By: Paolo Gavelli on Lunedì 24 Novembre 2003 19:20
Occorre che qualcuno avverta i francesi dei tremendi pericoli che corrono...
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sembra che non ce ne sia bisogno...
"I due siti previsti in Francia per impiantarvi un laboratorio sotterraneo saranno selezionati al termine di una procedura che in tutto durerà più di dieci anni. Nel febbraio 1990, dopo le manifestazioni e la forte opposizione nei cinque dipartimenti interessati, Michel Rocard, allora primo ministro, decretò una moratoria(2). Fu nominato un mediatore e i suoi lavori portarono alla legge del 30 dicembre 1991, relativa alle ricerche sulla gestione delle scorie radioattive e al lancio dei programmi di ricerca corrispondenti. "Ho scelto di capovolgere l'approccio fin qui adottato, fondato soltanto su considerazioni scientifiche e geologiche, partendo dalle candidature dei comuni interessati a cui è seguita, ovviamente, una verifica geologica, spiegava Bataille nel suo rapporto (3). Abbiamo ricevuto una trentina di candidature, dieci delle quali sono state giudicate accettabili da un punto di vista geologico". I 60 milioni di franchi (1 franco=293 lire circa) all'anno destinati alle "misure di accompagnamento e di sviluppo locale" hanno certamente fatto scoprire certe vocazioni..."
Le notizie riportate sono vecchie di qualche anno (noi arriviamo sempre buoni ultimi).
Mi ha però sorpreso leggere che hanno inventato un meccanismo del tutto simile a quello che proponevo io in un post di questo thread, che cito con malcelato orgoglio:
"esempio di proposta di legge per superare il dilemma centrali:
Fatta la maggior chiarezza possibile sul raggio e l'entità di eventuali danni alla salute, se il territorio italiano si rivelasse (come sappiamo) troppo densamente popolato per permettere una dislocazione immune da effetti collaterali ai residenti, si disponga un'offerta pubblica per l'acquisto di un'area corrispondente, valida su tutto il territorio nazionale.
se tale offerta si rivelasse insufficiente, la si alzi fino a incontrare la disponibilità.
Si chiama libero mercato e dà alle cose un valore accettabile a entrambe le controparti.
Il marchingegno permetterebbe anche di evidenziare con efficacia quanto i cittadini (stato) siano disposti a spendere per nuova energia e quanto invece preferirebbero risparmiare, lasciando spento lo sbucciapiselli elettrico."
e successivamente aggiungevo:
"l’energia va pagata per quel che costa e in quel costo vanno conteggiati i danni economici e fisici che può subire chi si ritrova un vicino di casa ingombrante come una centrale. La mia modesta proposta avrebbe molti vantaggi: evidenzierebbe questo costo “reale”, soddisferebbe i criteri di formazione del prezzo di un libero mercato, favorirebbe il passaggio a sistemi di consumo energetico più saggi. Se, in aggiunta, l’inevitabile aumento dei prezzi al consumo si scaricasse solo sulle utenze civili, e al tempo stesso si calmierasse il costo per le utenze industriali (che devono concorrere sui mercati internazionali) si otterrebbe anche un bell’effetto di spinta all’emersione del sommerso… (troppa grazia?!).
Ma, parafrasando il titolo di un libro di qualche anno fa, questo che era il paese dei “comunisti immaginari”, è diventato il paese dei “liberisti immaginari”"
2ali