salvarsi dalla crisi

 

  By: gianlini on Giovedì 21 Novembre 2013 15:36

non ho capito cosa c'entriamo noi, visto che è un'iniziativa della Lidl Svizzera....

 

  By: shabib on Giovedì 21 Novembre 2013 15:27

non siamo svizzeri , ma certo che siamo terzo mondo , ormai.... L'IMMAGINE (OFFENSIVA) DEL GIORNO Postato il Mercoledì, 20 novembre @ 13:41:58 CET di davide DI FUNNYKING rischiocalcolato.it Tutto vero. Paolo Barrai di Mercato Libero, mi aveva preavvisato della cosa e in effetti sono andato a controllare di persona anche io. Ecco la simpatica campagna marketing di Lidl (azienda posseduta da demoniaci tedeschi, gente spietata che senza dubbio lo ha fatto per fare soffrire i poveri italiani): Dovete sapere che in Svizzera esiste il salario minimo risultato di contrattazione collettiva, e in generale è fissato a 3500chf, tolte le tasse, la sanità e i contributi pensionistici e aggiunta qualche agevolazione in genere ti rimangono in tasca 2800Chf al mese cioè 2100€ al mese. (e poi compri con l’8% di iva… no, per dire) La domanda che dovremmo farci è: come è possibile? Ci sono molte risposte a questa domanda, una parte le sto avendo con i primi brevi e produttivi (e cordiali) contatti con l’apparato burocratico elvetico. Non vedo l’ora di avere contatti anche con il loro apparato fiscale e di riscossione delle imposte. Chissà come mai la cosa non mi crea neppure un prurito. Ad ogni modo, questo cartello è duro da digerire qui in Italia. Me ne rendo perfettamente conto e vi confesso che un residuo di rabbia affiora anche nella mia testa (ma giusto un filino) p.s. ovvio che si tratta solo di propaganda per colpire il cuore e le menti italiane da parte dei tedeschi. Ma mica siamo tanto scemi da cascarci,noi. p.p.s. il primo che viene fuori con la storiella che il merito è dei capitali frutto dell’evasione fiscale nelle banche svizzere vince il premio Coglione del Secolo. Le cose sono molto diverse e molto cambiate. La Svizzera ha deciso di essere un potenza industriale nel campo del High Tech e nel manifatturiero avanzato. E lo sarà, eccome se lo sarà. E…. i nuovi capitani di industria Svizzeri non sono esattamente nati tutti li. p.p.p.s. Se la LIDL pagasse 1000€ lordi in più i suoi dipendenti italiani, lo Stato tra tasse e la fallita INPS se ne porterebbe via 600. Se va bene. Funny King Fonte: www.rischiocalcolato.it

 

  By: pana on Lunedì 18 Novembre 2013 07:35

ottima stupenda e bellissima questa notizia chei casino di Las Vegas cominciano a riciclare le tonnellate di rifiuti che producono... cibo ai maiali, i tappi di sughero riciclati come sandali..etc.. OTTIMO l ottimo esempio di MICHELLE OBAMA (grande per max rispetto) che zappavae vangava l orto della casa bianca ha fatto scuola, forse la mentalita inizia a cambiare poco alla volta Thousands of tons of leftover food is fed to pigs at a valley farm or turned into compost. Used shampoo bottles and bars of soap are sent to impoverished countries. Old plastic room keys and loyalty club cards are turned into picture frames or siding. Wine corks are reprocessed into sandals. Empty beer and liquor bottles are crushed and reconstituted as decorative blocks. Partial rolls of toilet paper are recycled into new rolls of toilet paper. http://www.reviewjournal.com/news/las-vegas-resorts-whittle-away-waste

Russian Forces Storm U.S. Military Base In Niger; Pentagon Confirms Big Move Of Putin's Men - YouTube

 

  By: pana on Giovedì 07 Novembre 2013 10:45

BITCOIN ai massimi sul dollaro.. http://financetrends.blogspot.it/2013/11/bitcoin-approaching-new-high-virtual.html

