Uscire dall'Euro

 

  By: GZ on Sabato 16 Luglio 2005 03:12

Inglesi arrendevoli, francesi inflessibili di Daniel Pipes New York Sun 12 luglio 2005 Grazie alla guerra in Iraq, gran parte del mondo ritiene che il governo britannico sia risoluto e inflessibile e che quello francese sia fautore dell'appeasement e arrendevole. Ma nella guerra contro il terrorismo e l'Islam radicale è vero il contrario: la Francia è la nazione occidentale più risoluta, ancor più degli Stati Uniti, mentre la Gran Bretagna è quella molto più debole. I terroristi residenti in Gran Bretagna hanno portato a termine operazioni in Pakistan, in Afghanistan, in Kenya, in Tanzania, in Arabia Saudita, in Iraq, in Israele, in Marocco, in Russia, in Spagna e negli Stati Uniti. Parecchi governi – giordano, egiziano, marocchino, spagnolo, francese e americano – hanno protestato contro il rifiuto di Londra di chiudere i battenti delle infrastrutture terroristiche islamiste o di estradare gli operativi ricercati. Irritato, il presidente egiziano Husni Mubarak ha accusato pubblicamente la Gran Bretagna di "proteggere degli assassini". Un organismo di sicurezza americano ha chiesto che il Regno Unito venga inserito nella lista dei paesi che appoggiano il terrorismo. Gli esperti di controterrorismo si mostrano critici nei confronti degli inglesi. Roger Cressey sostiene che "Londra è senza dubbio il più importante centro jihadista dell'Europa occidentale". Steven Simon denigra la capitale britannica definendola come il "bar di Guerre Stellari" degli islamici radicali. Un funzionario dell'intelligence, parlando degli attacchi della scorsa settimana, usa parole più dure: "I terroristi sono di casa. È arrivato il momento di pagare per (…) una linea politica irresponsabile". Se Londra ospita terroristi, Parigi accoglie un centro del controterrorismo ultrasegreto, denominato in codice Alliance Base, la cui esistenza è stata di recente rivelata dal Washington Post, e dove a partire dal 2002 sei dei maggiori governi occidentali cooperano ad attività di intelligence e mettono a punto operazioni di controterrorismo – in questo secondo caso, il centro agisce da organismo unico. Detto a grandi linee, alcuni giorni dopo l'11 settembre il presidente francese Jacques Chirac dette ordini alle agenzie di intelligence francesi di condividere informazioni sul terrorismo con le loro controparti americane come se queste ultime "appartenessero ai servizi francesi". Questa cooperazione funziona: l'ex vicedirettore della CIA John E. McLaughlin definisce questo legame bilaterale di intelligence come "uno dei migliori al mondo". Può darsi che i britannici abbiano "un rapporto privilegiato" con Washington riguardo all'Iraq, ma i francesi ne hanno uno con l'America nella guerra al terrorismo. La Francia accorda ai sospetti terroristi meno diritti rispetto a quelli riconosciuti da ogni altro Stato occidentale: essa ammette gli interrogatori senza la presenza di un avvocato, lunghi periodi di detenzione prima dei processi e le prove acquisite in dubbie circostanze. Evan Kohlmann, autore di Al-Qaida's Jihad in Europe, dice che se egli fosse un sospetto terrorista "non vorrebbe essere trattenuto" dal sistema giudiziario francese. Le innumerevoli differenze che intercorrono tra inglesi e francesi in merito a come affrontare l'Islam radicale possono essere sintetizzate dall'esempio di ciò che le ragazze musulmane hanno il permesso di indossare nelle scuole pubbliche. Alla Denbigh High School di Luton, 50 km a nord-ovest di Londra, quasi l'80% degli allievi sono musulmani. Anni fa la scuola si piegò alle esigenze sartoriali dettate dalla loro fede religiosa e dal loro retaggio culturale, autorizzando l'uso di una divisa scolastica per le allieve, costituita da pantaloni pakistani shalwar kameez, da una blusa e da un hijab che copre il capo. Ma quando nel 2004, Shabina Begum, un'adolescente originaria del Bangladesh, insistette per indossare un jilbab, che copre tutto il corpo eccetto il volto e le mani, i dirigenti della Denbigh glielo vietarono. La disputa finì per arrivare nelle aule di un tribunale e di recente la Corte d'Appello si è espressa a favore della Begum. Di conseguenza, le scuole britanniche sono tenute per legge ad ammettere l'uso dell'jilbab. E per di più, la Begum fu difesa in appello da Cherie Booth, moglie del premier britannico Tony Blair. L'avvocato Booth ha definito la sentenza della corte "una vittoria per tutti i musulmani che desiderano preservare la loro identità musulmana e i valori in cui credono malgrado i pregiudizi e l'intolleranza". Sempre nel 2004, all'opposto, il governo francese vietò l'uso dell'hijab, il foulard musulmano, nelle scuole pubbliche, senza tener conto dei feroci attacchi scatenatisi sia all'interno del paese che da parte degli islamisti di tutto il mondo. A Teheran, i dimostranti urlavano: "Morte alla Francia!" e "Morte al sionista Chirac!" Il mufti dell'Autorità palestinese, Ikrima Sa'id Sabri, dichiarò che "la messa al bando dell'hijab da parte delle leggi francesi costituisce un atto di guerra contro l'Islam inteso come religione". Il gran mufti saudita, Abdul Aziz al-Sheikh, parlò di violazione dei diritti umani. Quando "l'Esercito islamico in Iraq" rapì due giornalisti francesi minacciò di ucciderli se non fosse stato revocato il divieto di indossare l'hijab. Ciononostante, Parigi rimase ferma nella sua posizione. Cosa si cela dietro queste reazioni opposte? I britannici sembrano aver perso interesse nei confronti del loro patrimonio culturale mentre i francesi non rinunciano al loro: se gli inglesi mettono al bando la caccia alla volpe, i francesi mettono all'indice l'hijab. I primi accettano il multiculturalismo e i secondi sono fieri della loro cultura storica. Questo contrasto in tema di questioni di identità fa della Gran Bretagna il paese occidentale maggiormente vulnerabile ai danni dell'Islam radicale, mentre la Francia, malgrado tutte le sue manchevolezze politiche, ha conservato un amor proprio che potrebbe ancora esserle d'aiuto.

