Agricoltura

 

  By: pana on Martedì 10 Marzo 2015 11:00

eheh qua mi leggono e mi copiano pure in Cina con la mia idea di un sistema di pagamento alternativo a settembre debutta il CIPS la Cina lancia il suo siste di pagamento per facilitare la diffusione dello YUAN a livello pratico dovrebbe far salire le quotazioni dello YUAN ? http://www.ibtimes.co.uk/china-launch-yuan-centred-international-payments-system-before-december-1491064

Serena Bortone legge il testo di Antonio Scurati a "Che Sarà" - YouTube

 

  By: pana on Venerdì 06 Marzo 2015 08:09

hanno arrestato 5 loschi figuri a New York per una truffa BITCOIN, ci sono anche pirati e malfattori nel mondo del grande BITCOIN che continua ad espandersi , come un fiume in piena dinamico e incontrollabile... ora si quota in borsa in Canada !! pana almeno un 1 % in BITCOIN Canada-based bitcoin exchange Quadriga has announced it has entered into an agreement that, if executed, will find the company debuting on the Canadian Securities Exchange (CES) as soon as next month. The news follows a shareholder meeting on 2nd March and a decision by the Supreme Court of British Columbia to allow Quadriga to conduct a reverse takeover of the shell company Whiteside Capital Corporation. Co-founder Michael Patryn indicated that the move will provide Quadriga with increased capital while satisfying what he called the public demand for bitcoin-related investment opportunities in the Canadian markets.

Serena Bortone legge il testo di Antonio Scurati a "Che Sarà" - YouTube

 

  By: pana on Giovedì 26 Febbraio 2015 10:16

e proprio quando il deprofundis suonava sul BITCOIN, pure io ho oramai perso le speranze, il New Hampshire discute se accettare IL BITCOIN per pagare le tasse e allora The New Hampshire state legislature held a pair of hearings earlier this month that focused on how the state could create a means for residents to pay taxes and fees using bitcoin. Up for debate is a bill recently filed by state representative Eric Schleien that would open the door for the state to accept bitcoin. The bill is currently being weighed by the New Hampshire General Court Ways and Means Committee.

Serena Bortone legge il testo di Antonio Scurati a "Che Sarà" - YouTube

 

  By: pana on Venerdì 20 Febbraio 2015 10:16

ma che succede al mondo BITCOIN mentre stavo suonando il de profundis, ti sopro che il supercolosso dei pc accett BITCOIN? Dell Expands Bitcoin Payments to UK and Canada UPDATE (19th February, 2015 17:00 GMT): Updated with comment from Dell CIO Paul Walsh. dellDell has announced it has expanded its bitcoin payments program to consumers in the UK and Canada

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  By: pana on Mercoledì 18 Febbraio 2015 08:57

altra tegolca cade sul mondoBITCOIN, la bora Cavirte chiude i battenti certo anche il resto del mondo non sta meglio, degli hacker hanno rubato 1 miliardo di dollari con i virus per pc UPDATE (17th February 8:15 BST): This piece has been updated with additional comment and information from CAVIRTEX regarding the exchange closure.

Serena Bortone legge il testo di Antonio Scurati a "Che Sarà" - YouTube

 

