Io gli Stati Uniti li odio

 

  By: Bardamu on Lunedì 12 Gennaio 2004 16:36

gli USA mi stanno un po' antipatici ma li stimo + degli italiani, questo sì, quindi grazie Gianlini. io suggerisco di pagare ancora meno gli immigrati clandestini e tenere in nero anche altri così i milioni di consumatori di wal mart godono di +. anyway l'articolo, oltre che occasione per evidenziare un comportamento incivile, voleva far notare che i margini le grandi e virtuose aziende usa li fanno come li facevano nell'800 o come fanno nei paesi da voi chiamati in via di sviluppo. Ma x voi era importante correre all'attacco del comunista. Vi siete conquistati una pacca sulle spalle dal berlusca, bravi ragazzi.

 

  By: gianlini on Lunedì 12 Gennaio 2004 16:26

in italia la Wal mart non c'è ma qualcuno viene sfruttato ugualmente... liberamente tratto da corriere della sera online Ingegneri, architetti e dottori in Giurisprudenza: primo lavoro tra 500 e 1.000 euro al mese. Gli ordini professionali: è inevitabile, sono troppi. E in molti scelgono di andare all'estero Far laureare un figlio in ingegneria, architettura, fisica e persino giurisprudenza è un investimento vero e proprio. Secondo stime di fonte ministeriale il mantenimento di uno studente universitario costa in media 7 mila euro all'anno, circa 600 al mese. Di conseguenza per far diventare ingegnere il proprio rampollo - tempo medio necessario sette anni - un genitore deve investire minimo 50 mila euro. E stiamo parlando di valutazioni estremamente prudenziali perché, se la sede dell'ateneo è distante dalla città di residenza della famiglia, bisogna aggiungere la spesa per vitto e alloggio e si arriva almeno a 8.300 euro. Quando però il giovane ingegnere trova il primo impiego, magari in una multinazionale o in una grande impresa italiana, nell'ultima riga della busta paga trova scritto 900 euro, la retribuzione della quinta categoria metalmeccanici. Con una cifra così modesta si può affittare un appartamento in proprio e concepire un autonomo progetto di vita? Certo che no e così i genitori del neo-occupato devono di nuovo mettere mano al portafoglio e garantire un salario integrativo. Sicuramente per qualche anno, infatti prima che l'investimento iniziale cominci ad essere veramente redditizio bisogna aspettare almeno un lustro. Lo stesso schema vale per i giovani avvocati e architetti. Il periodo di studio può essere più corto ma la retribuzione di ingresso è ancora più bassa. Laura B., laureata a Napoli in architettura con 110 e lode e pubblicazione della tesi, è entrata in un prestigioso studio della città. Guadagna 500 euro al mese senza alcun contratto, lavora 10 ore al giorno sabato compreso. Sergio L., laureato da quattro anni in legge a Genova, ha iniziato con un praticantato gratuito di sei mesi, poi ha cambiato padrone per 500 euro al mese ma è stato messo alla porta quando, dopo un intero anno di lavoro, ha chiesto due settimane di ferie non retribuite. «Ho trovato un altro studio - racconta - che mi dà 100 euro in più». Di casi così è facile trovarne a migliaia, ormai negli ambienti delle professioni il ricorso al lavoro nero non fa più scandalo, e storie come quelle di Laura B. e Sergio L. sono la prassi. E anche quando il neo-laureato viene messo in regola e può iscriversi alla cassa previdenziale, la retribuzione sale ma di poco. Secondo statistiche elaborate su dati Inarcassa la media degli architetti under 30 guadagna 10.900 euro all'anno e i loro coetanei ingegneri arrivano a 15 mila euro.

 

  By: gianlini on Lunedì 12 Gennaio 2004 15:38

torniamo al caso di Wal Mart la sx dice : 1.400.000 lavoratori sfruttati ! la dx dice : 138.000.000 lavoratori che risparmiano il 14 % nei loro acquisti la sx dice: 1000 tranvieri protestano giustamente per 25 euro in più al mese (25.000 euro in un mese) la dx dice : 2.000.000 di milanesi impiegano due ore in più per arrivare al lavoro (tradotto in cifre 20.000.000 di euro buttati via più o meno)

 

  By: gianlini on Lunedì 12 Gennaio 2004 15:32

niente divisa.. e nessuna regola...mica vogliono farsi portare via il 30 % dallo stato italiano...

