UKRAINA e SANZIONI

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Martedì 02 Novembre 2021 08:55

se il M5S si ritirasse sull'Aventino queste MERDE farebbero pure peggio

 

sfacciato buffone, comprerebbero ancora più vaccini?

 

L’Italia ha ordinato la pazzesca cifra di 350 milioni di dosi, e lo ha rivelato solo ieri

La stupefacente verità è annidata nelle pieghe della pagina Rai dedicata alla puntata di Report sul vaccino Astrazeneca che è andata in onda ieri, lunedì 25 ottobre. La struttura commissariale per le vaccinazioni ha fornito i dati sullo shopping compulsivo di dosi da cui è affetta l’Italia solo il giorno stesso della messa in onda della trasmissione. Sono stati inseriti sul sito della Rai. I numeri sono più alti, addirittura, di quelli stimati e già stratosferici di cui avevamo parlato. In sostanza: 107 milioni di dosi già consegnate all’Italia (di esse, circa 87 milioni sono state effettivamente utilizzate); altri 245 milioni di dosi acquistate e in arrivo. Totale, appunto, 352 milioni.

Quanto sono costate tutte queste vagonate di vaccini? Tanto, tantissimo: ma la cifra ufficiale non è nota. Le trattative con le case farmaceutiche sono state condotte dalla Commissione Europea, che ha deciso di tenere la bocca cucita. Si tratta di informazioni delicate che devono rimanere confidenziali, si legge nelle FAQ sulla vaccinazione consultabili sul sito UE.

Sul costo delle dosi di vaccino sono disponibili solo brandelli di informazioni ottenute dai giornali. Secondo il Financial Times, l’UE (e quindi gli Stati membri, Italia compresa) pagano 19,5 euro per una dose di Pfizer e 25,5 euro per una dose di Moderna.

L’Italia attende ancora la consegna di altre 140 milioni di dosi di Pfizer e di  altre 42 milioni di dosi di Moderna. Rispettivamente, 2,7 miliardi e  un miliardo di euro – arrotondamento per difetto – se il Financial Times ha ragione. Totale, 3,7 miliardi.

Come si legge anche nel documento pubblicato sul sito della Rai,  Pfizer e Moderna  – che sono vaccini a mNRA – saranno gli unici utilizzati per la terza dose. […]

Manovra 2022: altri 2 miliardi per i vaccini. Dove si vuole arrivare?

Approvata la manovra 2022 fra mille polemiche.[…] La manovra, di fatto, ha cercato di dare contentini a destra e a sinistra per evitare che un governo tenuto insieme con lo sputo si sfaldasse, ma alcuni capitoli importanti sono stati eliminati per questi contentini. E su su un “contentino” nel governo sono tutti d’accordo: i vaccini.

Perché, va detto, che in una manovra che, meritoriamente, pare generosa sotto alcuni aspetti vediamo, al capitolo 82, di ben 1.850 milioni di euro per l’acquisto di ulteriori dosi di vaccino.

Certo, questo si collega alle 350 milioni di dosi ordinate dall’Italia per vaccinare 60 milioni di persone. Facendo un rapido calcolo si sta pensando a circa sei dosi per ogni italiano. Ma anche di più, se pensiamo che di vaccini inutilizzati sono pieni gli hub. Ma c’é di più: tutto questo non riguarda solo il numero mostruoso di dosi acquistato: il fondo vaccini ha avuto un incremento di ben 1,85 miliardi di euro.

Quindi si può abbondare –  per ammazzare

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: lmwillys1 on Martedì 02 Novembre 2021 05:44

Dibba ....

 

Mesi fa, appena Draghi lesse la lista dei ministri domandai: “ne valeva la pena?”

