Scenario di lungo periodo

 

  By: polipolio on Mercoledì 26 Ottobre 2005 11:52

Non vorrei esere frainteso. Bisogna guardare con molta attenzione i dati e le opinioni che non sono immediatamente parte della nostra view. Per questo mi piaceva leggere Usem (e tutti gli altri) qui, anche quando non ero d'accordo.

Oggi abbiamo una combinazione ideale di tassi, PE e crescita - polipolio  

  By: polipolio on Mercoledì 26 Ottobre 2005 10:02

Chi propone uno scenario orso sulla base di questo grafico mi pare un po' superficiale. Tralascerei per ovvie ragioni il periodo WW2. Per ignoranza mia tralascerei anche il periodo pre- e WW1: non conosco i dettagli ma mi pare molto protoindustriale, con insufficiente teoria finanziaria e operatori professionali (che non fossero speculatori in senso deteriore). Con tassi bassi e PE bassi rimangono solo gli anni '20 e gli anni '60. Entrambi, mi pare, periodi di forte crescita e di capitali scarsi (mi ricordo sirettamente o da racconti di gente più grande che negli anni '50 e '60 non era difficile fare soldi mettendo su un capannone): condizioni ideali per un forte premio al rischio. Non mi sentirei di dire lo stesso per l'oggi. (e, BTW erano cose che sapevo già; il valore iettatorio sta anche nella novità)

qualcosa di veramente negativo per la borsa - gz  

  By: GZ on Mercoledì 26 Ottobre 2005 00:19

Stavo mettendo assieme alcuni grafici per una presentazione che devo fare giovedì e ho trovato finalmente qualcosa di veramente negativo per la borsa tutto sommato se si escludono gli ultimi 25 anni nei 100 anni precedenti la borsa americana è sempre costata molto meno di oggi e i tassi di interesse sono stati per lunghi periodi più bassi questa è la base di chi vede uno scenario molto gramo

 

  By: gianlini on Mercoledì 17 Agosto 2005 12:30

tutto vero, in Ungheria, grazie alla gestione austriaca, sanno produrre (alcune cose tipo le lampadine ottimamente), però non è da sottovalutare la competenza e le capacità degli abitanti delle B.V.I (British Virgin Islands) e di alcune delle antille olandesi nel selezionare e promuovere film e fictions..... peraltro un po' scemata con gli anni, nel 93-94 era al top

 

  By: GZ on Mercoledì 17 Agosto 2005 12:09

In termini qualitativi, di impressione soggettiva può sembrare così, ma in termini QUANTITATIVI il boom dell'India è iniziato nel 2001, tanto è vero che il suo PIL aumentava del 2 o 3% negli anni precedenti e nel 2003, 2004 e quest'anno sta crescendo al ritmo del +10 o +12% La differenza tra le Isole Cayman e l'Ungheria è che i) nelle prime non produci niente per cui è solo lo speculatore come Ricucci o il fondo di investimento che può usarle in pieno ii) le finanziarie nelle Isole Cayman o in Lussemburgo sono sinomino di elusione o evasione fiscale per tutti e possono far scattare inchieste e ispezioni (ogni tanto....) In Ungheria invece puoi avere delle produzioni locali ed è un paese della Comunità Europea come l'Italia per cui anche una società importante quotata può legittimamente usarla per ridurre il carico fiscale

 

  By: gianlini on Mercoledì 17 Agosto 2005 01:58

mi scusi zibordi, ma non è negli ultimi 4 anni che questo succede ma almeno da 10, l'india andava di moda già nel '95-'96, ad esempio. prima non c'era l'Ungheria ma le Cayman Islands o il Liechtenstein, ora queste sono fuori legge sostanzialmente, quindi si ricorre ad altri mezzi. La differenza è che negli ultimi 4 anni non c'erano più mr Kozlowski in giro per il mondo che sperperavano centinaia di milioni di dollari per feste in maschera, perchè la sensazione era che le cose andassero maluccio (non stiamo dicendo da due anni a questa parte che "nel secondo semestre si uscirà dalla recessione?") se Premuda avesse intuito che avrebbe potuto noleggiare un numero doppio delle sue navi a pieno carico ai cinesi, avrebbe investito in nuove navi e speso soldi, e invece la ricca domanda cinese l'ha colta del tutto impreparata (e felice....suppongo!)

