By: marco236 on Martedì 21 Settembre 2004 21:07
Fortunatamente la discussione ha preso una piega costruttiva!!
Ottimo l'intervento di Zibordi, chiaro e completo, ma lo condivido solo in parte.
Innanzitutto le stime a cui fa riferimento per l'economia sommersa sono stime ISTAT, ottimo istituto di ricerca che fornisce parametri di riferimento che in qualche modo influenzano l'economia nazionale... ma non dimentichiamo che sempre l'ISTAT non ha sostanzialmente rilevato crescita inflazionistica in questi ultimi anni... anzi... ha inventato "l'inflazione percepita"...
Quindi direi che l'istat merita sicuramente attenzione e rispetto ma, quando possibile, vanno considerate anche altre fonti.
Eccone una... Eurispes:
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La questione fiscale, in tutte le sue forme (evasione, elusione ed erosione fiscale), rappresenta una pericolosa anomalia del sistema economico italiano e dei meccanismi concorrenziali d’impresa. A sostenerlo è il prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, che basa le sue affermazioni sullo studio (realizzato dall’ente senza fini di lucro che opera dal 1982 nel campo della ricerca politica, economica, sociale e della formazione) intitolato "Economia sommersa e disoccupazione: un rapporto biunivoco?"
Leggendo il rapporto, emerge chiaramente come l’economia sommersa presenti una velocità di espansione superiore a quella ufficiale, tanto che il peso del sommerso sul Pil (che ha raggiunto il picco nel 1999, con un valore pari al 28,2 per cento) a partire dal 2000 si è stabilizzato intorno al 27 per cento, e per il biennio 2003-2004 le previsioni annunciano addirittura valori superiori (anche se di poco, rispettivamente il 27,5 per cento e il 27,4 per cento) rispetto agli anni precedenti; in termini monetari una "fuga" superiore ai 300 miliardi di euro.
Si tratta di un dato estremamente preoccupante, perché l´economia sommersa incide notevolmente sulle entrate dello Stato, basti considerare che nel 2002 sono stati evasi al fisco 129 miliardi di euro e si stimano per gli anni 2003 e 2004 quote maggiori, superiori ai 130 miliardi di euro. Nel 2003, il valore stimato del sommerso è risultato pari a 301 miliardi di euro, una cifra analoga a quella prevista per il 2004 (302 miliardi di euro); questo significa che nell’anno 2003 l´evasione nei confronti del fisco è stata pari a 132 miliardi di euro, mentre per il 2004 la stima salirà a 134 miliardi di euro.
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Eccone un'altra:
http://www.wema.com/art.asp?id=35
Prima di approfondire l’argomento occorre inquadrare il fenomeno e questo non è cosa facile, dato che per definizione si tratta di un universo che sfugge all'osservazione. Il calcolo del PIL infatti viene compiuto in ogni nazione (e verificato a livello internazionale) sulla base della sommatoria delle attività conosciute e del valore aggiunto che esse producono. Non è possibile utilizzare questo metodo (definito esaustivo) per quantificare il lavoro nero, ma occorrono misurazioni indirette. In secondo luogo è bene capire con maggiore precisione cosa si intenda per economia sommersa (lavoro nero, shadow economy, schwarzarbeit). Possiamo identificare come tale sia le attività penalmente legali, compiute però in un contesto che è illegale dal punto di vista civile ed amministrativo (evasione fiscale, locali non autorizzati, assenza di licenze e permessi), sia le attività penalmente illegali che producono valore aggiunto (produzione e commercio di articoli contraffatti o non ammessi dal codice penale, contrabbando). Gli analisti escludono da questo contesto il furto (autoveicoli o appartamenti) ed il pizzo, in quanto più che altro in questo caso siamo in presenza di una semplice ridistribuzione di ricchezza e non della produzione di valore aggiunto. È mia opinione che tuttavia quando queste attività vengono gestite in un ambito di criminalità organizzata, si venga a creare e prosperare una organizzazione estesa che in sé produce illegalmente valore aggiunto. Per esempio una organizzazione dedita al furto d'auto necessita di una serie di garages e carrozzerie d'appoggio ed esse producono valore aggiunto clandestinamente (value added of underground activities).
Indiscussa autorità in materia in questo genere di calcoli è Friedrich Schneider, Professore di Economia dell'Università, Johannes Kepler di Linz, in Austria. Le sue stime (riassunte nella tabella 1) mostrano non solo che il nero cresce e prospera ovunque ma che in certi paesi, tra cui il nostro, il ritmo di crescita dell'economia sommersa è superiore al ritmi di crescita dell'economia ufficiale. Vi sono anni in cui l'economia sommersa è cresciuta ad un ritmo doppio rispetto alla crescita del PIL ufficiale. Oggi si stima che la mole di economia sommersa italiana (legale ed illegale) sia pari al 28% del PIL, un importo che quindi supera abbondantemente il mezzo milione di miliardi ogni anno e che tradotto in evasione fiscale e contributiva può essere stimato quasi 125.000 milioni di € all'anno; un volume che supera ogni manovra finanziaria immaginabile e che, qualora emergesse, anche parzialmente, potrebbe stravolgere e riequilibrare la pressione fiscale. La forza lavoro italiana coinvolta anche solo marginalmente, è, sempre secondo lo stesso autore, tra il 30 ed il 48%. La percentuale italiana di sommerso, rapportata agli altri paesi risulta quasi doppia rispetto alla media OECD (16%) e tripla rispetto ai paesi con il nero più basso (Svizzera, Austria, USA) che sono sotto il 10%.
