By: Paolo_B on Venerdì 12 Agosto 2011 20:04
Non lo so, può darsi che sia cosi' e una svalutazione del 30 % riempi di nuovo l'italia di fabrichétte come negli anni 70-80. Però qualche dubbio l'ho.
Quelli erano anni di sviluppo grlobale in cui mancava completamente il problema dell'overcapacity. Anche nei paesi in via di sviluppo (il brasile è stato più volte una promessa di sviluppo sempre poi tradita dalle crisi), anche in quei paesi ai tempi se qualcuno voleva un macchinario, una pompa idraulica, una pressa, qualsiasi cosa, gli unici ad offrire erano USA ed Europa. E se l'italia svalutava riusciva a convincere il compratore di prendere la pressa italiana invece che quella tedesca. E fra sviluppo demografico e innovazione tecnologica la richiesta era sempre in aumento e l'offerta faceva fatica a seguire. Perché a nessuno gli veniva in mente di acquistare macchinari romeni, polacchi o russi o cinesi. Là c'era il socialismo reale che limitava la qualità dei prodotti, e quei pochi buoni erano magari ostacolati/bloccati per motivi politici.
Oggi la situazione è un pochino diversa. C'è overcapacity (basta leggersi tutte le newsletter di Hugh Hendry anche di quest'anno per i dati). Ci sono troppi che già producono più magliette, utensili, macchinari e beni di quanti ne servano. E si tratta di gente che ha anche potenzialità di svalutare.
In definitiva, un ritorno alla lira e la svalutazione del 30% rischia di essere niente altro che una bella e grossa patrimoniale sugli italiani senza la sicurezza di un ritorno economico come prima.
Non ultimo c'è il problema che allora il debito andava ripagato in lire svalutate, oggi in euro. Quindi più che l'uscita dell'italia occorrerebbe l'uscita della germania e forse della francia. Che dovrebbero supportare comunque il loro sistema finanziario per i crediti svalutati che ha verso di noi...
Credo che queste siano le ragione per cui in Europa puntano all'austerità con al massimo il defualt parziale, ma sempre mantenendo integro l'euro.
Del resto se la Merkel va giù arrivano quelli dell'SPD che erano più europeisti di lei e già da tempo favorevoli agli eurobonds.