 

  By: Bardamu on Lunedì 12 Gennaio 2004 15:14

chi Le dice che non lo faccia, ma tenendola in REGOLA? Gianlini, lei la mette la divisa?

 

  By: gianlini on Lunedì 12 Gennaio 2004 14:57

http://www.corriere.it/av/galleria.html?2004/gennaio/marte&1 andate a vedervi la seconda foto della prima serie....

 

  By: gianlini on Lunedì 12 Gennaio 2004 14:35

a milano costano 7 euro e mezzo - 8 euro l'ora a trovarne...

 

  By: GZ on Lunedì 12 Gennaio 2004 14:19

è molto semplice, lei cominci a dare il buon esempio e ad assumere dei clandestini romeni o albanesi qui, che ce ne sono parecchi e pagarli almeno 10-12 euro l'ora di tasca sua (se non ha un attività può cominciare dalla donna di servizio)

 

  By: Bardamu on Lunedì 12 Gennaio 2004 14:09

ah...capisco, visto che fanno la fame possono anche fare una vita di m....solo xkè è meglio che la fame.Insomma se io scappo da un paese dove c'è la pena di morte devo ringraziare se in un altro mi menano? contento lei...

 

  By: GZ on Lunedì 12 Gennaio 2004 13:56

6 dollari l'ora X 60 ore alla settimana = 360 dollari X 50 settimane = 18 mila dollari l'anno (e se non fanno ferie 20mila dollari) per questi clandestini messicani, di cui in america ora ce ne sono 3 o 4 milioni In italia o in francia i clandestini prendono di più ? Dato che sono clandestini non ci pagano tasse per cui prendono al netto quanto i famosi tranvieri che bloccano l'italia per protestare contro stipendi da 1.300 euro al mese (15-16 mila euro all'anno) Il lavoro dipendente non qualificato è pagato uno schifo in tutti i paesi industriali, ma questa gente rischia la vita a passare il confine illegalmente dal Messico (o dalla Romania o dalla Somalia) perchè al loro paese guadagnano cinque volte di meno e se entrano mezzi sani in un ospedale ne esconono malati

 

