanari. E - non per riaprire vecchi discorsi - ma questi sono proprio i fattori che sfuggono ai professori quando cercano di capire il potere previsionale di un multiplo di Borsa. Non si possono (purtroppo) selezionare titoli in base a pochi multipli, bisogna conoscere la realtà delle aziende e del loro settore. In questo caso, per esempio, l'andamento relativo di Navigazione Montanari rispetto a Premuda non dipende in nessun modo dalla differenza dei rispettivi P/E. Tuttavia nessun accademico si spingerebbe così a fondo nei ragionamenti per assicurarsi la significatità del campione. E' più semplice far fare da un assistente uno screening su Reuters o Bloomberg. Ed è per questo che - senza averne una precisa consapevolezza - si realizza a volte un GIGO (garbage in garbage out) statistico.

 

  By: panarea on Mercoledì 10 Settembre 2003 15:16

titoli da trading e loro beta (fonte sole24ore, su ultimi 30 mesi e sottoposto a test di significatività): Fideuram 1.82 Tiscali 1.62 Bulgari 1.74 STM 1.81 praticamente se il mercato fa + 1%, questi "dovrebbero" (non ci sono garanzie x il futuro) fare , rispettivamente, +1.82, +1.62, +1.74, +1.81. Ovviamenta anche l'opposto quando si scende titoli da investimento e loro beta eni 0.75 enel 0.68 premuda 0.47 buzzi 0.76 nav. montanari 0.63 praticamente bot ima 0.10 it holding 0.12 sadi 0.12 (se il mercato fa +10%, fanno un +1%) gli aggressivi useranno titoli dall'alto beta, i tranquilli dal basso, un poì come la leva nei derivati (solo che qui è tutto basato sul passato, non è detto che i titoli si comportino così) ad ognuno il suo angelo sono d'accordo con te, STM a questi prezzi è cara (e infatti il mercato oggi la sta picchiando).

Se il nasdaq parte non posso mica comprare Enel o TIM o E - angelo  

  By: angelo on Martedì 09 Settembre 2003 16:41

Certamente, e non è un caso che i titoli menzionati non trovino posto nei portafogli dei gestori "value oriented". Il problema tuttavia, è che anche i titoli "buoni" nel campo della tecnologia, cioè le aziende che hanno un buon "business model" e producono profitti (parliamo di Microsoft, Cisco, Intel, Dell per esempio) sono - a mio parere - leggermente sopravalutate o almeno senza motivi per essere comprate sui fondamentali. D'altro canto, bisogna ammettere che questi titoli si muovono non tanto in base ai fondamentali ma per l'opera degli scalpers e dei day traders. In un momento di mercato rialzista, questi titoli tenderanno sempre ad amplificare le tendenze, perchè più che rappresentare una quota parte di azienda sono "fiches" per scommettere sulla persistenza del trend fino in chiusura di seduta, e anche questo viene incorporato nei corsi. In una certa misura, è quando succede per STM in Italia: se sono le 4 del pomeriggio e vedo che il nasdaq parte non posso mica comprare Enel o TIM o ENI.......... Risultato: per me STM a 24 è cara (a meno che nel 2004 non raddoppi gli utili, ma questo ad oggi non lo sa nessuno), eppure ieri pomeriggio l'ho vista comprata a piene mani, quasi con la disperazione di non riuscire ad accaparrarsene abbastanza. Bello o brutto che sia, è così. Il messaggio per noi operatori è che esistono titoli da trading e titoli da investimento e non bisogna confondere tra i due: quando i titoli da trading diventano investimenti di medio, perchè non abbiamo il coraggio di far scattare lo stop loss, allora iniziano i guai..........