Ricordi i nostri precedenti articoli? All'inizio del 2021 ci eravamo chiesti se le nuove regole bancarie (il famoso Basel III a cui avevamo dedicato degli articoli) e le condanne del Dipartimento di Giustizia a JP Morgan e altre banche avrebbero finito col ridimensionare la forza di questa manipolazione.
Oggi questo grafico ci dice che, almeno finché il conflitto con la Russia permette di giustificarla come una misura di sicurezza nazionale, tale manipolazione è forte piu' che mai e probabilmente anche priva di rischi dal punto di vista giudiziario, se il Dipartimento di Giustizia chiuderà un occhio in considerazione della situazione eccezionale in cui essa viene attuata.
Le conseguenze inattese
Come al solito pero' le cose non sono sempre bianche o nere come possono sembrare.
Nel mercato dell'oro, come in tanti altri settori delle materie prime, non è facile escludere con un tratto di penna uno dei principali operatori internazionali, la Russia, che negli anni (dovremmo dire: nei secoli) ha creato una serie infinita di partnership, di interconnessioni e di cooperazioni a tutti i livelli con tanti paesi, anche occidentali.
Nel mercato dei preziosi ad esempio esistono tante società miste create sulla base di intese fra la Russia e i paesi occidentali.
Non è facile (forse è impossibile) per queste società schierarsi da una parte o dall'altra. E in alcuni casi al contrario puo' esserci una riluttanza nel recitare la parte assegnata loro dal semplice fatto di trovarsi nell'emisfero terrestre sbagliato.
In Italia abbiamo diversi esempi, che non riguardano i preziosi, ma altri settori in cui gli interessi di alcuni operatori e imprenditori italiani convergono con quelli russi.
Tutti i media o i noti protagonisti mediatici (De Benedetti, per fare un esempio) che in Italia criticano la posizione nettamente filo atlantista del governo, sono espressione di questi settori.
Il caso in questione
L'evento di cui vogliamo occuparci nasce in uno di questi punti di intersezione di interessi russi e occidentali nell'ambito specifico del mercato dell'oro.
Il protagonista è Peter Hambro, rampollo di una famiglia inglese di banchieri, il cui bisavolo fondo' la banca Hambros - che nel 1957 incorporo' il broker inglese dei preziosi Mocatta & Goldsmith - e il cui padre ha diretto la Samuel Montagu, altro importante broker inglese.
La famiglia Hambro è stata percio' una pietra miliare di quello che è diventato il London Bullion Market (LBMA), ossia l'associazione che a un certo punto ha riunito in un unico "cartello" tutte le banche e i broker inglesi coinvolti nei preziosi e che manipola da decenni a ribasso il mercato dell'oro.
Lo stesso Peter Hambro è stato vice direttore della Mocatta & Goldsmith, broker che ora appartiene allo stesso "cartello", la LBMA, che ha espulso le banche russe dal suo organico, ed è anche il fondatore della Peter Hambro Mining (ora Petropavlovsk), una società mineraria anglo-russa.
Proprio in questa partecipazione societaria a metà strada tra oriente e occidente si devono probabilmente cercare le ragioni di una inaspettata accusa di Peter Hambro nei confronti del LBMA, cioè del "cartello" che la sua stessa famiglia ha contribuito a creare.
Hambro accusa la LBMA di manipolare da sempre il mercato dell'oro; e fin qui si potrebbe dire che non c'è nulla di nuovo. Il Dipatimento di Giustizia americano si è occupato delle stesse accuse e ne ha anche dimostrato la validità, condannando le banche coinvolte.
Hambro pero' va oltre. Non si limita ad accusare gli esecutori del reato, cioè le banche e i broker già condannati dal Dipartimento di Giustizia.
Hambro punta il dito sui mandanti del crimine, arrivando fino al vertice della "cupola", ossia, alla BIS (la banca centrale delle banche centrali) che, secondo Hambro, è il vero cervello di questo crimine decennale.
Ancora piu' interessante è il fatto che
l'accusa non è apparsa su Twitter o su un social qualsiasi, ma su
Reaction, che è un rispettabile magazine inglese gestito da una redazione fatta dalle migliori firme di politica ed economia del paese.
Lo scopo evidente di queste accuse è quello di screditare il mercato dei preziosi attuale, dominato dal "cartello" dell'LBMA.
Finora accuse del genere erano state mosse solo da esponenti del nascente mercato dell'oro degli Emirati, per evidenti ragioni di competizione con l'antico mercato londinese.
Ora invece abbiamo una iniziativa che parte dall'interno di questo "cartello" (o almeno da alcuni rappresentati di esso che non condividono la linea antirussa del loro governo) e punta direttamente alla "giugulare" del sistema, ossia al mandante dei reati, quella BIS che nemmeno dalle parti degli Emirati avevano osato toccare.
A quale scopo?
Ipotesi sullo scopo di tutto cio'
Mentre scrivo arrivano le notizie della caduta del governo britannico e l'attentato all'ex primo ministro giapponese.
La nostra mente tende per sua natura a stabilire connessioni fra fatti e cose, che pero' poi vanno verificate con dati concreti.
Ci sarà tempo per capire un giorno se gli eventi accaduti in UK e in Giappone siano collegati tra loro e col braccio di ferro tra oriente e occidente, di cui i due paesi in effetti sono stati tra i piu' accesi fautori.
Allo stesso modo, è ingenuo pensare che Hambro e altre entità o persone che stanno dietro all'articolo e alle pesanti accuse che abbiamo citato vogliano arrivare a rompere il monopolio dell'LBMA.
Potrebbero esserci diverse ragioni meno ambiziose, come il tentativo di influenzare o perlomeno disturbare la catena decisionale da cui partono le sanzioni antirusse e le loro misure applicative.
Oppure il tentativo di stimolare il Dipartimento di Giustizia o magari organi di giustizia inglesi, a fare nuove indagini, indebolendo in tal modo le procedure di manipolazione dei preziosi che oggi sono diventate nuovamente potenti.
Anche se l'evento di per sé è di un certo interesse, le sue eventuali ripercussioni finali sono quindi tutte da verificare col tempo.
E' altamente improbabile tuttavia che questo fatto sia stato pensato come un movente per arrivare a una esautorazione di qualche tipo dell'LBMA.
Il fatto che cio' avvenga nello sfondo della partnership sino-russa sull'oro, non implica neanche che sia stata intrapresa una sorta di strada obbligata verso la separazione del mercato ufficiale dell'oro orientale da quello occidentale.
L'unico evento concreto che porterebbe a questa meta ultima sarebbe la fissazione di due prezzi ufficiali dell'oro, uno stabilito giornalmente a Londra e l'altro giornalmente a Shanghai.
Senza questa misura preliminare, non è nemmeno pensabile che si possa arrivare a delle valute nazionali russe o cinesi agganciate all'oro o al petrolio (come ipotizzano alcuni siti complottisti).
Ci sarebbe infatti sempre la possibilità da parte dell'occidente di screditare coi suoi derivati il collaterale di queste nuove valute, ossia appunto l'oro o il petrolio.
Finché quindi non vedremo una reale separazione dei prezzi fissati in oriente e occidente, lo stesso processo di creare due mercati e due economie separate, tra oriente e occidente, è molto meno concreto di quanto sembri.
Quindi, rassegniamoci: la situazione tra oriente e occidente è ancora molto fluida e non siamo in grado di dire a quali nuovi (o vecchi) equilibri porterà.
L'unica certezza al momento è che il prezzo dell'oro continua ad essere manipolato dall'occidente peggio di prima, con la complicità o almeno il tacito assenso delle banche centrali orientali.