By: Moderatore on Domenica 09 Ottobre 2011 00:23
Anche noi modenersi riusciamo ad arrivare in prima pagina ! E' l'ex-sindaco di Sassuolo !
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A Sassuolo non sentivano parlare di ^Gian Paolo Salami#http://www.modenatoday.it/persone/gian-paolo-salami/^ da vent’anni. Poi in luglio il suo nome finisce su tutti i giornali: l’illustre concittadino è coinvolto nell’inchiesta sulle presunte tangenti dell’ex area Falck, a Sesto San Giovanni. L’indagine che ha travolto Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano e dominus lombardo del Pd, accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Il 25 agosto 2011 sono stati arrestati l’ex assessore all’Edilizia di Sesto, Pasqualino Di Leva, e l’architetto Marco Magni. Tangenti in cambio di favori e appalti: il pm di Monza Walter Mapelli è convinto che la mancata riqualificazione dell’enorme zona industriale dismessa alle porte di Milano nasconda un complesso e lucrosissimo sistema di mazzette, servite a finanziare la sinistra. Alcune dazioni dimostrerebbero il coinvolgimento di un livello corruttivo più alto. Nel 2002 la Aesse e la Fingest, due società di Salami e dell’avvocato palermitano Francesco Agnello, indagati per concorso in concussione, avrebbero incassato 2,4 milioni di euro per consulenze inesistenti. Soldi che, ha spiegato il costruttore sestese Luca Pasini, servivano «a garantire la parte romana del partito».
Fino a oggi il ruolo di Salami è rimasto però sullo sfondo: solo un imprenditore in ottimi rapporti con le cooperative. Anche se in molti si sono chiesti chi fossero i consulenti superpagati per entrare nella partita. In realtà questo signore bassino e pienotto è molto di più. Fidatissimo uomo del Pci: assessore e poi sindaco a Sassuolo. Poi amministratore di due coop di partito, fra cui una che ancora oggi gestisce beni del Pd: esperienze che lo portano a lavorare al fianco di compagni poi coinvolti in un’inchiesta sui fondi neri al Pds. Infine socio di numerose aziende con cui si aggiudica appalti e consulenze in tutta Italia, spesso a fianco delle coop.
Ai tempi dell’«affare» Falck, Salami agisce nell’oscurità muovendo milioni di euro su più fronti, tutti collegati alla politica. La prima operazione è quella annotata dalla procura di Monza: tra aprile e dicembre 2002 le sue aziende ricevono 2,4 milioni di euro su indicazione delle cooperative che dovevano entrare nell’affare. L’altra emerge dai bilanci della Cooperativa immobiliare modenese, di cui Salami presiede il cda: il 31 marzo 2003 la cooperativa che lui guida (riconducibile al partito) versa 2,1 milioni agli stessi Ds di Modena per acquistare una quota di una srl di partito, la Società immobiliare modenese. Un anno dopo, la partecipazione si è svalutata quasi del 40 per cento. Intrecci sorprendenti, anche se al momento non c’è alcun nesso tra i due movimenti di denaro. Dalle carte giudiziarie e societarie emerge però una sorta di Giano bifronte. Da una parte abilissimo a incassare onerose consulenze. Dall’altra amministratore disposto a svenarsi con i Ds, per avere una piccola quota di un’azienda già «di famiglia».
Ma Salami non è un grigio burocrate di provincia. Anzi, le sue tracce portano dritto al cuore dell’ex Pci. Prima di dedicarsi ad amministrare i beni della Quercia, il compagno S. in realtà è stato un pezzo grosso del partito nella provincia di Modena. Nato nel 1950, laureato in sociologia, comincia presto a mettersi in luce. Dopo gli studi, alla metà degli anni Ottanta viene inviato per conto del partito all’Università Patrice Lumumba di Mosca: un percorso riservato ai quadri più svegli e devoti, quelli su cui bisogna investire. Una scuola in cui sono finiti i comunisti di mezzo mondo.
Salami resta in Unione Sovietica per un semestre, ricordano oggi gli avversari politici del tempo. Nel 1978, nemmeno trentenne, diventa segretario del Pci a Sassuolo. Due anni dopo entra in giunta come assessore all’Urbanistica. In quel periodo la capitale della ceramica è una delle città più ricche d’Italia. Salami rimane in carica fino a marzo 1988, quando diventa sindaco per 400 giorni. «Ho un piacevolissimo ricordo del mio mandato» ha ricordato in un’intervista al sito Sassuolooggi «soprattutto per il rapporto che avevo con la gente, tanto da rifiutare la mia indennità». «Serio», «dialogante», «disponibile»: i giudizi dei suoi vecchi duellanti concordano. «Un vero comunista» è la sintesi più frequente. L’ascesa politica di Salami s’interrompe nel 1990. Ha 39 anni: «inabissato», «eclissato», «sparito nel nulla». Comincia a lavorare per la Quercia, ma nell’oscurità. Nel 1991 viene nominato presidente di una coop che fa capo al partito, la Rinascita e Affini Colira. Consigliere è l’allora tesoriere del Pds di Modena, Franco Vezzali, che nel 2000, in primo grado, sarà condannato a 10 mesi per falso in bilancio e violazione del finanziamento ai partiti nel processo sui fondi neri al Pds modenese: un terzo di un appalto da 3,8 miliardi di lire, secondo i magistrati, passa dalle casse della Coop Generica, azienda di pulizie, a quelle del partito. Nel 1993 la coop Colira viene però assorbita dalla Cooperativa immobiliare modenese, una delle casseforti dei beni della Quercia.
