By: VincenzoS on Sabato 02 Febbraio 2013 21:05
x Bullfin
Vincenzo, anche tu come taluni nel sito. Qui occorre ORGANIZZAZIONE E LOGICA NELLA COMUNICAZIONE.
-----------------------------
Appunto, occorre logica nella comunicazione.
1) Sono venti anni che l'Italia non cresce in maniera consistente. Le ragioni di questa crescita vanno cercate anche in scelte fatte negli anni '70 e '80.
2) Un paese a bassa crescita finisce inevitabilmente per essere travolto dal debito, o dall'inflazione.
3) Finché il resto del mondo bene o male cammina, i mercati ci fanno relativamente poco caso perché bene o male la crescita del resto del mondo sostiene anche un paese inguaiato
4) Quando scoppia una crisi globale ovviamente i mercati si spaventano e chi ne fa le spese sono coloro che hanno un sistema economico più fragile
5) Se in queste condizioni la classe politica, e il governo in particolare, non adottano misure appropriate è inevitabile che si scateni la tempesta.
6) In questa ottica il comportamento di B è stato totalmente irresponsabile perché tutto ha fatto fuorché affrontare il problema chiave dell'Italia che è la crescita, ma ha pensato piuttosto agli affari suoi, ragazzine e processi, e comunque ha dato risposte totalmente inadeguate al problema della crescita. Anzi certi suoi provvedimenti sono stati anche deleteri.
7) E' quindi naturale che i mercati abbiano mal reagito perché una crescita ancora più asfittica avrebbe aggravato il problema del debito, rischiando alla fine di innescare una reazione a catena tale da coinvolgere non solo l'Italia ma anche altri paesi europei.
8) Monti ha slo messo un pannicello caldo per evitare la catastrofe immediata ma la sua azione è tale da aggravare, in prospettiva, la situazione. In questo senso è pure peggio di B. Ma questo, forse, non è ancora chiaro al 100 % ai mercati dal momento che coinvogle aspetti dell'economia reale che per essere compresi vanno conosciuti dal di dentro. Dubito fortemente che il gestore di un qualche fondo di investimento si sia mai dovuto preoccupare di richiedere l'autorizzazione per fare una veranda sul balcone di casa sua. Se lo avesse fatto avrebbe già venduto tutti ititoli italiani di qualsiasi specie.
Veniamo ora alle cause della scarsa crescita dell'Italia, problema ormai ventennale.
Credo che le persone di buon senso non accecate dall'ideologia e non beneficiarie di rendite parassitarie dovrebbero facilmente riconoscere che esse stanno nell'oppressione burocratico-fiscale e negli sprechi allucinanti della spesa pubblica, tutte cose che consumano risorse a danno della crescita.
Prendersela però con i politici corrotti o con le varie caste, comprese varie lobby privatissime, è del tutto inconcludente. Non è che mandando a casa Berlusconi, Casini, Bersani, Fini e compagnia cambierebbe alcunché. Essi verrebbero sostituiti da altri che nel giro di pochissimo tempo si comporterebbero allo stesso modo.
Il nodo è che, fino a quando non cambiano i paradigmi culturali di fondo, non si riuscirà a rimettere in marcia l'Italia, e anche altri paesi europei, inclusa la Francia da te menzionata per l'imbecillità dei suoi governanti che finora è stata salvata per evitare una catastrofe pan-europea.
Un paese puà avere politici corrottissimi e lobby potentissime, vedasi gli USA per esempio, ma se i suoi paradigmi culturali di fondo sono corretti troverà sempre il modo per ritirarsi su. C'è da notare che purtroppo anche negli USA si vedono brutti segnali al proposito.
Quale è il paradigma culturale sbagliato? Quello della spesa pubblica e della domanda aggregagata frutto, a mio avviso, della visione keynesiana, non so se originata da Keynes stesso o dai suoi interpreti successivi (non lo so perché non ho studiato economia, ho solo seguito all'università un singolo corso di base di economia applicata all'ingegneria).
Partiamo dall'equazione del PIL
PIL = consumi + spesa pubblica + investimenti + esportazioni - importazioni.
Cosa ci dice questa equazione?
Ci dice come si misura il PIL, non come si produce. E' il fatto di averlo considerata la formula che ci dice come si genera il PIL che è il paradigma culturale sbagliato.
E' il fatto di pensare che basta aumentare i consumi e la spesa pubblica, cioè la domanda aggregata, per fare crescere il PIL che è sbagliato.
Consumi e spesa pubblica non sono variabili indipendenti, ma variabili dipendenti. Non sono delle "x" ma delle "y". Qualsiasi studente di ingegneria al primo anno lo capisce e te lo sa spiegare. I consumi e la spesa pubblica sono il modo in cui il PIL viene utilizzato.
