Uscire dall'Euro

 

  By: sol on Domenica 07 Aprile 2013 18:19

E' sicuramente necessario tenere fuori la speculazione dal mercato dei CCF altrimenti tutto diventa incerto e se ne avvantaggerebbero i soliti noti. Questi devono avere un valore certo per chi intende utilizzarli altrimenti non ci sara' nessun mercato e nessuno scambio CCF/euro. Forse bisognerebbe legare la detraibilita' del CCF alla maggiore spesa rispetto al reddito netto percepito nello stesso periodo dal contribuente consumatore o meglio ancora stabilire una franchigia in % rispetto al reddito sotto la quale non si ha diritto alla detrazione, per premiare gli investimenti e i consumi nazionali. Chi piu' contribuisce alla crescita del PIL, piu' ne riceve dei benefici, ma a posteriori solo quando la spesa del soggetto e' certa e lo Stato ha gia' incassato almeno l'IVA. Se ad esempio nel 2014 ho percepito 100 al netto di tutte le imposte e tasse e ho avuto una spesa certificata di 120 (qualsiasi bene/servizio/prestazione), con una franchigia del 50%, su quel 70 ho diritto ad una detrazione pari alla % dell'IVA ordinaria (21% per non contemplare quella degli acquisti di beni di lusso) e fino a concorrere all'ammontare dei CCF in mio possesso nel 2015, ma solo se ho pagato con moneta elettronica ad un altro soggetto che e' contribuente dello stato (escluse le spese sostenute all'estero). Tutti le uscite mediante pagamento con moneta elettronica hanno una causale. In questo modo i redditi alti se non hanno spese particolari non rientreranno nella detraibilita' ma per loro poco importa, mentre ne beneficerebbero i redditi medi/bassi, per cui avrebbero tutto l'interesse ad utilizzare sempre un pagamento tracciabile. Per i redditi bassi si potrebbe anche non avere la franchigia. La banca mi rilascia l'estratto conto che certifica le spese, senza il bisogno di esibire le ricevute. Per lo stato e' un doppio vantaggio in quanto mi costringono a non usare il contante, diminuendo l'evasione fiscale, l'IVA e' entrata nelle casse dello Stato nell'anno in cui ho percepito il reddito ma la detrazione la applico sulle imposte dell'anno successivo, inoltre nello stesso anno in cui applico la detrazione questa e' coperta dal maggiore gettito fiscale derivante da maggiori operazioni tracciabili avvenute. Lo Stato inoltre potrebbe "modulare" anno per anno la percentuale della franchigia a seconda delle necessita'. Potrebbe anche decidere di aumentare l'aliquota IVA negli anni in cui applica questo meccanismo, i consumi non subirebbero traumi. E' un po' buttata li ma l'idea e' quella di legare la detraibilita' del valore del CCF avendo gia' una precedente copertura del minor introito da parte dello Stato. Da un altro punto di vista e' come spostare il deficit sui privati, costringerli anche ad utilizzare il risparmio per anticipare una spesa futura in cambio di uno sconto (sempre meglio che subire un prelievo forzoso sui c/c). Se io ho capacita' di spesa perche' ho dei risparmi e decido di utilizzarli posso acquistare altri CCF per aumentare la mia detrazione, quelli che sanno che non rientreranno nella detraibilita' possono venderli ad un prezzo inferiore rispetto a quello nominale. Per determinate spese come l'acquisto di beni mobili o immobili di valore (auto o casa), la detraibilita' dovrebbe essere spalmata in quote di pari importo anche negli N anni successivi all'acquisto (ad esempio fino alla durata del mutuo o fino a 5 anni). Col teorico maggior gettito derivante da una minore evasione si potrebbe poi ridurre le imposte per i redditi piu' bassi e man mano quando ce ne sara' la possibilita' anche quelli piu' alti. Per le aziende si potrebbe pensare ad una detrazione in base al rapporto imposte e tasse dell'anno in cui e' stato concesso il CCF e l'anno dichiarato (2013/2014). La parte eccedente a 1 puo' essere acquistata sul mercato, questo per far si che il rapporto debito/sconto originario rimanga intatto evitando che chi dopo 2 anni dichiara meno possa usufruire di tutto lo sconto fiscale accordato. Se nel 2013 ho ricevuto un CCF di 60000 euro corrispondente al 10% delle imposte e tasse versate di 600000, nel 2015 posso detrarlo sempre nella misura del 10% delle imposte e tasse da versare di 700000, l'eccedenza dei 60000 (10000) posso acquistarli a mercato ad un prezzo inferiore. Chi invece non sara' in grado di utilizzarlo tutto lo puo' sempre vendere. Ulteriori defiscalizzazioni si potrebbero accordare a coloro che assumono o fanno nuovi investimenti nel territorio dello stato. Nel frattempo bisogna anche che qualcuno abbia il coraggio di iniziare una trattativa per un default parziale almeno del 15% del debito e che venga finalmente riformato tutto il sistema della PA per ridurre il fabbisogno altrimenti la cuccagna non dura molto. Se la cosa sta in piedi il default non spaventera' gli investitori e quindi non ci saranno ripercussioni sui mercati.

