Cina vs. resto del mondo

 

  By: Gano* on Sabato 10 Novembre 2007 14:43

Ricordo in India, che vi erano intere cittadelle con all' ingresso poliziotti armati fino ai denti. Non dico che spero sia questo il futuro dell' Europa (mi auguro ovviamente di no), ma forse sarebbe bene prepararsi all' eventualita'. Un' altra cosa. Tu parlavi di abitare in posti dove sia possibile andare a "lavorare". "Lavorare" in Italia? Ci sono altri posti in Europa dove lavorare e produrre beni di consumo. La Germania, la Scandinavia, l' Olanda... L' Italia, se sono abbastanza furbi e non la rovinano completamente, per il clima e per l' arte potrebbe diventare la Florida dell' Europa, dove pensionati di ogni paese verranno a svernare e a consumare le loro pensioni e noi trasformarci in un popolo di ristoratori, affittacamere, albergatori, guide turistiche, someliers, chefs, badanti etc. etc. Vuoi mettere rispetto a stare alla catena di montaggio in fabbrica? Scherzo ovviamente, ma dovremmo forse cercare di essere il paese del terziario dell' Europa. Non solo. In America l' HiTech si e' spostato in California, per varie ragioni, non ultima per il fatto che chi fa HiTech e' generalmente altamente istruito, ha salari alti e vuole scegliersi il posto bello con il clima buono e con le infrastrutture di prim' ordine (*). Ora, criminalita' a parte (che pero' e' praticamente assente nelle piccole citta' del Centro Italia), preferiresti lavorare a Catania, a Siena o a Monreale oppure a Kassel, a Dusseldorf o a Tampere? (*) La Silicon Valley e' appunto in una valley e non localizzata in una citta' (nemmeno distante da Napa Valley dove fanno il vino). Per il prossimo centro tecnologico europeo dove meglio della Franciacorta o delle Chianti Hills oppure della Temples Valley. Non vorrei ci facessimo fregare in questo dalla Spagna che come infrastrutture ora mi sembra gia' messa meglio di noi...

 

  By: gianlini on Sabato 10 Novembre 2007 14:32

gano, però bisogna iniziare a farsi un'idea di dove andare a comprare, no? l'esperienza all'estero dice che posti isolati o poco popolati non sono proprio l'ideale, quindi direi niente franciacorta o chianti magari però il chianti va bene ugualmente se vai abbastanza lontano da firenze o da siena da renderti troppo lontano anche dai delinquenti, a patto naturalmente da non aver niente da fare nella vita viceversa se lavori a milano, allora qualche quartiere residenziale già "isolato" tipo milano 3, oppure carimate, oppure Casalpalocco se stai a Roma va bene diciamo che altrimenti un posto varrà l'altro, tutto starà nella capacità di organizzarsi "a quartiere chiuso" può essere anche un complesso di condomini in zona periferica, se l'accesso è già ora ristretto (tipo un unico grande portone di ingresso ed un giardino condiviso da più immobili): per chi conosce milano, in Via Savona (che non è certo centro) ce ne è uno, in viale Abruzzi, oppure il cosiddetto villaggio dei giornalisti ad esempio una zona ora costosa come la zona di P.Venezia, stante la vicinanza al corso buenos aires e alla zona di Pza della Repubblica potrebbe essere molto più alla mercè della delinquenza di una zona meno centrale ma più protetta come certe strade di città studi come fai a sapere in anticipo dove si concentrerà immigrazione, delinquenza o pericolo?

 

  By: Gano* on Sabato 10 Novembre 2007 12:01

Gianlini, potremmo discutere a lungo su quali saranno le zone che aumenteranno di piu' di prezzo. Tra l' altro non sono un immobiliarista. Al momento dell' investimento e' infatti necessario fare una ricerca accurata. Ma mi sembra abbastanza ovvio che vi saranno zone residenziali destinate ad aumentare esponenzialmente di prezzo nei prossimi decenni, proprio a causa dei forti influssi migratori.

