La psicologia è tutto

 

  By: shabib on Giovedì 19 Febbraio 2015 14:31

OSCAR caro , hai detto cose giuste , ma ognuno ha i suoi paletti da mettere nell'animo : nel quadro che hai postato mi piacciono le sfumature e i colori , anche il soggetto che difficilmete si puo' rendere in modo piu' diretto ma se devo decidere, preferissco l'ultimo che ho postato io , perche' per il mio punto di vista , mi rilassa , mi ricorda , mi parla molto di piu' ... la soggettivita' dell'arte ... ma con questo non chiudo la porta a nessuno , ma un voto lo metto a tutti nella la mia mente ....

 

  By: traderosca on Giovedì 19 Febbraio 2015 12:30

Shabib,ti piacciono le belle cose..........ma l'arte trova sempre nuovi modi di comunicare, anche toccando il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. di grande attualità.........

 

  By: shabib on Giovedì 19 Febbraio 2015 09:27

OSCAR caro , la trovo cmnq bella ...sai non mi conformo alla corrente , mai ... :-) anche questo autore , lo adoro ...

 

  By: traderosca on Giovedì 19 Febbraio 2015 01:18

Shabib,quell'opera fece la storia dell'arte moderna,eppure a quei tempi provocò scandalo e fu estromesso da diverse mostre,non tanto per il soggetto..ma per la tecnica ed i colori usati...........

 

  By: shabib on Mercoledì 18 Febbraio 2015 09:06

.pero' questo genere di quadri lo preferisco ....

 

  By: traderosca on Martedì 17 Febbraio 2015 01:57

Lutrom,oops che bell'articolo,mi sento coinvolto dopo 45 anni di trading............... domani,forse,per non scrivere 28 pagine sintetizzerò il mio pensiero ed esperienze, comunque l'articolo parte da presupposti errati.

 

  By: SanTommaso on Lunedì 16 Febbraio 2015 21:42

La regola del 5 %: In qualsiasi attivita' puoi stimare che solo 5 persone su cento riusciranno veramente bene. Se non riesci a diventare tra i migliori "Fisici" del mondo, non succede niente di grave, non essere bravo nel trading ti lascia senza soldi. Maledetti soldi !

 

