In diversi nostri articoli abbiamo sempre detto che negli USA le stablecoin private potrebbero diventare il collante che lega il futuro dollaro digitale nazionale alle altre criptovalute, in una sinergia del tutto opposta alla situazione cinese, dove invece il governo (secondo me in modo autolesionista) combatte le stablecoin e vuole l’esclusiva sullo yuan digitale.
Oggi una mossa di Circle sembra confermare questa possibilità.
Come sappiamo, Circle è una delle società che gestiscono USDC, la stablecoin che, con una fornitura circolante di 23 miliardi di dollari, è la seconda al mondo dopo USDT.
Ebbene, Circle ha appena manifestato l’intenzione di richiedere alle autorità regolatorie uno statuto bancario che la trasformerebbe in una normale banca regolamentata dalla Federal Reserve (Fed).
Ma c'è una sfumatura: Circle vuole solo una patente bancaria "limitata". Ciò significa che non vuole diventare una banca a servizio completo che fornisce ad esempio prestiti ai clienti. Il suo obiettivo è piuttosto quello di avere la possibilità di mantenere le sue riserve di liquidità presso la Fed, come qualsiasi banca americana, appunto.
Tutte le banche USA infatti hanno un “conto” bancario presso la Fed, dove sono obbligate a mantenere delle riserve di emergenza. Tuttavia, dopo la decisione di Powell di alzare il tasso d’interesse di queste riserve (che prima era a zero), questo deposito produce anche un piccolo interesse dello 0,02%, quindi non è piu’ solo un “sacrificio” obbligatorio.
Il vantaggio più importante di essere una banca americana è pero’ quello di poter avere soldi in prestito a basso costo dalla Fed. Un “privilegio” che si porterebbe dietro tutta una serie di importanti questioni di politica monetaria.
Bisogna infatti riflettere sul fatto che le riserve di liquidità che Circle manterrebbe presso la Fed sarebbero anche le riserve che sostengono USDC.
Di fatto quindi, USDC pur restando una valuta digitale privata, allo stesso tempo sarebbe legata alle riserve della banca centrale e godrebbe del “privilegio” di eventuali sostegni della Fed in caso di deficit di liquidità.
Si trasformerebbe quindi in una sorta di valuta pubblico-privata.
Siamo davvero alle porte di questo inedito connubio?
La risposta è semplice.
Se la richiesta di Circle verrà accettata dalle autorità americane, vorrà dire che la Fed e il Tesoro sono davvero intenzionati a dare al dollaro digitale la struttura che avevamo ipotizzato: quella cioè che va oltre la semplice replica digitale di una valuta inflazionata, ma collega il dollaro a un ecosistema di valute private che ne sosterrebbero il valore.
Se invece la richiesta non verrà accettata, dovremo iniziare a scartare questa ipotesi come troppo bella per essere vera.
Si tratta di un passaggio davvero strategico, sia per il destino delle criptovalute in America, sia per la struttura economica del futuro dollaro digitale.
Un dollaro collegato allo spumeggiante ecosistema privato che si sta sviluppando negli USA sarebbe molto piu’ appetibile di uno yuan digitale sorretto solo dal PIL cinese, in declino per svariati motivi e legato alle paturnie di un governo a rischio di deriva pazzoide-autoritaria.
L’appetibilità di un dollaro legato alle cripto private starebbe soprattutto nella rinnovata capacità per i risparmiatori di ottenere interessi in un mondo in cui le valute nazionali hanno notoriamente distrutto questa possibilità.
Sono in gioco quindi la stabilità e l’appetibilità del dollaro, ma anche la possibilità di ridare valore al sistema finanziario occidentale.
Terremo dunque gli occhi apertissimi su questa novità…