Oggi, dopo che il governo dell’assembramento ha allungato l’età pensionabile, ha approvato una legge salva ladri cancellando la riforma Bonafede, dopo aver nominato ministro alla transizione ecologica un tipo che parla di nucleare e trivellazioni, dopo aver cancellato dal Pnrr il salario minimo, le manovre (per adesso solo rimandate) per mettere in MPS più denari di quelli stanziati per il taglio delle tasse, dopo aver cancellato il cashback e smantellato il bonus 110%, dopo aver (cito Marco Travaglio) “trasformato il Reddito di cittadinanza da incentivo ad assumere a tempo indeterminato in istigazione al precariato (d’ora in poi le 5 mensilità di Rdc per ogni assunto non andranno più solo a chi assume con contratti stabili, ma anche a chi lo fa per pochi giorni)”, dopo aver aumentato (in alcuni casi raddoppiato) gli stipendi di sindaci ed assessori in un momento drammatico per milioni di italiani vi ridomando:” ne valeva la pena?”

 

ci sarebbero altre 'perle' di draghetto da aggiungere ma tralasciamo ... resta il problemino che se il M5S si ritirasse sull'Aventino queste MERDE farebbero pure peggio

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 15:53

come volevasi dimostrare, le figure di merda sono il pane quotidiano del presuntuoso cretino...

 

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: antitrader on Lunedì 01 Novembre 2021 15:51

Ecco,

come volevasi dimostrare, il webbete standard va a pigliare le righe di Lupicino

e ha risolto il problema (cosi' crede lui).

Va a spegnere la caldaia pirla ! (e anche il PC, e il cell lo accendi solo quando devi telefonare).

 

 

 

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 15:45

riscaldamento chiama altro riscaldamento 

 

AHAHAH!

 


 Last edited by: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 15:52, edited 1 time in total.

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: antitrader on Lunedì 01 Novembre 2021 15:35

Il modo di pensare (si fa per dire) dei webbeti sulle questioni climatiche rispecchia pari pari

quello sul covid.

Eh, ma noi non possiamo usare il metodo cinese, mica possiamo chiudere tutta Napoli o

MIlano per una mezza dozzina di appestati ? Mica siamo cinesi noi ? Noi italo-napoletani

siamo molto delicati, se ci rinchiudono nel covid hotel poi ci vengono le turbe psichiche.

Risultato ? 3 milioni di bare in Europa e non c'e' alcun indizio di miglioramento.

Sul clima: mica possiamo mettere la temperatura nel bilocali a 15 gradi ? Poi ci pigliamo

il malanno, ci mettiamo in malattia e non andiamo nemmeno a laura'.

In realta' anche le misure che le autorita' tentano di prendere son del tutto insufficienti e ridicole,

si fa l'errore banale di supporre che il riscaldamento avvenga con andamento lineare, un par di ball,

riscaldamento chiama altro riscaldamento (retroazione positiva), ergo, l'aumento diventa

esponenziale,

Altro che 2050, ci vogliono misure immediatamente efficaci, ed e' solo il razionamento ad

esserlo.

 

 

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 14:13

dobbiamo rovinarci seguendo gli interessi altrui, in nome di un'inesistente catastrofe ecologica?

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: gianlini on Lunedì 01 Novembre 2021 14:11

Dobbiamo rammaricarci di aver lasciato alla Germania il ruolo di leader del cambiamento anziché promuoverlo noi? È questo il senso del pezzo postato?

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 14:03

come vedi, la sindrome napocoglionica non ti permette di postare niente di decente, ergo...

 

consiglio di lettura:

Über Klima

 

... Si parla del fatto che l’elite finanziaria tedesca, a fronte del riconoscimento che l’Asia è ormai leader indiscusso nel manifatturiero e gli Stati Uniti lo sono per l’High Tech, ha ritenuto che anche la Germania dovesse essere leader in qualcosa di innovativo.

E per essere “uber alles” nel campo dell’innovazione tecnologica ha pensato di diventare il campione mondiale della tecnologia Green. Obbligando, di fatto, il resto dei paesi europei a seguirne il percorso di “transizione”.

Che gli interessi tedeschi siano al centro dell’improvvisa smania europea di tinteggiare tutto di verde è del tutto evidente dal fatto che al centro di tale “transizione” ci sono i motori, e in particolare gli autoveicoli.