  By: lutrom on Lunedì 16 Febbraio 2015 15:19

Vivere di Trading è (quasi) impossibile Fonte: http://profste.blogspot.it approfitto dell'email che filippo e riccardo, due ragazzi di genova mi hanno scritto tempo fa (e mi scuso con loro per non aver risposto prima) per tornare sull'argomento "vivere di trading" che ho altre volte trattato da queste pagine. la domanda che in molti si pongono è se sia o meno possibile vivere di trading, in questo e in una serie di post dedicati a questo argomento, tenterò di trovare una risposta. in proposito, chi mi segue da tempo sa bene quale sia il mio pensiero in merito, ad esempio filippo e riccardo hanno colto appieno la filosofia di fondo del profste blog, infatti mi scrivono: "siamo stati molto colpiti dal tuo blog soprattutto perche non dai consigli tecnici e non prometti false illusioni". loro si descrivono come due ragazzi con un lavoro sicuro, ma attratti dal mondo del trading online. chiarisco subito e con estrema fermezza che il mio consiglio è e resta quello di tenere il lavoro sicuro e respingere l'illusione di poter vivere di trading, è semplicemente impossibile e lo dico con cognizione di causa, dato che come loro stessi sottolineano io sconsiglio fermamente chiunque di pensare di fare del trading una professione, pur essendo un trader professionista. una contraddizione, ma solo apparente. è proprio per il fatto che so bene cosa significhi concentrare tutto l'onere e il peso di realizzare e soprattutto mantenere una sicurezza e serenità finanziaria per se e per la propria famiglia tramite il trading, e non parlo di ricchezza, ma di potersi procurare i mezzi per vivere tramite i mercati finanziari, che sconsiglio fortemente chiunque dall'intraprendere questa strada. se non vi bastassero i miei consigli, guardate attentamente la realtà, andando oltre la superficie dove prevale l'illusione. domandatevi perché moltissimi trader o presunti tali finiscono con lo scrivere libri, tenere corsi e lezioni, realizzare siti o blog, che riempiono di pubblicità, che ad esempio pagano circa 0,01/0,05 centesimi a click. vi siete mai chiesti perché? vi siete mai chiesti come mai altri blogger, che come me si occupano di mercati finanziari, svolgono tutti un altro lavoro, chi per una banca, chi in proprio, chi arriva addirittura a dividersi tra più lavori per poi scrivere dei mercati finanziari e riuscire così a mantenere l'hobby del trading. ecco, nel caso non ve lo siate mai chiesti è ora di farlo, perché questa riflessione da sola vi permette di comprendere molto del mondo del trading. tengo a sottolineare come questa non sia assolutamente una critica verso gli altri blogger o in generale verso coloro che vivono di corsi, libri e iscrizioni a servizi di newsletter sui propri siti. tutte queste persone non fanno altro che rafforzare il mio pensiero: vivere di trading è praticamente impossibile o come minimo molto, ma MOLTO difficile. talmete difficile che, come si nota, tutte queste persone affiancano al trading, altre attività che gravitano intorno al trading e riescono talvolta ad essere così redditizie da garantire un flusso di reddito che spesso e paradossalmente permette di evitare del tutto il trading, i suoi rischi e le sue insidie. c'è un vecchio e notissimo detto nel mondo dell'analisi tecnica: "l'unica cosa certa dell'analisi tecnica è che potrai sempre tirarci fuori da vivere vendendo libri, dando consigli operativi o facendo corsi". evitate le false illusioni! questo è esattamente il punto e lo scopo di questo mio spazio online, che compatibilmente con i miei impegni sui mercati sto cercando di portare avanti. con questo rispondo anche a color che spesso mi hanno chiesto perché ho creato e porto avanti il profste blog. a proposito di false illusioni vi consiglio di leggere questo interessante articolo comparso sul sito dell'aduc, che è un associazione di consumatori, che parla delle varie scuole e corsi di trading che in italia stanno proliferando. non esprimo giudizi in merito al corso citato nell'articolo poiché non lo conosco, ma credo che l'esempio possa valere anche per moltissimi altri corsi che ci invitano a vivere di trading e simili, compresi quelli organizzati dagli stessi intermediari finanziari, che tendono a procurarsi nuovi clienti anche grazie a corsi base gratuiti, guadagnando poi sulle commissioni generate dagli stessi e tentando parallelamente di rifilare corsi "avanzati" dai costi spropositati (diverse centinaia di euro per corsi che durano 1 giorno o due al massimo). ciò