 

  By: gianlini on Sabato 10 Novembre 2007 11:55

le zone ricche di La Paz sono quelle della parte bassa della città (a 3550 metri) tutto intorno (fino a quasi 4000 m) ci sono le favelas l'aeroporto è fuori da questo imbuto naturale risultato: quando gli abitanti delle favelas si agitano, bloccano l'autostrada che dal centro della città (ed è l'unica) va verso l'aeroporto e la zona industriale, anch'essa esterna all'imbuto questo blocca tutti gli spostamenti e gli approvvigionamenti per i quartieri ricchi che si trovano così "strozzati" da una sorta di assedio medioevale pensi che nella Franciacorta o nel Chianti ci sia una sorta di difesa naturale tale da permetterti di viverci tranquillamente? e poi l'unica cosa che puoi fare lì è vivere di rendita. dove andresti a lavorare infatti? già Milano 3 assomiglia di più al modello di vita dei ricchi dei paesi del terzo mondo, un quartiere chiuso, protetto da guardie e molto limitato fisicamente, facile da difendere (a proposito: sei ancora in tempo...i prezzi di Milano 3 sono al momento inferiori a quelli di una semiperiferia anonima : siamo intorno a 3000 euro al mq)

 

  By: Gano* on Sabato 10 Novembre 2007 11:45

Gianlini, premesso che non penso assolutamente che questo sia "un bene", dubito che anche volendolo potremmo fermare una pressione demografica del genere alle porte dell' Europa. Visto poi come vengono gestite le cose in Italia, le periferie e le grandi citta' potrebbero presto diventare poco vivibili. Detto in soldoni, penso che tutto cio' che c'e' di prestigioso (da Milano 3 al Chianti alla Franciacorta ai centri storici delle piccole citta' d' arte) sia destinato a schizzare in su nei prezzi nei prossimi decenni. Su cosa poi in particolare sia destinato ad aumentare di piu' di prezzo se ne puo' discutere a lungo, ma la tendenza mi pare proprio quella.

 

  By: gianlini on Sabato 10 Novembre 2007 11:27

soprattutto i preti non mi vengano più a raccontare palle sulla "fame nel mondo" se questi avessero davvero fame, non solo non riuscirebbero a sopravvivere, ma anche i tassi di natalità ne soffrirebbero, perchè comunque un basso apporto calorico si rifletterebbe sia sulla capacità di generare che in generale sulla libido coeundi invece mi sembra che ovunque sprizzino vitalità ed energia sufficiente a generare PS ma i missionari, che ci stanno a fare in questi paesi??? secondo PS :...Gano, la considerazione sulla pressione demografica alle porte mi solleva anche dal dover a tutti i costi azzeccare nel trading, tanto prima o poi ci spazzeranno via tutti e chissenefregherà più del trading!

 

  By: Gano* on Sabato 10 Novembre 2007 11:08

Si vede che i tassi li tagliano ...in luna crescente.

 

  By: Moderator on Sabato 10 Novembre 2007 11:07

e dire che avevano abbassato i tassi! ...di natalità . Si vede che è come per la borsa , più li abbassi e più aumentano

 

  By: Gano* on Sabato 10 Novembre 2007 11:06

Ti immagini quindi che pressione demografica stia montando ora ai confini europei? Disclaimer: con questo non dico che sia un "bene".

 

  By: gianlini on Sabato 10 Novembre 2007 11:02

riprendo il mio post di qualche giorno fa, perchè stamattina a casa dei miei ho rispescato l'atlantino de agostini del 1979 popolazione ai tempi: mediamente del 1977 Cina 800.000.000 India 600.000.000 Pakistan 70.000.000 Brasile : 105.000.000 USA : 210.000.000 Vietnam : 34.000.000 Filippine : 36.000.000 Uganda : 8.000.000 Nigeria 68.000.000 Egitto: 32.000.000 Iran : 35.000.000 Indonesia 130.000.000 Italia 56.200.000 Belgio 9.900.000 fra india, cina, pakistan e pakistan in 30 anni hanno messo su 1.100.000.000 di persone in 30 anni, media annua 35.000.000 di persone caso incredibile l'Uganda : oggi ha 27 milioni di persone....è triplicato in 30 anni (ricordo che ai tempi il dittatore bokassa provvedeva direttamente al controllo demografico della nazione pasteggiando a carne umana) anche gli US non hanno scherzato quanto a crescita demografica, visto che oggi contano 300 milioni di persone e ai tempi solo 210 (il delta tutto neri e latini, ovviamente) come testimoniano italia e belgio (oggi a 58 e 10 milioni di abitanti rispettivamente), i flussi migratori verso l'europa non sono ancora iniziati.... (è emigrato verso europa solo lo 0,5 % o meno della popolazione del resto del mondo) tanto per fare un paragone si stima che di tutti gli ecuadoregni solo la metà viva ancora nel loro paese, e un terzo viva in US