  By: Bardamu on Lunedì 12 Gennaio 2004 13:37

A proposito di lavoro in USa Dall'Espresso: Lo scorso 23 ottobre è stata una giornata tragica per la Wal-Mart, il colosso della distribuzione Usa. Decine di squadre di agenti federali hanno fatto irruzione in 61 ipermercati in 21 Stati americani e circa 250 lavoratori clandestini sono finiti in manette. L'operazione ha portato alla luce vicende che la Wal-Mart, cioè la più grande azienda del mondo, mai avrebbe voluto divulgare. Nel New Jersey, per esempio, nel supermercato di Piscataway, sono stati trovati parecchi lavoratori messicani privi di documenti che hanno confessato di avere lavorato per tre anni 60 ore alla settimana. Erano pagati sei dollari l'ora, senza mai un giorno di vacanza, senza straordinari, senza assicurazione sanitaria, senza contratto. Lavoravano tutte le notti per ripulire i supermercati e sistemare le merci sugli scaffali. I dirigenti della Wal-Mart hanno spiegato che si trattava di lavoratori assunti da società esterne: "Se qualcuno dei nostri ha violato la legge vogliamo sapere chi è, per essere certi che non lavorerà più per la nostra azienda", è stata la risposta ufficiale di Mona Williams, vicepresidente per le comunicazioni. Anche in Oregon, in Minnesota e California, dove l'azienda è stata accusata di non aver pagato gli straordinari a molte centinaia di lavoratori tra il 1995 e il 1999, il commento è stato: "Se qualche manager non ha rispettato le regole sarà sottoposto ad azione disciplinare". Nella California meridionale 70 mila lavoratori hanno aderito a uno sciopero generale perché la Safeway, la più grande catena di supermercati alimentari a ovest del Mississipi, per difendersi dalla concorrenza della Wal-Mart ha deciso di ridurre l'assistenza sanitaria dei suoi dipendenti. E altre catene di supermarket stanno seguendo la stessa strada, giustificandosi così: o ci si adegua ai metodi della Wal-Mart, o si chiude. Per certi versi si tratta di uno sciopero paradossale: gli Stati Uniti sono l'unico paese del mondo industrializzato dove chi sciopera può essere sostituito da altri assunti a termine. Quindi i lavoratori stanno a casa, ma i negozi continuano a vendere le loro merci. Ma lo sciopero serve comunque a scuotere le coscienze, e a far capire che il "modello Wal-Mart", con la sua corsa spietata a prezzi sempre più bassi, rischia di cambiare in modo radicale la vita di milioni di lavoratori. Infatti non è più solo una questione californiana. Sono in sciopero anche migliaia di supermercati nel West Virginia, in Kentucky, nell'Indiana, in Arizona e nell'area di Chicago. Persino il settimanale "Business Week", alfiere del liberismo, si chiede in copertina: "Wal-Mart è troppo potente?". I sindacati rispondono di sì: l'azienda è diventata un monopolio ingombrante e bastano pochi numeri per capire perché. Wal-Mart è l'azienda più grande del mondo, ha un milione e 400 mila dipendenti e un fatturato annuo di 245 miliardi di dollari. Ogni settimana 138 milioni di persone entrano in uno dei suoi centri commerciali per fare almeno un acquisto. La ragione di questo successo è semplice: secondo la Ubs Warburg, alla Wal-Mart i prezzi sono in media più bassi del 14 per cento rispetto ai concorrenti. Ma, con un gioco di parole ormai abusato dalla stampa Usa, "prezzi così bassi hanno un prezzo molto alto". I lavoratori Wal-Mart guadagnano un terzo in meno rispetto al salario garantito dagli accordi sindacali. Infatti, poiché all'interno della Wal-Mart i sindacati non esistono, l'azienda non deve tener conto di alcun contratto. L'amministratore delegato Lee Scott spiega così la filosofia aziendale a "Business Week": "Pensiamo che sia meglio avere a che fare con i nostri dipendenti a livello individuale, senza bisogno di intermediari". D'altra parte, assicura Scott, i dipendenti sono liberi di organizzarsi in sindacato. Ma stranamente non lo fanno. E forse questo spiega perché negli ultimi anni sui tavoli del ministero del Lavoro Usa siano piovute 60 denunce per i comportamenti antisindacali dell'azienda. La Wal-Mart paga i dipendenti, in media, 14 mila dollari, contro i 18 mila dei concorrenti. Se si aggiunge che il governo ha posto la "linea della povertà" a 15.060 dollari per una famiglia con tre persone, e che i lavoratori Wal-Mart devono pagare di tasca propria una quota sempre più alta dell'assicurazione