 

  By: robom1 on Domenica 07 Aprile 2013 16:54

Secondo me dovrebbe funzionare cosi: 1.lo stato da dei certificati a chi versa irpef (150 miliardi) 2.a fronte di 150 miliardi di euro di tassazione irpef viene corrisposto l'equivalente di 150 miliardi di certificati 3.i 150 miliardi di certificati verranno suddivisi su 12 tipologie di contratti (12 mensilità) dove ogni mensilità a 2 anni futuri sarà pari a 12,5 miliardi di certificati 4.i 150 miliardi di certificati vengono trattati su un conto internet e carta di debito 5.i 150 miliardi di certificati vengono trattati in una borsa istituita da un'authority per la determinazione del prezzo 6.su un mercato dove chiunque puo' acquistare e vendere tali diritti (mercato degli operatori): - chi acquista comprerà certificati a fronte di un certo prezzo e corrisponderà gli euro corrispondenti - chi vende venderà i certificati a fronte di un certo prezzo dalla borsa e riceverà gli euro corrispondenti 7.nel caso in cui non si voglia vendere o acquistare certificati sul mercato o sia una persona non operatore (quello che ha ricevuto i diritti), si potrà utilizzare tali certificati per l'acquisto direttamente dalle varie società sia per acquisto di beni di consumo che di investimento. 8.chi acquista sul mercato sarà la società che ha ricevuto i diritti al prezzo stabilito dall'authority IN BASE ALLA STIMA OGGETTIVA DI CRESCITA al fine di potere avere alla data futura lo stesso rapporto debito/pil 9.Ponendo come esempio il debito/pil al 125% con 1600 di pil e 2000 di debito un incremento del pil dell'1% corrisponde ad un incremnto del debito di 20 miliardi questo sta a significare che i certificati immessi hanno un valore pari al debito obiettivo / valore introdotto Nel caso specifico 20 miliardi / 150 miliardi = 0,1334 (valore di ogni singolo diritto) 10.Chi compra, compra un certificato a scadenza con controvalore pari a 0,1334 euro per ogni certificato/diritto L'authority quindi determina il prezzo come ad esempio fa l'authority per l'energia elettrica per la determinazione del PUN per l'energia ma cio' non toglie che due parti possano tra loro effettuare tra loro un contratto (ad un prezzo inferiore a quello definito perche comunque allo stato gli puo' convenire fino al prezzo max corrispondente a quello fissato dall'authority e determinato dalla stima oggettiva del pil). Teoricamente questa costruzione potrebbe prescindere dal discorso delle tasse future. I ruoli quindi sarebbero i seguenti: I percettori dei certificati: possono solo vendere i certificati per acquistare beni di consumo o investimento ma non possono vendere i certificati e acquistare euro. Il mercato degli operatori Possono acquistare i certificati per vendere beni di consumo o investimento Possono vendere i certificati per acquistare euro da altro operatore ad un prezzo max stabilito dall'authority o prezzo inferiore (fabbisogni di liquidità o smobilizzo settore bancario, definizione di un floor da parte dell'authority e di market maker). L'authority Stabilisce il prezzo dei certificati in funzione della stima di incremento dell'economia indotta sul pil. La compensazione con le tasse, ministero economia, banca d'italia Alla consegna dei certificati lo stato, o si va in compensazione sulle tasse oppure, senza specificare tutta la trafila vengono consegnati, lo stato da gli euro corrispondenti ai possessori dei certificati al valore stabilito e precedentemente determinato, emissione dei titoli di stato corrispondenti ed incremento del debito pubblico, fino ad arrivare alla percentuale debito/pil sopra determinata.