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  By: pana on Lunedì 04 Novembre 2013 10:13

il primo bancomat BITCOIN apre in Canada credevo fosse una moneta internet, invece esiste pure in versione cartacea ? ``The machine, delivered to Vancouver by US manufacturer Robocoin, stands against a wall of a popular coffee shop, and resembles an ordinary cash ATM... Customers lined up on Tuesday to use the ATM, then used their smartphones to buy coffee and muffins at the Waves coffee shop. ''

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  By: pana on Mercoledì 16 Ottobre 2013 09:32

-2 dal default a sto punto qualche opzione put sugli indici non guasterebbe" "muoia sansone con tutti i filistei" che poi i repubblicani sono quelli di Reagan"lo stato non e' la soluzione ma ilproblema, e allora che lo chiudessero per qualche mesetto no ?" 1. USA: SENATORE CRUZ RIUNISCE 20 DEPUTATI DELLA LINEA 'DURA' (ANSA) - Ted Cruz, il senatore texano, ormai il piu' amato dal Tea Party, ha riunito ieri sera una ventina di deputati ultra-conservatori nel sotterraneo di un ristorante messicano, il Tortilla Coast, a due passi da Capitol Hill. Un incontro ultra-riservato, durato circa due ore, durante il quale e' stato ribadito che non voteranno alcun accordo su debito e shutdown che non preveda anche tagli rilevanti al finanziamento della riforma sanitaria, la Obamacare. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/obama-in-cruz-il-senatore-texano-pi-amato-dal-tea-party-raduna-i-suoi-64640.htm

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  By: pana on Martedì 15 Ottobre 2013 09:50

-3 dal default.. ma il Tea Party è disposto ad ammazzare l’economia pur di eliminare la riforma sanitaria - Ricerca, ministeri e ospedali chiusi - Il 60% degli americani, se potesse, voterebbe oggi per rimpiazzare ogni singolo parlamentare… A complicare lo scenario c'è l'opposizione del Tea Party alla Camera a concessioni repubblicane al Senato. Ciò significa dunque che un'intesa Reid-McConnell potrebbe non rivelarsi sufficiente. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/american-apocalipse-a-72-ore-dal-default-nessun-accordo-la-maggioranza-degli-americani-vuole-64540.htm

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  By: pana on Lunedì 07 Ottobre 2013 10:14

si ok tutto giusto e condivisibile pero intanto la Bridgestone non chiude ! Bridgestone Bari è salva. Adesso è ufficiale. Nella sede del ministero dello Sviluppo economico a Roma, alla presenza del ministro Flavio Zanonato, l'azienda e i sindacati hanno firmato l'accordo per il rilancio dell'azienda barese che attualmente dà lavoro a 930 operai. http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/09/30/news/bridgestone_accordo_per_la_riconversione_scongiurata_la_chiusura_esultano_gli_operai_la_migliore_soluzione_possibile_aff-67589426/ GRANDE LETTA !

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  By: DOTT JOSE on Martedì 01 Ottobre 2013 18:07

Urge un programma di rinascita industriale che benefici prima di tutto gli operai Nazionalizzare subito e senza indennizzo il gruppo Riva e regalare piccole quote azionarie ai singoli operai che cosi' diventeranno loro padroni e non solo sfruttati http://www.pmli.it/operaipiazzacontroserratariva.htm

10 febbraio 1947 MATERIALI DI RESISTENZA STORICA GIORNO DEL RICORDO FOIBE dieci febbraio | MILLENOVECENTOQUARANTASETTE

 