 

  By: CORTO on Venerdì 09 Novembre 2007 16:47

Buon giorno che succede se i salari non seguono i rialzi delle amterie prime etc? chi me lo dice?? grazie Corto

 

  By: GZ on Venerdì 09 Novembre 2007 00:54

A forza di aumentare i costi dell'energia, dei metalli, delle derrate alimentari, dei trasporti per nave e cargo e dei salari ora nelle trimestrali di molto società che forniscono beni di consumo prodotti in Cina, ad esempio prodotti per ufficio, si nota una spirale inflazionistica Qui hai gente che dice ieri che nota un calo dei volumi di vendita ovunque in europa e nordamerica e allo stesso tempo però aumenta i prezzi perchè i costi dalla Cina sono esplosi. Perfetto come scenario economico. -------------------- Jeff Matthews I Am Not Making This Up Thursday, November 08, 2007 ^“An Inflationary Spiral Out Of China”#http://jeffmatthewsisnotmakingthisup.blogspot.com/^ —ACCO Brands, May 2, 2007 The real news this quarter is the continued substantial improvement in gross margin. This is the third consecutive quarter of gross margin improvement and continues to give me confidence of the steady long term improvement of operating margin after we are able to work through the SG&A investment cycles that we now have underway. The improvement in gross margin was largely driven by the price increases implemented in Office Products and Document Finishing, coupled with cost synergies partly offset by negative volume in all segments. In our third quarter July and August started out well. With the continuation of a strong second quarter performance. But September sales proved to be slower than we expected for our sales and across the industry. Our subsequent analysis tells us the underlying markets softened in both North America and Europe during the third quarter. Based on our own analysis and multiple conversations with customers as well as comments from industry analysts, there is a clear consensus that office product sales in September were down essentially for everyone. —ACCO Brands, November 7, 2007 We see this downturn as part of a broader consumer trend which appears to be particularly affecting the retail and small business sectors. While we see ourselves as well-positioned, ACCO Brands is not immune to the economic forces pressuring American and European businesses. Nevertheless, we are holding firm to the fundamentals of our business strategy… ... There is a shortage of ocean freight capacity coming out of China which has driven up ocean freight rates particularly to Europe where, again, maybe you we don't perhaps realize this, but, Europe became a bigger customer for China than the United States at the end of last year and that's causing freight rates going to Europe, particularly, to go up. And within China, what you are seeing is all the way down the coastal area of China which is a more developed area, we've seen significant labor inflation, coupled with a reduction of what used to be what I'll call start-up incentives that were given through Chinese VAT. Those -- elimination of those start-up incentives plus the significant labor inflation in that area is starting to cause an inflationary spiral coming out of China which you can then couple with the flotation of the Yuan with the U.S. dollar. So, my biggest concern from a price pressure point of view right now, is China followed by oil and its trickle down effect to all the other commodities and energy….

Occasione mancata - gz  

  By: GZ on Lunedì 05 Novembre 2007 14:26

Quando domenica sera ho visto su Bloomberg la notizia che dopo mesi e e mesi di frenesia sul tema il governo cinese aveva cambiato idea e ora aveva rimandato a data da definirsi il permesso ai cinesi di comprare azioni ad Hong Kong, dato che da settembre i due indici cinesi ad Hong Kong, HHI e HSI salivano sempre usando come pretesto l'idea che miliardi di cinesi presto sarebbero calati su Hong Kong per comprare azioni ho pensato che forse valeva la pena di mettere la sveglia alla 3:15 e andare a vendere short i due indici cinesi ad Hong Kong che dovevano prendere una legnata Poi ho detto: va beh.. è così ovvio, apriranno sicuramente a -6% sulla notizia per cui è troppo tardi, inutile rovinarsi il sonno Incredibilmente hanno invece aperto solo a -1% e poi hanno perso un altro -5% durante la sessione, cioè se li vendevi in apertura facevi un 5% secco al ribasso senza fatica in 5 ore che l'ultima volta che è successo sugli indici occidentali è stato nel 2002 quando ha fatto crac Enron Il che sta a provare che sono mercati poco sofisticati, che si illudono fino all'ultimo anche quando sono colpiti da notizie avverse (ad ogni modo l'indice cinese future ha perso un -15% dal massimo)

 