 

  By: muschio on Domenica 07 Aprile 2013 16:53

Sol, scusa se non rispondo in merito ma sto mettendomi in viaggio. Mi oreme scrivere soltanto per ribadire che il fulcro del problema è creare le condizioni affinché in italia, dopo la stagione criminale della deindustrializzazione, rinasca l'industria italiana. Per fare questo servono interventi RADICALI!: oltre all'uscita dall'europa (non è sufficiente uscire dall'euro!) va approfondito anche il discorso dei dazi, oltre a rendere l'investimento in titoli di Stato assai sconveniente rispetto al reddito da lavoro. PS: guai a chi parlasse di attirare capitali esteri per investire in italia! ma siamo pazzi??? farci comprare quando non abbiamo bisogno di niente per creare fior di produzioni....peccato ci manchi solo la classe dirigente....

 

  By: sol on Domenica 07 Aprile 2013 16:09

Scusa Muschio ma forse si ragiona come se il sistema fosse efficiente. Io se ricevo un CCF lo vendo subito non mi interessa aspettare 2 anni per averne un teorico vantaggio che non e' nemmeno sicuro al 100%, molti probabilmente ragioneranno cosi'. Dall'altro lato ci sara' si chi lo acquista ma solo fino ad un ammontare stimato inferiore alle tasse che paga, visto che lo posso "spendere" solo nel 2015 e il 1 gennaio 2016 ha valore 0 (senza sapere quando scadono non si puo' stabilire l'ammontare degli interessi). Nel 2015 l'economia va ancora peggio di ora per cui lo Stato proroga l'utilizzo per gli anni successivi e lo sospende per il corrente. Sei sicuro in un contesto dove lo Stato da un giorno all'altro per reperire i fondi ti puo' cambiare tutto che il valore di mercato del CCF rimanga stabile ? >conseguenza è che le banche che scontassero i CCF avrebbero in pancia "titoli" assai meno volatili e vulnerabili dei titoli di Stato Anche le banche potranno utilizzarlo fino a copertura delle imposte e tasse che devono versare allo stato, poi a loro non conviene piu' monetizzarlo, a chi lo vendono ? Sei sicuro che non ti faranno pagare il rischio che il titolo non gli rimanga in pancia senza poterlo vendere o utilizzare ? Di fatto limitandolo al pagamento della PA e con una scadenza ha una circolazione limitata e quindi un mercato limitato. Non so se hai presente cosa sono i fondi PAC, i fondi che la CEE rimborsa ai possessori di determinati titoli nell'ambito dell'agricoltura. Questi nel 2015 probabilmente verranno sostituiti o perderanno una parte di valore (ancora non si sa nulla di sicuro), con la contrazione della produzione agricola nessuno se li compra perche' non li potrebbero utilizzare a meno che non li regali. Il concetto qui e' lo stesso, nessuno acquistera' piu' della stima del suo fabbisogno perche' ha un mercato limitato e si rischia di acquistare qualcosa che in futuro ha un valore inferiore o nullo per via della scadenza imminente. La mia non e' una critica a MrCattaneo, ce ne fossero persone come lui che cercano soluzioni, sto solo ragionando con la mia testa ipotizzando come si possa evolvere la faccenda.

