By: alces3 on Venerdì 30 Settembre 2005 14:30
se può interessare, questa è la seconda parte (ripeto che è solo un punto di vista differente e mi pare una buona opportunità per qualche riflessione su come la stessa cosa possa apparire al turista e a chi ci vive stabilmente) : --- Adesso cominciamo con l'intervento danese in Irak. Il padrone della Danimarca è un grande armatore, che è propretario della più grande flotta di navi container del mondo. Nello stesso tempo è proprietario della compagnia area Maersk, ha la concessione per lo sfruttamento delle risorse petrolifere nel mare del Nord danese per i prossimi venti anni. Ha una delle maggiori catene di supermercati e grandi magazzini della Danimarca. Nello stesso tempo ha un'appalto molto consistente con l'esercito americano per il trasporto logistico del materiale che l'esercito ha bisogno nelle varie basi sparse per il mondo. Quindi la Danimarca aveva interessi precisi per appoggiare rapidamente l'intervento in Irak. La Danimarca ha infatti appoggiato pienamente sin dall'inizio l'intervento armato, mandando sin dai primi giorni quello che aveva a disposizione: cioè un sommergibile per combattere la guerra nel deserto. Tale sommergibile era talmente antiquato che dopo alcuni mesi non riuscindo a navigare di forza sua è stato rimorchiato fino in Danimerca per essere smantellato. Alla fine del conflitto armato, la Danimarca ha poi mandato sotto l'egida del contingente inglese, cioè nella zona di Bassora, un contingente di qualche centinaio di militari prelevati dalle forze di stanza nella ex-Jugoslavia e in Afganistan. Il contingente danese non ha brillato per atti di valore. Un maggiore è sotto inchiesta per maltrattamento di progionieri iracheni, due danesi si sono ammazzati a vicenda e insieme a loro una intera famiglia di iracheni in un posto di controllo. Truppe danesi hanno partecipato negli ultimi giorni insieme agli inglesi nell'assalto alla stazione di polizia irachena per liberare i due agenti segreti. Un carroarmato inglese è andato a fuoco in questo episodio. Altro che forze di pace Paesi civili e con un buon governo non solo non hanno partecipato all'intervento armato, ma si dal primo giorno lo hanno condannato. Vedi Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda. Per non dimenticare Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia...... Adesso passiamo al tassista che guida la Mercedes. La Mercedes sicuramente non era la sua ma di una delle compagnia di servizio taxi. Solo 3 delle compagnie di Copenhagen hanno l'autorizzazione a prendere i cpasseggeri all'areoporto. I taxi, quando vengono immatricolati, sono considerati veicoli per impiego professionale di trasporto, cioè come i camion e gli autobus. Godono quindi di grandi agevolazioni fiscali per l'acquisto del mezzo, che viene a costare circa quanto in Italia e non 2 volte e mezzo come tutti i privati cittadini. Un taxi Mercedes viene quindi dopo 200.000 km. rivenduto come macchina usata. Dovrà naturalmente pagare adesso in pieno le tasse, ma dopo tanto chilometraggio il valore si è naturalmente abassato e le tasse di immatricolazione privata sono proporzionali al valore del veicolo. Per questo oltre ai taxi la maggior parte delle Mercedes in circolazione sono ex-taxi. In quanto al guidatore marocchino, probabilmente aveva almeno una laurea, ma non ha potuto trovare nessun altro lavoro, se non fare il tassista. Io vado a comprare la verdura in un negozietto vicino casa. I due gestori sono palestinesi. Uno ha la laurea di geologo e l'altro è ingegnere chimico. Dopo 5 anni a cercare lavoro, naturalmente senza trovarlo, si sono fatti aiutare dalla famiglia ed hanno aperto il negozietto di frutta e verdura, dove per poter concorrere con i discount lavorano 12-14 ore al giorno, tutti i giorni. La percentuale fra gli immigrati di seconda generazione che ormai hanno passaporto danese è altissima. Chi non ha un nome dell'Europa Occidentale viene raramente assunto nelle imprese. Come più volte ti ho detto, prima di andare in pensione ho lavorato per 35 anni con una grande impresa danese di costruzioni. Una impresa di normalmente 3500 impiegati. Alcuni stranieri sono stati nel corso del tempo assunti con contratti temporanei. Di fissi eravamo soltanto in 3. Un inglese, un igegnere polacco ed io. Non mi fraintedere, una volta entrati i colleghi danesi sono stati ottimi ed ho avuto moltissini eccellenti rapporti personali. E stato un buon posto di lavoro. Ma la barriera di diffidenza iniziale è enorme e quasi insormontabile. Ad esempio ti posso dire che in tutta la Danimarca sono registrati soltanto 4000 italiani. Questo naturalmente comprende anche i miei due figli e mia moglie e che sa quanti altri figli di coppie miste. Pare ci sia un numero maggiorre di danesi che vive a Roma. I danesi sono gente civile, ma per molti aspetti se non si è danese è un paese di *****. La maggior parte di rifugiati o stranieri che vengono in Danimarca, dopo alcuni anni vanno via. Io sono un caso più unico che raro, mi son trovato bene ed ho ottimi amici, ma forse sono stato fortunato. Alcune delle cose che hai detto poco fa, sono giuste. Soltanto un paese molto piccolo e omogeneo si può permettere questo tipo di assetto sociale e fregarsene di tutti gli altri, senza nello stesso tempo dar fastidio a nessunoi. Ma di questi paesi già ce ne sono troppi: Svizzera, Monaco, Lichtenstein e in un certo senso Danimarca. Il futuro per tutti gli altri va sempre più nella direzione di una globalizzazione e collaborazione con rapporti internazionali ben gestiti e rispettati, altro che la Padania del Burino del Po e di quei quattro minorati. Altro esempio del ruolo della Danimarca sulla scena europea. Come ben sai sono entrate in vigore le quote per regolare le importazioni in europa di prodotti tessili cinesi. Questa alla lunga certamente non è la strada da seguire, è naturale che le merci vengoano prodotto nei luoghi a più basso costo. Ma la ristrutturazione industriale del tessile e l'insieme di regolamentazioni del settore richiede tempo. La scelta dello strumento delle quote che necessariamente deve essere limitata nel tempo è una misura che allo stato attuale delle cose probabilmente necessaria. Alla lunga sono le soluzioni tipo IkEA che sono valide. Progettazione, disegno, controllo della qualità, distribuzione e assistenza che hanno senso. Dove sia prodotta la merce è sempre meno rilevante. La merce acquisterà il suo valore finale con la gestione, la vendita e il servizio. Questa collaborazione mondiale porterà sempre più benessere a tutti. Le chiusure doganali porteranno invece sempre più fame, miseria e contrasti. In Danimarca, che non ha mai avuto un settore tessile importante, si sono sviluppate negli ultimi anni imprese che si dedicano esclusivamente all'importo dei prodotti tessili cinesi, per poi poter invadere l'Europa. Per questo la Danimarca si è opposta accanitamente e fino all'ulrimo alla applicazione delle quote. Ma questo rivela ancora una volta la mancanza più totale di senso di collaborazione internazionale, quello che conta è il guadagno più rapido, più gretto e più grosso al danno di quanta più gente possibile. Se ci fosse più coerenza nella collaborazione europea, si dovrebbero applicare medesime sanzioni contro la Danimarca, fino eventualmente alla espulsione, come si è fatto per l'Austria. Questo farebbe svegliare sicuramente i danesi onesti, che sono la maggioranza, e li farebbe coscienti della necessità di una collaborozione internazionale alla lunga con grande vantaggio per tutti.