mentre ci si lamentava tanto le multinazionali lavoravano... - gz  

  By: GZ on Martedì 16 Agosto 2005 22:51

Negli ultimi quattro anni, mentre ci si lamentava tanto del crac della bolla speculativa, degli scandali, della crisi del dollaro e di Bin Ladin, in sottofondo le multinazionali di tutti i paesi usavano internet, le telecomunicazioni e l'apertura dei mercati emergenti per ridurre i loro costi in modo drammatico: ==> Globalizzazione ha significato Aumento dei Profitti. Parlavo con uno che lavora a Budapest per una banca svizzera e mi spiegava che le società che "delocalizzano" nell'Est Europa spesso lo fanno anche solo per risparmiare le tasse. In Ungheria puoi fare ad esempio un "SRL offshore" tassata al 3% di aliquota. Se produci o compri qualche semilavorato in loco lo fai acquistare non dalla società quotata in Italia o Francia (mettiamo sia la Benetton), ma dalla SRL offshore ungherese. La quale poi rivende alla casa madre a prezzo maggiorato in modo da eliminare l'utile tassabile in Italia mentre tutto il guadagno va su una società estera "offshore" basata a Budapest ed è tutto perfettamente legale. Tra le tante cose la globalizzazione ha significato anche un abbattimento drammatico della tassazione per tutte le società grandi abbastanza da darsi un assetto multinazionale. In USA la tassaione effetttiva sugli utili è scesa dal 40-45% dei primi anni '80 al 20-23% attuale ad esempio. Non ho visto numeri aggregati, ma sospetto che anche in Italia le grandi aziende che hanno operazioni all'estero le utilizzino per risparmiare (legalmente) molto sulle tasse. Ho letto ^"The World is Flat"#http://www.thomaslfriedman.com/worldisflat.htm^, il libro molto gettonato del top editorialista del New York Times, Tom Friedman e sono rimasto a bocca davanti alla valanga di esempi di globalizzazione/delocalizzazione in India e Cina che porta. La crescita del PIL di India e Cina del 10% va tutta in prodotti e servizi comprati non dal pubblico cinese e indiano ma da Multinazionali come Wall Mart o General Electric che li usano come "Input" per il servizio o bene finale che vendono al consumatore occidentale riducendo così i loro costi Non sono solo le montagne di prodotti dalla Cina o Taiwan o il software o dei call center di Microsoft e Dell da Bangalore in India, ora la cosa si sta allargando a macchia d'olio Ad esempio ora molte linee aeree americane hanno il servizio prenotazioni in India, chiami per il volo e rispondono da Bombay oppure quest'anno ci sono circa 3-400 mila dichiarazioni dei redditi in USA compilate in India tramite un software speciale sicuro che consente di inviare le proprie fatture e dati digitali e ricevere le dichiarazioni già pronte E poi ci sono tante altre cose che la globalizzazone consente di risparmiare alla aziende come appunto le tasse....

 

  By: GZ on Martedì 16 Agosto 2005 22:50

 

  By: gianlini on Martedì 16 Agosto 2005 19:59

io più di altri ancora rimango davvero stupito dalla bontà dei conti aziendali di quest'anno. non ci avrei scommesso un cent. tento di darne una spiegazione, visto che tutto sembrava possibile tranne questo. penso che i conti aziendali siano così buoni dappertutto, perchè il motore cina ha funzionato inaspettatamente molto forte in un momento in cui le previsioni ovunque erano piuttosto tetre. da parte delle aziende si è avuto nel 2003 e nel 2004 un atteggiamento molto cauto, in cui hanno tagliato i costi e mantenuto al minimo gli investimenti, pensando di dover far fronte ad una situazione di recessione più o meno pesante in uno scenario invece che è stato tutto sommato positivo e che grazie alla cina in certi settori è stato molto positivo, ecco che la macchina aziendale si è rilevata in ordine per macinare un sacco di utili, pochi sfronzoli e pochi azzardi di eccesso. il problema è che ora si passerà forse ad una carenza di investimenti passati da una parte e all'effetto euforia dall'altra....e questo probabilmente comprometterà i conti aziendali.