  By: GZ on Domenica 30 Settembre 2007 02:55

Segnatevi la data del ^23 ottobre per una svolta sui mercati#http://www.rgemonitor.com/blog/setser/217716/^

 

  By: fcoa on Giovedì 27 Settembre 2007 17:38

Se in Birmania si sfidano Cina e Indiadi Bill Emmott STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO Quanto accadrà adesso in Birmania ai coraggiosi manifestanti, sia monaci buddhisti che cittadini comuni, è di importanza primaria soprattutto per i birmani stessi e per il destino del loro Paese, tragicamente ostaggio di povertà e repressione. Gli estranei, come Bush, possono dire quello che vogliono e i loro commenti non faranno una grande differenza (anche se la sua difesa dei diritti umani va nella direzione giusta). Tuttavia, gli avvenimenti in Birmania avranno un impatto cruciale sui due giganti, confinanti con questo Paese, che si affacciano adesso sulla scena mondiale, anche se già da tempo si misurano in sordina per stabilire la loro influenza: Cina e India. La posta in gioco è altissima per la Cina. In Birmania, essa conta quattro interessi vitali, che rischiano grosso con il crollo della giunta militare. Il primo è elementare: il commercio, che supera il miliardo di dollari all'anno, con relativa partecipazione per quel che riguarda petrolio e gas. Il secondo è strategico: gli stretti rapporti che intercorrono tra la Cina e il regime militare in Birmania garantiscono alla Cina l'accesso fino all'Oceano Indiano, consentendole sia di aggirare, in caso di emergenza, il collo di bottiglia dello Stretto di Malacca, come pure di stabilire i suoi capisaldi di vigilanza tanto in Birmania quanto nelle isole vicine. Il terzo, invece, è una combinazione di politica e religione. Se i monaci buddhisti birmani riusciranno a rovesciare il regime, ecco che saranno di esempio e ispirazione ai loro confratelli del Tibet. Il controllo della Cina sul Tibet è assai più serrato di quello del governo birmano sul proprio Paese. E c'è un altro avvenimento in arrivo che preoccupa i cinesi: la successione dell'attuale Dalai Lama, capo spirituale del Tibet, in caso di morte. Oggi il Dalai Lama ha 72 anni e gode di ottima salute. Al suo decesso, tuttavia, si accenderà una disputa su chi sarà proclamato la sua reincarnazione e successore. Un precedente birmano potrebbe trasformare questo dibattito in un confronto più audace e violento. Il quarto interesse della Cina riguarda la sua reputazione. Se apparirà associata a una dittatura abbattuta oppure in una repressione feroce, la sua buona reputazione ne soffrirà. L'ascesa dell'influenza cinese a livello mondiale, che deriva tanto dalla sua ricchezza quanto dal declino del prestigio americano, subirà un brusco arresto. L'India condivide un certo numero di questi interessi. Anch'essa vanta forti legami commerciali con la Birmania e ha investito pesantemente nei giacimenti metaniferi del Paese. Di conseguenza, ha mantenuto un'incrollabile politica del no comment sul comportamento dei militari in Birmania in questi ultimi anni, definendolo un affare interno che non riguarda affatto l'India. Eppure, anche l'India ci tiene ad affermare il suo predominio strategico sul Paese, con la speranza di strappare la Birmania alla sfera d'influenza cinese. Anche l'India ha dato il suo appoggio alla giunta militare, trascurando i diritti umani proprio allo scopo di impedire un epilogo peggiore, quale sarebbe stato un' invasione cinese. Ma l'India ha molto da guadagnare se i monaci riusciranno nel loro intento. I legami naturali della Birmania, sia storici che culturali, sono con l'India, e non con la Cina, e questo è vero anche per il Tibet. Un'erosione dell'influenza cinese farebbe molto comodo all'India, allentando la sfida alla sua egemonia sull'Oceano Indiano. E' un confronto, questo, ancora moderato e discreto. Implicito, anziché esplicito. Ma mentre gli avvenimenti in Birmania rappresentano soprattutto la lotta di un popolo per la libertà e la democrazia, le loro ripercussioni sul futuro del pianeta assumono una particolare rilevanza. Siamo davanti al primo scontro per stabilire controllo e influenza sulla regione da parte dei nuovi giganti asiatici, la Cina e l'India. E ci auguriamo che sarà l'India a spuntarla. Traduzione di Rita Baldassarre 27 settembre 2007