By: Trucco on Lunedì 02 Maggio 2011 10:48
Burghy: La cosa che non riesco proprio a capire nonostante i chiarimenti del GRANDISSIMO Trucco è il perchè le azioni delle società minerarie non abbiano seguito il trend...
ricordo il momento in cui Trucco&Zibordi fecero alcuni bei post su SSRI in quel momento avevamo silver a 22, ssri a 22.
siamo arrivati a silver 50
ssri 35
ecco da ignorante avrei immaginato con il silver a 50 ssri a 65/70
mistero...
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grazie Burghy per il complimento, come diceva Polipolio una compagnia mineraria ha degli elementi a sfavore rispetto all'argento, cioè produce altri by-product (in genere è l'argento stesso un by-product) e può risentire delle fantasie nazionalizzatrici di un Evo Morales. Per esempio tra le major CDE produce molto oro, HL molto zinco e piombo, PAAS sia by-products preziosi sia di base, SLW è l'unico titolo che deriva il 99% del fatturato dall'argento (tramite royalty sulla produzione di argento di miniere che in genere producono anche altro, ma SLW ha royalty solo sulla parte di argento), sia CDE che PAAS hanno miniere in Bolivia. E poi ad agire contro c'è anche l'effetto delle vendite forward di parte della produzione futura a prezzi fissi, che però è abbastanza ... fuori moda direi, soprattutto dopo che Barrick Gold si è ricomprata tutti gli hedge che aveva venduto. Per gli azionisti di una compagnia argento-aurifera sapere che la produzione è unhedged di solito è un plus, e quindi i manager cercano di accontentarli. Ad esempio so di vendite forward solo da parte di US Silver per ora, cioè uno su 20 primary silver producers. Al contrario Aurcana l'anno scorso si è iper-diluita arrivando al triplo di azioni esistenti pur di ricomprarsi la produzione di argento della sua miniera messicana prevenduta a Silver Wheaton.
Al tempo stesso però agiscono anche elementi che dovrebbero fornire un effetto leva rispetto al prezzo dell'argento, perché adesempio se una miniera ha un costo di estrazione di 10$ per oncia e l'argento sale da 20$ a 30$, la redditività della miniera cresce del 100% e non solo del 50% (ceteris paribus). Più il costo di produzione è alto più un titolo dovrebbe beneficiare dell'aumento del prezzo. Inoltre all'aumentare del prezzo dell'argento ci potrebbe essere anche una maggiore conversione di risorse in riserve, minerale a bassa gradazione prima ritenuto ineconomico potrebbe cioè aggiungersi e prolungare la vita attesa della miniera.
Sommando i due fattori credo che il risultato sia neutrale, cioè argento e titoli che lo estraggono dovrebbero aumentare e diminuire di pari passo (l'effetto leva rimane dominante soprattutto per i titoli che ancora non producono, gli explorer/developers).
L'idea che leggo che potrebbe spiegare questa assenza di sintonia è la differenza tra i compratori dell'uno e degli altri (si rileva anche qui sul forum!), in genere gli ultimi investitori convertiti al culto dell'argento, che pare abbondino soprattutto in Oriente (sia estremo che medio), sarebbero orientati ad un investimento diretto (cartaceo sempre ma direttamente legato all'argento) ed avrebbero minore dimestichezza con i titoli. Quello che però non mi spiego è il perché coloro che si scambiano i titoli dell'argento, osservando il suo apprezzamento, non determinino a loro volta un aumento dei prezzi, dato che comunque dovrebbero percepire che il valore intrinseco dei titoli sia salito. Probabilmente questa anomala decorrelazione verrà riassorbita col tempo, ad esempio con una ulteriore decorrelazione in fase di ribasso: quando il metallo dovesse atterrare mi auguro che i titoli abbiano un soft landing e utilizzino lo sconto che stanno accumulando come cuscinetto. Oppure, meglio ancora, che nel frattempo si siano risintonizzati con il metallo, abbiano registrato loro pure massimi assoluti e mi abbiano permesso di portare a casa il bottino per poi rientrare su livelli più bassi.