350 miliardi in arrivo per noi - gz  

  By: GZ on Domenica 14 Agosto 2005 08:55

Buone Notizie. Il Financial Times riporta che gli arabi investiranno 360 miliardi (715 mila miliardi di vecchie lire, equivalenti a circa 1/3 del PIL italiano tanto per dare un idea) in immobili, azioni e obbligazioni nel prossimo anno e prevalentemente in Europa. Questo spiega perche' le borse europee vadano cosi' bene (e meglio di Wall Street a cui gli arabi le preferiscono) e perche' i bund e btp siano ai massimi del dopoguerra. Il motivo di questa valanga di liquidita' e' che il greggio che una volta era a 20$ ora costa 67$ e mentre cinque anni fa se ne pompavano 70 milioni di barili al giorno ora siamo a 84 milioni al giorno. Se uno fa due conti (moltiplicando per 360 giorni all'anno) vede che la "bolletta petrolifera" e' aumentata di almeno 500 miliardi all'anno e il grosso va nelle tasche dei paesi arabi (e della russia) che hanno i costi di produzione piu' bassi e maggiore controllo della materia prima (pompano il petrolio tramite loro societa' come Aramco dopo che hanno buttato fuori le societa' occidentali). Quello che succede e' che il consumatore e molte aziende europee soffrono di questi rincari dell'energia, ma I MERCATI FINANZIARI E IMMOBILIARI NE BENEFICIANO !. Benche' le minuscole borse arabe siano salite del +100% nell'ultimo anno non ci sono molte possibilita' (e volonta'...) di investimento nei paesi OPEC per cui si preferisce comprare Wind, le acciaierie di Lucchini, palazzi nel centro di Parigi e Madrid o gioielli Cartier di Richemont. Morale : ==> Cina India e Brasile crescono del 10% annuo e importano ogni anno un 20 o 30% in piu' di energia (perche' ne consumano molta di piu' di noi per ogni lira di reddito addizionale) ==> il petrolio e la benzina salgono del 50% in un anno e mezzo mettendo 3-400 miliardi in tasca all'OPEC ==> il grosso di questa cifra viene investito sui mercati finanziari e immobiliari per cui le economie europee ristagnano, ma i mercati finanziari europei fioriscono Problemi ? Per ora no, questo Boom Inflazionistico (degli Assets e non dei prezzi al dettaglio) continuera' fino a quando il dollaro o le obbligazioni non cederanno -------------------------------------------------------------- Financial Times (Javier Blas): “Arab Gulf oil producing countries will embark this year and next on a “massive accumulation of foreign assets” as they cash in on record oil prices and soaring worldwide petroleum demand… The region will buy about $360bn of foreign assets, from bonds to property in 2005 and 2006 – 50 per cent more than their total purchases of the past five years, according to a study by the Institute for International Finance, the leading association of private banks. “The Gulf Co-operation Council countries are in the midst of a period of exceptional economic performance,” says the IIF, which specializes in tracking capital flows in emerging markets. It estimates that accretions of foreign assets this year and next by the governments and private investors of Saudi Arabia, Kuwait, United Arab Emirates, Bahrain, Oman and Qatar will outgrow China’s accumulation of foreign exchange reserves over the past two years. “High oil prices and production should ensure that the economic boom is sustained,” it adds. The region is pumping oil at the highest rate in 25 years to keep pace with growing demand from the US and Asia, and oil is trading at close to $65 a barrel, triple the average of the 1990s.”

 

  By: Gano on Domenica 14 Agosto 2005 02:56

"Quindi il problema è che dovunque ti giri la ricchezza finanziaria non ha fatto altro che crescere nell'insieme per anni e anni" Questo mi preoccupa un po'. O siamo nel mondo del bengodi oppure succede qualcosa.

