By: gianlini on Sabato 07 Settembre 2002 14:21
L'affaire si complica....
L'avvertimento che riguarda Marcello Dell'Utri e Cesare Previti è in un rapporto del Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica del quale oggi La Repubblica pubblica ampi stralci. E secondo un investigatore sentito dal quotidiano, l'azione è già iniziata con un'anonima indicazione che ha dato non pochi problemi al viceministro Gianfranco Micciché, sospettato di farsi rifornire di cocaina.
Ma soprattutto, scrive il Sisde nel rapporto citato da La Repubblica, Cosa nostra questa volta non vuole "fare eroi" come i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con tutte le ricadute negative che ha sperimentato in questi anni. Così, ha deciso di colpire personaggi meno amati, che davanti all'opinione pubblica appaiono come vicini alla mafia e dunque, una volta colpiti, non potrebbero assurgere al ruolo di martiri. "Questa linea di ragionamento - scrive il Sisde nei brani riportati dal quotidiano - induce a ritenere che l'onorevole Marcello Dell'Utri possa essere percepito da Cosa nostra come un bersaglio ideale (insieme ad altri esponenti siciliani della Casa delle Libertà). La sua esposizione mediatica dai contorni negativi e la sua vicinanza al presidente del Consiglio potrebbero essere ritenute dalla mafia utili per mandare un messaggio di forte impatto criminale e destabilizzante".
E "analogamente destabilizzante potrebbe essere "un attentato ai danni dell'onorevole Previti, il cui profilo pubblico è molto simile a quello dell'onorevole Dell'Utri anche in relazione ai rapporti con il presidente del Consiglio".
Semprte secondo il rapporto, che nasce da "attendibili fonti d'ambiente" e che viene confermato da analoghe informazioni raccolte dal Servizio centrale operativo, Cosa nostra attende l'approvazione di due leggi, la Pepe-Saponara, che allarga le ipotesi di revisione dei processi nel caso in cui un imputato non ha potuto controinterrogare un testimone d'accusa, e la proposta Pittelli, che propone la necessità di "ulteriori elementi di prova di diversa natura" perché si possano considerare prove le dichiarazioni di un coimputato o un imputato di procedimento connesso, ovvero di un pentito.
"Se queste due proposte - scrive Giuseppe D'Avanzo su La Repubblica - dovessero diventare legge, non ci sarebbe processo di mafia degli ultimi dieci anni che si salverebbe dal colpo di spugna". Ma le leggi non vengono approvate e piuttosto, tutte le forze politiche si sono pronunciate a favore del carcere duro del 41 bis e di un suo inasprimento. Dunque Cosa nostra, secondo il Sisde, sta passando all'azione. (red)
e ora cosa ci inventiamo?