  By: shabib on Giovedì 12 Febbraio 2015 12:35

sapevate ? OCIO IN FONDO ALL'ARTICOLO ALLE UOVA RADIOATTIVE ... «Da dove vengono le uova dei nostri dolci?» Nessuna indicazione è obbligatoria per i prodotti che hanno come componente principale le uova di Francesco de Augustinis Sappiamo praticamente tutto delle uova che compriamo in guscio, ma praticamente nulla di quelle che troviamo dentro pasta all’uovo, biscotti, dolci, produzioni industriali e persino dentro tramezzini, pasta fresca e altri prodotti di bar e ristoranti che usano uova pastorizzate. Grazie alla normativa europea sull’etichettatura, dal 2004 il timbro apposto su ogni singolo uovo in guscio indica: modalità di produzione (3 in gabbia, 2 a terra, 1 all’aperto, 0 biologiche), il paese di origine (IT per l’Italia) e persino comune e codice dello stabilimento. Anche sulle scatole è obbligatorio precisare a chiare lettere la modalità di allevamento. Una trasparenza che stona con l’assenza totale di informazioni sull’origine delle materie prime di tutti gli altri prodotti che hanno come componente principale le uova, per i quali nessuna indicazione è obbligatoria. Importazione – L’Italia è uno dei principali produttori di uova in Europa. In negozi e supermercati è quasi impossibile trovare uova fresche che provengano dall’estero, che forse i consumatori sarebbero riluttanti a comprare. Eppure secondo i dati Eurostat ogni anno importiamo oltre 50 milioni di tonnellate di uova e ovoprodotti solo dalla Polonia, quasi 20 milioni dalla Spagna, oltre 6 milioni dall’Olanda, 5,7 milioni dalla Romania, 3,7 dalla Francia, 3,2 dalla Slovacchia. La normativa sul benessere animali – La vicenda delle importazioni di uova in Italia si lega a doppio filo con un’altra normativa Ue che ha fatto molto discutere negli ultimi anni il settore uova: quella sul benessere animale. Prima grande legge comunitaria sul benessere animale, per effetto di tale normativa entro il 2012 tutti i produttori di uova Ue hanno dovuto abbandonare le gabbie «convenzionali» usate negli allevamenti intensivi, accusate di far vivere ogni capo in uno spazio grande quanto un foglio A4. Se in una stesura iniziale la normativa bandiva del tutto l’allevamento in gabbie, ha poi finito per ammettere le cosiddette «gabbie arricchite»: 75 cm quadrati a capo invece che 55, con l’aggiunta di alcuni «accessori», come un’area di plastica per il “nido” dove deporre le uova, un bastone di ferro, un gratta-unghie. Dopo una serie di proroghe e una sanzione comunitaria piovuta sull’Italia lo scorso anno, i produttori italiani si sono imbarcati in complessi lavori di ristrutturazione degli stabilimenti per montare le nuove gabbie. «Alcuni si sono adeguati cambiando i capannoni in allevamenti a terra, qualcuno ha chiuso, la maggior parte ha adottato le nuove gabbie», racconta Daniele Arcioni, responsabile per il benessere animale del Corpo Forestale di Perugia. «È stato un passaggio economicamente impegnativo per i produttori, che hanno dovuto buttare via tutto e rimettere tutto nuovo», aggiunge. Quale benessere - La normativa sul benessere sembra però mettere tutti d’accordo solo su un aspetto, quello di non aver portato sensibili miglioramenti proprio sul fronte benessere. «Alla fine restano sempre allevamenti in batteria», commenta lo stesso Arcioni, cui fanno eco tanti allevatori della filiera che hanno sopportato a denti stretti il provvedimento. Secondo Annamaria Pisapia, portavoce per l’Italia di Compassion in world farming (Ciwf), ong per il benessere animale tra i promotori originari della normativa, «inizialmente le gabbie arricchite non erano contemplate. Poi in sede Europea fu inserita questa ‘deroga’». Roberto Bennati della Lav definisce senza mezzi termini «un inganno» la normativa: «Come possiamo garantire il becchettare a 4 o 5 metri di altezza, dove dovremmo mettere della lettiera invece mettiamo un tappetino di plastica? (…) È un sistema deliberato come compromesso dalla politica ma che non ha niente a che vedere con il benessere degli animali, con le caratteristiche etologiche degli animali». Effetti collaterali - La normativa ha avuto invece alcuni effetti collaterali. Nel 2012 in Italia tantissimi produttori hanno chiuso i capannoni per far spazio ai lavori di adeguamento, creando vuoti di produzione. Vuoti che sono stati colmati con maggiori flussi di import, soprattutto