 

  By: Gilberto on Mercoledì 01 Giugno 2005 01:31

L'Europa non conta nulla neanche in Europa. -------------------------------------------------- Più che altro i popoli europei non contano nulla...sentire Chirac e Barroso dire che non è successo nulla e tutto procede come prima equivale a dire che il reponso del popolo francese non ha peso .... Quindi perchè un referendum ?? Se SI' avanti , se NO avanti comunque ?!?!

 

  By: Moderator on Mercoledì 01 Giugno 2005 00:50

gente che proibisce la cottura del pane e della pizza nel forno a legna merita di essere estinta in un igienico forno elettrico. Per l'Europa ci starei , per la loro Europa no. Quella dei banchieri col cervello da bancario. Non so se cambierà molto ,prima non c'era la costituzione , ora non c'è .E' difficile mandare a casa gente che non è soggetta a controllo democratico e che non deve rispondere a nessuno .In Francia sono stati ingenui , in Italia ratificano in pompa retorica senza neanche referendum .Credono proprio che l'Europa sia cosa loro. Invece di aprire un sano dibattito i media tacciono (ieri su Google neanche c'era la notizia sulla prima pagina , oggi piccolissima in fondo , in questo momento , ore 22,45, non c'è nulla ), ai tg si accenna , senza molte spiegazioni ,al nome del nuovo primo ministro , ma dopo la notizia dell'accoltellamento del padre di.... L'Europa non conta nulla neanche in Europa.

 

  By: Moderator on Lunedì 30 Maggio 2005 15:39

Un sottile piacere del no . Non si sa perchè fa piacere , perchè nessuno sa cosa vuol dire approvare la costituzione europea o il non approvarla , nessuno sa cosa contiene , nessuno sa se ci sono conseguenze o no . Il fatto che nessuno sappia è il segno che nessuno afferra il significato dei poteri europei , dei loro burocrati e dell'empireo dei loro politici . Un impero franco-prussiano (loro non pagano lo sforamento del pil, gli altri si) con colonie annesse , ormai anche extracontinentali (la Turchia asiatica ,l'Ucraina).Politiche pro Saddam , pro Komeini , pro Arafat , pro Castro , magari pro Cina riguardo solo alle armi. Impero di presuntuosi antiquati franco-prussiani che fanno un pò schifo anche a polacchi e lettoni. Neanche gli ebrei si fidano dell'Europa , chissà com'è. E' come vedere un impunito che si prende una medicina sbagliata , da solo , e sta male . Sicuramente ci vuole ben altro per cambiare l'attuale Europa dei super burocrati e politici siderali che non devono render conto a nessuno. Mi basta vedere come se ne dispiace un banchiere ultraottuagenario che ogni giorno dell'anno , nessuno escluso , ci propina il suo discorsetto banale non richiesto su qualsiasi cosa ; beninteso leggendolo. questo "no" magari è un guaio , ma fa piacere ; è liberatorio. Me lo godo , magari per un giorno ma me lo godo.