Che si parli di veicoli elettrici, di celle a combustibile, di generazione di idrogeno, tutto punta in quella direzione: bisogna trasformare l’industria automobilistica tedesca in modo da portarla ad essere “leader” mondiale nell’automotive green. E tutta l’industria europea dei paesi satellite (dall’est Europa all’Italia stessa) deve dedicarsi pancia a terra alla causa. Nella speranza di raccogliere un po’ di briciole da sotto al tavolo tedesco.

Il problema è che si può essere bravi a fare le pentole, ma poi tocca fare anche i coperchi.

Una offerta nuova senza alcuna domanda

La storia dell’ultimo secolo abbondante dovrebbe aver insegnato che il dirigismo slegato dalla dinamica domanda-offerta è destinato a fallire. Eppure la “transizione” a guida tedesca si configura proprio come un esercizio di puro dirigismo. Non risponde ad una domanda da soddisfare, nemmeno in potenza: è al contrario espressione di una mera imposizione.

In quanto tale, la “transizione” tedesca non ha niente a che vedere con gli investimenti faraonici della Cina nel manifatturiero (atti a soddisfare la domanda famelica americana ed europea). Nè con la rivoluzione high-tech americana (atta a soddisfare dei bisogni che in potenza erano già fortissimi: comunicare, velocizzare i processi, comprare e vendere più facilmente).

L’approccio puramente dirigista della “transizione green” tedesca è esemplificato plasticamente dal fatto che il consumatore europeo semplicemente non avverte il bisogno di comprare un veicolo elettrico. Non vede una convenienza nel farlo, vuoi perché la macchina elettrica costa una fortuna, vuoi perché ha una autonomia limitata. O magari perché, alla luce dell’evoluzione della bolletta energetica europea, l’auto elettrica promette anche di dissanguare le finanze del proprietario.

Siccome la domanda non c’è, allora la si crea attraverso l’imposizione: legiferando in materia di emissioni di CO2. Servendosi di organismi europei pressoché totalmente sotto il controllo della Germania stessa. Sostituendo il bisogno con un obbligo. Ma questa non è economia di mercato, questa è pianificazione sovietica: è Gosplan.

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: antitrader on Lunedì 01 Novembre 2021 13:59

Ma insomma, se clicchi e ti esce Lupicino che caxxhio vuoi commentare?

Quello ciancia perfino di centrali nucleari, gli manca solo quel tizio dell' Uni Bologna

piu' rintronato di lui, e anche Zichichi quello con le scorie sotto il letto in missione per

conto di Zeus.

 

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 13:46

presuntuoso cretino, lo capisci, vero, che il livello dei tuoi commenti rende inevitabile nasconderli?

 

consiglio di lettura:

Über Klima

 

... Si parla del fatto che l’elite finanziaria tedesca, a fronte del riconoscimento che l’Asia è ormai leader indiscusso nel manifatturiero e gli Stati Uniti lo sono per l’High Tech, ha ritenuto che anche la Germania dovesse essere leader in qualcosa di innovativo.

E per essere “uber alles” nel campo dell’innovazione tecnologica ha pensato di diventare il campione mondiale della tecnologia Green. Obbligando, di fatto, il resto dei paesi europei a seguirne il percorso di “transizione”.

Che gli interessi tedeschi siano al centro dell’improvvisa smania europea di tinteggiare tutto di verde è del tutto evidente dal fatto che al centro di tale “transizione” ci sono i motori, e in particolare gli autoveicoli.

Che si parli di veicoli elettrici, di celle a combustibile, di generazione di idrogeno, tutto punta in quella direzione: bisogna trasformare l’industria automobilistica tedesca in modo da portarla ad essere “leader” mondiale nell’automotive green. E tutta l’industria europea dei paesi satellite (dall’est Europa all’Italia stessa) deve dedicarsi pancia a terra alla causa. Nella speranza di raccogliere un po’ di briciole da sotto al tavolo tedesco.

Il problema è che si può essere bravi a fare le pentole, ma poi tocca fare anche i coperchi.