Salami, che siede già nel cda, diventa presidente sette anni dopo: nel 2000. Anche qui il suo nome si intreccia con quello di un altro funzionario di peso coinvolto nell’inchiesta sui fondi neri al partito: Libero Severi, tesoriere provinciale alla fine degli anni Novanta. Che nel marzo 1999 lascia la poltrona di numero uno dopo avere patteggiato sei mesi nello stesso processo di Vezzali, a ottobre del 1998. La Modenese, a questo punto guidata da Salami, è una società ricca: ha un attivo di oltre 5 milioni di euro, destinato a raddoppiare negli anni seguenti. Case e palazzi sparsi in tutta la provincia, affittati al partito, circoli Arci, istituti di cultura. Mentre assume ruoli di crescente responsabilità nelle «aziende rosse», Salami avvia anche un’attività parallela: nel 1996 crea una società di consulenza a Modena, la Fingest. Il 50 per cento è suo. L’altra metà è di Agnello, con cui creerà un reticolo di società, da Trieste a Favignana, che oggi si occupano prevalentemente di affari immobiliari. Spesso per le coop.
Nell’inchiesta di Monza, Agnello e Salami sono indagati per concorso in concussione. L’imprenditore dei trasporti Piero Di Caterina, il costruttore Giuseppe Pasini e suo figlio Luca hanno riferito ai pm una versione quasi identica, anche nelle sfumature. Agnello e Salami, hanno spiegato, erano «uomini delle cooperative», quindi «del partito». Luca Pasini racconta: nella discussione sullo sviluppo dell’area, Penati e Giordano Vimercati, il suo ex capo di gabinetto alla Provincia di Milano, «spiegarono che la parte residenziale doveva andare alle cooperative». Aggiunge Pasini: «In tale contesto, Vimercati disse che le coop avrebbero garantito la parte romana del partito». Interessato alla fallita riqualificazione c’è, appunto, il Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) di Bologna: il vicepresidente Omer Degli Esposti, sostengono i tre, avrebbe definito gli accordi assieme a Salami e Agnello. Il 23 febbraio 2001 la Cascina Rubina di Pasini s’impegna con una scrittura privata a pagare una consulenza di 1,8 milioni in tre tranche alla Aesse, società fondata appena un anno prima da Salami e Agnello. Ragione dell’onerosa parcella sarebbero le loro «particolari esperienze nella commercializzazione in Italia e all’estero di aree industriali dismesse di notevoli dimensioni». Nel 2005, però, l’Aesse cambia oggetto sociale, virando sull’ affitto di piccole imbarcazioni, pedalò compresi. Un’altra «falsa prestazione», scrivono i pm, viene pagata alla Fingest.
Mentre ottiene ricchi incarichi, Salami continua la scalata ai vertici delle società diessine, con colleghi d’avventura bene introdotti nel partito. Nel 2000 diventa presidente della Cooperativa immobiliare modenese. Gli altri due membri sono il tesoriere provinciale, Paolo Amabile, e il suo successore, Alfonsino Simoni. Amabile, qualche anno dopo, diventerà responsabile dei grandi eventi per i Ds: uomo di fiducia dell’ex segretario Piero Fassino, oggi sindaco di Torino, e dell’ex tesoriere nazionale Ugo Sposetti, ora senatore del Pd. Come Salami, anche Amabile metterà a frutto l’esperienza. Oggi è proprietario e amministratore unico della Goodlink, la società che organizza Manifutura: il festival economico di Nens, l’associazione fondata nel 2001 dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani e dall’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco. All’inizio del 2002, quindi, Salami ricopre una doppia veste. Come socio al 50 per cento della Aesse e della Fingest riceve, secondo il pm, 2,4 milioni di euro di consulenze farlocche. Contemporaneamente guida una cooperativa immobiliare dei Ds, che ha addirittura sede all’indirizzo storico del Pci modenese: via Fontanelli, 11. In aprile, luglio e dicembre 2002, la Cascina Rubina, proprietaria dell’area Falck, esegue tre bonifici da 619.748 euro all’Aesse. Sempre a fine anno, Penati trasferisce altri 620 mila euro alla Fingest. In totale, sono 2,4 milioni.
Tre mesi dopo la Cooperativa immobiliare modenese di Salami acquista un ulteriore 13 per cento della Società immobiliare modenese, sempre dei Ds, di cui già detiene il 9,33 per cento: la quota sale così al 22,33. Il 31 marzo 2003 nelle casse della Quercia modenese entrano 2,1 milioni, versati da Salami. Che il 10 maggio esce dal cda. Dieci mesi dopo, però, il nuovo consiglio d’amministrazione renderà conto della compravendita nel bilancio 2003. Il valore delle quote dell’Immobiliare possedute dalla coop cala da 3,7 a 2,3 milioni: una svalutazione quasi del 40 per cento. Ottimo affare per i Ds. Pessimo per la cooperativa, che ha strapagato una quota di minoranza di una srl già in mano alla galassia rossa di cui fa parte. Dopo questa operazione, Salami esce di scena. Si dedica allo sviluppo di altri business immobiliari. Nessun collegamento diretto con il partito, quasi per un decennio. A Sassuolo, dove ancora abita, l’ex sindaco si vede di rado: al massimo una passeggiata in compagnia del cagnolino. I compaesani si erano quasi dimenticati di lui. Fino a quando non è riemersa dal passato l’ombra del «compagno S».