  By: lmwillys on Lunedì 30 Settembre 2013 18:15

dai Lelik, quelli di Brancaccio sono disperati appelli, è da anni che ripete le stesse condivisibili analisi e ricette ... 'Le politiche deflattive praticate in Germania e altrove per accrescere l’avanzo commerciale hanno contribuito per anni, assieme ad altri fattori, all’accumulo di enormi squilibri nei rapporti di debito e credito tra i paesi della zona euro. Il riassorbimento di tali squilibri richiederebbe un’azione coordinata da parte di tutti i membri dell’Unione. Pensare che i soli paesi periferici debbano farsi carico del problema significa pretendere da questi una caduta dei salari e dei prezzi di tale portata da determinare un crollo ancora più accentuato dei redditi e una violenta deflazione da debiti, con il rischio concreto di nuove crisi bancarie e di una desertificazione produttiva di intere regioni europee. ..... Questa miopia, in ultima istanza, è la causa principale delle ondate di irrazionalismo che stanno investendo l’Europa, dalle ingenue apologie del cambio flessibile quale panacea di ogni male fino ai più inquietanti sussulti di propagandismo ultranazionalista e xenofobo. Occorre esser consapevoli che proseguendo con le politiche di “austerità” e affidando il riequilibrio alle sole “riforme strutturali”, il destino dell’euro sarà segnato: l’esperienza della moneta unica si esaurirà, con ripercussioni sulla tenuta del mercato unico europeo. In assenza di condizioni per una riforma del sistema finanziario e della politica monetaria e fiscale che dia vita a un piano di rilancio degli investimenti pubblici e privati, contrasti le sperequazioni tra i redditi e tra i territori e risollevi l’occupazione nelle periferie dell’Unione, ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall’euro.' ecco, lui definisce 'ingenue apologie del cambio flessibile' l'abbandono dell'euro (bagnai, borghi, ecc.), io invece minkiate mi auguro che, anche alla luce delle retribuzioni ormai diffusissimein area euro, anche tu rifaccia i calcoli sulla convenienza della nostra uscita

 

  By: Lelik on Lunedì 30 Settembre 2013 17:46

Bravi Mod e Lmwyllis. Ormai è tardi. Quel "manifesto" del Brancaccio e soci sembra fatto per salvare tutto il sistema attuale, e ancora vuole farci credere che qualcuno (Germania e compari simili) si sacrificherà per il bene comune e per il "più Europa", concedendo ai Pigs il perdono su quanto dovuto, e incrementando la propria domanda interna (con inflazione e stipendi più alti). Secondo me quel "qualcuno" sta ridendo a crepapelle, anche se la crisi porterà ad un piccolo (assolutamente insufficiente) contributo immagino a breve. E quindi molto economisti più noti che non credono in quell'epilogo non hanno affatto sottoscritto il manifesto.

 

  By: lmwillys on Lunedì 30 Settembre 2013 16:17

le iniziative di Brancaccio sono sempre le maggiormente condivisibili a mio parere dal punto di vista economico, l'ho detto tante volte e pochi giorni fa avevo ripostato per l'ennesima volta la sua proposta dello 'standard retributivo europeo' ... http://mondialternativi.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2613342 ma sono un pò tardive a mio parere, ormai la deflazione salariale si è espansa oltre ogni limite coinvolgendo la stessa Germania, come detto pochi giorni fa 1/4 dei dipendenti tedeschi sono MINIJOB, quindi tetto di 450 euro mensili ... l'eterna lotta capitale-lavoro ha visto finora un vittoria abissale del primo questa è una crisi di sistema, direi antropologica, non vedo soluzioni nell'ambito del sistema in essere

 