 

  By: GZ on Venerdì 12 Agosto 2005 15:29

Se il potere d'acquisto della valuta aumenta o diminisce del +40 o -40% questo si riflette, in modo inverso, nel valore delle azioni Il grosso delle azioni sono detenute da investitori istuzionali i quali oggi se rivendono le azioni Volksagen comprate in euro ad esempio nel 2000 con quei soldi possono comprare una quantità maggiore di azioni, titoli, oro o altro, in Asia o America quotati in valute che si sono svalutate dal 2000 ad oggi. Inoltre dal 2000 ad oggi i dividendi sono aumentati in Europa e l'inflazione è diminuita in parallelo (in parte) al calo dei tassi Quello che voglio dire è che un grafico come quello del Mibtel o Dow Jones o DAX su un intervallo di cinque o dieci anni non vuole dire molto perchè è solo un valore NOMINALE

 

  By: delta0618 on Venerdì 12 Agosto 2005 14:32

Sì... in effetti, se un investitore AMERICANO avesse comprato il DAX sui massimi del 2000, non sarebbe messo poi così male

Il mercato toro del 2000 se ne infischia di Nokia, Yahoo, Microsoft, Intel, Dell e Cisco - gz  

  By: GZ on Venerdì 12 Agosto 2005 14:07

Ieri anche ^Dell#^ si è unita a Cisco, Microsoft, Yahoo, Nokia e in parte anche Intel nel "deludere" analisti e gestori annunciando risultati positivi in termini di % ma inferiori alle attese. Quattro o cinque anni fa se Cisco, Microsoft, Yahoo, Nokia e Intel avessero annunciato qualcosa di meno di quello che il mercato si aspettava e perso poi un -5% o anche il -10% successivamente (come è successo questo mese con tutti questi titoli) si sarebbe aperto una voragine sotto i listini mondiali e oggi ad esempio in Europa avremmo aperto a -2% sul Mibtel. In questo ciclo di mercato invece oggi hanno avuto la faccia di aprire il Mibtel al livello PIU' ALTO degli ultimi tre anni !. Questo perchè ? Intanto è un mercato trainato innanzitutto dalle società medio-piccole (non mi stanco di ripetere che a NY NON E' AL DOW JONES ed S&P 500 che devi guardare ma agli indici ed ETF a media capitalizzazione come il Russell 2000...). Poi i settori che contano nel mondo sono l'ENERGIA, MATERIE PRIME, UTILITIES E gli INDUSTRIALI CICLICI. Ovviamente in Europa abbiamo paesi come l'italia dove l'80% del listino è fatto da autostrade, telecom, municipalizzate ed Enel, ENI ed energia, banche ed assicurazioni che sono in grado di aumentare i loro prezzi del 10% quando l'inflazione generale è il 2% per cui fanno mega-profitti spremendo l'utente italiano ed infischiandosene dell'economia mondiale e della Cina. Ma anche da noi oltre a Saipem ed Eni, abbiamo avuto i fenomeni di Tenaris, ERG, Premuda, Navigazione Montanari (le ultime due appannate ora) che hanno dato un senso di cosa è successo ai settori in grado di soddisfare la domanda di materie prime, semilavorati, raffinazione, trasporti ed energia. E persino Fiat ha beneficiato del trend che ha sollevato tutti i produttori di auto (salvo quelli americani che hanno problemi di pensioni e sanità specifici) La borsa tedesca ad esempio invece che è piena di titoli ciclici industriali tipo Linde, Daimler, Henkel, Thyssen, Bayer, Basf, Schering... ha fatto faville negli ultimi sei mesi. In termini percentuali uno può dire che l'indice tedesco è rimbalzato a quota 5.000 oggi e nel 2000 era a 8.000. Dato che gli utili sono oggi più alti che nel 2000 (verissimo) allora può salire ancora no ?. Il problema è che il cambio dell'euro era 90 centesimi nel 2000 e oggi a 1.25 e sono stati pagati anche dividendi del 4% per cinque anni in cui l'inflazione era al 2%. Per cui in termini REALI l'indice tedesco è vicino a 8.000 (e lo stesso discorso vale quello europeo o italiano). Quindi in termini REALI, considerano dividendi, inflazione e cambio (potere d'acquisto) un investitore che avesse anche comprato al massimo esatto del dopoguerra nel marzo 2000, (appunto a quota 8.000 del DAX) non sarebbe messo così male. E uno che avesse comprato nel 1997 o 1998 o 2002 sarebbe messo bene. Allo stesso tempo anche chi avesse comprato solo obbligazioni in qualunque anno dal 1984 (!) sarebbe in guadagno e specialmente negli ultimi anni. E chi avesse immobili lo sappiamo che pure ha avuto negli ultimi cinque anni la serie di aumenti di valore maggiore del dopoguerra. Quindi il problema è che dovunque ti giri la ricchezza finanziaria non ha fatto altro che crescere nell'insieme per anni e anni