dagli attraenti mercati emergenti dell’Est Europa. Una volta tornati a regime, i produttori si sono trovati a far fronte da una parte a maggiori costi, per ripagare le spese sostenute nell’adeguamento, e dall’altra ai prezzi concorrenziali dell’Est. Secondo Antonio Mengoni dell’azienda «Ovo Fresco San Martino», sono in tanti i marchi italiani che importano perché oggi in Italia «il costo delle uova arriva a 1,05 o 1,06 euro al chilo. Dall’estero con 90 o 95 centesimi al chilo ti arrivano». Da notare che la pressione di prezzi più bassi significa maggiore import di uova, minore competitività, ma anche il rischio che i produttori siano spinti a tagliare il più possibile i costi. Un circolo vizioso che può facilmente avere ricadute negative magari sulla qualità dei prodotti o persino paradossalmente proprio sul benessere animale, ad esempio con la tentazione di aumentare dove possibile la densità di animali nelle gabbie arricchite. Infine la scelta dei produttori italiani di adeguarsi alla normativa puntando tutto o quasi sulle gabbie arricchite, espone il nostro Paese al rischio di trovarsi impreparato di fronte ad una eventuale nuova normativa ancora più stringente. «In alcuni paesi del nord Europa, come la Germania», sostiene Pisapia di Ciwf, «non esistono più né gabbie convenzionali né arricchite. C’è una minima percentuale di gabbie voliera, molto più grandi, e il resto è tutto allevamento a terra». Secondo Bennati della Lav, addirittura «oggi in molti paesi d’Europa si sta discutendo di una nuova modifica della direttiva che vada nella direzione di rendere obbligatori solo sistemi alternativi, quindi allevamento all’aperto e allevamento a terra». Questione di costi – Dal 2012 ad oggi, insieme ai produttori storici come Francia, Italia, Spagna o Olanda, hanno fatto la loro ascesa sul panorama UE paesi come la Polonia e la Romania, entrambi secondo i dati Assoavi tra i principali otto produttori europei. La maggiore competitività di questi paesi è dovuta a vari fattori, tra cui il costo minore dei mangimi, essendo forti produttori di cereali, gli ingenti finanziamenti strutturali dell’Ue, il minor costo della manodopera e un sistema di permessi e controlli più «rilassato». Sul fronte benessere animale, ad esempio, in Polonia «un veterinario non è in grado di controllare la maggior parte dei capi. Anche il numero degli animali in ogni gabbia è verificato a campione». Ad affermarlo un veterinario polacco ad un giornalista del settimanale Wprost, lamentando un numero insufficiente di colleghi per presidiare gli allevamenti. Il paradosso delle vecchie gabbie – Alcuni produttori italiani sostengono che tantissime vecchie gabbie dismesse siano state comprate e rimontate da produttori dell’Est Europa. «Ci risulta che le vecchie gabbie che utilizzavano i nostri allevatori siano state date ai Paesi dell’Est», sostiene Massimo Chiovoloni, veterinario della Asl di Perugia. «E noi adesso ci prendiamo le uova». Quello che è certo è che le vecchie gabbie dismesse in Italia siano state spessissimo vendute a Paesi extra Ue. «Alcuni ci hanno detto che le vecchie gabbie andavano in paesi come la Tunisia o il Marocco, dove non ci sono queste leggi e gli impianti possono comunque essere utilizzati», ha confermato Daniele Arcioni del Corpo Forestale. La questione è comunque paradossale, considerato che per gli ovoprodotti non esiste un divieto di import da paesi terzi: «Si può importare anche dalla Cina», afferma Anna Maldini di Assoavi, lamentando come il gigante asiatico proibisca invece l’import dall’Italia di uova e ovoprodotti per un presunto rischio di influenza aviaria nel nostro paese. Uova ucraine - Un esempio ancor più paradossale, tornando nell’Est Europa, è l’Ucraina. Risale a settembre del 2014 la decisione comunitaria di permettere le importazioni nei Paesi comunitari al colosso Ucraino Imperovo, un gigante da 23 milioni di galline distribuite in 19 allevamenti, senza l’obbligo di adeguarsi alla normativa sulle gabbie arricchite. Il gigante euroasiatico segue le sorti di Ovostar Union, altra azienda ucraina ammessa all’export verso l’Ue dal 2014. Si tratta dei primi passi di un accordo di libero scambio con il Paese ex sovietico, che entrerà a regime dal primo gennaio del 2016. http://www.corriere.it/inchieste/da-dove-vengono-uova-nostri-dolci/cf1ed7ac-b218-11e4-bc1b-1ae1969d3e69.shtml