che consiglio è ovviamente di non cadere in queste trappole e comprendere come la strada verso l'apprendimento del trading sia lunga e tortuosa, ma può in gran parte essere svolta da soli, senza corsi o seminari di sorta, iniziando, ad esempio, con quei famosi libri che vi ho consigliato e che, a mio parere, costituiscono un'ottima ed essenziale base per apprendere. detto questo, ribadisco con fermezza il mio consiglio a non lasciare il proprio lavoro e attività per dedicarsi al trading ed evitare di sognare di poter un giorno vivere di trading. ve lo assicuro, è realmente la cosa più difficile del mondo e la fregatura sta proprio nel fatto che sembri invece facilissima. questa illusione ha portato moltissime persone alla rovina. nei prossimi post approfondirò ancora il tema, che ritengo importante, parlandovi anhe del percorso che io stesso sto seguendo e degli insegnamenti che quest'esperienza mi sta dando. sempre per cercare di rispondere a filippo e riccardo, che proseguono il loro email dicendo: "forse stai infrangendo un nostro sogno per altro appena maturato, quello di vivere di trading online... ma è davvero cosi difficile? non parlo esclusivamente delle tecniche e degli studi per arrivare ad essere un buon trader ma parlo soprattutto di rinuncie di tipo sociale." (continua) prosegue il ciclo di post del profste blog dedicati ad uno dei grandi dilemmi del mondo finanziario ossia se sia possibile o meno vivere dedicandosi esclusivamente al trading. il mio pensiero in merito è stato ampiamente espresso nel post precedente, dove con chiarezza e fermezza sconsiglio chiunque dall'intraprendere questa strada, ardua e piena di ostacoli e con un tasso di abbandono vicino al 100%. uno dei motivi principali risiede nel fatto che il mestiere è nella realtà tutto il contrario di ciò che apparentemente sembra e vogliono farci credere. ad esempio questo noto spot di una delle banche e intermediari online più famosi e diffusi riproduce gli stereotipi più sbagliati e fuorvianti che su questa professione si possano racchiudere in 30 secondi: al di là dell'idea pubblicitaria che in se è carina e divertente, non immaginatevi la vita quotidiana del trader come quella descritta nel video. non è così! nel mio caso credo che se solo avessi bisogno della pallina antistress sarei già diventato una statistica. perché questo mestiere richiede soprattutto equilibrio interiore e psicologico. una pace e una forza d'animo che una pallina antistress non potrà mai darti e che devi trovare da solo con un percorso che procede in parallelo con il progredire della conoscenza tecnica. si, perché una delle cose che ho capito è che il trading è al 90% psicologia e solo al 10% tecnica e conoscenza dei mercati, e non sono il solo a pensare questo. anche se può sembrare strano, una delle realtà più strabilianti del trading è esattamente questa. mi aiuterò con un esempio. immaginiamo di decidere il segno delle nostre operazione (acquisto o vendita) in modo assolutamente casuale in modo che le probabilità di successo siano esattamente al 50%, noi potremmo uscire vincenti applicando una strategia simile se fossimo in grado di applicare in modo ferreo il management della posizione. in pratica, riuscendo a tagliare immediatamente le perdite e lasciando correre i profitti. ora il benchmarck, ossia il riferimento da cui partire e da battere, con ogni strategia di trading applicata è esattamente questo: riuscire a far meglio del mero caso. in pochi ci riescono, anche se moltissimi spendono ore a ricercare e studiare nuovi indicatori o strategie e via discorrendo. il motivo è psicologico, dato che sulla carta i trading system e i metodi discrezionali possono avere una probabilità di successo superiore. a volte basta un solo trade in perdita lasciato correre troppo a lungo per mangiare i profitti di decine di trade positivi e distruggere il lavoro fatto fino a quel momento, oltre a lasciare pesanti segni sull'atteggiamento psicologico del trader, che probabilmente si rifletteranno sui trade successivi. un altra problematica psicologica e riconducibile al money management che ha un impatto decisivo sui rendimenti di qualsiasi metodo si applichi è quella della dimensione dell'investimento, ossia la capacità di incrementare la stessa quando le probabilità a nostro favore sono massime ovvero di ridurla quando sono esigue. come fare per arrivare a tutto ciò? e quindi avere una metodologia che riesca a fare meglio del caso (molti gestori di fondi comuni ad esempio non riescono