 

  By: gianlini on Lunedì 30 Maggio 2005 10:14

Sconfitti i Ds, che hanno fatto anche la campagna "scrivi a un amico francese e digli di votare Sì ". --------------------------- molto radical chic avere amici in francia, magari a parigi! è di tutti, soprattutto fra gli operai e gli imbianchini si contano a bizzeffe chi ha solidi agganci Oltralpe...... immagino le schiere di camionisti che approfittando di qualche sosta all'autogril del Frejus hanno approfittato per far propaganda....;-)

 

  By: gianlini on Lunedì 30 Maggio 2005 10:11

Così Fausto Bertinotti commenta il "no" francese alla Carta europea. "Amato, Prodi, Fassino e Rutelli sono stati sconfitti - continua il segretario del Prc -. Sconfitti i Ds, che hanno fatto anche la campagna "scrivi a un amico francese e digli di votare Sì ". La lettera è tornata al mittente... Adesso non facciano finta di niente. Almeno stavolta si riuscirà a riconoscere chi aveva ragione e chi aveva torto? E' il popolo a dire chi aveva ragione. (...) La Francia dà, con questo referendum, la prova di maggior europeismo d'Europa. Grazie anche a Chirac, a un leader conservatore che poteva scegliere altre strade, poteva evitare il referendum e rimettersi all'assemblea nazionale. Quello che è successo in Francia è un'iniezione di democrazia. (...) In Italia nessuno sa che noi abbiamo già approvato il Trattato e nessuno ne conosce i contenuti. La Francia invece dimostra che l'Europa può essere un argomento appassionante per tutti. E non solo un tema delle elites. Come cittadino italiano provo invidia e vergogna guardando a quello che è successo Oltralpe".(ANSA).

