By: Esteban on Venerdì 05 Ottobre 2007 14:19
Caratteristica dell'invecchiamento è la diminuzione dell'elasticità della pelle
e la comparsa di rughe, specialmente nelle zone esposte alla luce del sole: le
mani, il viso e il collo. Bjorksten (1951) ha sviluppato una teoria dell'invec
chiamento la quale spiega questi cambiamenti nella pelle. Nel processo di concia
del cuoio si introducono nel pellame dell'animale delle molecole che
formano dei legami chimici con le molecole della pelle, collegandole fra loro in
grandi aggregati: è così che la pelle viene resa parzialmente impermeabile e dura.
Bjorksten ha notato che con l'aumento dell'età le molecole della pelle umana
acquistano questi legami trasversali e la pelle diventa coriacea. Questo processo
può essere rallentato limitando l'esposizione alla luce solare intensa e proteggendosi
mediante lozioni o linimenti contenenti una sostanza che assorba la
luce ultravioletta; al contempo, si diminuisce anche la probabilità di sviluppare
il cancro della pelle.
La formazione di depositi giallastri di colesterolo nella pelle sotto gli occhi
accompagna comunemente la vecchiaia. È stato osservato che dopo la rimozione
di tale deposito non ne appare un altro se si diminuisce il tasso di colesterolo
nel sangue mediante una regolare assunzione di dosi elevate di vitamina C, e
la riduzione del saccarosio nella dieta.
La luce ultravioletta, i raggi X, i raggi cosmici, la radioattività naturale, la
ricaduta radioattiva proveniente dalle esplosioni nucleari e le sostanze chimiche
cancerogene e mutagene producono dei radicali liberi, che poi si attaccano
alle altre molecole trasformandole, o provocando la formazione di legami multipli.
In parte il processo di invecchiamento può consistere nella produzione,
nelle cellule di tutto l'organismo, di agglomerati insolubili. Il potere di ossido -
riduzione della vitamina C e della vitamina E fornisce una protezione contro il
cancro e contro l'invecchiamento, facendo sì che queste molecole si combinino
con i radicali liberi, li riducano e li distruggano.
In un libro del 1982 ampio e popolare (e, secondo me, piuttosto fuorviante)
sull'invecchiamento e sul prolungamento della vita, Pearson e Shaw elencano
trentun sostanze atte a prolungare la vita. L'elenco comprende vitamine e altre
sostanze ortomolecolari, ma anche un certo numero di sostanze farmacologiche,
tra cui parecchie di quelle che essi descrivono come antiossidanti: tioproprionato
di dilaurile, acido tiodipropionico, butil idrossitoluene e gli alcaloidi
idrogenati della segale cornuta (metilsolfonato di diidroergocornina, metilsolfonato
di diidroergocristina, metilsolfonato di diidroergocriptina). Personalmente
sconsiglio di prendere queste sostanze.
È universalmente riconosciuto che l'attività fisica è importante per conservare
una buona salute. Cheraskin e Ringsdorf nel loro libro Predictive Medicine
concludono affermando: «Una pratica costante di attività fisica scoraggia la
malattia; la mancanza di esercizio invita la malattia».
Una delle prime ricerche è stata quella di Hammond (1964), il quale ha riferito
che più di un milione di uomini e donne si erano iscritti per partecipare alla
ricerca; essi furono seguiti per due anni. I tassi di mortalità di 461.440 uomini
fra i 45 e i 90 di età sono riportati nel grafico della pagina seguente.
Negli uomini che non facevano esercizio fisico si possono osservare tassi di
mortalità molto più elevati rispetto a quelli he lo praticavano. Esiste una diffe -
renza dai dieci ai vent'anni nella durata della vita. Altri ricercatori hanno riferito
che erano cinque gli anni di differenza tra le persone che non facevano esercizio
fisico (o ne facevano poco) e quelle che ne praticavano in misura modera -
ta, concludendo che non vi era alcun vantaggio nel fare un esercizio fisico molto
energico. Le persone che fanno molto esercizio fisico probabilmente seguono
anche altre norme salutari. L'esercizio regolare giova al cuore e ai polmoni,
migliora le condizioni dei vasi sanguigni, aumenta la forza muscolare, rafforza
i legamenti e contribuisce a controllare il peso corporeo.
Il termine «aerobico», che significa in presenza dell'ossigeno dell'aria (o anche
relativo all'ossigeno dell'aria) è stato usato negli ultimi anni per definire un
esercizio fisico così energico da richiedere una respirazione più rapida e un ritmo
cardiaco più frequente. L'esercizio aerobico può essere eseguito camminando
rapidamente, facendo del jogging, andando in bicicletta o nuotando. Non vi
è dubbio che esso dia beneficio quando viene praticato regolarmente, senza
esagerazioni.
