Siamo tutti esposti a iniziative giudiziarie capricciose da Paese incivile - Moderatore
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By: Moderatore on Lunedì 16 Giugno 2014 10:24
intervista a Corrado Carnevale, giudice ora in pensione.
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«Un giudice che ha dubbi su una norma, può chiedere alla Consulta di cancellarla.
Ma finché la norma c'è, la deve rispettare. Gli piaccia o non gli piaccia. Non può scegliere, le deve rispettare tutte. Non può inseguire le sue chimere (salvare il mondo, ndr), fossero anche le più nobili. Suo unico compito è applicare tutte le regole che l'ordinamento si è posto».
Il punto molle del processo penale è la troppa vicinanza del giudice al pm, a scapito della difesa.
«Il nodo è chi ha permesso questa vicinanza. Ossia la politica che ha consentito all'Anm di tutto e di più. Non c'è ormai alcun controllo sull'idoneità dei magistrati. Basta che appartengano alla giusta corrente e hanno carta bianca».
Che rapporto ha avuto con l'Anm?
«Mi dimisi nel 1957, quattro anni dopo l'ingresso in magistratura. Capii subito che non si battevano per la giustizia ma per soldi e prebende, nonostante il loro trattamento fosse già il più favorevole».
Separazione delle carriere?
«Per farlo, bisogna cambiare la Costituzione. Ma nulla vieta di impedire da subito a pm e giudici di passare da una funzione all'altra, come oggi sciaguratamente succede».
Una scuola post-laurea per pm, giudici, avvocati?
«Perfettamente inutile. Il problema è di cultura generale, non di cultura giuridica».
Più ingressi di prof e avvocati in magistratura?
«Non serve a nulla, come dimostra il Csm in cui un terzo dei membri è composto di docenti e avvocati, scelti dal Parlamento, che però si adeguano puntualmente all'andazzo».
A che serve il Csm?
«Alla carriera dei magistrati appartenenti alle correnti giuste».
Come va riformato?
«Estraendo a sorte i membri. Che oggi sono invece scelti dalle correnti di Anm tra i più supini ai loro diktat».
Com'è che lei, considerato un cannone, invece di essere il fiore all'occhiello dei colleghi ha rischiato da loro la galera?
«È accaduto appena ho diretto uffici. Terminavo in tre mesi, ciò che gli altri facevano in un anno. Ero la prova che i loro alibi - scarsità di mezzi, troppe liti, mancanza di carta igienica - era il tentativo di addebitare alla politica le proprie lacune».
Per questo volevano rovinarle la vita?
«Temevano che potessi salire tanto in alto da influire sul loro lassismo. È la logica dell'invidia».
Quello di Caselli, dopo le calunnie di Mutolo, fu atto dovuto o smania di annichilirla?
«Atti dovuti non esistono. L'attendibilità dei mafiosi va controllata con rigore, nonostante la teoria di Falcone che i pentiti dichiarano sempre la verità. Si voleva colpire me».
In un grado del processo prese sei anni per concorso esterno. Che pensa di questo reato?
«Che non è configurabile. Il concorso esterno è un'invenzione che ha sostituito il “terzo livello” con il quale si pensava di colpire i politici».
Il fantomatico terzo livello...
«Il terzo livello non funzionò e si cambiò col concorso perché aveva una parvenza più giuridica. In diritto esisteva già la categoria del concorso e, a orecchio, lo si estese a “esterno”».
Se in Cassazione si fosse trovato davanti Dell'Utri, condannato a sette anni per concorso esterno, che avrebbe detto?
«Che non era ravvisabile quel reato perché la legge non lo prevede. Ciò non esclude però che i suoi comportamenti potessero avere un rilievo penale diverso».
Ai mafiosi si applica un diritto speciale: 41 bis, ecc. Costituzionale?
«Assolutamente no. I cittadini sono uguali davanti alla legge».
Contro il Cav c'è stato un eccesso di zelo?
«Berlusconi, come tutti i magnati, compreso Agnelli, è stato disinvolto, ma da imprenditore fu ignorato da Mani pulite. Entrò nel mirino da politico. Segno della politicizzazione della magistratura».
Come ricondurre le toghe nell'alveo?
«Oltre all'estrazione a sorte del Csm, va introdotta la responsabilità civile personale dei magistrati. Esattamente ciò contro cui si batte in queste ore l'Anm».
Giudizio finale sullo stato della giustizia?
«Siamo tutti esposti a iniziative giudiziarie capricciose da Paese incivile. Un brutto modo di vivere il tempo che ci è dato su questa terra».