  By: Moderatore on Lunedì 30 Settembre 2013 15:56

il Financial Times ha pubblicato giorni fa l'appello o ^manifesto promosso da due professori di economia italiani Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo#http://www.theeconomistswarning.com/2013/09/il-monito-degli-economisti.html^ (Università del Sannio) e Mauro Gallegati che sembrava essere l'economista del M5S (ora non si sa), intitolato "Il monito degli economisti", Financial Times, 23 settembre 2013 Se guardi la lista sotto di chi ha firmato trovi alcuni dei "buoni", Steve Keen, Gennaro Zezza e della MMT la Kelton, e una ventina di professori italiani "keynesiani" che non senti mai, tra cui dei miei vecchi professori come Ginzburg o la Marcuzzo. Però in realtà lo hanno firmato in pochi di quelli noti nel mondo "non ortodossi", ne mancano molti da Mosler a Mitchell e il resto della MMT a Werner e anche quelli italici anti-euro come Bagnai, Borghi e Antonio Maria Rinaldi. Perchè ? Leggilo e poi alla fine te lo dico ------------------- La crisi economica in Europa continua a distruggere posti di lavoro. Alla fine del 2013 i disoccupati saranno 19 milioni nella sola zona euro, oltre 7 milioni in più rispetto al 2008: un incremento che non ha precedenti dal secondo dopoguerra e che proseguirà anche nel 2014. La crisi occupazionale affligge soprattutto i paesi periferici dell’Unione monetaria europea, dove si verifica anche un aumento eccezionale delle sofferenze bancarie e dei fallimenti aziendali; la Germania e gli altri paesi centrali dell’eurozona hanno invece visto crescere i livelli di occupazione. Il carattere asimmetrico della crisi è una delle cause dell’attuale stallo politico europeo e dell’imbarazzante susseguirsi di vertici dai quali scaturiscono provvedimenti palesemente inadeguati a contrastare i processi di divergenza in corso. Una ignavia politica che può sembrare giustificata nelle fasi meno aspre del ciclo e di calma apparente sui mercati finanziari, ma che a lungo andare avrà le più gravi conseguenze. Come una parte della comunità accademica aveva previsto, la crisi sta rivelando una serie di contraddizioni nell’assetto istituzionale e politico dell’Unione monetaria europea. Le autorità europee hanno compiuto scelte che, contrariamente agli annunci, hanno contribuito all’inasprimento della recessione e all’ampliamento dei divari tra i paesi membri dell’Unione. Nel giugno 2010, ai primi segni di crisi dell’eurozona, una lettera sottoscritta da trecento economisti lanciò un allarme sui pericoli insiti nelle politiche di “austerità”: tali politiche avrebbero ulteriormente depresso l’occupazione e i redditi, rendendo ancora più difficili i rimborsi dei debiti, pubblici e privati. Quell’allarme rimase tuttavia inascoltato. Le autorità europee preferirono aderire alla fantasiosa dottrina dell’“austerità espansiva”, secondo cui le restrizioni dei bilanci pubblici avrebbero ripristinato la fiducia dei mercati sulla solvibilità dei paesi dell’Unione, favorendo così la diminuzione dei tassi d’interesse e la ripresa economica. Come ormai rileva anche il Fondo Monetario Internazionale, oggi sappiamo che in realtà le politiche di austerity hanno accentuato la crisi, provocando un tracollo dei redditi superiore alle attese prevalenti. Gli stessi fautori della “austerità espansiva” adesso riconoscono i loro sbagli, ma il disastro è in larga misura già compiuto. C’è tuttavia un nuovo errore che le autorità europee stanno commettendo. Esse appaiono persuase dall’idea che i paesi periferici dell’Unione potrebbero risolvere i loro problemi attraverso le cosiddette “riforme strutturali”. Tali riforme dovrebbero ridurre i costi e i prezzi, aumentare la competitività e favorire quindi una ripresa trainata dalle esportazioni e una riduzione dei debiti verso l’estero. Questa tesi coglie alcuni problemi reali, ma è illusorio pensare che la soluzione prospettata possa salvaguardare l’unità europea. Le politiche deflattive praticate in Germania e altrove per accrescere l’avanzo commerciale hanno contribuito per anni, assieme ad altri fattori, all’accumulo di enormi squilibri nei rapporti di debito e credito tra i paesi della zona euro. Il riassorbimento di tali squilibri richiederebbe un’azione coordinata da parte di tutti i membri dell’Unione. Pensare che i soli paesi periferici debbano farsi carico del problema significa pretendere da questi una caduta dei salari e dei prezzi di tale portata da determinare un crollo ancora più accentuato dei redditi e una violenta deflazione da debiti, con il rischio concreto di nuove crisi bancarie e di una desertificazione produttiva di intere regioni europee. Nel 1919 John Maynard Keynes contestò il Trattato di Versailles con parole lungimiranti: «Se diamo per scontata la convinzione che la Germania debba esser tenuta in miseria, i suoi figli rimanere nella fame e nell’indigenza […], se miriamo deliberatamente alla umiliazione dell’Europa centrale, oso farmi profeta, la vendetta non tarderà». Sia pure a parti invertite, con i paesi periferici al tracollo e la Germania in posizione di relativo vantaggio, la crisi attuale presenta più di una analogia con quella tremenda fase storica, che creò i presupposti per l’ascesa del nazismo e la seconda guerra mondiale. Ma la memoria di quegli anni sembra persa: le autorità tedesche e gli altri governi europei stanno ripetendo errori speculari a quelli commessi allora. Questa miopia, in ultima istanza, è la causa principale delle ondate di irrazionalismo che stanno investendo l’Europa, dalle ingenue apologie del cambio flessibile quale panacea di ogni male fino ai più inquietanti sussulti di propagandismo ultranazionalista e xenofobo. Occorre esser consapevoli che proseguendo con le politiche di “austerità” e affidando il