 

  By: robom1 on Domenica 07 Aprile 2013 15:52

a mio avviso chi acquista i CCF deve essere una società creata ad hoc guidata dallo stato ma non rientrante nel debito pubblico in quanto il valore del "diritto" deve essere parametrato alla stima di crescita costantemente monitorata (e quindi di gettito futuro) che ne deriverebbe. Altrimenti come dice Muschio, dopo 2 anni si avrebbe un rapporto debito/pil maggiore. Dopo vi faccio un esempio.

 

  By: muschio on Domenica 07 Aprile 2013 15:29

Sol, l'ammontare ipotetico di 150 miliardi di CCF rappresenterebbero all'incirca il 20% del gettito fiscale annuale e, NOTASI BENE, i CCF avrebbero un rating assai superiore di qualsiasi Bot, CCT, BTP, quindi avrebbero più richiesta di questi ultimi!! Per tale motivo, lo sconto sarebbe inferiore al rendimento dei BTP. Altra conseguenza è che le banche che scontassero i CCF avrebbero in pancia "titoli" assai meno volatili e vulnerabili dei titoli di Stato, e ciò risolve la preoccupazione circa la disponibilità di liquidità delle banche che, in realtà, hanno un problema di capitalizzazione più che di liquidità. Per quanto riguarda l'inflazione, nel contesto "deflattivo" (termine improprio) in cui siamo non ci sarebbero grosse spinte inflattive, anche perché la velocità di circolazione resta bassa e 150 miliardi servirebbero a "galleggiare" al momento e non per comprarsi l'ultima Porsche. Ad ogni modo anche un punto di inflazione è un prezzo "modico" per arginare la mortale agonia del sistema produttivo italiano. Resto convinto, senza nulla togliere alla brillantezza dell'idea dei CCF, che dopo 2 anni non rientrerebbero 150 miliardi di ulteriore gettito fiscale, e va dato atto che almeno un italiano cittadino privato (Mr Cattaneo) si è sforzato di cercare uno strumento per non morire, a differenza di questa classe dirigente che parla di stronzate come le primarie e altre amenità mentre il Paese muore!! e muore letteralmente (vedasi suicidi che sono solo la punta dell'iceberg di una situazione che sta diventando sudamericana).

 

