By: Morphy on Venerdì 15 Agosto 2014 15:34
Il problema è un po' più complicato di quello che vi spiegano gli economisti. Oggi, per assurdo, hai più probabilità di vederci chiaro se non ha fatto studi di economia. A patto che tu abbia un certo tipo di cultura.
Che gli economisti non abbiano le idee chiare e che non vogliano capire il mondo che cambia è anche comprensibile quando devi buttare alle ortiche gli studi sui quali hai sputato sangue.
Il nucleo che è causa della crisi attuale è noto da parecchi anni e non è nemmeno un mistero. Esistono studi su studi. Si chiama "tecnologie informatiche". Questo tipo di tecnologia impatta violentemente sulla produttività (vedi figura) causandoci una serie di problemi. La miniaturizzazione di queste tecnologie è stata molto rapida e sembra quasi ci sia sfuggita di mano.
Se non concentriamo i nostri sforzi per comprendere a pieno questo fenomeno e non ci si muove nella direzione per risolvere i suoi effetti secondari che sono deleteri poi si arriva al disagio sociale. Le industri che operano nel settore delle tecnologie sono molto aggressive e viaggiano spedite ed è per questo che la politica deve viaggiare in modo altrettanto spedito. Se pensiamo alla tecnologia subito la nostra mente va alla Microsoft, Google, STM, Intel... e pensiamo che queste siano le aziende che più rapidamente delle altre adottano moderne tecnologie. Questo è vero ma fino ad un certo punto. Nel senso che c'è un altro settore che è molto reattivo ad adottare le tecnologie (anzi il più reattivo): ed è la finanza.
La struttura tecnologica delle banche è semplicemente impressionante. Struttura che viene messa a disposizione dell'economia. Per questo noi paghiamo le banche. Queste strutture hanno un costo molto elevato e non possiamo pretendere di poterle utilizzare gratuitamente come facciamo con youporn o whatsapp.
Necessariamente abbiamo dovuto unificare i mercati, unificare le monete, unificare le politiche. E necessariamente dovremo unificare i protocolli e le contabilità. Quando tu hai macchine che lavorano come direbbe Crozza H24; o hai i mercati che ricevono oppure di ingrippi. Quando tu hai una struttura bancaria e dei mercati finanziari come quella attuale; o standardizzi le procedure oppure ti ingrippi. Quando hai strutture di questo tipo che hanno costi globali enormi; o hai monete stabili o ti ingrippi.
Non è che ingripparsi sia vietato o poco onorevole. E' che la gente rompe il caz.zo e vuole consumare e allora dobbiamo crescere e produrre a BASSO costo.
Se si guarda la figura che ho postato si vedono le due curve che dal 2000 cominciano a divergere in modo importante. La produttività (valore molto caro agli economisti perché indica ricchezza) cresce mentre la curva dell'occupazione cala. Si avete capito bene, non cresce meno: CALA. Ci sono due prof. del MIT (Brynjolfsson e McAfee) che sostengono che le tecnologie informatiche spiegano sia l'aumento della produttività sia il calo dell'occupazione. Questo però ci sta creando dei grossi problemi.
A me spiace per la vecchia guardia che fa svolazzare il cartello anti Euro nei cieli italiani, purtroppo il problema è altrove e state prendendo lucciole per lanterne. O meglio cercate una soluzione ma siete ciechi e non la trovate. La divergenza che vi ho messo nella figura va a fare il paio con la divergenza che voi sbandierate sempre a vanvera tra l'Italia e la Germania (sulla produttività credo) e prendete l'euro come causa di ciò. Consideriamo anche che la Germania in questo processo ha messo a libro paga anche coloro i quali, da questo processo di ammodernamento, ne sarebbero usciti con le ossa rotte. Sono i mini-job e cioè quelli che io chiamo gli inoccupabili.
Quando Beppe Grillo dice che i lavori che scompaiono non tornano dice una cosa assolutamente vera e andrebbe ascoltato. Non mi è particolarmente simpatico ma SU QUESTO ha ragione.
La problematica principale è che il processo innovativo è in fase acceleratoria. Cioè GROSSI CAZ.ZI. Il totale abbattimento dei costi dei sensori (oggi te li tirano addosso) permette di infilare automazione anche in linee di prodotti per "piccoli" mercati. Se tutta la baracca tiene, se cioè i pazzi del mondo non schiacciano i bottoni rossi e ci bruciano, entro 10 anni la questione della delocalizzazione potrebbe essere un fenomeno da museo (con buona pace dei complottisti).
Comunque penso anche che crisi del tipo quella che stiamo passando non derivino unicamente da un singolo fattore e che ci debbano essere delle più cause che si sommano. La questione dei mutui a basso costo a tutti, per esempio, è stata una vera e propria mazzata che ci ha piegato sulle ginocchia. Cioè ha piegato sulle ginocchia l'occidente.
Allora alla fine del pistolotto la mia proposta è che se dobbiamo tirare fuori la pila e fare investimenti lo dobbiamo fare per un nuovo tipo di economia cioè quella che probabilmente verrà. Dobbiamo investire prima i tutto sull'economia leggera. E si ritorna sempre alla questione "scuola". Tra l'altro vi ricordo che la Cina (quella che fabbrica le ciabatte) sta sfornando più matematici di tutto l'occidente messo assieme. Ciò significa che questi avranno gli occhi stretti ma ci vedono più di noi.
La mia paura o meglio il mio dubbio è che in Italia se riesci a trovare 300 miliardi da spendere sicuramente vedremo riaprirsi i cantieri del cemento, ponti, autostrade inutili e così via. Per cui è vero che per fare gli investimenti occorrono "banalmente" i soldi ma se li cacci nel cesso banalmente rimani peggio di prima.
Tra la vecchia leva, cioè i ladri cementificatori, e la nuova leva, cioè quelli del complotto monetario, mi sembra manchino i pragmatici. Sono sempre i soliti due discorsi che si fanno. Mai nulla di nuovo sotto il sole.
morphy
– Ho imparato a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace...