By: defilstrok on Lunedì 18 Giugno 2007 02:34
Ciao a tutti.
Il mio modo di vedere si avvicina di più a quelli di Andreax66 e Pitagora.
Non voglio quindi parafrasarli nei ragionamenti, né ripetere quanto ho già scritto in altre occasioni, salvo sottolineare il fatto che, indubbiamente, DOBBIAMO prendere atto che le borse prima si identificavano con l'Occidente, oggi non più. Ci sono altri investitori, altri movimenti di capitale, altre logiche e soprattutto un mondo che cambia a dismisura, di cui in Occidente ci rendiamo assai poco conto, ma che - questo sì - è invece riflesso dalle dinamiche dei mercati.
C'è invece un aspetto "occidentale" che a mio avviso va riscontrato nell'accresciuta attenzione ed utilizzo dei mercati finanziari da parte dei governi e delle istituzioni, rispetto ad una decade fa. C'è il caso eclatante di Paulson, ma ho riportato più d'una volta anche più di un "caso Prodi", e in generale c'è il famoso e fantomatico vertice di Basilea di metà 2002 patrocinato da Blair.
C'è infine un industria della finanza che, tra diavolerie sovra-strutturate e sistemi di trading computerizzato, ha non poche responsabilità. Anche per tutte queste ragioni ho professionalmente fatto un passo indietro già qualche anno fa, nella convinzione che i mercati sarà sempre più difficile non dico prevederli, ma semplicemente "capirli".
In questa specialissima fase, però un elemento, grande come una casa ce l'abbiamo: l'ipotesi di un "doppio massimo secolare" su indici di peso come S&P e Dax. Un'ipotesi venutasi a creare su un max (quello del 2000) che ha poi dato luogo alla cancellazione del listino "tech&dot" tedesco (il Neuer Markt).
Credo perciò che le tre ragioni su accennate (in breve: cambiamenti epocali; interessenze con la politica; industria della finanza parte in gioco del meccanismo globale) faranno l'impossibile per impedire il collasso che rischierebbe di trasformare l'ipotesi in un vero e proprio doppio max. Anzi, a maggior ragione, mi aspetto una profusione di energie per oltrepassare il Rubicone del 2000 e cancellare dagli orizzonti questa ipotesi di double top.
Sarò pure "deviato" nelle mie elucubrazioni, ma con il proclama nipponico di giovedì notte, e con l'ascesa a razzo dell'euro 15 ore dopo su una sfilza di dati pro-dollaro che non si vedeva da mesi e mesi (dal saldo commerciale, ai TICs (111 vs la media di 64) forse a dimostrare la validità empirica del già citato "J effect") mi pare sufficientemente smagliante il grado di connivenza tra politica e finanza. Diversamente non potremmo spiegare neppure ex post un'infinità di conundrum.