sanitaria, si capisce come la posta in gioco stia diventando drammatica. E si capisce perché, il 14 novembre, il "New York Times" abbia pubblicato un violento editoriale denunciando il pericolo di una "Wal-Martizzazione" dell'America: "Bisogna evitare che centinaia di migliaia di persone che lavorano nei servizi passino dalla middle class alla fascia della povertà". Secondo il "Times" non si tratta solo di un problema di diritti sindacali: Wal-Mart mette a rischio la stessa organizzazione sociale e quindi è un problema che riguarda i consumatori. L'invito ad azioni di boicottaggio nei confronti dell'azienda non è tanto velato. La Wal-Mart difende la sua filosofia senza incertezze. L'azienda è una macchina da guerra progettata per aumentare incessantemente la produttività e abbassare i prezzi, adeguandosi prima degli altri alle nuove condizioni dei mercati . Sam Walton, il fondatore della Wal-Mart, alla metà degli anni Ottanta lanciò una grande campagna a favore del made in America. Ora l'azienda è sotto accusa per la politica di prezzi stracciati messa in atto grazie a importazioni crescenti dai paesi in via di sviluppo, specie dall'Oriente. Nel 2002 la Wal-Mart ha importato merci prodotte in Cina per un valore di 12 miliardi di dollari, circa il 10 per cento di tutte le importazioni americane da quel paese. Gli agenti Wal-Mart trattano direttamente con i produttori asiatici alla ricerca dei prezzi più bassi. E negli ultimi anni, stimolando la concorrenza locale, l'azienda è riuscita a ottenere risultati clamorosi. I jeans targati George, venduti in Gran Bretagna e Germania, negli ultimi due anni sono passati da 27 a 8 dollari. Questo consente all'azienda di contrattare prezzi stracciati anche con i produttori americani, come la Levi's, che è stata obbligata ad accettare condizioni capestro per evitare che le proprie merci fossero escluse dagli scaffali Wal-Mart. Leggendo una recente ricerca della Nielsen, si scopre che negli Stati Uniti la Wal-Mart ha una quota di mercato del 32 per cento nella vendita di pannolini, del 26 per cento nei dentifrici, del 30 per cento nei prodotti per la cura dei capelli, del 20 per cento nel cibo per animali. Nessun produttore può rischiare di essere escluso da questa rete di vendita. Ogni volta che Wal-Mart decide di entrare in un settore, i concorrenti tremano perché il suo arrivo comporta un'immediata corsa al ribasso di prezzi, stipendi e condizioni di lavoro. Ora il modello Wal-Mart sta diventando un caso politico. La decisione di aprire 40 ipermercati di 12 mila metri quadrati ciascuno nella California meridionale ha fatto scattare la molla della rivolta. I supermercati concorrenti hanno cominciato a tagliare i salari ai dipendenti, chiedendo loro di pagare quote crescenti dell'assicurazione sanitaria. Ma contro la vittoria di questo modello aziendale si sta scatenando il finimondo. Gli attivisti sindacali dicono che il potere di Wal-Mart va ridimensionato. Grazie alle pressioni sui produttori e alle economie di scala praticate l'azienda è in grado ormai di sbaragliare ogni concorrenza e far sparire i supermarket concorrenti. Denny Feingold, dirigente della Los Angeles Alliance For a New Economy, dice: "Bisogna impedire che sia la Wal-Mart a decidere i nostri standard di vita". Alcune amministrazioni pubbliche sono intenzionate a porre limiti ai nuovi ipermercati. Ma Wal-Mart minaccia di ricorrere a un referendum. Lo ha già fatto nella contea di Contra Costa, in California, dove si voterà il 4 marzo. E in Oregon sta per succedere la stessa cosa. I dirigenti della Wal-Mart usano gli argomenti del neoliberismo: "I nostri prezzi bassi favoriscono i consumatori e hanno un effetto moltiplicatore sull'economia". Si tratta di argomenti controversi che potrebbero diventare uno dei temi centrali della campagna elettorale per le presidenziali. Wal-Mart importa dall'estero il 96 per cento dei prodotti per l'abbigliamento, l'80 per cento dei giocattoli e il 100 per cento dell'elettronica. E i sindacati dicono che per rispettare lo slogan esposto in ogni negozio ("Lavoriamo per diminuire i prezzi ogni giorno") la Wal-Mart esporta centinaia di migliaia di posti di lavoro americani all'estero e ne impoverisce altrettanti all'interno. Sono le delizie della globalizzazione. Ma molti americani cominciano a domandarsi se ne valga la pena

