By: Moderatore on Sabato 23 Agosto 2003 18:29
-------------- 22-08-2003
L’intervista che segue è stata realizzata dal giornalista Alan Friedman e trasmessa da Cfn-Cnbc, la televisione finanziaria controllata dal gruppo Class (che pubblica MF) e dall’americana Cnbc --------------------------
Il manager ripercorre la sua storia dall’ingresso nel gruppo tlc al recente taglio della catena.
Tronchetti, Telecom è la mia sfida
Dopo la fusione con Olivetti si è decisamente ridotto il potere degli azionisti, compreso me che ho il controllo con il 10-13%. Se noi azionisti staremo in piedi sarà per il valore che creeremo, non per i titoli che possediamo
.
Marco Tronchetti Provera è la figura più potente del capitalismo italiano. Da presidente di Telecom Italia ha introdotto competizione, innovazione e tecnologia in un gruppo telecom che in precedenza era monopolio dello stato e adesso è il secondo gruppo telecom europeo con 50 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato.
Domanda. Lei ha dimostrato il suo impegno personale nel voler cambiare il capitalismo italiano e lo ha dimostrato già in Pirelli negli anni 90. Fondata quasi un secolo fa, Pirelli aveva molte difficoltà: era una società di cavi e gomme poco produttiva che poi è diventata un dinamico business high-tech, coinvolto in numerosi settori dalla fibra ottica al settore immobiliare.
Risposta. Pirelli agli inizi degli anni 90 viveva una crisi profonda, un senso di perdita della capacità di competere. Dovevo ristrutturare la società e nello stesso tempo creare fiducia nel futuro. Ho operato una semplificazione. Ho eliminato cinque società holding e adesso la struttura del gruppo è abbastanza semplice con Pirelli&C e Pirelli spa. Il nostro focus è decisamente sulla tecnologia. Se prima eravamo capaci di introdurre sul mercato un nuovo pneumatico ogni 24 mesi, adesso riusciamo a farlo ogni sei mesi. Le persone lavorano sodo, ma noi stiamo ristrutturando per costruire il futuro.
D. Pirelli ha sviluppato molto bene il business delle fibre ottiche e ha utilizzato molti soldi nella tecnologia. Perché allora ha venduto queste attività alla Cisco?
R. Il fatto che abbiamo venduto a Cisco e a Corning parte della nostra tecnologia è dovuto al fatto che ci avrebbe permesso di tenere, all’interno di Pirelli, la tecnologia core. Cisco e Corning volevano solo i prodotti che noi potevamo fornire all’industria delle telecomunicazioni e noi infatti abbiamo venduto il sistema a Cisco e i componenti a Corning. Era un modo per creare cash comunque, dato che il livello di debito di Pirelli era già abbastanza buono al tempo.
D. Come mai nel luglio 2001 avete deciso di conquistare Olivetti come società veicolo di Telecom Italia.
R. Vedevamo una grande opportunità. Essendo stati per tanto tempo fornitori dei più grandi gruppi telecom a livello mondiale, abbiamo davvero visto una grande opportunità, un mondo che cambiava velocemente. Telecom Italia era ben posizionata e noi eravamo in una posizione molto forte con un buon bilancio in Pirelli. Abbiamo anche venduto alcune attività, ottenendo una discreta liquidità. Il gruppo aveva una cash di 3 miliardi di euro e per alcune società non è positivo avere così tanta liquidità. C’era una percezione nel mercato che Olivetti, che controllava Telecom Italia, sarebbe stata divisa in due parti. La maggioranza degli azionisti voleva vendere, alcuni invece volevano restare. C’erano anche problemi finanziari. Ci sono stati quindi da parte di Telecom Italia contatti con possibili compratori, anche noi ci facemmo avanti e in una notte abbiamo chiuso l’accordo. Dopo quella notte volevamo subito iniziare a lavorare al progetto che avevamo in mente ma c’era un punto che non avevamo preso in considerazione: l’esplosione della crisi del sistema delle telecomunicazioni: la cosiddetta bolla internet, che ha coinvolto anche le società telecom, con drastiche riduzioni di valore in borsa.
D. All’inizio di quest’anno avete proposto la fusione tra Olivetti e Telecom per semplificare la complessa catena di controllo delle holding che controllavano Telecom Italia. La fusione è stata approvata nel giugno del 2003.
R. Decidemmo di fondere Telecom e Olivetti quando vedemmo che il valore di Telecom Italia era influenzato negativamente dalla presenza della catena, delle varie holding e del debito di Olivetti. E il valore del mercato non rifletteva il valore reale della società . Quindi abbiamo semplicemente accelerato un processo che era già nei nostri obiettivi. Noi da subito, da quando abbiamo preso il controllo della società dicemmo che uno dei nostri obiettivi era l’accorciamento della catena di controllo. La mia missione personale era quella di creare valore. Qui non c’è nessun gioco di potere, solo creazione di valore e le holding al di sopra della società riducevano il valore di Telecom Italia. È per questo che accorciare la catena di controllo divenne una priorità.
D. Ci sono state critiche dagli azionisti di minoranza sulla fusione. Il suo punto di vista?
R. Ci sono stati pochi azionisti di minoranza contrari per precise ragioni legate al loro portafoglio. Ma la risposta del mercato è stata molto positiva dal secondo giorno. Il primo giorno le persone dovevano capire, dal secondo la società è cresciuta Anche in Italia il capitalismo può essere trasparente e il maggiore sforzo deve essere fatto dalle grandi società. Telecom Italia ha la più grande capitalizzazione di mercato in Italia. Dopo la fusione si è decisamente ridotto il potere degli azionisti, compreso me, che controllo Telecom con Olimpia, al 10-13%. Se quindi noi azionisti staremo in piedi è per il valore che creiamo per gli azionisti, non per le azioni che possediamo.
D. Avete venduto le directories, di Seat Pagine Gialle per 5,6 miliardi di euro.
R. Non sono strategiche, non sono core business e non sono collegate alle altre attività di Telecom Italia. E noi siamo stati capaci di avere un buon prezzo, anche se i compratori hanno fatto un buon affare con una buona società.
D. I telefonini di terza generazione. Ci sono ancora problemi con questa tecnologia?
R. È una nuova tecnologia e ci vuole tempo. Abbiamo fatto test in Italia ,Turchia e Grecia. Entro fine anno sarà completata. Stiamo entrando, stiamo crescendo poco a poco. Non ci attendiamo un’esplosione di questo mercato, ma una crescita sequenziale. Questo è il motivo per cui stiamo investendo tanto su questa tecnologia. E dobbiamo seguire da vicino la crescita di questo mercato perché qui la tecnologia è molto potente