a batterla, ma fanno peggio del mero caso, con la differenza che ci fanno pagare salate commissioni di gestione) e riuscire ad attuare la stessa con principi di money management basati su una gestione dei trade che affonda le proprie radici su solide basi psicologiche e mentali. ne parleremo nei prossimi post dedicati al tema, anche se vi renderete conto una volta di più di come tutto ciò sia davvero difficile, se non appunto impossibile, perché siamo umani. di nuovo lasciate perdere gli esempi di performance strabilianti mostrati magari in tempo reale, come all'ultimo trading forum di rimini tenutosi a maggio e dove (quoto dal sito):"il tedesco Birger Shafermeier con 100 contratti Bund ha guadagnato 22.000 euro in un giorno. Il più veloce? L'inglese Praniel Ludwa si è portato a casa 600 euro in 28 secondi sempre sul Bund, ma con soli 4 contratti. E gli italiani? Uno per tutti: Giuseppe Torreggiani ha totalizzato 126 pt in due giorni (3.150 euro)". strabiliante vero? si, ma assolutamente irrilevante per quanto riguarda chi vuole fare del trading una professione. l'articolo citato non dice che queste performance da record stabilite in diretta e davanti ad una platea da fiera di paese e quindi senza neanche tutta quella concentrazione che sembrerebbe necessaria, sono state realizzate in giorni di mercato assolutamente favorevoli, poiché il forum coincise con il mini crollo che ha portato i mercati internazionali ai ribassi durati poi fino a tutto il mese di agosto. eventi simili sono l'eccezione e non la regola, poiché il mercato non tutti i giorni offre opportunità di guadagni così strabilianti e la capacità del trader è proprio quella di riuscire a produrre risultati in modo costante e consistente nel tempo. chi se ne frega se in 28 secondi "guadagni" 600 euro se poi non sei in grado di riprodurre questa performance ogni giorno! non critico assolutamente coloro che hanno realizzato tali risultati, anzi mi complimento con loro, ma ancora una volta mi chiedo, che bisogno c'è di farlo davanti ad una platea. se io guadagno 22.000 euro in un giorno devo costringermi davvero ad andare a rimini davanti ad una platea a esibirmi in tempo reale? è probabile che ci siano altri motivi, come ad esempio il bisogno di raccogliere fondi per la propria società di gestione del risparmio, come nel caso di Birger Shafermeier ovvero reclamizzare il libro di imminente uscita come nel caso di Giuseppe Torreggiani, intitolato guarda caso "Torreggiani azzanna il dax" o i corsi tenuti dallo stesso. eccoci ancora una volta quindi a parlare dell'unica verità che esiste in questo mondo: il successo è davvero soltanto destinato a quei pochi che vogliono il lavoro (non la gloria) e questo non l'ho detto io, ma richard wyckoff nel 1919. verità questa che risuona ancor più fortemente in un mondo come quello in cui viviamo oggi. bene direte voi, ma solo di esempi negativi è costellato questo articolo? no. c'è una persona che è davvero poco conosciuta e sicuramente schiva che ha avuto un successo enorme in questi ultimi anni, ma che non si esibisce alle fiere del trading, non scrive libri e non vende corsi. si chiama paul rotter, soprannominato "il re dell'eurex" o ancora "the flipper". di lui esiste in circolazione pochissimo materiale tra cui un'intervista del gennaio 2005. lavorando praticamente sempre in incognito ha raggiunto una certa notorietà quando le sue strategie di trading, anche molto criticate, e la sua dimensione erano in grado di condizionare un mercato immenso come quello del bund, arrivando a mettere in crisi i gestori di fondi che sono stati tra i più grandi detrattori. da allora la vita di paul rotter è tornata nell'ombra e non è dato sapere se operi ancora e con quali metodi o su quali mercati. potrebbe anche aver smesso di fare trading, ma nel suo caso la ricchezza accumulata gli permetterà probabilmente di non doversi certo preoccupare delle bollette e dell'affitto. in ogni caso l'esempio di paul rotter serve proprio a dimostrare come quei pochi che davvero riescono in questo mestiere non hanno bisogno di scrivere libri, vendere corsi o girare per le fiere del tarding a fare esibizioni in tempo reale. non hanno bisogno della fama e della notorietà, che sono nemiche di ciò che questa professione richiede: l'equilibrio psicologico e la concentrazione. a prescindere dalla fine che ha fatto paul rotter, il suo esempio deve di nuovo farci riflettere su tutti quei casi di persone che vivono alimentando il mito del trader che tanto bene è