  By: sol on Domenica 07 Aprile 2013 13:53

Sol, scusa la franchezza (anche perchè sarai una brava persona, che ha studiato ecc.) ma siamo pratici! I CCF sono semplicemente un IMPEGNO dello Stato italiano a non pretendere versamenti tributari tra due anni per determinati importi. Questo impegno non è moneta, non è denaro, non è un "pagherò", non è una cambiale e non è espresso in nessuna valuta: si fa riferimento all'euro solo perché in italia le tasse si pagano in euro. E' un impegno a non pretendere, per esempio, il versamento di 100 euro presentando questo IMPEGNO scritto, che dunque non ha valore facciale-nominale ma ha il valore che il "mercato" gli darà. ------------------------ Si Muschio era chiaro il succo del discorso ma sai finche' si rimane abbastanza vaghi tutti i discorsi sono giusti, quando entri nei dettagli allora iniziano le difficolta'. Diciamo per semplificare che e' come un buono pasto spendibile dopo 2 anni alla mensa Statale e convertibile in euro. Mr Cattaneo poi scrive che il valore di mercato e' il valore nominale meno gli interessi, quindi se parla di interessi significa che i CCF emessi nel 2013 si possono utilizzare solo nel 2015 (sono utilizzabili esclusivmente per tutto l'anno 2015), altrimenti senza la determinazione della scadenza/utilizzo non posso stabilire gli interessi. Due ipotesi. Si puo' convertire in euro. Vantaggi immediati: aumento del potere di acquisto del consumatori, aumento della liquidita' delle aziende. Forse rilancio dei consumi e degli investimenti, che comporterebbe un aumento del gettito fiscale per fare fronte al deficit corrispondente al buono pasto. Non si puo' convertire in euro. Vantaggi immediati: nessuno, le aziende continueranno a chiudere con relativa perdita di posti di lavoro. Dopo 2 anni il deficit dello Stato sara' aumentato per via delle minori entrate dovute all'ulteriore contrazione dell'economia, in piu' avra' anche da affrontare un ulteriore buco che corrisponde al buono pasto concesso. Tralasciamo pure i problemi giuridici e tecnici. Ho bisogno degli euro subito ? Ok lo vendo. Chi lo copra ? Lo comprano coloro che tra 2 anni stimano debiti con lo Stato o enti statali per un importo di X pero' fino ad un massimo di X. Intanto devo stimare e gia' qui ho una incognita. Questo comporta che abbiano una circolazione limitata rispetto al denaro contante. Significa che ad un certo punto l'offerta superera' la domanda, si formera' un vero mercato di contrattazione con la conseguenza che il valore di conversione non sara' quello nominale meno gli interessi ma molto molto piu' basso. A questo punto se io che sono titolare del diritto ritengo che sotto 80 non mi e' piu' conveniente il cambio, me lo tengo, per cui vanifico tutti i vantaggi immediati che sono quelli che piu' contano ora. Se invece lo cambio ricevo meno benefici di quelli nominali quindi la riduzione del cuneo fiscale non e' piu' quella teorizzata. Le banche inoltre non possono monetizzarlo oltre il proprio fabbisogno stimato per cui il meccanismo si inceppa, quindi i primi che vendono riescono a convertirlo gli altri se lo tengono di fatto torniamo al discorso che non tutti potranno godere dei vantaggi nell'immediato. Se prima non si taglia il fabbisogno bisogna pensare a dove reperire le risorse per coprire il deficit poi, che facciamo aumentiamo ancora le imposte e tasse della stessa misura dello sconto concesso ? Quindi e' come non averlo concesso. Non si puo' solo sperare in un maggiore gettito futuro per via di una ripresa ancora incerta, non risano il bilancio dello Stato con i biglietti della lotteria. Insomma mi sembra che le incognite inizino ad essere troppe. A voi la parola.

 