Ogni insulto all'organismo, ogni malattia, ogni stress aumenta l'età fisiolo -
gica di una persona e ne diminuisce la durata della vita. Il dottor Hardin Jones
del Donner Laboratory of Medical Physics dell'università della California, a
Berkeley, ha evidenziato la misura in cui la durata della vita risulta diminuita
dagli episodi di malattia.
Egli ha messo in luce che l'invecchiamento è causato da episodi che danneggiano
le funzioni dell'organismo. Tra questi episodi dannosi vi sono le ma -
lattie; ogni malattia lascia l'organismo con una capacità diminuita di funzionare
nel modo ottimale. Una esperienza di malattia tende a introdurne un'altra e a diminuire
la durata della vita. Si allude a questo fatto quando si dice che ogni
persona nasce con una certa dose di vitalità, che un po' di vitalità viene consumata
in ogni episodio di malattia o in altre circostanze di stress, e che la morte
arriva quando la riserva di vitalità è completamente esaurita.
Jones conclude dicendo che il modo per evitare le malattie è non avere avuto
malattie precedenti: «... possiamo ottenere una maggiore conservazione della
salute fisiologica eliminando le nostre malattie più banali: riuscire a eliminare
le malattie “benigne”, quali il comune raffreddore, la varicella, il morbillo, può
essere più efficace di qualsiasi altra cosa al fine di diminuire la tendenza ad
ammalarsi più avanti negli anni».
Controllando il raffreddore comune, l'influenza e gli altri acciacchi per
mezzo di dosi supplementari di vitamina C e di altre norme salutari, possiamo
non soltanto evitare il disagio di queste malattie, ma anche rallentare la velocità
con cui si deteriora il nostro organismo e si esauriscono le nostre riserve di vitalità.
Le persone anziane e gli ammalati spesso procedono rapidamente verso
la morte perché non mangiano abbastanza; la loro scarsa nutrizione è spesso
dovuta a indigenza, ma può anche avere come causa il fatto che essi non hanno
più i sensi del gusto e dell'olfatto intatti.
Anche il deterioramento di questi sensi può essere il risultato di una nutrizione
scorretta, ma è spesso esacerbato dai prodotti tossici delle malattie, specialmente
dal cancro, dai cambiamenti che accompagnano il processo dell'invecchiamento
e da cattive abitudini di vita, come la stipsi.
Una buona nutrizione può diminuire il numero di questi episodi e migliora -
re la salute generale, rafforzando i meccanismi naturali di difesa dell'organismo
e aiutandolo così a controllare le malattie. A tutti questi fini contribuiscono
enormemente dosi ottimali di vitamine supplementari. Come ha detto Lewis
Thomas, è possibile per tutti morire da sani!
Anche se la persona anziana non è in buona salute, si possono rendere più
gradevoli i suoi ultimi giorni con una buona nutrizione. Il dottor Ewan Cameron
ha riferito che pazienti affetti da cancro allo stadio avanzato, che incomin -
ciarono a prendere 10 g. di vitamina C al giorno, rispondevano velocemente
con un appetito migliore e mangiando di più; è probabile che in parte ciò sia
dovuto al fatto che il cibo per loro aveva così acquistato un migliore gusto e
odore. Il conseguente miglioramento della nutrizione può spiegare in parte l'effetto
della vitamina sulla salute dei pazienti.
Attualmente, negli Stati Uniti, l'età media della morte è di circa settantacin -
que anni. L'inclinazione della curva di Gompertz incomincia a diminuire dopo
gli ottantacinque anni, ossia il tasso di mortalità non aumenta tanto rapidamente
con l'aumentare dell'età quanto negli anni precedenti. Questo effetto è probabilmente
dovuto alla selezione dei sopravvissuti, che sono generalmente persone
più sane di quelle che sono morte. All'età di cent'anni il tasso annuale di
mortalità è di 0,30, e questo tasso aumenta di circa 0,012 unità per ciascun
anno successivo. In base a questo calcolo, nella popolazione degli Stati Uniti ci
dovrebbe essere un individuo che ha raggiunto l'età di centoventicinque anni.
La mia stima, fatta sulla base dei risultati di ricerche epidemiologiche e di
altre osservazioni, è che mediante l'uso ottimale di supplementi vitaminici e altre
misure sanitarie, la durata del periodo del benessere fisico e quella della vita
potrebbero essere aumentate di 25-35 anni. Per la parte di popolazione che segue
questo regime, la durata della vita dovrebbe essere da cento a centodieci
anni; con il tempo l'età massima, raggiunta da un piccolo numero di individui,
potrebbe arrivare ai centocinquant'anni.