Il popolo continua a sorprendere quando vota - gz  

  By: GZ on Lunedì 30 Maggio 2005 02:49

Sembra che quest'anno tutte le elezioni che contano diano un esito opposto a quello che le elites immaginano. Abbiamo avuto in novembre il popolo americano che ha dato cinque milioni di voti di distacco a favore di Bush nonostante l'opinione della stampa che conta (dall'economist, al NY times, a le monde, al corrierem a tutte le TV, eccetto la Fox) per cui avendo fallito in Iraq il presidente sarebbe stato cambiato. A gennaio si sono espressi il popolo afgano e soprattutto quello irakeno: 8 milioni di persone che, minacciate di morte se avessero votato, hanno reagito restando in piedi per ore nei seggi senza sapere se il tizio di fianco a loro non aveva per caso la cintura di dinamite per farsi saltare in aria. Anche se non sembra a prima vista, la sorprendente reazione degli irakeni è simile a quella pure sorprendente degli olandesi e francesi come provo a dire di seguito. (Nel mezzo il popolo georgiano, ukraino, quello libanese e ora azerbajano si sono espressi spontaneamente per la libertà, i palestinesi hanno votato, a Hong Kong vanni in piazza a a colpi di mezzo milione di persone e persino qualche cubano ha manifestato. Tutti sviluppi non previsti sui media, che non vedono quasi mai il bisogno della gente di liberarsi da dittature impegnati come sono a discutere se sia uno scandalo una foto di Saddam in mutande e il fatto che forse sia capitato una volta che una copia del Corano sia stata maltrattata in America). Oggi il popolo olandese e francese (i media parlano poco degli olandesi che sembrano respingano la costituzione addirittura con un margine di 60% a 40% mentre i francesi 57% e 43%) inaspettatamente hanno rivelato di essere contrari all'"Europa" contraddicendo la quasi totalità dei media e politici. Non un solo giornale o TV in Europa e nessun vertice di alcun partito politico (qualche frangia sì ovviamente e LePen) era contrario alla costituzione europea, ma il popolo invece lo è: nelle elezioni che contavano le elites che tutti i giorni parlano e scrivono sono state contraddette dalla maggioranza della gente che tutti i giorni va a lavorare e mantiene dette elites. Come effetti pratici le elites politiche europee possono fare come quelle italiane nei confronti dei referendum passati (anni il popolo italiano votò l'abolizione di cinque ministeri, del finanziamento ai partiti e se ricordo bene la privatizzazione della rai...). Ma uno smacco di queste proporzioni è troppo clamoroso per non essere l'inizio di qualcosa di importante. Nasce da tre fatti storici nuovi: i) una STAGNAZIONE ECONOMICA senza precedenti dell'Europa nel mondo della globalizzazione (in 13 degli ultimi 14 anni l'europa è cresciuta meno degli USA ad esempio e i tassi di interesse europei stanno scendendo ogni mese che passa). ii) un IMMIGRAZIONE su una scala mai vista in europa dai tempi delle invasioni barbariche e che altererà per sempre l'Italia o la Francia che conosciamo per i nostri figli e nipoti. C'erano articoli su repubblica dove intervistavano gente nei quartieri di periferia di Parigi e il ritornello era: "qui... ormai i francesi sono una minoranza... e stanno andandosene se possono". Quello che conta è si tratta di immigrazione in maggioranza da paesi tradizionalmente ostili alla civiltà europea e una volta trapiantati a Bologna li vedi che impongono alle donne il velo e in pieno agosto il vestitaccio scuro fino alla caviglia altrimenti a casa le menano. Questa follia passa inosservata per l'omogeneità e conformismo dei nostri media, ma ad esempio in Olanda dove i musulmani sono già il 12% della popolazione la reazione comincia a manifestarsi: oltre al no netto all'Europa previsto per mercoledì hai un nuovo partito anti-immigrazione che sale ogni anno nel voto. iii) un INTEGRAZIONE POLITICA dell'Europa in un governo unico, che non è mai esistito negli ultimi 1.000 e senza il quale l'Europa invece di finire nella miseria e dispotismo come il resto del mondo ha creato parecchio benessere e una notevole libertà di cui per ora godiamo. Questa integrazione politica viene ora fatta passare come un fatto normale ed ovvio. Oggi in Italia non si può più decidere autonomamente della valuta, delle tasse, deficit e ogni tipo di legislazione in pratica ha vincoli e necessita del consenso di altri paesi in cui vive altra gente con problemi e abitudini diverse dalle nostre e che non viene poi ad abitare da noi o viceversa (come negli USA). Se leggi i media e ascolti i politici è un fatto ovvio e normale che la Turchia quando tra 7-8 anni farà parte dell'europa ed avrà una popolazione di 100 milioni di abitanti contro 50 dell'Italia avrà un peso doppio del nostro nel governo europeo e deciderà della nostra vita. Questa prospettiva sembra attraente alle elites europee che vedono espandere il loro potere e il loro ruolo ad ogni nuovo ente o legge o finanziamento "necessario per l'Europa", ma non ai cittadini che si stanno ora piano piano accorgendo dei costi. A mio parere (non che sia stato richiesto, ma perchè esimersi ?) a medio termine tutti gli sviluppi citati (voto USA, voto Afganistan ed Iraq, rivolte in paesi ex-comunisti ed islamici, ora voto "anti-europeo") sono tutti positivi, rappresentano anzi un TREND positivo. Ai fini pratici invece nell'immediato siamo short l'Euro proprio per via del referendum, nella convinzione che come negli altri eventi politici internazionali importanti i media in maggioranza si sbaglino (negli ultimi due giorni leggevi che il voto anche se era un NO non avrebbe avuto impatto...). E short anche gli indici (il CAC francese non l'ho mai sentito menzionato una sola volta in tre anni di sito, comunque per la cronaca sono short un poco di CAC 40 e vediamo come va) gz

 