riassunto nel filmato sopra, pensando che accanto a loro ci sono quei pochi che nel più completo anonimato svolgono con successo questa difficile professione. proseguo la serie di post dedicati a chi si sta chiedendo se sia veramente possibile vivere di trading, ispirandomi alla vita del leggendario Jesse Livermore, forse il più grande trader di tutti i tempi. in questi giorni sto leggendo un libro che da tempo giaceva nella mia biblioteca, in attesa di un po' di tempo da dedicargli. si tratta di How to Trade Stocks scritto dal leggendario Jesse Livermore, di cui vi ho consigliato l'autobiografia, scritta in forma di romanzo con l'aiuto di Edwin Lefèvre, Reminiscences of a Stock Operator. il libro giaceva da tempo accantonato nella bibliteca poiché il valore tecnico dello stesso è relativamente scarso, aggiungendo poco o nulla ai concetti preziosissimi espressi in Reminescences. da rilevare, infatti, che il libro è stato pubblicato nella primavera del 1940, quando jesse livermore tentò di dare una svolta alla sua carriera, dopo l'ennesima perdita catastrofica che qualche anno prima, all'età di 56 anni, a causa delle mutate regole della SEC, lo aveva riportato al punto da cui era partito a 16 anni. non era la prima volta che nel corso della sua mirabolante carriera jesse livermore ripartiva da zero, stavolta però è probabile la sua incapacità di adeguarsi alle nuove regole, dettate proprio per contrastare i grandi operatori e manipolatori del mercato dell'epoca, come lui stesso. l'incapacità di creare un nuovo metodo di fare trading e adeguarsi al mercato, lo portò prima a tentare di darsi alla consulenza, dove proprio in occasione delle pubblicazione del libro nel 1940, riaprendo i suoi uffici, questa volta al pubblico, per permettere a chiunque di fare trading sotto la sua guida, rivelando i suoi segreti. una vera e propria svolta, se si pensa che storicamente, negli anni dei suoi più grandi successi i suoi uffici, con vista da sogno su central park, erano blindatissimi e super segretati, dando alla sua figura un alone di mistero che contrbuì ad accrescerne il mito. ancora una volta s'impone una riflessione, che da queste pagine vi ho sottoposto più volte, pensando a tutti coloro che fanno corsi o scrivono libri. come mai uno dei più grandi speculatori di tutti i tempi si mette a rivelare i suoi segreti al pubblico? un articolo del time del 9 dicembre 1940 contiene la risposta, valida allora come oggi: "rivelare i propri segreti [...] fu un segno della fine [di jesse livermore ndr]. Nessun uomo in grado di fare soldi per se stesso, rivelerebbe mai al pubblico come fare." avete letto bene. fa una certa impressione leggerlo nel time del dicembre del 1940. da sola questa frase impone a tutti noi l'ennesima accurata e approfondita riflessione. l'epilogo di questa storia arriva il 29 novembre del 1940, pochi mesi dopo la pubblicazione del libro che sto leggendo e il tentativo di entrare nel mondo dei corsi di trading, da parte del leggendario jesse livermore. nel bar dello Sherry-Netherland Hotel di New York, nel pomeriggio, Jesse Livermore fu trovato riverso su una sedia nel bagno della lobby dell'albergo, si era tolto la vita. in un quadernetto aveva lasciato scritte 8 pagine per sua moglie dove ripeteva continuamente la frase: "Questa è l'unica via d'uscita... Sono stanco di combattere...Non merito il tuo amore...Sono un fallimento." troverete i dettagli della vicenda nell'interessantissimo articolo del time magazine, che ho in parte riportato qui tradotti e ritengo sia una lettura da suggerire a chiunque stia pensando di fare trading. Jesse Livermore era riuscito a raggiungere successi mirabolanti in questo mestiere, adottando tecniche allora possibili e oggi difficilmente riproducibili, ma non è questo il punto su cui voglio attirare la vostra attenzione, ma sul fatto di quanto sia difficile non solo raggiungere il successo, ma anche mantenerlo o meglio amministrarlo. questo rende questo mestiere una volta di più difficile, se non impossibile. è lo stesso jesse livermore, che nel primo capitolo del libro che sto leggendo scrive in modo molto onesto, al contrario di ciò che spesso troviamo scritto nella maggior parte dei libri e corsi proposti oggi: "Ci sono periodi nei quali si può guadagnare investendo e speculando sui mercati, ma non si può guadagnare costantemente facendo trading ogni giorno e ogni settimana dell'anno. Solo i più stupidi ci proveranno. Semplicemente è al di fuori delle possibilità e non si può fare." (Jesse