 

  By: peavey on Domenica 08 Febbraio 2015 11:04

più che l'illuminazione artificiale (che comunque stressa gli animali e non e' indicata per un allevamento amatoriale),si potrebbe provare ad indurre la muta in modo artificiale e dividere le galline in tre gruppi sfasati tra loro, in modo da avere sempre almeno un gruppo produttivo. I metodi sono semplici ma bisogna volerli applicare.

 

  By: temistocle2 on Venerdì 06 Febbraio 2015 16:27

"13 galline e da capodanno non fanno un uovo che sia uno ? lo so che c'è molto freddo... Allora:" se vuoi uova tutto l'anno devi mettere l'illuminazione artificiale con i suoi costi d'impianto e di bolletta(in realtà non eccessivi), altrimenti in inverno vanno in muta per 3-4 mesi Praticamente cambiando il fotoperiodo gli puoi anche anticipare lo sviluppo sessuale e fargli fare le uova prima, ma più piccole... Quello che non ho capito e se, una volta andate in muta, puoi farle riprendere velocemente con le lampade o devi aspettare primavera. lo fanno anche con le mucche e altri animali per il latte, altrimenti d'inverno, ma anche d'estate con il troppo caldo, "vanno in ferie", ma da mangiare glielo devi dare lo stesso. Certe stalle hanno l'aria condizionata! Ho un amico che ha una gabbia tipo questa #ALLEGATO_1#, con la scaletta che scende nel recinto che ha la rete da polli sopra e anche 10cm sotto terra. Per prendere le uova non devi nemmeno entrare, apri i raccoglitori laterali e via, quando necessita, pulitura con idrante

 

  By: cicala on Giovedì 05 Febbraio 2015 21:00

Buonasera Il bello di Cobraf è che,ogni tanto, ti(mi) fai delle belle risate...

 

  By: foibar on Giovedì 05 Febbraio 2015 16:33

Se ha la possibilità di fare qualche vangata vedrà che sapranno essere riconoscenti. hahahahaha ce lo vedo proprio GZ nel campo con la vanga in mano ed i monitor appesi sui fianchi del fido cane. ;-)

 

  By: peavey on Mercoledì 04 Febbraio 2015 19:17

mmh, se non fanno neppure un uovo puo' dipendere da molti fattori. Il calo di ore di luce riduce di molto la produttivita' ma puo dipendere anche da altro. Per esempio, siamo sicuri che le uova non vengano rubate da qualche animaletto o mangiate dalle galline stesse? Potrebbero essere anche andate in muta tardiva, quando sono nate queste galline? Per incentivarle si potrebbe aumentare un po' le proteine. Per togliersi il dubbio puoi provare per qualche tempo ad alimentarle con mangime specifico per ovaiole. se dopo qualche giorno cominciano a fare uova vuole dire che l'alimentazione e' da integrare. Comunque da febbraio in avanti dovrebbero cominciare a deporre sempre meglio. P.S. hai provato a metterci un gallo? A volte aiuta.. l'orzo, non provoca diarrea? lo sopportano bene? Darei anche mais e soia, e pisello proteico. volendo, qui si trovano informazioni... http://www.summagallicana.it/Volume3/C.XVIIII.htm

 

  By: cicala on Mercoledì 04 Febbraio 2015 14:06

Buongiorno Peavey, com'è che qui abbiamo 13 galline e da capodanno non fanno un uovo che sia uno ? lo so che c'è molto freddo... Allora: come mangime gli si da orzo e frumentone (meglio spezzarglielo ?) paglia e sabbia ? yes casotto in legno ? yes gli si taglia ogni tanto anche della roba dall'orto e gliela si da ....................................................................................... Le granaglie più fini sono, meglio è. Se ha la possibilità di fare qualche vangata vedrà che sapranno essere riconoscenti.

