Letture weekend: non appena le elezioni saranno finite ne vedremo delle belle - gz
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By: GZ on Domenica 19 Settembre 2004 23:23
Letture per il weekend. Ken Fisher su Forbes e Giovanni Tamburi sul Manifesto (poi non si dica che manca il pluralismo)
Ken Fisher, il guru (che scrive di borsa su Forbes (a dire la verita' anche uno dei gestori di maggiore successo degli ultimi 20 anni) nota oggi che la ^stampa europea e' tutta negativa sullo stato dell'economia e dei mercati#http://www.forbes.com/columnists/free_forbes/2004/1004/138.html^. E questo e' un buon segno ovviamente, quando mai i giornalisti finanziari sono stati unanimi e hanno avuto ragione ?
Giovanni Tamburi, che comunque e' uno dei migliori in Italia, ha ^un intervista sul Manifesto interessante#http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Settembre-2004/art88.html^ (anche se prova il punto di Fischer)
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Gianni Tamburi, fondatore della Tamburi&Associati spa, è uno degli osservatori più acuti dei mercati finanziari italiani e internazionali. Nato professionalmente alla Bastogi, è stato direttore generale e poi amministratore delegato dell'Euromobiliare di Guido Roberto Vitale fino al momento in cui ha deciso di navigare da solo. Le sue diagnosi in genere sono spietate, non bada a complimenti quando deve dare giudizi sulla comunità degli affari e sui suoi difetti. Di recente ha costituito la Tamburi Investment Partner, assieme alla moglie Alessandra Gritti. Si tratta di una società che opera nel private equity che conta circa 80 azionisti tra cui le famiglie Seragnoli, Angelini, Manuli, Bombassei e Volta. I grandi gruppi non gli sono mai stati simpatici, l'unica speranza per l'economia italiana, ripete da sempre, sono le medie imprese alla Merloni
Uno scenario a tinte scure. Eppure la gran parte della stampa economica italiana continua a vedere la ripresa dietro l'angolo. Da dove viene questo strabismo?
Non saprei. Quello di cui sono certo è che siamo davvero fermi. Che l'Italia sia al palo è un dato di fatto incontrovertibile. Basta dare un'occhiata al Pil. L'unica cosa che si muove verso l'alto sono i prezzi. Di chi sono le responsabilità di questa immobilità? Qui ci sarebbe da aprire una polemica sulla politica dei governi, sulle capacità degli imprenditori italiani, ma usciremmo dal seminato
Eppure la stampa economica internazionale ci spiega che negli Stati Uniti la ripresa c'è. E' vera ripresa o anche in quel caso siamo di fronte a un miraggio?
Quella degli Stati Uniti la definirei una ripresa drogata. Certo, l'illusione ottica c'è stata. Ci hanno mostrato qualche segno di crescita dei consumi grazie al fatto che i lavoratori si sono trovati in busta paga un migliaio di euro in più. Ma i fuochi si sono già spenti. Quei barlumi di ripresa servivano e servono all'amministrazione Bush per gestire al meglio la fase elettorale, per drogare le elezioni ma la realtà non si può nascondere più di tanto. Vuole un esempio? Mentre parlo con lei vedo sul monitor due notizie che provengono dagli Stati Uniti: da un lato vi è una crescita dei sussidi di disoccupazione e dall'altro cresce l'allarme utili per le aziende americane. Le sembra ripresa questa?
Un punto di vista controcorrente il suo. Qualche giorno fa esponenti di primo piano della Ue sostenevano che ormai la ripresa è un dato incontrovertibile
La cosa non mi spaventa affatto. La mia fama di Cassandra è ormai consolidata e non farò nulla per togliermi questa immagine. Io insisto nel dire che quando un gruppo come la Coca Cola lancia il profit warning, il cosiddetto allarme profitti, vuol dire che c'è qualcosa che non va, altro che ripresa. I dati parlano chiaro: se i prezzi al consumo negli Stati Uniti calano dello 0,3 in un mese significa che qualcosa sta succedendo. Lo ripeto: George Bush non poteva presentarsi all'appuntamento elettorale con l'economia in recessione ma a me risulta che negli Stati Uniti qualche Edge Fund stia saltando per aria. E non appena le elezioni saranno finire ne vedremo delle belle
Che relazione c'è tra questo scenario e l'andamento dei mercati finanziari?
Una relazione molto stretta. I mercati finanziari hanno il difetto di essere superficiali ma sono in grado di anticipare gli eventi. Quando hanno capito che la ripresa statunitense è drogata si sono fermati. Infatti oggi sono negativi rispetto al primo gennaio e a mio parere peggioreranno. Non ho dubbi su questo punto. Potrei consolarmi dicendo che avevo indovinato ma sarebbe una magra consolazione. D'altronde che cosa si può pretendere da una situazione come quella attuale? I deficit degli Stati moderni sono impressionanti e quello degli Stati Uniti è uno dei più alti
Facciamo un salto indietro verso l'Italia. Lei si è occupato per anni di merger&acquisition, di medie e grandi aziende. Alle nostre spalle abbiamo due casi clamorosi, Cirio e Parmalat. Due crac che hanno coinvolto banche e investitori. Secondo lei è cambiato qualcosa dopo quell'amara lezione?
Forse la deluderò ma io sono fermamente convinto che non sia cambiato nulla. I risparmiatori continuano a digerire titoli di ogni genere e nella finanza continua a prevalere la mentalità speculativa di breve periodo rispetto a una logica di investimento di lungo termine. Il vero guaio è proprio questo: quando nella finanza prevale la logica del giorno per giorno e molte operazioni finanziarie si fondano, ad esempio, sui derivati, tutto viene falsato. E' triste dirlo ma è così
Questo significa che il modo di ragionare della new economy, profitti facili, strumenti finanziari a rischio, strategie vuote, ha influenzato anche la old economy?
Peggio, molto peggio. La new economy ha messo in mostra un modo di fare finanza che era già presente in modo strutturale prima del suo avvento
In questi ultimi anni i centri di potere finanziario sono molto cambiati. Mediobanca non è più la stessa di una volta e molti grandi gruppi vivono una crisi profonda. Che cosa sta accadendo?
Ho l'impressione che siano emersi fenomeni che da tempo erano in via di maturazione. La deindustrializzazione è uno di questi. Pensi alla Fiat, pensi a un gruppo come quello di Orlando: una volta era un salotto importante, oggi boccheggia. Temo che in molti casi i giochi di potere nascondessero i numeri. Detto questo voglio offrire una nota di ottimismo: credo che la vera anima della nostra economia sia la media industria italiana. Penso ad aziende come la Merloni, la De Longhi, la Brembo. Sia chiaro, non sto parlando delle piccole aziende, che in Italia svolgono un ruolo di sub fornitrici, ma proprio delle medie aziende, quelle che ci pagano lo stipendio, l'anima della nostra economia, appunto. Noi con la nostra società, la Tamburi Investment Partners, lavoriamo per la crescita di questo settore vitale dell'economia italiana.