Livermore, How to Trade Stocks, Duane, Sloan & Pearce, New York, 1940, pag. 7) fa impressione leggerlo in un libro del 1940, scritto dal più grande speculatore di tutti i tempi, sapendo quello che sarebbe successo di li a pochi mesi. se questa non è materia di riflessione... ecco, ora ripensate a tutti quelli che scrivono libri sul trading e fanno corsi, insomma a coloro che vivono di trading senza fare trading, pensate poi a ciò che ha fatto jesse livermore quando si è reso conto che l'unico modo per sopravvivere sarebbe stato proprio questo. ripensate alle sue ultime parole, scritte per la moglie e chiedetevi, infine: "si può vivere di trading?". (continua) Dopo molto tempo dall'ultima pubblicazione nell'ambito di questa serie di post dedicati al dilemma che moltissimi si pongono riguardo al fatto se sia o meno possibile vivere di trading arrivo al post conclusivo, che mi è costato molta ricerca e per questo tanto tempo e ancor più riflessioni in merito al dilemma di come presentare a voi che state leggendo le mie conclusioni. Le conclusioni che presento qui contengono la mia risposta al dilemma e sono basate sulla mia esperienza personale. Esperienza fatta di presenza quotidiana sui mercati, di studio e approfondimento di una materia tanto affascinante quanto vasta e sotto certi aspetti illimitata, se è vero che, mai come in questo campo, ci si può sentire realmente arrivati. La professione del trader assomiglia più ad un viaggio perenne e senza una meta ultima. Un viaggio verso una continua evoluzione e ricerca del miglioramento, che accompagnano ogni aspetto della vita che tende a diventare un continuum con il trading stesso, senza per questo dover rinunciare dover agli altri ambiti della vita, che anzi diventano elementi integrativi e utili al raggiungimento dei propri obiettivi, come ad esempio i momenti di ricreazione, lo sport, l'arricchimento culturale e quant'altro. Dai post precedenti si evince come io per primo mi sia reso conto di quanto sia difficile, se non a volte virtualmente impossibile, riuscire in questo mestiere. Credo sia mio dovere cercare di mettervi in guardia da chi vi propone una facile via alla ricchezza e al successo. Se questo è ciò che cercate dimenticate il trading. Nel trading non ci sono scorciaotie. Nel trading non si può barare. Nel trading non si può rubare, copiare, mistificare, ingannare. Nel trading non si può dare la colpa a qualcun altro dei propri insuccessi o trovare delle scuse per i trade in perdita, tutto dipende solo e sempre da noi e da noi stessi. Questi elementi, insieme alla disciplina ferrea che deve dominare ogni aspetto di questa professione, sono tra quelli che rendono difficile questo mestiere. Il trading vede perdere le persone dotate di un'intelligenza superiore e chi è così stupido da pensare che sia facile. Essere troppo analitici non aiuta, così come non si deve essere nemmeno troppo semplicistici: fare trading istintivo è un pessimo modo per guadagnarsi da vivere. Qual'è quindi la mia risposta alla domanda si può vivere di trading? La mia risposta è no, nel senso che da un punto di vista probabilistico è un'impresa praticamente impossibile: quindi se stai pensando di fare del trading la tua vita sappi che non ci riuscirai mai e se anche dovesse accadere sarebbe l'eccezione che conferma la regola. Per capirci: riuscire a vivere di trading è tanto difficile quanto per chi inizia a fare uno sport qualsiasi arrivare all'oro olimpico in quella disciplina, in tal senso non sarebbe corretto rispondere di si alla nostra domanda fatale. Certo, qualcuno ci riesce, ma le probabilità sono fortemente a sfavore di chi inizia e questo va detto chiaramente. Non posso dirvi che iniziando arriverete sicuramente all'oro perché vi prenderei in giro e in questo settore sono già in molti a farlo, troppi. Se ancora aveste dei dubbi in merito, vi ricordo che in questo settore una via d'uscita, meno improbabile di quanto pensiate, è quella tragica cui arrivò Jesse Livermore, ritenuto da molti il più grande trader di tutti i tempi: fermatevi a riflettere su quest'unico elemento: perché uno dei più grandi trader di tutti i tempi è arrivato ad una scelta così drastica? Questo è il mondo del trading. Questo è quello che nessuno vi dice, che è pericoloso, che può portare alla rovina, che può distruggere una vita. Completamente. Sono pochi gli ambiti della vita che hanno questi aspetti di pericolosità e di rischio, che possono portare a soluzioni estreme. Ecco perché tengo così tanto a sottolineare come