  By: GZ on Martedì 08 Marzo 2005 02:05

Cosa vuoi che siano le differenze tra partiti di governo e opposizione quando possono tutti, rossi, neri e verdi e azzurri mandare i propri figli gratis e con diritto di accesso automatico ad esempio alla nuova e costosa Schola Europaea da cui il cittadino comune è in pratica escluso.... Leggi e pensi, dove trovano i soldi per tutte queste belle iniziative, una super scuola di lusso comunitaria statale che insegna le lingue ai figli dei politici e funzionari CEE da 10 mila euro l'anno ? (Non c'è bisogno di andare lontano, ^volti pagina e lo impari#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=FISCO21^) -------------------------------------------------------- ^L’Ue, il denaro pubblicoe la «Schola» europea#http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=MODDOECI5^ di Ivo Caizzi ................ privilegi e sulle incredibili discriminazioni nell’accesso alla Schola Europaea , che è un costosissimo sistema d’istruzione nelle principali lingue comunitarie (dall’asilo alle superiori), finanziato dalla Commissione di Bruxelles e dai governi dei 25 Paesi membri......... Appare in imbarazzo nello spiegare come mai, nell'anno 2005, gli alunni della scuola europea possano essere considerati di «seria A, B o C». Anche perché nello statuto queste discriminazioni non si leggono. Sarebbero stati gli eurocrati e i rappresentanti dei ministeri degli Esteri, che concludono gli accordi sulla gestione della Schola , a definire di «prima categoria» i loro figli: attribuendogli l’assoluta priorità nell’ammissione e perfino la frequenza gratuita (il costo medio è stimato in oltre 10 mila euro annui per ognuno dei circa 20 mila alunni). Ancora più anomala appare la «seconda categoria» perché privilegia i figli di ricchi dipendenti di entità completamente estranee all’Unione europea (multinazionali, banche, società private, la Nato), che si comprano la priorità nelle iscrizioni pagando una retta più alta rispetto ai cosiddetti "altri" della «terza categoria». La «serie C» dell'istruzione europea è composta dai figli dei comuni cittadini. Vengono ammessi quando servono per completare le classi e vengono respinti quando non ce n’è più bisogno. «Sono considerati come i servi della gleba», accusa in una lettera al Corriere il genitore di un alunno di «terza categoria»......

 

  By: carlog on Martedì 28 Settembre 2004 04:19

Molti di voi si stanno chiedendo chi finanzierebbe i costi della denatalita' ??? Beh, bisogna capire che di fronte ad una significativa riduzione della popolazione ci possono essere importanti riduzioni di costi legate alla svalutazione dei patrimoni immobiliari. Casa gratis per tutti insomma! Ora se si pensa che con affitti e mutui attuali se ne va piu' della meta' dello stipendio di un lavoratore dipendente o di un pensinato ... la casa gratis per tutti sara' un importante fonte di risparmio. In sostanza sto' dicendo che i costi della denatalita' verrebbero sostenuti dagli investimenti immobiliari (case ed infrastrutture) fatte dalle generazioni precedenti. Solo gli economisti (di destra e di sinistra a cui voi state facendo il verso) si preoccupano del fatto che il tasso di sviluppo (di cui gli investimenti immobiliari sono una bella fetta) deve essere costantemente crescente. Ma a dar loro retta il pianeta prima o poi esploderebbe. Demograficamente, urbanisticamente ed ambientalmente. La modificazioni sociologiche e culturali di molti "giovani", che beneficiano del lascito di beni immobiliari dei genitori, si stanno gia' modellando inconsciamente sul fatto che la casa in futuro (attraverso la denatalita') sara' un bene pubblico accessibile a costi irrisori. Ebbene, che modello di vita perseguono questi giovani ?? Non si preoccupano certo di pensione, contributi, carriera, e tutto il po' po' di questioni sollevate dagli economisti. PS FILOSOFICO: Io credo che ad un certo punto il genere umano si estinguera' per SCELTA, semplicemente smettendo di fare figli. Non lo fara' per autodistruzione, non per colpa di un meteorite o di una peste o dei marziani. L'intriseca inutilita' del vivere (concetto a cui solo le elite intellettuali hanno avuto il privilegio di accedere) si diffondera' a livello di massa e si smettera' di fare i figli.