Una offerta nuova senza alcuna domanda

La storia dell’ultimo secolo abbondante dovrebbe aver insegnato che il dirigismo slegato dalla dinamica domanda-offerta è destinato a fallire. Eppure la “transizione” a guida tedesca si configura proprio come un esercizio di puro dirigismo. Non risponde ad una domanda da soddisfare, nemmeno in potenza: è al contrario espressione di una mera imposizione.

In quanto tale, la “transizione” tedesca non ha niente a che vedere con gli investimenti faraonici della Cina nel manifatturiero (atti a soddisfare la domanda famelica americana ed europea). Nè con la rivoluzione high-tech americana (atta a soddisfare dei bisogni che in potenza erano già fortissimi: comunicare, velocizzare i processi, comprare e vendere più facilmente).

L’approccio puramente dirigista della “transizione green” tedesca è esemplificato plasticamente dal fatto che il consumatore europeo semplicemente non avverte il bisogno di comprare un veicolo elettrico. Non vede una convenienza nel farlo, vuoi perché la macchina elettrica costa una fortuna, vuoi perché ha una autonomia limitata. O magari perché, alla luce dell’evoluzione della bolletta energetica europea, l’auto elettrica promette anche di dissanguare le finanze del proprietario.

Siccome la domanda non c’è, allora la si crea attraverso l’imposizione: legiferando in materia di emissioni di CO2. Servendosi di organismi europei pressoché totalmente sotto il controllo della Germania stessa. Sostituendo il bisogno con un obbligo. Ma questa non è economia di mercato, questa è pianificazione sovietica: è Gosplan.

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: antitrader on Lunedì 01 Novembre 2021 13:10

Peggio ! Lo ha scritto Lupicino (Lupicino ! Ma ti rendi conto ?)

 

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: gianlini on Lunedì 01 Novembre 2021 13:05

Fammi indovinare......

Scommetto che l'ha scritto Blondet!

Ho azzeccato?

Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 12:33

consiglio di lettura:

Über Klima

 

... Si parla del fatto che l’elite finanziaria tedesca, a fronte del riconoscimento che l’Asia è ormai leader indiscusso nel manifatturiero e gli Stati Uniti lo sono per l’High Tech, ha ritenuto che anche la Germania dovesse essere leader in qualcosa di innovativo.

E per essere “uber alles” nel campo dell’innovazione tecnologica ha pensato di diventare il campione mondiale della tecnologia Green. Obbligando, di fatto, il resto dei paesi europei a seguirne il percorso di “transizione”.

Che gli interessi tedeschi siano al centro dell’improvvisa smania europea di tinteggiare tutto di verde è del tutto evidente dal fatto che al centro di tale “transizione” ci sono i motori, e in particolare gli autoveicoli.

Che si parli di veicoli elettrici, di celle a combustibile, di generazione di idrogeno, tutto punta in quella direzione: bisogna trasformare l’industria automobilistica tedesca in modo da portarla ad essere “leader” mondiale nell’automotive green. E tutta l’industria europea dei paesi satellite (dall’est Europa all’Italia stessa) deve dedicarsi pancia a terra alla causa. Nella speranza di raccogliere un po’ di briciole da sotto al tavolo tedesco.

Il problema è che si può essere bravi a fare le pentole, ma poi tocca fare anche i coperchi.

Una offerta nuova senza alcuna domanda

La storia dell’ultimo secolo abbondante dovrebbe aver insegnato che il dirigismo slegato dalla dinamica domanda-offerta è destinato a fallire. Eppure la “transizione” a guida tedesca si configura proprio come un esercizio di puro dirigismo. Non risponde ad una domanda da soddisfare, nemmeno in potenza: è al contrario espressione di una mera imposizione.

In quanto tale, la “transizione” tedesca non ha niente a che vedere con gli investimenti faraonici della Cina nel manifatturiero (atti a soddisfare la domanda famelica americana ed europea). Nè con la rivoluzione high-tech americana (atta a soddisfare dei bisogni che in potenza erano già fortissimi: comunicare, velocizzare i processi, comprare e vendere più facilmente).