chi inizia a fare trading si trova davanti la legge delle probabilità che impietosamente sottolinea come sia virtualmente impossibile arrivare a vivere di trading e chi ci riesce, se è vero che esiste qualcuno che vive solo di trading e null'altro, rappresenta l'eccezione, il caso particolare, l'outlier. Ragionevolmente non è possibile basare la propria speranza di successo e quindi di reddito su un eccezione, sarebbe corretto basarlo su ciò che rappresenta la regola. Questo è mio dovere chiarirlo con forza. Se poi è vero, come è vero, che tra chi inizia a praticare una disciplina c'è una persona, una sola, che arriva all'oro olimpico per quella disciplina, allora è possibile anche iniziare a fare trading puntando a quell'unico risultato, a quell'unica possibilità, avendo ben chiara la sostanziale impossibilità iniziale di raggiungerlo dal punto di vista probabilistico e NON pensando che sia facile o comunque fattibile, perché si finirebbe per prendere in giro soprattutto se stessi e per non porre le giuste basi e premesse necessarie ad affrontare tutte le difficoltà che si incontreranno in quest'impresa virtualmente impossibile. Qui non vi sto parlando di chi fa trading e affiancandolo ad un altra attività, che peraltro ritengo essere un approccio giusto e corretto al problema, anche se spesso la propria fonte principale di reddito finisce col finanziare di fatto le perdite del trading, nascondendo così le proprie reali capacità. In ogni caso, queste persone, che lo ripeto ritengo facciano benissimo a non lasciare la propria attività principale (cosa che sconsiglio fermamente di fare in qualsiasi caso), stanno al professionista sportivo come quelli che la domenica o la sera si mettono la tuta e vanno a correre o in bicicletta o a giocare a calcetto: è giustissimo farlo, ma non è paragonabile a chi di quelo sport ha fatto la propria professione unica ed esclusiva senza nulla togliere all'uno e agli altri, sono solo due cose diversissime e quindi non confrontabili. Chi si cimenta in questa disciplina in modo esclusivo o si sta chiedendo se arrivare a farlo deve aver ben chiaro questo concetto: il trading è uno dei pochi ambiti dove le probabilità di successo per chi inizia sono praticamente nulle. Meglio, molto meglio, continuare a farlo solo come hobby avendo alle spalle la garanzia di un'altra fonte di reddito sicuro. In questo modo il trading può essere anche divertente, emozionante e intrigante, tanto quanto un hobby può arrivare ad esserlo ed ecco perché la redditività può in questi casi passare in secondo piano. Ci sono numerosissime persone che si dilettano di trading e mercati arrivando a trarre soddisfazioni enormi da questa passione e anche un grado di conoscenza ed esperienza di tutto rispetto. Il trading professionale è però un'altra cosa, non c'è nulla di uguale in ciò che si può provare rispetto a chi si trova sui mercati per diletto, per quanto lo si possa prendere seriamente un hobby rimane sempre un hobby e un dillettante non sarà mai un professionista e non saprà mai cosa significhi esserlo. Chi si pone davanti al monitor sapendo che i suoi mezzi di sostentamento possono arrivare solo dal mercato ha un approccio completamente diverso da chi sa bene come qualsiasi cosa accada c'è la certezza di non rovinarsi grazie allo stipendio, pensione o rendita che a fine mese arriva puntuale e rassicurante come solo una fonte di reddito fissa sa esserlo. So che è difficile da comprendere se non si è mai provata una cosa simile, ma il trading come professione non ha nulla di eccitante, di elettrizzante e emozionante, a volte può essere anche molto noioso e ripetitivo, specie nelle numerose routine che cadenzano le giornate del trader professionista e lo aiutano a trovare la disciplina che lo accompagna sui mercati ogni giorno. Pensate alla disciplina richiesta nelle arti marziali, al grado di controllo e autocontrollo quasi inumano e certamente antiistintivo richiesto al trader professionista come condizione essenziale di sopravvivenza. Fare trading professionalmente richiede tempo, dedizione e disciplina infiniti e non è una questione di prendere le cose più o meno seriamente. Il trading professionale richiede una passione assoluta che aiuti a rialzarsi e ricominciare quando si cade e ci si fa male, che aiuti ad attraversare e superare tutte le fasi e le difficoltà che si incontrano da quella di principiante fino a quella che rappresenta l'obiettivo finale, diventare un eccellente professionista: l'eccezione alla regola.