di giocare quei quattro soldi con il Fib30 e il Nasdaq ? - gz  

  By: GZ on Martedì 28 Settembre 2004 02:11

Carlog nel 1950 l'eta media degli italiani era 31 anni. Ora e' 39 anni e si avvia a passare i 40 anni. E' la prima volta nella storia che la gente di mezza eta' e gli anziani siano la stragrande maggioranza di una popolazione. Con il calo demografico ogni lavoratore deve mantenere ora un pensionato. Cosa significa ? Che chi ha oggi meno di 40 anni e lavora nel Privato come Dipendente in base alle leggi Amato, Dini e loro successori di pensione ricevera' il 40% del suo ultimo stipendio. Gli autonomi anche meno (gli statali conserveranno circa il 75%). Cosa faranno quando se ne accorgono ? Cercheranno di giocare quei quattro soldi con il Fib30 e il Nasdaq ? Gli Scandinavi ?... Chissa' perche si prendono sempre a modello un gruppo di 10 milioni di persone che vivendo sottozero hanno sviluppato un senso di cooperazione unico nella specie umana (in mezzo al ghiaccio se non ti aiuti a vicenda crepi facilmente) In Scandinavia non c'e' la giungla infinita dei privilegi, esenzioni, sussidi, elusioni ed evasioni, "galleggiamenti" e mille altri marchingegni in cui si consuma il denaro pubblico da noi. Che in qualche modo poi va finanziato da qualcuno e tocchera' a quelli che ora hanno meno di 40/45 anni, lavorano nel privato e non riescono a evadere. ------------------------------------------------ ....^Il piano per disinnescare la mina del contratto dei pubblici dipendenti ......#http://www.panorama.it/economia/capire_economia/articolo/ix1-A020001026990^ CONTRATTI DI CARTA, STIPENDI REALI Grazie a scatti, passaggi automatici e altri marchingegni, da dicembre 2001 a maggio 2004 gli aumenti contrattuali sono stati sulla carta del 5,2 per cento. Quelli reali del 7,9. Mentre l'inflazione è aumentata del 5,3. Dal 1997 al 2004 gli aumenti contrattuali hanno ufficialmente messo in busta paga il 16,6 per cento di incremento. In realtà è entrato il 21,8 (a fronte di un'inflazione del 15). Il centrodestra non è stato meno comprensivo dell'Ulivo: nel 2002, dopo un anno di governo di Silvio Berlusconi, l'aumento contrattuale era di un misero 0,6 per cento, ma in tasca è andato quasi sei volte tanto: il 3,4. UN COLABRODO, MA PROGRAMMATO I contratti sembrano fatti apposta per essere bucherellati. Per il governo tratta l'Aran, agenzia pubblica che ha sede nell'ex centrale romana del Psi in via del Corso. Gli interlocutori sono Cgil, Cisl, Uil e qualche sindacato autonomo. Negli uffici che furono di Bettino Craxi si svolgono trattative e firma. E la partita assomiglia a un gioco dell'oca: ci mettono bocca governo, Parlamento, Aran, Corte dei conti, Unioncamere, conferenze, comitati tecnico-scientifici, consulenti e sigle di ogni tipo. Alla fine dovrebbero uscirne patti blindati, tanto più che i documenti sono di centinaia di pagine. Invece fioccano le richieste di interpretazione autentica: «140 solo dal ‘98 al 2001» sospirano alla Funzione pubblica. E comincia il balletto degli allentamenti di massa. Se accolti, i ricorsi di sindacati o singoli estendono i miglioramenti a tutti. Un esempio? Il 20 maggio 2004 Aran e sindacati hanno esaminato il ricorso di Elisabetta A., infermiera di Brescia: aveva frequentato un corso di qualificazione ottenendo un'indennità temporanea istituita «per ragioni di flessibilità e professionalità». La tesi del ricorso, accolta: «L'acquisizione di tecniche innovative rimane un patrimonio professionale del dipendente del quale l'azienda può beneficiare sempre». Risultato: il premio flessibile è diventato stipendio fisso. E adesso vale per tutti. TODOS CABALLEROS Un altro marchingegno con effetti di massa riguarda la carriera. Per consuetudine o per contratto integrativo i passaggi di qualifica scattano a raffica, automatici, con corsi di riqualificazione o nuovi inquadramenti. Così, il contratto sanitario del 2001 ha consentito la promozione di un infermiere su due. Ma gli esclusi ora stanno ottenendo l'avanzamento grazie agli accordi nelle singole Asl. COME GALLEGGIA LA TOGA Poi ci sono trattamenti più esclusivi. La magistratura, a stipendi molto più pesanti dei comuni ministeriali, somma il «galleggiamento»: ogni anno l'Istat rileva l'aumento reale di tutte le retribuzioni pubbliche e questo poi si trasferisce ai magistrati. In più se in un ufficio entra un collega con stipendio più alto, tutte le buste paga si rivalutano. Al trattamento dei magistrati è legata l'indennità dei parlamentari. Ma tutti i dipendenti del Parlamento, del Quirinale e delle authority costituiscono un caso a parte: all'Isvap, forse l'agenzia meno ricca, si va dai 58 a 134 mila euro l'anno. I MEDICI PREMIATI DUE VOLTE Altro caso monstre? L'Ulivo impose ai medici di scegliere tra lavoro per lo Stato e libera professione. Chi optò per le Asl ottenne un generoso aumento. Il centrodestra ha smantellato l'esclusiva, ma l'aumento è rimasto sommandosi ai benefici della libera professione. IN DIVISA CON L'AIUTINO I militari non in missione percepiscono stipendi contenuti. Ma poi si scoprono tante agevolazioni. Come l'«ausiliaria»: quando un militare va in pensione smette di lavorare. Formalmente, però, continua a figurare al suo posto: una specie di riserva. Dopo cinque anni, miracolo: la pensione è ricalcolata come se il servizio fosse stato effettivo. LA BEFANA DELLE REGIONI I collaboratori di Francesco Storace, governatore del Lazio, snocciolano compiaciuti i benefici concessi ai dipendenti «per la sua ferma volontà»: «Asilo nido fino a 3 anni; navetta da e per la metropolitana; ristorante interno free-flow, bellissimo; servizio hostess per accompagnare i visitatori negli uffici della presidenza; giardini esterni rifatti con piante del Lazio; cappella interna in metallo e cristalli; soggiorni estivi e buoni libro per i figli; disponibilità enoteca regionale in via Frattina». Infine: «Festa della Befana con regalo a tutti i figli dei dipendenti fino a 12 anni». La manica larga riguarda tutte le regioni di destra e di sinistra. Quelle a statuto speciale, di più. Il «virtuoso» Trentino ha 7 mila dipendenti, uno ogni 64 abitanti. Costo annuo medio, 80 mila euro lordi. Ma sul bilancio grava anche un proliferare di «corsi professionali» gratuiti: da quello per diventare detective offerto a un nutrito gruppo di dipendenti, forestali inclusi, fino al «corso per piercing e tatuaggi» aperto agli operatori del settore. SICILIA SUPERSTAR È il trionfo del privilegio: 15 mila dipendenti, più 6 mila negli enti collegati: dall'Istituto della vite e del vino fino alla Resais, società in cui confluisce il personale degli enti dismessi. Il solo assessorato al Lavoro, 2.500 dipendenti e 3.800 precari, supera l'intero Lazio ed è pari alla Lombardia. E tutti guadagnano di più che nel resto d'Italia. Dei 15 mila dipendenti, 2.315 sono dirigenti, gli altri funzionari o quasi grazie a un avanzamento di massa deciso nel 2001. La Corte dei conti ha fatto fuoco e fiamme: «L'altissimo numero di dirigenti porta aberranti conseguenze». Che fare? Le promozioni sono diventate virtuali. La posizione rimane la stessa, gli aumenti invece corrono. ASSICURAZIONE E TESSERA, PAGA LA REGIONE Oltre a godere di stipendi d'oro, manager e dirigenti siciliani sono al riparo da responsabilità personali: tutti sono assicurati a spese della collettività. Ogni polizza costa 258,23 euro. Se poi il dipendente è iscritto a un ordine professionale, non paga la quota annuale: grazie a una circolare ci pensa sempre la regione. Nel 2003 il governo di centrodestra guidato da Totò Cuffaro ha portato a compimento una «riforma» avviata dalla precedente giunta di centrosinistra: gli organici degli uffici di gabinetto sono passati da 156 a 600 persone. Il costo complessivo è salito da 4,4 milioni di euro l'anno a 41,5. LE BABY PENSIONI Fino al 2000 in Sicilia si poteva andare in pensione con 25 anni di servizio (20 le donne sposate), prendendo il 108,3 per cento dell'ultimo stipendio. Quando la regione decise di adeguarsi alla legge statale aprì un'ultima finestra per i baby pensionati. Risultato, quasi 5 mila richieste che Cuffaro ha scaglionato in sei tranche fino al 2005. In 609 ce l'hanno fatta. L'ennesima sfuriata della Corte dei conti ha congelato gli altri 4.020. A luglio, nuovo colpo di scena: la Corte costituzionale ha dato ragione alla regione. I baby pensionandi attendono. Fiduciosi

 

  By: Mr.Fog on Martedì 28 Settembre 2004 02:07

...e non mi pare che le cose siano destinate a migliorare..

 

  By: Mr.Fog on Martedì 28 Settembre 2004 01:40

Nei paesi scandinavi la percentuale di persone che accedono agli studi superiori non ha subito battute d'arresto. Sono stati in grado di annullare la mancanza in numero con una maggior (migliore) specializzazione e cultura. L'America gia' dagli anni 80 e l'Europa dai 90 hanno visto invece calare la percentuale dei laureati permettendo cosi' che una piu' ampia fetta della loro popolazione dovesse subire la concorrenza della manovalanza di importazione. Cio' ha portato a stipendi che non seguono l'aumentare del costo della vita e quindi a consumatori piu' attenti e a famiglie meno numerose. Un poco come il cane che si morde la coda questo impoverimento e quindi la denatalita' ha consentito ad oggi un continuo incremento dell'immigrazione e quindi un aumento di consumatori con pochi soldi da spendere....ecc. ecc....

 

  By: polipolio on Lunedì 27 Settembre 2004 23:32

Carlog:"Tutta questa cosa dei rischi della denatalita' mi pare una gran strumentalizzazione. Nei paesi scandinavi sono in pochi, stanno bene e hanno alto tasso di sviluppo. Loro sono la dimostrazione che il progresso (economico e civile) non necessariamente richiede grosse dimensioni di scala. In Italia quindi si starebbe bene anche con 30 milioni di abitanti." Io credo di sì, ma ad es. GZ in più di un post ha argomentato in maniera lucida e intelligente il vecchio motto di Mussolini, Il numero è potenza. C'è inoltre un fatto importante: se anche fosse vero, come crediamo, che in Italia si starebbe bene anche con 30 milioni di abitanti, il tema è come ci si arriva. Peste? Guerra? Fame? Denatalità? Ma quest'ultima implica invecchiamento della popolazione. Senza voler argomentare contro noi stessi ;-) , una popolazione di vecchi non va molto lontano. Inoltre c'è una questione di norme vigenti, pensioni, assistenza sanitaria etc. che potrebbe sintetizzarsi con "chi paga?"

 

  By: carlog on Lunedì 27 Settembre 2004 21:54

Polipolio - Sorry, ma alla Chiesa manco pe' gnente... Andrea - È riuscito a dire due cose opposte... Non c'e' contraddizione in quello che ho detto: la chiesa e' favorevole alla immigrazione, ma NON a quella musulmana. La cosa e' stata affermata con estrema chiarezza dal cardinal Biffi di Bologna un poio di anni fa. Il Vaticano ha poi sempre condotto una politica di imperialismo religioso e culturale. Ma non si accontenta di andare a "colonizzare" i paesi africani (alimentando in questo modo le aspettative nei confronti dell'Europa). Ha detto chiaramente che l'Europa e' colpevole del loro sottosviluppo, che se ne deve fare carico anche ospitando immigrati, i quali peraltro fanno comodo perche' hanno un tasso di natalita' piu' alto. Tutta questa cosa dei rischi della denatalita' mi pare una gran strumentalizzazione. Nei paesi scandinavi sono in pochi, stanno bene e hanno alto tasso di sviluppo. Loro sono la dimostrazione che il progresso (economico e civile) non necessariamente richiede grosse dimensioni di scala. In Italia quindi si starebbe bene anche con 30 milioni di abitanti. Ma veniamo al punto: a chi fa comodo l'emigrazione? Forse e' piu' semplice chiedersi a chi NON fa comodo! Allora credo che operai e giovani disoccupati siano le categorie piu' danneggiate dalla immigrazione (clandestina e non). La questione incide anche nel rapporto tra offerta di lavoro e disoccupazione intelletuale. Non e' vero che i giovani non vogliono piu' pulire i cessi: non li vogliono pulire per 1000 euro al mese. Per 2000 euri anche un giovane laureato sarebbe disposto a fare lavori manuali disagevoli. E cio' sarebbe possibile se non ci fossero 'sti migranti ... Anche del punto di vista della competitivita' industriale 'sti migranti non fanno bene. Mantengono sul mercato aziende a bassa produttivita' e non favoriscono il progresso tecnologico, in particolare i processi di automazione, ecc. E in tutto cio' che ruolo hanno i sindacati ed i partiti di sinistra? Diffondono principi astratti ed un buonismo fuori luogo (in particolare con l'Ulivo), che non fa bene ai veri interessi dei lavoratori.

 

  By: Gilberto on Lunedì 27 Settembre 2004 16:28

Provi a vedere se in qualche negozio di armi di San Marino c'è qualcosa che ci assomigli ; so che sono molto forniti . E comunque ripeto che se sono in due è suicida pensare di proteggersi con un simile giocattolo . Soprattutto se sono in due addestrati ad attaccare in coppia , come lo sono per lo più quelli di guardia .