By: Gano* on Giovedì 22 Marzo 2007 10:31
Non solo, ma finche' continua l' artificio di far marciare l'economia giapponese solo con le esportazioni e quindi di poter mantenere tassi irrealisticamente vicini allo zero e finche' lo yuan resta sempre artificalmente cosi' basso, negli USA potrebbero permettersi anche di cominciare a pensare di abbassare i loro di tassi.
Sono infatti convinto che ad un certo livello interessi evitare una crisi finanziaria/economica. L' unico modo per evitarla ora e' -a mio avviso- di mantenere e/o accellerare lo sviluppo, specialmente nell' area della Cina e del subcontinente indiano, sia per mantenere bassi i prezzi ora dei beni al consumo e finanziare il debito americano tramite una partita di giro che espanda la liquidita', sia per promuovere (enormi) consumi futuri. La grande crisi della Bubble Economy giapponese non comincio' infatti per ragioni finanziarie; comincio' quando si arresto' lo sviluppo economico del paese, quando si passo' da un' industria che forniva "set", cioe' televisioni, radio, amplificatori, giradischi, walkman etc etc, cioe' un' industria basata sul hardware, dove il valore aggiunto era dato dalla parte di hardware -che era il fondamento dell' industria giapponese-, ad un' industria basata sul software. Questo coincise con la fine degli anni '80 e mise in crisi l' industria giapponese e QUINDI il suo sistema creditizio, che avrebbe invece potuto continuare a funzionare benissimo con un' economia che avesse continuato ad espandersi al 5%. Era un sistema lasso ma che ben si adeguava a quella che era stata la congiuntura storica fino ad allora. Fu proprio in quegli anni, per chi ha memoria, che usci' il libro "Il Giappone che sa dire di no", di Ishiara e Morita, a quel tempo chairman della Sony, che fu proprio il canto del cigno di questo tipo di industria. Penso che il Giappone in un certo senso sia stato lasciato cadere. Ricordo quando negli anni '80 distruggevano a mazzate le auto giapponesi sulla pubblica via in America. Probabilmente l' aggressivita' dell'export giapponese se l' erano legata al dito in tanti e negli anni '90 qualche sassolino dalle scarpe al momento buono forse se lo sono anche tolto. Inoltre quello giapponese era un sistema a fine corsa. Era un sistema cotto, senza ulteriori spazi di crescita e di rinnovamento. Non era realisticamente credibile che un' ulteriore periodo di espansione -anche fosse stato possibile- avrebbe potuto sistemare le cose. Oggi, con la Cina il discorso e' diverso. Una crisi cinese avrebbe rispercussioni enormi anche in occidente e specialmente negli Stati Uniti. L' export della Cina inoltre non minaccia, almeno per ora, settori vitali dell' Occidente. Anzi, direi che ne sia complementare. Infine il sistema cinese e' un sistema giovane. Ha strada da percorrere e stpazio per correggersi. Per questo penso che questa crisi non avverra', o che per lo meno tutti, governi e banche centrali, faranno il possibile per evitarla. Perche' non avvenga bisogna che lo sviluppo continui a ritmi serrati. E perche' lo sviluppo continui a ritmi serrati bisogna che questo stato di cose si mantenga.
Ah... magari avvertite Kaufman. ;-)