  By: Roberto964 on Domenica 07 Aprile 2013 13:29

TUTTE le BUGIE sull'INFLAZIONE Ne avremo parlato altre decine di volte ma, come sappiamo, RIPETITA JUVANT. Ci hanno sempre raccontato che il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia (BdI) fu necessario per "limitare e responsabilizzare" i politici a fare meno spesa pubblica che, a loro dire, era la maggiore responsabile dell'inflazione a due cifre degli anni '70 e verso la metà degli anni 80 si presero il merito di esserci riusciti, come vedremo più avanti, questo "mantra" è un FALSO storico. All'epoca la BdI era obbligata per legge all'acquisto delle partite invendute dei titoli di debito Statali (BOT, BTP, CCT ecc.), ovvero, se il Tesoro, per esempio, aveva bisogno di 10 miliardi di Lire per finanziare la spesa pubblica, venivano emessi BOT (o BTP ecc) per pari valore, ad un interesse CONCORDATO tra le parti, e venduti al pubblico. Se tale vendita (asta) andava deserta la BdI comperava il TUTTO (per obbligo di legge) e gli interessi ritornavano al Tesoro, quindi, se il pubblico riteneva poco interessante l'investimento perchè poco remunerativo (pagava pochi interessi), INTERVENIVA la BdI ed EMETTEVA MONETA per PARI VALORE e priva di DEBITO. Gli interessi proposti su tali emissioni, in genere, erano qualche punto % SOTTO ai valori dell'inflazione reale, questo faceva in modo che i risparmi degli italiani venissero indirizzati in MODO PRODUTTIVO (attività, case e beni durevoli in genere), il lavoro abbondava e le paghe erano in linea con gli altri paesi industrializzati, se non superiori e la SCALA MOBILE, introdotta nel 1975, metteva al riparo i lavoratori dall'inflazione accreditando la stessa % nelle buste paga sotto indicazione di ISTAT. Il vero motivo per cui l'inflazione è letteralmente esplosa a partire dal 1973 è il prezzo del PETROLIO che quadruplicò a causa della guerra del Kippur e, nel 1979 triplicò a causa della rivoluzione komeinista in Iran a cui seguì la guerra Iran-Iraq (1980-88). A partire dall'inizio del conflitto il prezzo del gregge mano a mano cominciò a scendere poichè entrambi i contendenti INONDARONO di petrolio i mercati per finanziare la loro guerra, inducendo anche gli altri produttori a fare altrettanto e riportando l'ORO NERO a prezzi addirittura più BASSI del 1973 (il costo diminuì del 75%). La Storia dell'inflazione, prima salita e poi scesa, così come descritto, è comune a TUTTI i Paesi industrializzati dell'epoca ed è facilmente confutabile con una semplice ricerca. Con questa scusa noi tutti ci siamo trovati DEFRAUDATI dalla nostra SOVRANITA' MONETARIA sostituita dalla rendita parassitaria che ha portato il nostro debito pubblico alla cifra stratosferica attuale: in sintesi, il debito pubblico, sono interessi cumulati ad altri interessi. Nel 1981 il rapporto debito/PIL era del 60% scarso, oggi siamo al 127%. La spesa per interessi è pari al 5% circa del PIL (nel 2012, 80 miliardi). Gli interessi pagati ogni anno sono più del 10% della SPESA PUBBLICA italiana. Dal 1981 ad oggi, a prezzi attuali, abbiamo pagato, direttamente o sotto forma di debito pubblico cresciuto, NON meno di 2300/2400 miliardi di euro che hanno, in pratica, cambiato tasche, passando dai lavoratori di OGNI CATEGORIA (tramite super-tassazioni ed imposte varie, SEMPRE AUMENTATE da 30 anni a questa parte) ai renditieri, ovvero al grande parassita. Il mio più GRANDE cruccio è che questo fatto ancora NON entri bene in testa alla maggior parte degli italiani, i quali hanno paura di abbandonare questo sistema MARCIO e a tornare indietro, ad una redistribuzione verso il basso che parte dall'uscita dalla UE e dall'euro con conseguente e ovvia nazionalizzazione della Banca d'Italia e al ripristino della legge che era in vigore sino al 1981. Senza che ciò avvenga vedremo sempre di più scendere le buste paga e salire la disoccupazione che farà da spinta per ancora maggiori riduzioni salariali, il tutto accompagnato da TAGLI LINEARI alla spesa sociale e al welfare, in pratica possiamo considerarci tutti morti-viventi.

 