 

  By: GZ on Mercoledì 04 Febbraio 2015 13:11

Peavey, com'è che qui abbiamo 13 galline e da capodanno non fanno un uovo che sia uno ? lo so che c'è molto freddo... Allora: come mangime gli si da orzo e frumentone (meglio spezzarglielo ?) paglia e sabbia ? yes casotto in legno ? yes gli si taglia ogni tanto anche della roba dall'orto e gliela si da ! Queste sono assieme a faraone e un anitra e di mezzo ci sono anche dua cappponi, ma hanno circa 500 mq di spazio recintato per cui dovrebbero convivere (unico problema è che se la recinzione è così ampia poi succede che qualche maledetto cane riesca in qualche punto a scavarci sotto quando piove molto e ne fa strage, come è successo in autunno. Poi le devi ricomprare tutte) diciamo che nell'insieme avere l'ovetto fresco biologico di polli che razzolano liberamente e si nutrono non solo di cereali ma anche di vegetali, lombrichi, insetti ecc... costa da 5 a 10 volte tanto l'uovo che comprai all'ipercoop. In pratica, quello che una volta era accessibile a tutti, l'uovo fresco e sano, quello di colore bello arancione come tuorlo che sta assieme e non si disfa quando rompi il guscio, oggi è diventato un privilegio Se anche vai a comprare le uova biologiche a NaturaSì o altra catena di negozi bio le loro uova sono vecchie di giorni e soprattutto vedi che il colore e la consistenza del tuorlo non è nemmeno paragonabile

 

  By: peavey on Mercoledì 04 Febbraio 2015 13:07

Dunque, vorrei esordire ricordando ai "cittadini" che l'allevamento degli animali si trasforma velocemente in un "problema" per le persone che desiderano anche solo passare qualche W.E. lungo fuori casa. Allevare animali NON e' come tenere un gatto o un cagnetto da appartamento. Detto questo, dettaglio un po' meglio la gabbia mobile. Il progetto e' molto simile a quello del pollaio presentato in foto qui sul forum qualche giorno fa. In pratica si tratta di una gabbia costruita in semplice tubo di ferro leggero saldato. Le dimensioni sono: lunghezza 2,5 mt, larghezza 1 mt, altezza 1,5 mt. La gabbia e' ricoperta su tre lati di rete metallica fine da pollaio. Il tetto e' coperto con onduline in fibrocemento e il quarto lato e' realizzato con un foglio di compensato da 10 mm. Il foglio di compensato sorregge una camera di cova, realizzata con una semplice cassetta di legno riempita di fieno, posta quasi sotto al tetto ed accessibile dall'esterno per mezzo di uno sportello. Sotto alla cassetta di cova e' realizzato l'erogatore del mangime e il serbatoio dell'acqua (10 litri) con relativo dispenser. Nello spazio rimasto libero e' fissata la camera per dormire, una cassetta alta un mt e di circa 50 x50 di base, con un piccolo ingresso e alcune rastrelliere (manici di scopa vanno benissimo)dove si appollaiano le galline per dormire. Questa cassetta e' coibentata con pannelli per edilizia. Sul lato del pannello in legno son fissate due ruote a sbalzo e sul lato opposto due manici da carriola. Questo permette di sollevare di qualche cm la gabbia e farla scorrere sul prato. In pratica ogni giorno, quando si va a rifornire il serbatoio dell'acqua,del mangime,e si raccolgono le uova, diviene agevole spostare di qualche metro il pollaio. Le galline vivono meglio, perché trovano sempre terreno "fresco" su cui razzolare. Il prato ringrazia perché riceve fertilizzazione non eccessiva e una arieggiatura. Il breve tempo in cui permangono le galline non permette al terreno di trasformarsi in "fangaia maleodorante" e l'igiene risulta molto migliore. Le dimensioni che ho indicato, per mia esperienza son valide fino ad un massimo di sei galline. L'ideale per me son tre o quattro esemplari. Le ovaiole producono un uovo al giorno e se stanno bene anche in inverno producono qualcosa. Tre galline sono sufficienti per il consumo di una famiglia.