 

  By: GZ on Venerdì 24 Giugno 2005 15:32

Pubblichiamo qui questa mail ricevuta da Auckland, Nuova Zeland (tra l'altro contiene dei complimenti, ma siete invitati a inviare mail di critiche che le pubblichiamo ugualmente...) ---------------------------- ....innanzitutto mi congratulo con lei per il sito. E' ottimo. Da molti anni la seguo, e dico la verità quando affermo che il suo è il mio sito italiano preferito di borsa. Attualmente vivo in New Zealand per motivi di lavoro. Volevo chiederLe se può cortesemente commentare il grafico che le ho allegato al presente messaggio. Se mi vuole dare una risposta in privato mi sta bene, meglio se lo vuole pubblicare sul web per sentire anche l'opinione degli aderenti al forum, tra i quali noto un buon livello di competenza..... Mark L. (Auckland) ------------------------------------------------------------- Lei ci mostra nel grafico qui a fondo pagina che ci sarebbero circa 202 miliardi di azioni trattate nei primi 5 mesi del 2005, contro ad esempio 100 miliardi nel 2000, (ma il grafico non mostra l'andamento nel 2004 o 2003 o 2002) Dunque, immagino anche se dal grafico non è specificato che si tratti del volume di azioni scambiate per mese alla borsa di NY, il NYSE (se fosse anche il Nasdaq penso che sarebbero circa 2 miliardi di pezzi scambiati al giorno e quindi i totali mensili dovrebbero essere circa doppi rispetto a quelli mostrati) Ma cosa vuole dire ? Il VOLUME DI PEZZI SCAMBIATI IN BORSA E' AUMENTATO PER MOTIVI TECNICI cioè: a) il calo del 90% circa delle commissioni dal 2000 ad oggi b) la possibilità di eseguire via internet direttamente in automatico senza chiamare al telefono la banca (perdendo anche degli 0.25% alla volta) che ha ridotto i costi in modo drammatico perchè oggi hai sempre la possibilità di comprare sulla lettera e vendere sul denaro c) la "decimalizzazione" per cui le azioni USA una volta quotavano in 1/4 o 1/16 di punto e oggi in decimali e anche questo ha ridotto la distanza tra denaro e lettera d) l'aumento del peso degli hedge funds (ora circa 6 mila contro meno di 1.000 nel 2000) rispetto ai fondi comuni e anche al pubblico generico e come si sa gli hedge funds comprano e vendono spesso Di conseguenza non credo che il fatto che oggi si scambiano 200 miliardi in 5 mesi contro 100 miliardi in 12 mesi nel 2000 abbia rilevanza per interpretare la direzione della borsa. Penso sia solo funzione del fatto che costa 1/10 rispetto ad allora muovere dei titoli. Morale: Oggi si compra e di vende 3 volte più titoli che nel 2000. Questo è un bene, lo si fa perchè costa meno e vuole dire che c'è più gente che aggiusta di continuo la posizione e questo riduce la volatilità annuale