  By: lutrom on Domenica 07 Aprile 2013 13:17

Quello che mi fa inkazzare veramente è che chi paventa pericoli e sciagure per l'uscita dell'euro nella sostanza non indica quali siano i pericoli e le sciagurate conseguenze: si limita a dire che non si sa quello che succede! Ma che kazzo di discorso è?? Allora alla mattina non esco dal letto perchè non so cosa kazzo mi può capitare se esco da casa! Qui se c'è una certezza è solo che se rimaniamo in questa situazione anneghiamo tutti! Produci prodotti che sostengano la tua valuta e che puoi barattare (attraverso il cambio di valute con le contreparti) con prodotti da importare che ti servono??? e allora vai e basta! PS: vi faccio abbastanza svegli per non dover spiegare che se la nuova lira si svaluta di un 40% anziché di un 20% ciò è assolutamente irrilevante: alla fine la mia moneta varrà dal punto di vista non nominale ma di potere di acquisto sul mercato dei cambi quanto sarò in grado di produrre ed esportare. ------------------- Ecco, bravissimo, Muschio! Il fatto è che quello che temiamo che POTREBBE accadere causa uscita dall'euro (in Italia, ma anche in Grecia, Spagna, Portogallo, ecc. ecc.), si STA GIA' iniziando a VERIFICARE SENZA USCIRE DALL'EURO!! Abbiamo la maggiore recessione dalla fine della seconda guerra mondiale, la gente in Grecia brucia i mobili perché non sa con che scaldarsi, la gente nelle mie zone fugge dagli ospedali statali perché per farsi ricoverare visto che non ci sono posti ti fanno aspettare ore ed ore e poi ti mettono su una barella al pronto soccorso per giorni sempre perché non ci sono posti, se prenoti una visita specialistica con la sanità pubblica devi aspettare mesi e mesi e quindi molti ricorrono al privato sancendo di fatto la fine di un servizio pubblico, nella mia scuola (statale!) i supplenti aspettano mesi per i pagamenti perché non ci sono soldi, migliaia di imprese chiudono i battenti (si è spesso parlato di crisi, ma nella mia cittadina non ho MAI visto come ora un numero tale di locali commerciali chiusi con il cartello affittasi o vendesi), nelle aziende la gente inizia a rubare generi alimentari (cosa quasi mai vista qui in zona), ecc. ecc. Il fatto è che l'uomo è un animale politico (sociale) che appunto si fa influenzare molto dai suoi simili, ed oggi molti hanno subito il lavaggio del cervello dai giornali, dalle tv di regime, dai politici raccontapa.lle (Bersani ha detto che senza euro saremmo degli straccioni senza un soldo in tasca!), e la massa segue quello che dice la maggioranza, fin quando un giorno non ci accorgeremo che erano tutte fesserie, ed allora saremo pronti per finire di credere a queste fesserie ma per imbarcarci a seguire altre fesserie (è lo stesso "percorso" che seguirono i tedeschi sulle orme di Hitler, per fare un esempio tra i tanti possibili...).

 

  By: robom1 on Domenica 07 Aprile 2013 12:10

Posso pero' riacquistare e riemettere. c'è un indicatore che viene calcolato dalla banca d'italia che si chiama rendistato calcolato su un paniere. Modalità di calcolo http://www.bancaditalia.it/banca_centrale/operazioni/titoli/tassi/rendi/rendimtp/PMC220.pdf Sezione con i vari rendistato http://www.bancaditalia.it/banca_centrale/operazioni/titoli/tassi/rendi

 

  By: Sir Wildman on Domenica 07 Aprile 2013 05:48

In questo modo la BCE schiaccerebbe anche i costi dei BTP dal 4.5% all'2% seguendo l'esempio degli inglesi appunto. Riduci quindi da 80 a 30 mld il costo degli interessi sul debito pubblico, liberando 50 miliardi --- Scusi Zibordi, ma questa non sta ne' in cielo ne' in terra. Noi abbiamo uno stock di debito che si rinnova parzialmente di anno in anno. Per spostare gli interessi che paghiamo significativamente ci va molto tempo. Quello che dice lei sarebbe valido sui titoli di nuova emissione di cui una parte andrebbe a rinnovare la frazione dello stock in scadenza. Non esiste che la BCE puo' liberare 50 miliardi portando gli interessi dal 4.5% al 2% per il semplice motivo che l'effetto sarebbe solo sui titoli di nuova emissione.

 

  By: muschio on Domenica 07 Aprile 2013 04:48

Quello che mi fa inkazzare veramente è che chi paventa pericoli e sciagure per l'uscita dell'euro nella sostanza non indica quali siano i pericoli e le sciagurate conseguenze: si limita a dire che non si sa quello che succede! Ma che kazzo di discorso è?? Allora alla mattina non esco dal letto perchè non so cosa kazzo mi può capitare se esco da casa! Qui se c'è una certezza è solo che se rimaniamo in questa situazione anneghiamo tutti! Produci prodotti che sostengano la tua valuta e che puoi barattare (attraverso il cambio di valute con le contreparti) con prodotti da importare che ti servono??? e allora vai e basta! PS: vi faccio abbastanza svegli per non dover spiegare che se la nuova lira si svaluta di un 40% anziché di un 20% ciò è assolutamente irrilevante: alla fine la mia moneta varrà dal punto di vista non nominale ma di potere di acquisto sul mercato dei cambi quanto sarò in grado di produrre ed esportare.