Nota: allo stesso modo sbaglia chi dice che basta aumentare le esportazioni per fare salire il PIL. Le esportazioni sono una delle destinazioni del PIL, allo stesso modo dei consumi e della spesa pubblica. Al limite il PIL può salire per effetto delle importazioni, o per meglio dire del tipo di importazioni. Importare prodotti finiti fa definitamente calare il PIL, importare materie prime che poi possono essere trasformate può farlo salire.
In realtà il PIL è a sua volta una variabile dipendente, una "y", in quanto dipende dal livello di investimenti, ma non solo. In ogni caso più sale il PIL, più possono aumentare gli investimenti, più quindi può salire il PIL.
Entro certi limiti una parte di spesa pubblica, cioè ad esempio quella spesa in infrastrutture e scuola, se ben direzionata può far crescere il PIL in quanto assimilabile agli investimenti. Ma sappiamo bene che lo stato è un pessimo investitore. Sicuramente alzare gli stipendi dei dipendenti pubblici o le pensioni non comporta nessun reale aumento del PIL
Cosa è che ingenera la crescita?
Vatti a leggere questo articolo, dove ho trovato la formula, e altri sullo stesso blog
http://archeo-finanza.blogspot.it/2012/11/su-tasse-e-crescita.html
(ve ne sono anche altri di post sullo stesso sito che parlano della stessa cosa)
Y=KLA
Y = tasso di crescita
K = capitale
L = quantità di lavoro (altrove viene usato N, numero dei lavoratori)
A = tasso crescita innovazione tecnologica
Il capitale dipende chiaramente dagli investimenti, come abbiamo detto prima, ma investimenti ben indirizzati. Presumibilmente la TAV Torino-Lione non lo è, anche se comunque la cosa è oggetto ancora di discussioni; in ogni caso è evidente che non tutti gli investimenti sono corretti.
Parlando di innovazione tecnologica essa va intesa, ovviamente, in senso lato, includendovi anche la burocrazia dato che essa può bloccarla o addirittura farla regredire. Uguali blocchi all'innovazione tecnologica possono venire dai comportamenti, individuali o di gruppo, dei cittadini. Un esempio al riguardo può essere tutta la diatriba sul nucleare che c'è stata in Italia. Non entro nel merito della discussione se il nucleare sia giusto o sbagliato ovvero se l'effetto sia stato positivo o negativo, ma è chiaro che in quel caso vi è stato un comportamento di gruppo da parte dei cittadini che ha influenzato una scelta di tipo tecnologico. Ti dico solo che, nel mio settore, molto spesso mi trovo a di fronte a scelte di tipo legislativo che influenzano pesantemente l'innovazione tecnologica.
E' comunque evidente che:
a) Se si indirizza l'uso del PIL verso i consumi e la spesa pubblica si riducono gli investimenti e quindi il capitale che finanzia la crescita. Un errore clamoroso compiuto in questo caso dai privati e non dallo stato, ma anche i privati sono schiavi del paradigma keynesiano, è stato quello commesso dalle banche di finanziare il credito al consumo senza pensare che se si fa credito al consumo non lo si fa all'investimento e quindi, alla lunga, il debito non può più essere ripagato per mancanza di crescita.
b) Se si fanno uscire, in un modo o nell'altro, dei potenziali lavoratori dal circolo del lavoro produttivo e quindi si riduce la crescita. Pagare uno stipendio ad un forestale siciliano fa uscire quel lavoratore dal circuito produttivo. Lo stesso succede facendo andare in pensione le persone troppo presto presumendo che così si liberino posti per i più giovani. Viceversa mantenendo le persone in attività si fa crescere il PIL e quindi si aumenta la richiesta di manodopera creando quindi lo spazio per i giovani. Qualsiasi regolamento o forma di tassazione che spinga le imprese ad impiegare meno lavoratori è negativa. L'IRAP ha avuto, per esempio un effetto deleterio e non a caso la prima cosa che chiedono le imprese è la sua abolizione.
c) Se si blocca l'innovazione tramite regole sconsiderate o proteste da sindrome NIMBY si riduce la crescita. Utilizzando ora al contrario il caso della TAV Torino-Lione (prima avevo detto che forse è un investimento sbagliato) si può dire che le proteste al riguardo bloccano una innovazione tecnologica. Ugualmente se non si cura adeguatamente l'istruzione si riduce la capacità di generare e utilizzare l'innovazione tecnologica.
Penso di avere scritto abbastanza e spero che ora la mia poszione sia sufficientemente chiara.