By: VincenzoS on Domenica 24 Marzo 2013 12:58
x Giovanni-bg
Giovanni,
il prezzo del petrolio sul mercato è funzione del costo di estrazione marginale, ovvero di quello dell'ultimo barile di petrolio estratto.
In Arabia stiamo appunto sui 2 $ al barile, in Siberia sui 15-20 $; ma quando parliamo delle sabbie bituminose dell'Alberta se non ricordo male andiamo oltre i 50 $. E oggi quegli impianti sono in produzione perché altrimenti non si riesce a soddisfare la domanda.
Poi ovviamente ci sono da considerare tutti gli altri costi; trasporto, commercializzazione e via discorrendo, oltre alle royalties pretese dal paese proprietario delle risorse.
Alla fine le compagnie petrolifere fanno sicuramente bei profitti, come qualsiasi azienda produttiva che si rispetti, ma non certo ciò che uno, leggendo i numeri sui costi di estrazione, potrebbe immaginarsi. Nel 2011 la Exxon-Mobil, ovvero la più grande, e probabilmente migliore, compagnia petrolifera del mondo ha fatto nell'upstream, 20 $ al barile di profitti netti, cioè circa il 20 % del prezzo di mercato del petrolio. Apple fa sicuramente di più e nessuno si scandalizza; credo che anche la Ferrari faccia di più e ugualmente nessuno si scandalizza. E penso che anche un produttore di Brunello di Montalcino faccia percentualmente di più.
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica in Italia c'è veramente da rimanere sconfortati.
Il fatto che la potenza installata sia molto superiore alla domanda è chiaramente indice di una pessima politica energetica. Molte centrali hanno costi operativi talmente alti che ovviamente non conviene tenerle in funzione ma è meglio comprare dalla Francia; che poi i francesi sottovalutino il costo dell'energia nucleare non comprendendo i costi di dismissione sarà forse anche vero, ma tant'è, sono cavoli loro e non nostri.
In ogni caso la chiave di volta per uscire dalla crisi sta nel passare da stili di vita "energy intensive" a "energy conservative".
Insomma, se uno ha da spendere 50 € per passare la domenica, piuttosto che spenderli in benzina per andare al mare li può tranquillamente spendere per pagarci il biglietto di ingresso a un museo.
Purtroppo il consumismo è stato l'effetto collaterale delle politiche keynesiane.