 

  By: muschio on Domenica 07 Aprile 2013 04:26

Si Anti, continuiamo a farci le pippe mentali su quello che potrebbe succedere ma, nel frattempo in italia non c'è rimasto uno straccio di industria di grandi dimensioni e le piccole moriranno.....e poi resterà il deserto con l'euro! I debiti con l'estero li ripaghiamo, ma intanto te lo pago con le lire che stampo io e non devo dissanguare la gente o diventare una colonia o strozzare le mie imprese. Le mie lire non sono carta straccia, perché sono un Paese che sa fare e produce. Tempo 2-3 anni con uscita euro, dazi, riduzione dell'ambito statale e taglio cuneo fiscale e tassazione alle imprese, ripartiremmo in barba alla maggiore bolletta energetica!!! Se avessimo una classe dirigente all'altezza di un craxi, la Germania si cakerebbe sotto solo accennando alla questione in un colloquio riservato con la Merkel. PS: ma cosa vuoi che succeda se esci dall'Euro e hai ancora un tessuto industriale??? Piuttosto, se lo vuoi salvare o esci subito o diventi una colonia.

 

  By: antitrader on Domenica 07 Aprile 2013 03:35

Compagno, che bisogna abbandonare l'euro non ci piove. Purtroppo per farlo devi passare attraverso una fase di caos in cui non e' manco prevedibile cosa puo' succedere. I vari Bagnai, Borghi e compagnia cantata (quelli che leggono (e scrivono) i libri) si guardano bene dall'entrare nei dettagli operativi ma si limitano a ricordare l'esempio dell'uscita dallo SME che fu tutt'altra roba (in fondo fu solo una banalissima e salutare svalutazione). Chi pensa di non pagare il debito estero si comporta come quelli che "andarono per suonare e furono suonati", qui non si tratta dei 30/40 miliardi degli argentini ma si tratta di 800 miliardi di BTP in mani estere che giustificherebbero anche una guerra. Se mi facessero dittatore del proletariato farei una gigantestca tosata sui CC e pagherei il debito estero in EUR e subito dopo tornerei alla lira e farei una gigantesca stampata in stile giapponese. Certo che poi ci distruggono il cambio ma, ancora per poco, abbiamo ancora un'industria funzionante (seppure acciaccata) con la quale possiamo inondare i mercati di prodotti di qualita' italiana (non cinese). Insomma, se la giulietta viene a costare 5000 euro poi voglio vedere se non fanno la fila a mirafiori per comprarsela.

 

  By: robom1 on Domenica 07 Aprile 2013 03:26

Trovo molto interessante l'analisi del Dott.Zibordi. Io aggiungerei la richiesta di revisione OGGETTIVA dei criteri di Maastricht ed in particolare: 1.Revisione critica dei criteri di determinazione del debito nel quale attualmente NON viene conteggiato il debito implicito (ovvero proiettato di spesa per pensioni) attraverso il quale l'Italia diventerebbe il primo paese per sostenibilità in Europa 2.Revisione critica dei criteri di perimetro di consolidamento del debito in europa attraverso il quale la Germania riesce a tenere fuori dal debito tutta la sua Cassa depositi e prestiti (valore 500 miliardi) in quanto grazie ad una norma contenuta nel trattato non viene consolidato il debito di società di proprietà pubbliche, qualora le stesse hanno una copertura di costi da privato maggiore del 50%. Sono richieste oggettive, non facciamoci pestare i maroni e non richiedere pari trattamento su cose che si possono dimostrare e che farebbero la differenza.