IL DOPO-SILVIO E’ LA TROJKA - Moderatore
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By: Moderatore on Giovedì 03 Ottobre 2013 02:04
^"IL DOPO-SILVIO E’ LA TROJKA"#http://marcodellaluna.info/sito/2013/10/01/1440^
Marco Della Luna
L’Italia ha funzionato per circa 20 anni perché in quel periodo essa si monetizzava gratis e poteva permettersi spesa e investimenti pubblici “portanti” dello sviluppo civile e degli investimenti privati, quindi della domanda interna. Da quando le è stata tolta, con l’appoggio interno di gente come Andreatta, Ciampi, Prodi, Amato, questa possibilità, essa non funziona più, sta consumando le scorte e non accenna a riprendersi.
L’Italia non funziona e non può funzionare perché è un paese multinazionale e nessun paese multinazionale funziona bene (Jugoslavia, URSS, Sudan, Cipro, Libano, Belgio), ma piuttosto tende a scomporsi (persino il Regno Unito!) se non è tenuto insieme da emergenze esterne o da un potere autoritario, magari poggiante sulle catene dell’indebitamento in moneta “estera” come è l’euro: questo è il progetto del superstato europeo (col sottoprogetto Eurosistema), esso pure multinazionale, quindi da sempre mal funzionante – si pensi alla politica agricola comune, che divora circa l’80% del budget comunitario, producendo danni e decadenza nei paesi subalterni – e sempre più costoso, quindi sempre più bisognoso di essere tenuto insieme con la minaccia e la forza, e sempre più incompatibile con la partecipazione democratica e con il diritto di scelta (non ci sono alternative, fine delle democrazie nazionali parlamentari, legiferano e amministrano la Commissione, il Consiglio, l’Eurogruppo).
Retrospettivamente, è oramai chiarissimo quale è il piano che è in corso di attuazione dagli anni ‘70:
- abituare l’Italia a una spesa pubblica facile (anche per tenere unito il Sud al Nord, e per mantenere la pace sociale) e a recuperare competitività svalutando e rifinanziando il debito pubblico con una banca centrale controllata dal governo, quindi al servizio del Paese, come era la Banca d’Italia fino al 1981;
-privatizzare la gestione della Banca d’Italia, renderla indipendente dallo Stato, poi convertire il debito in valuta “estera”, sovra indebitare il Paese, mettere il debito sui mercati speculativi;
- bloccarle il cambio (con l’Euro) per toglierle l’export (che infatti ora sta riprendendo, ma appena appena, e solo perché tira la ripresa dei partners commerciali esteri e perché abbiamo tagliato i diritti e i salari reali dei lavoratori);
-col pretesto di “stabilizzare” contabilmente, precipitarla nella recessione (stabilizzare un sistema economico è come stabilizzare un aeroplano, cioè equivale a farlo precipitare): 20 anni dideclino, di perdita di competitività (scesa ai livelli della Grecia, oramai), e una disoccupazione giovanile in stabile crescita oltre il 40%, coomportano la fine di un paese, anzi la sua trasformazione in un protettorato; e se aggiungiamo che questo Paese non ha un vero statista, nemmeno mezzo, né una classe dirigente e politica buona ad altro che a occupare poltrone e divorare risorse per arricchirsi e conservare le poltrone a dispetto del naufragio del paese, è chiaro che non vi è altro da fare che emigrare. In questo paese dominato dasll’esterno e senza più i poteri di di politica macroeconomica, non resta spazione per iniziative politiche, salva l’opzione rivoluzionaria, che a sua volta è esclusa dalla codardia, diffidenza e slealtà reciproca degli abitanti.
Con la suddetta ricetta, prescritta da fuori e applicata da quasi tutta la classe politica, centrodestra compreso, ma con maggior successo e fedeltà dalle sinistre, l’Italia è caduta come una pera, costretta a svendere le sue aziende e a privatizzare il privatizzabile e a cedere ogni potere economico, finanziario, fiscale, legislativo per non fare default… e, a breve, destinata – non avendo uomini e strutture per governarla dall’interno – a farsi governare dai suoi controllanti finanziari esteri… presto arriveranno anche qui, quelli della Trojka, a macellare il Paese.
Sorgerà un fronte di liberazione e resistenza nazionale? Non certo da un popolo come questo.
01.10.13 Marco Della Luna