 

  By: Moderatore on Martedì 18 Marzo 2014 18:53

Fannie Mae fa -20% oggi Plug -6%

 

  By: gianlini on Mercoledì 12 Marzo 2014 13:36

Chi ha figli adolescenti è a contatto con l'effetto che ha sulle loro menti la smaterializzazione di molte esperienze (negative e positive) legata alle nuove tecnologie... la stessa cosa vale anche per la borsa al di là delle considerazioni legate al singolo titolo e al singolo indice, io non avrei MAI scommesso che sarebbero bastati solo 10 anni per ripulire il mercato dall'impatto psicologico del crollo del 2000-2001.... a distanza di soli 10 anni il mercato è tornato con lo spirito dell'azzardo e della scommessa tipico delle fasi più calde....io lo spiego solo col fatto che i soldi sono sempre più dei numeri che vedi su un video e sempre meno come qualcosa che tocchi, rimaneggi fra le mani, spendi tirandoli fuori letteralmente da una tasca, ecc.ecc.

la psicologia ieri è un poco cambiata (plug -47%...) - GZ  

  By: GZ on Mercoledì 12 Marzo 2014 13:24

Stock: Fannie Mae

la psicologia ieri è un poco cambiata, due dei titoli caldi anzi bollenti hanno perso in pochi minuti il -47% e il -32% e questo ha ricordato al mercato che quando spingi a valutazioni assurde le azioni le "correzioni" possono essere brusche ^Plug#^ è un titolo assurdo salito da 0,5 dollari a 12 dollari non si sa perchè eccetto che produce pile a combustibile (detta anche cella a combustibile dal nome inglese fuel cell) (^un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica...)#http://it.wikipedia.org/wiki/Pila_a_combustibile^. Sulla scia di Tesla tutto quello che ha che fare con queste pile è esploso, peccato che Plug Power le produca solo per i montacarichi e il mercato totale tra 20 anni stimato nel mondo sia inferiore alla sua capitalizzazione attuale. Ieri il triplo delle azioni rispetto al flottante è passato di mano, dopo che una società di consulenza seria, Citron, ha messo fuori una nota spiegando che la valutazione era folle ^Fannie Mae#^ è invece un titolo più grosso, è la società semipubblica che ha l'80% dei mutui in America, ed è salito nonostante il governo abbia detto che non pagherà MAI dividendi per una politica esplicita federale perchè una serie di hedge ha fatto lobby perchè cambi questa politica. Ieri è venuta fuori una decisione del Congresso che li smentisce e il titolo così amato dagli hedge si è schiantato

 

  By: GZ on Mercoledì 12 Marzo 2014 13:24

Stock: Fannie Mae

la psicologia ieri è un poco cambiata, due dei titoli caldi anzi bollenti hanno perso in pochi minuti il -47% e il -32% e questo ha ricordato al mercato che quando spingi a valutazioni assurde le azioni le "correzioni" possono essere brusche ^Plug#^ è un titolo assurdo salito da 0,5 dollari a 9 dollari non si sa perchè eccetto che produce pile a combustibile (detta anche cella a combustibile dal nome inglese fuel cell) (un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica...)#http://it.wikipedia.org/wiki/Pila_a_combustibile^. Sulla scia di Tesla tutto quello che ha che fare con queste pile è esploso, peccato che Plug Power le produca solo per i montacarichi e il mercato totale tra 20 anni stimato nel mondo sia inferiore alla sua capitalizzazione attuale. Ieri il triplo delle azioni rispetto al flottante è passato di mano, dopo che una società di consulenza seria, Citron, ha messo fuori una nota spiegando che la valutazione era folle Fannie Mae è invece un titolo più grosso, è la società semipubblica che ha l'80% dei mutui in America, ed è salito nonostante il governo abbia detto che non pagherà MAI dividendi per una politica esplicita federale perchè una serie di hedge ha fatto lobby perchè cambi questa politica. Ieri è venuta fuori una decisione del Congresso che li smentisce e il titolo così amato dagli hedge si è schiantato

 

  By: Alexan on Lunedì 13 Gennaio 2014 22:42

Per stare in tema di grandi libri, cosa pensate di "Euforia irrazionale" di Robert Shiller? (da incorniciare, se non fosse che poi rileggerlo diventerebbe problematico...)

 

  By: Trucco on Mercoledì 01 Gennaio 2014 14:12

In fase di organizzazione l'anteprima nazionale dell'uscita del libro nel corso di un convegno di Zibo a Savigliano (CN), data da definire tra fine gennaio ed inizio febbraio (dopo che si conoscerà la data di uscita del libro). Sponsorizzata dal mitico Gianlini e dal "direttorio economico 5 stelle" di Savigliano.

 

  By: Fr@ncesco on Mercoledì 01 Gennaio 2014 09:58

[DOTTOR JOSE'] Ma quando esce il libro di Zibordi e Cattaneo? ++++++++++++++++++++++++++++ Dovrebbe uscire questo mese (almeno così dice Cattaneo nel suo blog)