riequilibrio alle sole “riforme strutturali”, il destino dell’euro sarà segnato: l’esperienza della moneta unica si esaurirà, con ripercussioni sulla tenuta del mercato unico europeo. In assenza di condizioni per una riforma del sistema finanziario e della politica monetaria e fiscale che dia vita a un piano di rilancio degli investimenti pubblici e privati, contrasti le sperequazioni tra i redditi e tra i territori e risollevi l’occupazione nelle periferie dell’Unione, ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall’euro. Promosso da Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo (Università del Sannio), il “monito degli economisti” è sottoscritto da Philip Arestis (University of Cambridge), Wendy Carlin (University College of London), Giuseppe Fontana (Leeds and Sannio Universities), James Galbraith (University of Texas), Mauro Gallegati (Università Politecnica delle Marche), Eckhard Hein (Berlin School of Economics and Law), Alan Kirman (University of Aix-Marseille III), Jan Kregel (University of Tallin), Heinz Kurz (Graz University), Theodore Mariolis (Panteion University, Athens), Alfonso Palacio-Vera (Universidad Complutense Madrid), Dimitri Papadimitriou (Levy Economics Institute), Pascal Petit (Université de Paris Nord), Dani Rodrik (Institute for Advanced Study, Princeton), Willi Semmler (New School University, New York), Engelbert Stockhammer (Kingston University), Tony Thirlwall (University of Kent). --------------- 1) non si capisce se sia per restare nell'euro, cioè dice se non spendete di più (espresso in modo vago) guardate che poi l'euro può "esaurirsi", della serie non voglio espormi, non voglio dire niente di preciso... 2) non dice praticamente niente di pratico ed evita tutte le questioni importanti, non dice nemmeno che lo stato deve finanziarsi con moneta e non con debito. Sono 200 professori tutti con posto fisso assicurato e scrivere questo per loro è troppo, stanno sulle generali per stare nel sicuro! E' buona volontà generica, che è sempre meglio di niente, ma senza entrare in nessuna questione spinosa e dare nessuna soluzione pratica, sono ragazzi molto prudenti e molto cauti, preferiscono l'ambiguità come se fossero dei politici anche loro --------------- ...ed anche: Rania Antonopoulos (Levy Institute), Georgios Argeitis (Athens University), Jean-Luc Bailly (Université de Bourgogne), Guglielmo Chiodi (Sapienza Università di Roma), Mario Cassetti (University of Brescia), Julio Castellanos (Universidad Nacional Autonoma de Mexico), Laura Chies (University of Trieste), Eugenia Correa (Universidad Nacional Autonoma de Mexico), Romar Correa (University of Mumbai), Marcella Corsi (Sapienza University of Rome), Terenzio Cozzi (Università di Torino), Jerome Creel (OFCE, Paris), Apostolos Dedoussopoulos (Panteion University, Athens), José Deniz (Universidad autonoma de Zacatecas), Henk de Vos (University of Groningen), Davide Di Laurea (Istat), Amedeo Di Maio (Università di Napoli l'Orientale), Carlo D'Ippoliti (Università Sapienza di Roma), Denis Dupre (University of Grenoble Alps), Dirk Ehnts (Berlin School of Economics and Law), Eladio Febrero (University of Castilla-La Mancha, Spain), Aldo Femia (Istat), Jesus Ferreiro (University of the Basque Country), Stefano Figuera (Università di Catania), Lia Fubini (Università di Torino), Nadia Garbellini (Università di Pavia), Giorgio Gattei (Università di Bologna), Christian Gehrke (University of Graz), Andrea Ginzburg (Università di Modena e Reggio Emilia), Claudio Gnesutta (Università La Sapienza, Roma), Peter Howells (UWE, Bristol), Spartaco Greppi (SUPSI-DSAS, Switzerland), Jesper Jespersen (Roskilde University), Bruno Jossa (Università Federico II, Napoli), Nikolaos Karagiannis (Winston-Salem State University), Steve Keen, Stephanie Kelton (University of Missouri), John King (La Trobe University), Dany Lang (CEPN, Paris), Kazimierz Laski (University of Linz), Joelle Leclaire (SUNY Buffalo State), Stefano Lucarelli (Università di Bergamo), Cristina Marcuzzo (Università di Roma La Sapienza), Michela Massaro (Università del Sannio), Jo Michell (UWE, Bristol), Thomas Michl (Colgate University, NY), Lisandro Mondino (Universidad de Buenos Aires), Guido Ortona (Università del Piemonte Orientale), Paolo Palazzi (Sapienza Università di Roma), Sergio Parrinello (Università La Sapienza Roma), Stefano Perri (Università di Macerata), Antonella Picchio (University of Modena and Reggio Emilia), Gustavo Piga (Università di Roma 'Tor Vergata'), Paolo Pini (Università di Ferrara), Fabio Petri (Università di Siena), Nicolas Pons-Vignon (University of the Witwatersrand, Johannesburg), Pier Luigi Porta (University of Milano Bicocca), Srinivas Raghavendra (National University of Ireland, Galway), Paolo Ramazzotti (Università di Macerata), Sergio Rossi (University of Fribourg), Alberto Russo (Università Politecnica delle Marche), Francesco Saraceno (OFCE, Paris), Malcolm Sawyer (Leeds University), Domenico Scalera (Università del Sannio), Stephanie Seguino (University of Vermont), Felipe Serrano (University of the Basque Country), Andrea Terzi (Franklin College Switzerland), Mario Tiberi (Sapienza Università di Roma), Guido Tortorella Esposito (Università del Sannio), Domenica Tropeano (University of Macerata), Achim Truger (Berlin School of Economics and Law), Lefteris Tsoulfidis (University of Macedonia), Faruk Ulgen (University of Grenoble), Leanne Ussher (City University, New York), Bernard Vallageas (Université Paris Sud), Carmen Vaucher de la Croix (SUPSI, Lugano), Yulia Vymyatnina (European University at St.Petersburg), Grigoris Zarotiadis (Aristotle University of Thessaloníki), Alberto Zazzaro (Università Politecnica delle Marche), Gennaro Zezza (Levy Institute and Università di Cassino).