L’approccio puramente dirigista della “transizione green” tedesca è esemplificato plasticamente dal fatto che il consumatore europeo semplicemente non avverte il bisogno di comprare un veicolo elettrico. Non vede una convenienza nel farlo, vuoi perché la macchina elettrica costa una fortuna, vuoi perché ha una autonomia limitata. O magari perché, alla luce dell’evoluzione della bolletta energetica europea, l’auto elettrica promette anche di dissanguare le finanze del proprietario.

Siccome la domanda non c’è, allora la si crea attraverso l’imposizione: legiferando in materia di emissioni di CO2. Servendosi di organismi europei pressoché totalmente sotto il controllo della Germania stessa. Sostituendo il bisogno con un obbligo. Ma questa non è economia di mercato, questa è pianificazione sovietica: è Gosplan.

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Re: Next is Italy, La Prossima è l'Italia  

  By: XTOL on Lunedì 01 Novembre 2021 12:33

consiglio di lettura:

Über Klima

 

... Si parla del fatto che l’elite finanziaria tedesca, a fronte del riconoscimento che l’Asia è ormai leader indiscusso nel manifatturiero e gli Stati Uniti lo sono per l’High Tech, ha ritenuto che anche la Germania dovesse essere leader in qualcosa di innovativo.

E per essere “uber alles” nel campo dell’innovazione tecnologica ha pensato di diventare il campione mondiale della tecnologia Green. Obbligando, di fatto, il resto dei paesi europei a seguirne il percorso di “transizione”.

Che gli interessi tedeschi siano al centro dell’improvvisa smania europea di tinteggiare tutto di verde è del tutto evidente dal fatto che al centro di tale “transizione” ci sono i motori, e in particolare gli autoveicoli.

Che si parli di veicoli elettrici, di celle a combustibile, di generazione di idrogeno, tutto punta in quella direzione: bisogna trasformare l’industria automobilistica tedesca in modo da portarla ad essere “leader” mondiale nell’automotive green. E tutta l’industria europea dei paesi satellite (dall’est Europa all’Italia stessa) deve dedicarsi pancia a terra alla causa. Nella speranza di raccogliere un po’ di briciole da sotto al tavolo tedesco.

Il problema è che si può essere bravi a fare le pentole, ma poi tocca fare anche i coperchi.

Una offerta nuova senza alcuna domanda

La storia dell’ultimo secolo abbondante dovrebbe aver insegnato che il dirigismo slegato dalla dinamica domanda-offerta è destinato a fallire. Eppure la “transizione” a guida tedesca si configura proprio come un esercizio di puro dirigismo. Non risponde ad una domanda da soddisfare, nemmeno in potenza: è al contrario espressione di una mera imposizione.

In quanto tale, la “transizione” tedesca non ha niente a che vedere con gli investimenti faraonici della Cina nel manifatturiero (atti a soddisfare la domanda famelica americana ed europea). Nè con la rivoluzione high-tech americana (atta a soddisfare dei bisogni che in potenza erano già fortissimi: comunicare, velocizzare i processi, comprare e vendere più facilmente).

L’approccio puramente dirigista della “transizione green” tedesca è esemplificato plasticamente dal fatto che il consumatore europeo semplicemente non avverte il bisogno di comprare un veicolo elettrico. Non vede una convenienza nel farlo, vuoi perché la macchina elettrica costa una fortuna, vuoi perché ha una autonomia limitata. O magari perché, alla luce dell’evoluzione della bolletta energetica europea, l’auto elettrica promette anche di dissanguare le finanze del proprietario.

Siccome la domanda non c’è, allora la si crea attraverso l’imposizione: legiferando in materia di emissioni di CO2. Servendosi di organismi europei pressoché totalmente sotto il controllo della Germania stessa. Sostituendo il bisogno con un obbligo. Ma questa non è economia di mercato, questa è pianificazione sovietica: è Gosplan.

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