By: Ganzo il Magnifico on Giovedì 09 Ottobre 2014 23:13
Però devo ammettere che se non mi avessero obbligato ad occuparmi di filosofia a 16 anni, forse oggi non ci sarei arrivato, già così mi sembra di fare qualcosa di troppo audace quando leggo "L'essere e il nulla" di Sartre (che tra parentesi è una bestia di 800 pagine e si capisce pure poco).
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Anch'io sicuramente. Mi affascinò molto Leibniz, per quel pezzo spaventosamente bello che è la Monadologie, che lessi in francese (sono bilingue) "il n’y a pas moyen aussi d’expliquer, comment une Monade puisse être altérée ou changée dans son intérieur par quelque autre créature; puisqu’on n’y saurait rien transposer, ni concevoir en elle aucun mouvement interne, qui puisse être excité, dirigé, augmenté ou diminué là dedans..." e su cui ebbi poi la fortuna e la casualita di assistere a Parigi ad una lezione del grandissimo Gilles Deleuze. Poi trovai Kant, e nelle tre Critiche pensai che forse aveva capito tutto. Rien après lui. Non era ovviamente così, ma a 16 anni piace avere i propri eroi, o forse più semplicemente piace mettere punti fermi (comunque Kant con la sua logica pulitissima e stringente aveva capito MOLTO e aveva messo le basi per MOLTO di quello che si sarebbe pensato poi). Non ho mai apprezzato i filosofi che parlano troppo di Dio, delle prove della sua esistenza, della metafisica o che cercano di dare spiegazioni troppo pietistiche e/o moralistiche della realtà, eccetto che per Schopenaueur (indirettamente e poeticamente col velo di Maya) e per Spinoza. L' ultimo filosofo che ho fatto al Liceo è stato Martin Heidegger. Curiosamente, in seguito, non ho più toccato filosofi che non fossero quelli già fatti a scuola. Ho solo casualmente e anche un po' controvoglia approfondito i vecchi. Ma mi sono sostanzialmente fermato lì. Perché? non lo so. Provai a leggere i Nouveaux philosophes durante l' università, Le Testament de Dieu di Bernard Henry Lévy che trovai un pallone gonfiato di dimensioni spropositate. Qui finisce il mio contatto con la filosofia. Poi ho letto altro, narrativa, romanzi, storia. Ho però coltivato Freud e soprattutto Jung, di cui ho letto molte delle opere principali (ora ho il Libro Rosso sotto mano).
"A proposito di filosofia, ma qualcuno di voi ha capito cosa è l'io, dove sta l'io e in che tempo vive l'io?"
L' Io di Trucco. Io ho una spiegazione quantistica dovuta probabilmente a una distorsione professionale. L' Io lo vedo come un punto di vista unico, totale ed atemporale, simile ad una monade, che contiene in sè tutta la molteplicità dell' Universo. In questo stato questo è quello che noi chiamiamo futuro, che infatti racchiude infinite possibilità. Quando noi lo osserviamo però facciamo collassare la funzione d' onda e vediamo quello che chiamiamo il presente, una sola cioè di queste infinite possibilità. La nostra vita è così un continuo collassare -attraverso l' osservazione, in quell' istante che noi chiamiamo il presente-, di funzioni d' onda, con le infinite possibilità del futuro che si cristallizzano nell' unicità del passato. Il passato non è cioè altro che tutto l' insieme delle osservazioni, stati già collassati e quindi cristallizzati, immutabili. Molto di più non saprei dire. Ora mi occupo di cose molto pratiche (soprattutto affari, ma mi piace la vela, le moto, la campagna...) e spekulo (*) solo nel forum e molto casualmente con qualche amico (pochi) dopo una birra.
Forse è anche per questo che mi piace venire qui.
(*) A cosa mi costringe scrivere il software anti parolaccia di Cobraf.... ;-)