 

  By: gianlini on Lunedì 01 Luglio 2013 10:33

Bearth, anche quelle da 14,62, d'improvviso portate a 16

 

  By: bearthatad on Lunedì 01 Luglio 2013 10:23

Hanno aumentato le marche da bollo, tra cui quelle da 1,81 che metto sulle mie ricevute. Io sono uno di quelli (imbecilli) che le mettono, anziché dire alla persona che hai davanti "vada a comprarsi un marca e la attacchi". Per premiare quelli come me le aumentano in una notte, perfino il commercialista ti telefona con un po' di ritardo perché deve scoprirlo anche lui, così quando lo scopri ne hai già emesse con la marca sbagliata. Non è solo questione di appiccicarne una: è sbagliato l'importo che hai scritto a lato, se ne appiccichi un'altra il totale non corrisponde più, stracciarle non puoi perché sul blocchetto rimane un buco (ne hai già emesse altre anche non soggette a bollo) quindi ti sanzioneranno. Vai dal tabacchino e gli chiedi tot marche da 0,19 per integrare quelle che hai, e ti dice che non può farle, il minimo che può emettere è 0,26 (!!!) perché il programma gli lascia fare solo quelle. Naturalmente perché non c'è stato tempo di adeguare il sistema, avendo fatto tutto in una notte. Ma se la metti da 0,26+1,81 il bollo totale è 2,07, non credo si possa addebitare al cliente un bollo superiore alla norma. Il consiglio del tabacchino è "ne compri da 2 e lasci perdere quelle che ha". Grande! Non potevano dire: dal 1 di agosto aumentano le marche, pubblicizzarlo adeguatamente (basta la gazzetta ufficiale, con il tempo sufficiente lo scoprono tutti) uno si organizza, finisce quelle vecchie, ne compra di nuove, no eh? Mettici pure chi vuoi al governo, anche Letta che rispetto agli altri sembra una cima da come parla ma è solo apparenza ad uso di quelli come antitrader o esteban, sempre cialtroni sono, la cialtroneria è proprio il fondamento della Repubblica.