 

  By: michelino di notredame on Domenica 04 Gennaio 2004 11:31

ancora sulla sanita' usa. stesso forum dell'altra volta. ------------------------------ Sanità Usa: no alle generalizzazioni Caro Beppe, io non so che assicurazione sanitaria abbia il signor Roberto Gelleni (12 dicembre), posso solo dire che io, che vivo in California, ho un’assicurazione a dir poco fenomenale. Innanzitutto lo stipendio netto percepito da mio marito, ingegnere elettronico è il doppio di quello percepito dal sig. Gelleni; l’assicurazione sanitaria ci viene a costare 159.62 $ al mese, che vengono tolti dal lordo dello stipendio e non dal netto, parliamoci chiaro: lordo che è 6,122.00 $ al mese. L’assicurazione sanitaria in totale costa altri 159.62$ che vengono pagati dal datore di lavoro. Per visita paghiamo 10$ che sia di base o specialistica, per pronto soccorso 50$, tutti gli esami sono gratuiti se ordinati dal medico, le degenze ospedaliere sono gratuite se ordinate dal medico e sono dentro il nostro circuito. Certo, se io volessi andare in un altro ospedale o da un altro medico solo perché io lo voglio, sarebbe a carico mio. Se mi viene ordinato un esame che nel mio circuito non si può fare, mi viene pagato dall’assicurazione interamente da un’altra parte. Sono al settimo mese di gravidanza, ho fatto 5 visite specialistiche più due ecografie di secondo livello e un’amniocentesi, ho pagato 10 $ in totale alla prima visita e tutto senza attese. Non potrei essere più soddisfatta di così, e quando vado in ospedale mi sembra di essere in un albergo di prima categoria. Vorrei concludere dicendo che la mia esperienza qui è completamente diversa da quella del sig. Roberto Gelleni che vive in Texas: diverse assicurazioni? Diversi stati? Non lo so, il fatto è che come al solito non si può generalizzare quando si parla di Stati Uniti. Cordiali saluti, Isabella Greggio, iloveca2000@earthlink.net

 

  By: michelino di notredame on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:43

gianlini, the snapper e' allegrissimo rispetto a Mike Leigh fìdati. zibordi bandy, grazie per il punto di vista. "luna park" mi fa pensare a quello che disse saul bellow dopo l'11 settembre, cioe' che in pratica l'11 settembre aveva fatto bene a una citta' rincretinita, un paese dei balocchi. disse proprio: paese dei balocchi. uno dei commenti post-9/11 che mi colpirono di piu'. io da ragazzo solo qualche settimana a cheadle (manchester) e windsor. e se devo scegliere tra la casetta nell'arkansas e la casetta a cheadle proprio non ho dubbi. arkansas tutta la vita. la middle class americana la vedo sonnolenta, se proprio vuoi dirgli qualcosa di male. la middle class inglese claustrofobica.

 

  By: bandy on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:35

Vero Zibo ma la densita' di popolazione di Zona 1 (come la chiamano qui) e' esorbitante. Quello e'il motivo per cui essere proprietario di un qualsiasi immobile all'interno di questa area e come avere un assegno circolare in tasca. Tanto per delimitare la cosa va da Notting Hill che e' a Ovest a Tower Hill che e' a Est. Per quelli che la conoscono un po' ha la forma di una bottiglia rovesciata ma estremamente popolata.

 

  By: GZ on Venerdì 02 Gennaio 2004 16:26

Beh... nei quartieri popolari, diciamo poi i tre quarti di Londra o forse anche i quattro quinti visto che ci sono sei o sette milioni di persone, non è proprio un luna park. Se uno è giovane, single e non sta lontano dal centro va anche bene, ma per chi tiene famiglia e fa lavoro dipendente meglio un paesino del galles. Mi ricordo di essere andato a comprare una bicicletta non so perchè piuttosto lontano dal centro di Londra e la sensazione era:"...almeno a milano guidando mezzora esco dalla città, ma qui la periferia non finisce mai e man mano che ti allontani dal centro benedici le circostanze che ti hanno evitato di finire qui in mezzo..." In America la gente che tiene famiglia e non è più così giovane cerca semplicemente di andarsene dalle città (a meno di non essere nel top 1% di reddito...) e di mettersi nei sobborghi nelle villette a due piani con giardino. Londra e NY sono città dove la "classe media" con famiglia fa anche tre ore di viaggio ogni giorno dal lavoro per poter tornare nella villetta fuori città ( e così facciamo anche la guida sociologica dei paesi esteri)