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Ce ne sono altre decine di fonti che comunque attestano le percentuali di evasione, elusione ecc intorno al 27-28% del pil.
Pongo fine al contrasto delle cifre e vengo ai contenuti.
A seconda degli studi fatti e degli analisti che li compiono, l'unica cosa chiara è che l'evasione fiscale in Italia è pari almeno ad una manovra fiscale di quelle corpose... nella migliore delle ipotesi... o almeno a due manovre fiscali normali nella peggiore.
A questo punto mi chiedo, e chiedo a Zibordi: ha senso parlare, come lei fa, di cittadini che difendono il proprio reddito dall'attacco politici (indicando tali categorie, cittadini e politici, in conflitto ciascuno per la difesa dei propri redditi e, in senso lato, dei propri privilegi)?
Secondo me in questo ragionamento ci sono alcune discontinuità logiche... mi spiego meglio....
I cosiddetti "politici" (categoria troppo ampia ma per comodità non specifico oltre) godono sicuramente di privilegi eccessivi, ma sono persone che NOI eleggiamo e sempre NOI possiamo controllare e eventualmente bocciare dopo la prova dei fatti... quindi sono in qualche modo l'emanazione della nostra volontà... come facciamo ad essere in conflitto con loro? Se il conflitto esiste possiamo porre rimedio non eleggendoli e, in tal, modo troncare il conflitto di cui sopra.
Come dimostrato dalle cifre (anche se differenti da ricerca a ricerca) esiste un'altra categoria di "privilegiati", cioè coloro che sottraggono il proprio contributo allo stato, quindi alla collettività, appropriandosi in tal modo di un bene che è di tutti e mettendo lo stato stesso nelle condizioni di dover chiedere di più ha chi la propria parte l'ha già data.
Quindi siamo in presenza di due categorie di privilegiati: i politici e gli evasori.
Ma se sui politici noi abbiamo il potere del voto... sugli evasori che potere abbiamo?
Pertanto a mio avviso, in questo campo, la dialettica, va ulteriormente spostata da dove l'ha lascata Zibordi, quindi non Destra Vs Sinistra, ma nemmeno Cittadini Vs Politici, bensì Cittadini Contribuenti Vs Evasori... (e si badi che non ho scritto "Cittadini evasori" perché a mio avviso il contributo che ciascuno proporzionalmente da' alla collettività è parametro di valutazione per il "principio di cittadinanza").
Detto ciò passo alla considerazione sulla corposità del prelievo fiscale.
A me non stupisce più di tanto e non disturba più di tanto il fatto che il prelievo fiscale tenda verso il 56%... a patto che tale cifra venga effettivamente VERSATA DA TUTTI e impiegata per offrire servizi e strutture ai cittadini... e non mi sembra assurdo pensare che, se TUTTI pagassimo quel 56% in realtà avremmo più disponibilità economica per noi stessi... mi spiego... se lo stato avesse i soldi per pagare effettivamente i servizi sociali (scuola, sanità, pensioni, trasporti pubblici ecc..), non saremmo costretti a spendere migliaia di euro per servizi che in teoria già paghiamo con i prelievi fiscali...
Ad esempio, se tutti pagassimo tutto ciò che dobbiamo allo stato, probabilmente non si dovrebbero pagare le rette degli asili (350 Euro al mese il sottoscritto) o le visite specialistiche, o i medicinali... perché sarebbe più conveniente per tutti centralizzare tali servizi.
Inoltre, pagando tutti tutte le tasse, si sarebbe in grado di abbattere la pressione fiscale... e di molto.
Ma mi si obbietterà: "lo stato lavora peggio del privato, ad esempio al cimitero l'altra sera ecc..."... bene, nella stragrande maggioranza dei casi è così... a volte va un po' meglio... ma perché non si può reimpostare la gestione della "cosa pubblica" e renderla efficiente?
Non credo che sia difficile... dipende sempre dalle persone che noi eleggiamo... (e in ogni caso di privati che lavorano molto male ce ne sono un'infinità).
Mi si obbietterà anche che ciascuno deve essere libero di scegliere la scuola dei propri figli, il medico o lo specialista ecc... ASSOLUTAMENTE SI!!!
Ma a tale obiezione rispondo dicendo che, ad esempio per scuola e sanità, deve esserci sempre la possibilità di scelta... ma anche il DIRITTO alla fruizione di un decente servizio di base
A volte pensare che il valore un solo yacht attraccato a Portofino, magari acquistato con un bonifico emesso alle isole Cayman, potrebbe risolvere i problemi di salute di qualche migliaio di anziani di una città magari come Torino... potrebbe essere salutare per tutti.
Il patriottismo, l'unità nazionale di cui oggi tanto si parla a mio avviso partono proprio da questo punto: l'onestà come valore condiviso!!
E' inutile alzarsi a cantare l'inno di Mameli quando gioca la squadra Italiana se poi si fa mancare il proprio contributo alla Nazione Italia e al Popolo Italiano
Marco