By: panarea on Venerdì 22 Agosto 2003 12:54
Hello
Un discorsetto logico, il mio solito noioso, ma secondo me aiuta. Il prezzo di un’azione a parità di utili è funzione inversa del tasso di interesse (p/e=1/i per cui p = e/i). Nel marzo 2000 il t-bond era al 6% qualche settimana fa al 3.3%. Semplifichiamo e diciamo che si è dimezzato. Ammettiamo che una società abbia diminuito i propri utili di 1/3. Ergo, per logica, il prezzo dell’azione dovrebbe ora essere aumentato, perché la diminuzione degli interessi (il denominatore) è superiore a quella degli utili (il numeratore). Questo è la logica, non contano niente le onde di elliot e roba simili. Mi sono obbiettato: guada che quel i al denominatore non è il t Bond ma il famoso B*premio sul rischio + T bond, per cui se diminuisce il t-bond ma aumenta il beta oppure il premio sul rischio oppure entrambi siamo alle solite. Mi sono argomentato: il premio sul rischio si misura in intervalli giganteschi di 20/30 anni (sotto le statistiche sono solo chiacchiere) lasciamolo costante, il Beta misura la correlazione tra mercato e azione, se si parla di certi titoli il beta è piuttosto costante ultimamente (scende e sale tutto tutto insieme, vedi correlazione nasdaq e amazon, oppure nyse e la scoppiata Ford). Quindi il mio discorsetto è corretto. C’è un solo però, il t*-bond ora è al 4.5% il grafico della sua risalita nelle ultime settimane fa paura. E qui Usemlab e la logica tornano vincitori: se i tassi salgono, a parità di utili, le azioni devono scendere (sia inteso, i tassi sono tuttora + bassi del marzo 2000, xcui una società con utili costanti deve sempre costare di più di prima, il che spiega come mai un indice egual ponderato sia tuttora ai max del 2000). E invece non lo fanno. Zibordi mi obbietterà che l’aumento dei tassi a lungo è tipico scenario di una ripresa economica, ma io finchè non vedo previsioni di maggiori utili futuri, x lo stupido sistema di pricing p=e/i del CAPM riportato, dico che non ci credo. Quindi il nodo, ha ragione usemlab, sta tutto sui tassi. Per ora la Fed gli ha annichiliti (hanno studiato anche loro Fama French e il Capm, per cui hanno buttato giù il denominatore x sostenere i corsi azionari, l’unica vera attrattiva del sistema economica Usa, i mercati finanziari) e il mondo si è fidato. Da qualche settimana, il mondo, gli investitori, si fidano meno, e iniziano a chiedere + remunerazione ai loro prestiti. Questa è la vera mina vagante. Se la Fed perde la fiducia, i tassi salgono rapidamente, le azioni crollano e il sistema scricchiolare. E Amazon si leva dalle palle finalmente.
Stendo velo pietoso sul mercato italiano, dove la classe media si sta facendo distruggere da pochi monopolisti (autostrade, telecom, enel, eni), da un’inflazione al 2.8% e una remunerazione del capitale esentasse sempre negativa. Mica stupidi i Benetton: altro che golfini, hanno capito come andava questo paese e dando un po’ di soldi al manifesto, all’unità quando erano in crisi ora hanno il monopolio di dove viaggio (treni, autostrade, aeroporti), dei panini venduti in questi posti (autogrill, spizzico) + un po’ del mio canone telefonico bimensile. Il mib30 è già un patetico brodo di società a guida pubblica e monopoliste (enel, eni & controllate) + qualche monopolista privato (gruppo telecom e autostrade) + bancari e assicurativi guidati dalla politica (nonché a loro volta cartello, non mi direte che vi entusiasma il risiko bancario delle popolari italiane…) + le utilities che si devono quotare entro un tot (e sono come lo yogurt, hanno la scadenza, cioè dopo la quotazione crollano). Il resto 0, di veramente industriale, di competitivo anche fuori dai patri confini, zero.